venerdì 24 aprile 2015

pc 24 aprile - La Digos una centrale di delinquenza politica

14 novembre 2012, la Digos romana minaccia e falsifica

Quello attuale continua ad essere un periodo decisamente fecondo di 
notizie riguardo gli abusi compiuti dalle forze poliziesche del nostro paese. 
A riportarci alla mente le modalità dell'operato quotidiano del nostrano 
apparato repressivo,  appena svanita dalle prime pagine le polemiche su 
Diaz e Tortosa, ci pensa un articolo di Fabio Scarpa su Repubblica riguardo 
ad alcune vicende correlate alla giornata di lotta studentesca
 del 14 novembre 2012 a Roma.

Sono le parole di Claudia Siciliano, medico che assistette a margine 

degli scontri i vari feriti a causa poliziesca, a introdurci nella realtà 
delle minacce subite dalla stessa Siciliano qualche giorno dopo, il 17 
novembre, negli uffici della Digos capitolina dove era sottoposta a
interrogatorio da due ufficiali: 
“Mi dissero se non firmi non ti facciamo uscire dalla stanza. 
Se non firmi ti troviamo per strada e non sappiamo quello 
che ti potremmo fare”. E ancora, in riferimento al verbale falsificato 
che il medico dice di essere stata costretta a sottoscrivere
“Io l’ho firmato contro la mia volontà e quindi oggi vi dico che
 lo disconosco»

Il referto in questione è quello relativo alle condizioni fisiche di uno 

dei manifestanti feriti, G.C. Proprio ieri, durante una seduta del
processo per i fatti di quella giornata di lotta e di opposizione
nei confronti del governo Monti, Claudia Siciliano ha narrato
la sua versione dell'accaduto, rendendo noti i motivi per i quali la 
sua immediata diagnosi, che ravvisava il riscontro in G.C.
di lesioni ed escoriazioni multiple, venne smentita a stretto giro di posta.

Nei giorni successivi infatti, dopo il suo interrogatorio da parte 

della Digos, la diagnosi cambiò radicalmente, descrivendo sul 
corpo del manifestante” rossori cutanei senza lacerazioni e 
perdite ematiche”. Un'inversione a U oggi motivata da Siciliano 
come dovuta alle pressioni poliziesche nei suoi confronti e che
pregiudica a questo punto la posizione Alfio Paradiso, l’agente 
di polizia imputato di lesioni personali aggravate in seguito
all'accusa di aver manganellato con eccessiva determinazione e foga il G.C..

Le notizie di oggi sono purtroppo l'ennesima prova del fatto che -

aldilà del balletto sterile sui numeri identificativi e delle retoriche 
sulla polizia come un corpo sano purtroppo colpito dalla presenza 
di alcune mele marce - le tecniche di depistaggio e di pressione da parte
dei vari livelli delle forze dell'ordine continuano ad essere in atto nei 
confronti dell'opposizione sociale e anche delle figure “neutre” 
che dovrebbero indagare e fare luce sugli abusi che queste 
costantemente compiono.

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