giovedì 21 maggio 2015

pc 21 maggio - Governo/ENI petrolio/guerra imperialista in Libia


La risoluzione Onu per autorizzare l’intervento dell’Unione Europea in Libia contro il traffico di esseri umani fa passi avanti, ma restano da superare ostacoli che faranno slittare il voto a giugno. Ieri la Gran Bretagna, che sta gestendo il negoziato, ha fatto circolare per la prima volta ufficialmente il testo che La Stampa aveva anticipato fra tutti i paesi membri del Consiglio di Sicurezza, in modo da avviare il dibattito. La Russia
ha avanzato riserve soprattutto sull’uso della forza per disabilitare i barconi, e quindi su questo punto sarà necessario continuare la discussione, anche se Mosca non sembra intenzionata a spingersi fino al punto di bloccare tutto usando il potere di veto.

Nella prima versione del testo c’era la parola «distruggere», che ora è stata tolta, ma il nuovo linguaggio ancora non soddisfa pienamente la Russia. La Cina invece ha manifestato dubbi sull’autorizzazione ad intervenire nelle acque territoriali libiche, cosa che la risoluzione consente, unitamente ai pattugliamenti nelle acque internazionali. Pechino è sempre preoccupata dai precedenti che possano mettere in discussione la sovranità territoriale degli stati, per il timore di un loro uso nelle regioni contese della Repubblica popolare. Anche questo aspetto, quindi, richiederà un supplemento negoziale, per arrivare ad un testo condiviso da tutti. 

Lo sviluppo più positivo è che il governo libico ufficialmente riconosciuto, ora in esilio a Tobruk, ha emesso una dichiarazione in favore della collaborazione con la Ue per affrontare la questione dei migranti. Il testo dice che «siamo ansiosi di raggiungere un tempestivo impegno con i leader europei per creare un dialogo positivo volto a sradicare il flusso di migliaia di persone verso la costa meridionale dell’Europa». Si tratta di un comunicato stampa, che poi è stato inoltrato al Consiglio di Sicurezza, e quindi non ancora dell’impegno formale ad appoggiare l’intervento, auspicato dalla UE, però è un primo passo nella direzione giusta. A questo dovrebbe seguire poi un impegno simile anche da parte dell’esecutivo islamista che invece controlla Tripoli, ossia il territorio da dove partono i barconi. 
Tutto questo lascia pensare che il negoziato sulla risoluzione si stia avviando nella direzione giusta, ma servono ancora dei ritocchi che probabilmente rimanderanno a giugno il voto.

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