domenica 24 maggio 2015

pc 24 maggio - UN LIBRO DA LEGGERE: "Morire per un iPhone. La Apple, la Fox­conn e la lotta degli ope­rai cinesi"

Il volume Morire per un iPhone. La Apple, la Fox­conn e la lotta degli ope­rai cinesi di Pun Ngai, Jenny Chan e Mark Sel­den, che por­ta alla luce la con­di­zione di ope­raie e ope­rai cinesi che lavo­rano per il mar­chio com­mit­tente, la Apple, e per il suo gruppo appal­ta­tore, la Fox­conn, è importante leggere, non per come viene presentato: "caso esemplare della condizione operaia", ma perchè da un lato rappresenta la punta di Iceberg della nuova schiavitù del capitale che è in atto non in paesi del cosiddetto "terzo mondo", ma in un paese di nuovo capitalismo/imperialismo e nelle fabbriche della produzione più all'avanguardia; dall'altro perchè è la condizione operaia che, nella crisi mondiale, il capitale cerca di introdurre dovunque (vedi la Fca-Sata in Italia).

Da una recensione: Foxconn, il lato oscuro della Mela di Carlo Formenti

"...Già in precedenti lavori (vedi fra gli altri Cina. La società armoniosa, sempre tradotto da Jaca Book) il team di sociologi cinesi guidato da Pun Ngai aveva analizzato le terribili condizioni di lavoro e di vita delle centinaia di milioni di operai cinesi... In questa nuova ricerca l’attenzione si concentra sulla Foxconn, il colosso taiwanese che, in decine di stabilimenti sparsi per tutta la Cina, produce la quasi totalità degli smartphone, computer e tablet che utilizziamo (ed è il contractor pressoché esclusivo di Apple). A Shenzen e in altre città Mister Gou, il padre padrone di Foxconn, ha costruito dei veri e propri lager, dove centinaia di migliaia di giovani donne e uomini sono costretti a vivere (la maggioranza abita, dorme e mangia all’interno dei compound aziendali in alloggi degradati e superaffollati) e lavorare in condizioni di semi schiavitù (orari e ritmi massacranti, paghe irrisorie, disciplina militare).
L’attenzione dei media è stata attirata su questa realtà dai sucidi che, per alcuni lavoratori, sono diventati l’unica, terribile, forma di lotta per opporsi a questa condizione e denunciarla agli occhi del mondo. Una terribile “arma finale” cui è stato necessario ricorrere perché nessuno (sindacato, partito, amministrazioni locali, polizia) difende le vittime dai soprusi cui vengono sottoposte, né impone di rispettare le pur lasche regole in materia di salario minimo, divieto del lavoro minorile, tutela della salute, protezione dagli infortuni, ecc. Al contrario: partito, burocrati e funzionari locali collaborano attivamente ad “arruolare” decine di migliaia di giovani studenti, spedendoli in fabbrica con la scusa di far compiere loro dei percorsi di formazione professionale; mentre polizia ed esercito intervengono a reprimere con la violenza le rivolte che sempre più frequentemente scoppiano nelle fabbriche.
Recensendo il libro Alessandro Gilioli richiama l’attenzione sulla “filosofia” che governa Foxconn: il libretto dei pensieri di Mister Gou (derisoria parodia del libretto di Mao), gli slogan recitati in coro per rafforzare disciplina e spirito di gruppo, le punizioni con umiliazione pubblica del colpevole. Ma soprattutto coglie il punto essenziale: su ogni 100 euro che spendiamo per comprare un prodotto Apple, solo 1,8 euro vanno a chi lo ha fabbricato. Tradotto dalle cifre statistiche al crudo linguaggio della lotta di classe, ciò significa che il luccicante regno creativo di Apple non è qualcosa di diverso dall’inferno Foxconn; i ritmi spaventosi di lavoro che uccidono gli operai cinesi sono provocati dai tempi di consegna e dalle esigenze pressanti che Apple impone al suo contractor, così come i salari miserabili sono dettati dall’esigenza di mantenere i più elevati possibili i margini di profitto di quel “sistema” integrato che è Apple/Foxconn...".

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