giovedì 19 marzo 2015

pc 19 marzo - FORMAZIONE OPERAIA - CRITICA ALLE TEORIE BORGHESI (CONTINUA)

CONTRO LE TEORIE DEGLI ECONOMISTI AL SERVIZIO DEI PADRONI - 2° parte

Dal “Trattato di economia politica” di Xu He – scritto collettivamente dai professori di economia politica di istituti superiori di Pechino negli anni '60 e volto alla esemplificazione dei principi fondamentali dell'economia politica marxista
Gli economisti borghesi contrastano il giusto principio del lavoro che determina il valore. Cercando in tutti i modi di eliminare i rapporti tra lavoro e valore, con lo scopo di patrocinare la causa del sistema capitalistico, esse fabbricano le più svariate teorie antiscientifiche del valore"
L'altro giovedì - 5 marzo - abbiamo analizzato la “teoria dell'offerta e la domanda”.

Oggi affrontiamo in sintesi due altre teorie. 

La teoria dei "costi di produzione" -  Secondo questa teoria il valore delle merci è il frutto della comune collaborazione tra il lavoro, il capitale e le forze naturali. Nell'utilizzazione del lavoro, del capitale e delle forze naturali, si pagherebbero separatamente il salario, l'interesse e la rendita, che costituirebbero i costi di produzione. Il valore delle merci sarebbe determinato quindi dai costi di produzione.
Ma l'interesse e la rendita sono solo il reddito di sfruttamento del capitalista e del detentore della terra e non un costo della produzione. La teoria dei costi di produzione non riesce assolutamente a spiegare come si crea tale reddito nè come si determina la loro ampiezza.  

La teoria nominale del denaro - Questa teoria separa nettamente il denaro e la merce e ritiene che il denaro non abbia un valore interno, che sia un puro segno del valore, mentre il suo potere d'acquisto è fissato dallo Stato.
L'errore dei seguaci di questa teoria consiste in ciò: 1) non comprendono la fonte del denaro, troncano il legame tra il denaro e le merci e considerano il denaro un prodotto della volontà e della legge umana. In realtà anche il denaro è un tipo di merce. 2) Confondono nello stesso discorso la misura del valore e la scala dei prezzi, ritengono erroneamente che fissare la scala del prezzo del denaro sia appunto fissare il prezzo del denaro e con ciò negano il valore interno del denaro. Ma sebbene lo Stato possa fissare il nome del denaro, per esempio cambiare alla moneta la denominazione originaria di 1 euro in 5 euro, non può però fissare il potere d'acquisto del denaro, poichè dipende dal valore interno di esso. 3) questi economisti si accorgono solo della funzione di mezzo di circolazione e di mezzo di pagamento del denaro, sottovalutando quelle di misura del valore e di mezzo di tesaurizzazione. Essi vedono quindi nel denaro solo un segno del valore e considerano la cartamoneta vero denaro, il che naturalmente è sbagliato. In realtà la carta moneta come mezzo di circolazione è solo il rappresentante del denaro metallico, nella circolazione cartacea il vero denaro è sempre l'oro. Nella società capitalista questa è la base teorica della borghesia che utilizza l'apparato statale per condurre una politica inflazionistica allo scopo di intensificare lo sfruttamento e la rapina della classe operaia e delle masse dei lavoratori. 

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