martedì 7 aprile 2015

pc 7 aprile - Fincantieri, scontro sul contratto: il fascismo padronale presenta la propria piattaforma che pretende meno diritti e meno salario per gli operai...

Alla Fincantieri il fascismo padronale si impone sulla scia di quello di Marchionne che oramai dilaga in quasi tutti i comparti di lavoro.
Le dichiarazioni dell’amministratore delegato della Fincantieri, Bono, ne sono l’esempio lampante e arrogante: "Non abbiamo paura del futuro. Se qualcuno in Italia vuole che non si facciano più navi lo dica. Ce ne andremo da un'altra parte, ci aspettano tutti"..., ma ciò che certifica il fatto è che quest’anno allo scadere del contratto la “piattaforma rivendicativa”, il 17 marzo scorso, l’ha presentata l’azienda ai sindacati! e ha pure disdettato, senza aspettare la ripresa del negoziato previsto per metà aprile, l’accordo integrativo del 2009, senza il quale gli operai perdono in media qualche centinaio di euro al mese in busta paga.

Questa “piattaforma” che hanno presentato gli attuali amministratori della Fincantieri, che ricordiamo, è un’azienda di Stato!, di fatto vuole riprendersi tutti i diritti degli operai! E fa il paio con le richieste dei padroni della Chimica che hanno chiesto addirittura indietro i soldi, 79 euro, del contratto precedente!
Elenchiamo le principali richieste condite con le immancabili parole costantemente ribadite di efficienza, produttività, flessibilità, competitività, riduzione dei costi... (dal documento intitolato “Fincantieri S.P.A. - Contratto integrativo” e da alcune considerazioni della Fiom); richieste che per l’azienda sono di fatto considerate non negoziabili!
  • Doppio regime salariale, non riconoscimento ai nuovi assunti delle maggiorazioni derivanti dalla contrattazione integrativa: si punta invece ad una contrattazione individuale della retribuzione annuale complessiva.
  • Premio Variabile: di fatto reso sempre più difficile da ottenere con la scusa del nuovo sistema di “incentivazione collettiva” e subordinandolo al “risultato economico netto aziendale minimo” e “subordinandolo ulteriormente, qualora questo fosse raggiunto e concesso, ad ulteriori indici passa/non passa (qualità, ore commessa, puntualità) oltre che alle effettive ore lavorate: il Premio di Programma come era stato conosciuto scompare.”
  • Pausa mensa: mezz’ora spostata a fine turno.
  • Superamento dei permessi per visita medica e indisposizione, “arrivando a proporre una calendarizzazione dei permessi legge 104 ed una razionalizzazione del monte ore sindacale.
  • Orari: allungamento dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale, anche in deroga al Contratto nazionale di lavoro, sia per il plurisettimanale che per il 6x6, senza dover concordare più niente con le Rsu.”
  • PAR - Permessi Annui Retribuiti: di fatto annullati e resi “lavorabili” non pagati “minimo 80 ore … non monetizzabili, fino ad un massimo di 104 ore.”
  • Integrità del Gruppo: viene messa in discussione perché l’azienda “per reggere il mercato, avrebbe bisogno di ‘soluzioni mirate’, a partire dalla meccanica di Riva Trigoso; viene messa in discussione, in maniera strumentale, la sopravvivenza dei siti di Castellammare, Palermo e Sestri subordinandola ad interventi di natura strutturale [ e cioè rifacimento di bacini e altro, costi scaricati sugli Enti Locali!], nonostante si annuncino carichi di lavoro fino al 2020.”
  • Attività di scafo, dove è impiegata la maggioranza degli organici diretti, subiranno forti esternalizzazioni e le attività di allestimento che si andranno ad internalizzare riguarderanno progettazione e coordinamento.
  • Appalti e subappalti: di fatto aumento degli attuali livelli “mascherato da un forte ricorso ad agenzie interinali.”
  • Creazione di un'organizzazione di capi/controllori esentati dal contratto aziendale.
  • Procedura di raffreddamento e di tregua: (“effettiva esigibilità”) degli accordi con eventuali sanzioni per la macanta osservazione e introduzione di sistemi di controllo audiovisivi (chip negli scarponi!) con la scusa di incrementare i livelli di sicurezza sul luogo di lavoro.
La sostanza del discorso aziendale” dice il responsabile Fiom Papignani, “era che i lavoratori avrebbero dovuto meritarsi le nuove commesse e guadagnarsi il lavoro rinunciando ai diritti, per contribuire al bene di Fincantieri (cioè ai suoi profitti) con il peggioramento delle proprie condizioni di vita e di lavoro.” È proprio questa la sostanza e non ci sarebbe di che meravigliarsi se si analizza il fascismo padronale. Secondo Papignani la Fincantieri agendo così mirerebbe a due obbiettivi: vorrebbe “aprire uno scontro misurato essenzialmente sui rapporti di forza” e “vorrebbe costringere sindacati e lavoratori a «giocare in difesa», a costringerli a giocare sul suo terreno. Rapporti di forza! E terreno di scontro scelto dall'avversario! Appunto! Ma questo è il modo “normale” in questa società in cui si “risolve” lo scontro padroni/operai sul piano sindacale. E i tanti Papignani non sono attrezzati per questa lotta, erano abituati a rapporti più “tranquilli” con i padroni.

Entrambi le ipotesi” conclude Papignani, “a mio avviso sono ancora in campo e l'esito dipenderà dalla reazione dei lavoratori”. Certo, la reazione degli operai deve essere forte e decisa, ma l’esito dipende anche da chi conduce la lotta e come si porta avanti la lotta!

Nessun commento:

Posta un commento