sabato 18 aprile 2015

pc 18 aprile - I PREMI DI MARCHIONNE ... SIAMO NEL FILM "DUE GIORNI E UNA NOTTE"

La stampa in questi giorni sta dando molto spazio alla "politica premiale" di Marchionne che ha dichiarato: «Se gli obiettivi finali del piano saranno quelli attesi, e sono sicuro che lo saranno, tutti i nostri lavoratori in Italia avranno vantaggi economici di assoluto rilievo, che deriveranno direttamente dal loro lavoro e dal loro impegno».

E i giornali snocciolano le cifre: "un dipendente di livello contrattuale medio come un operaio specializzato guadagnerà fino a 7 mila euro in più in quattro anni. E se le performance dovessero essere addirittura superiori, il bonus potrà crescere fino a 10.700 euro. In caso di risultato superiore alle attese, queste due erogazioni possono raggiungere rispettivamente 1.900 euro annui nell'arco 2015-2017 e 5 mila euro nel 2018». Anche in caso di mancato raggiungimento di ogni obiettivo, è comunque prevista «un'erogazione minima di 330 euro all'anno".
Non c'è dubbio che i sindacati confederali, Cisl e Uil, insieme a quelli aziendali sono entusiasti - la Camusso/Cgil dice soltanto "ma questi premi di risultato li contrattiamo già in altre aziende, quindi anche alla Fca occorre arrivare ad un negoziato contrattuale; la Fiom si lamenta per questa politica che scavalca letteralmente i sindacati.

A noi questa politica di Marchionne ci ha fatto venire in mente un recente film francese, che consigliamo di vedere, "Due giorni e una notte" di Jean-Pierre e Luc Dardenne. In questo film i padroni di una fabbrica avevano deciso di dare un premio a tutti gli operai di 1000 euro, ma questo premio era condizionato al licenziamento di una operaia; addirittura si fa un referendum tra gli operai per scegliere se avere i 1000 euro o mantenere il posto della loro compagna di lavoro. 

Chi paga e in che "Film" si inseriscono questi "premi"? che probabilmente, come nel film francese, verranno accolti come una boccata di ossigeno anche da una parte degli operai che non ce la fanno a vivere. 
Li pagano gli stessi operai.
Li hanno pagati gli operai della Fiat di Pomigliano, di Termini Imerese licenziati, gli operai di Torino come di Napoli, ecc. in cassintegrazione da anni; gli operai invalidati o ribelli di Nola.
Così come li pagano gli operai dello stabilimento che "tira" quello della Sata di Melfi, dove uomini e donne, tutti, si stanno ammalando fisicamente e psichicamente per la fatica, per i turni, per le mancate pause, per gli straordinari; dove lo sfruttamento si cronometra a secondi. Uno dei bonus, quello annuale, verrà calcolato proprio sui risultati di efficienza produttiva, parametrati sul livello raggiunto nell'ambito del WCM - sistema che tradotto per gli operai e operaie significano tendinite, dolori alle braccia, alle gambe, disfunzione del ciclo mestruale, celfalee, ecc. ecc.

Per avere questi premi, che sono frutto dell'incremento di produttività già realizzato da parte degli operai, si dice che gli operai devono lavorare di più, che l'entità del premio "fipende solo dal loro impegno", come dice il sindacato padronale Fismic della Basilicata.
In realtà il salario degli operai Fiat è più ridotto in rapporto all'aumento della produttività, per non parlare dei profitti aziendali e questi premi non possono costituire un aumento, ma se mai un piccolissimo recupero di un salario già smangiato.

Se la realtà del rapporto capitale/lavoro salariato non fosse così mascherata, mistificata, i giornalisti dovrebbero intotolare i loro articoli: "Gli operai del Fca lavorano di più per prendere di meno".
(Chiaramente non parliamo qui, del rapporto tra i probabili premi e i mega aumenti certi del reddito di Marchionne su un reddito già 1000 volte più alto di quello dell'operaio - perchè qui il dramma si tinge di grottesco).

La Fiom lamenta che questa politica ha come effetto disastroso di scavalcare il sindacato, di affermare l'inutilità dell'organizzazione sindacale, perchè è il padrone che "elargisce" decidendo quando, come e quanto. 
Ma il problema è che Marchionne agisce su un terreno già da anni, se non da decenni sgomberato da una politica sindacale di classe e sono i sindacati confederali ad averglielo sgomberato, certo Cisl e Uil in maniera coerente, Fiom con qualche mal di pancia; ma qui bisognerebbe "guardarsi allo specchio". 

CHI CI PERDE, AL DI LA' DEL "PREMIO", se e quando lo avranno, SONO GLI OPERAI E LE OPERAIE.
Ma non è detta l'ultima parola...

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