martedì 14 aprile 2015

pc 14 aprile - "Dove sono finiti i miliardi della Bce?"... e Renzi, il ciarlatano moderno fascista, applaude!

Alla notizia che Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea, avrebbe “comprato” 60 miliardi di titoli al mese fino al 2016 per far ripartire l’economia, Renzi ha applaudito e si è compiaciuto, come se ne capisse qualcosa di economia. Che sia un ciarlatano, e con lui il ministro Padoan, lo dimostrano ogni giorno che passa i fatti, dato che non c’è verso, la crisi economica mondiale è talmente acuta che come abbiamo già detto non basta stampare soldi e gettarli negli “ingranaggi del mercato” per vedere la ripresa. E infatti gli stessi “economisti”, per esempio in un articolo di Affari&Finanza di ieri dal titolo “Credito in calo, dove sono finiti i miliardi della Bce?” continuano a mettere seriamente in dubbio tutta la manovra chiedendosi: “Ma perché il credito non riprende?” e facendo un quadro piuttosto nero della situazione attuale.

 “I dati Bankitalia di febbraio sono un salto all’indietro. Prestiti alle imprese calati del 2% su base annua, peggio del -1,8% di gennaio. Si arretra con dinamica positiva sulle famiglie (-0,4%, era -0,5%), grazie ai mutui casa che ormai costano un 3,01% medio (ma molte sono surroghe di vecchi mutui). Le imprese, invece, hanno avuto il 3% in meno (da -2,7%). Non c’è Aqr [il controllo sulla solidità finanziaria delle banche. ndr] che tenga, né annesse ricapitalizzazioni bancarie per 15 miliardi. Non funziona il Tltro, denaro quasi gratis della Bce che finora sembra più confluire in Bot e Btp (saliti al record di 423 miliardi) che nel sistema. Non c’è traccia del Qe, al via il 22 febbraio ma anticipato da settimane sui mercati. Anzi, il Qe sta disintermediando dalle banche le grandi imprese, tornate a emettere bond a tassi bassi lasciando i clienti peggiori (le Pmi) agli istituti. Se una cosa affermano tante smentite è che i vizi del rapporto banca-impresa sono antichi e profondi. Aziende iperbancarizzate, banche oppresse da vecchi crediti in malora; tutti sottocapitalizzati. E un governo restio a tagliare i nodi gordiani, come fecero Spagna e Irlanda con vere bad bank che hanno rianimato gli istituti. L’ad di Unicredit Federico Ghizzoni e l’analista del Cer Carlo Milani sono convinti che verso giugno i prestiti italiani usciranno dai numeri rossi. Ma la crescita resterà flaccida, come quella del Pil che del resto ne deriva. Serve di più.”

Tutto questo sfogo preoccupato significa che i soldi stampati dalla Banca Centrale Europea e che vanno alle banche in cambio dei titoli che queste non riescono più a vendere (oramai considerati “spazzatura”) poi però non  vengono usati dalle stesse per darli alle aziende in crisi o alle famiglie indebitate, ma li tengono “fermi” per paura di perdere ancora di più o “investiti” per fare profitti, comprando altri titoli che potrebbero dare qualche punto o qualche zero virgola di percentuale in più di interessi… insomma un cane che si morde la coda, un girotondo che conferma l’inutilità degli sforzi per “uscire dalla crisi”…

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