venerdì 20 febbraio 2015

pc 20 febbraio - DECRETO ILVA: LA MONTAGNA DEGLI EMENDAMENTI HA PARTORITO UN TOPOLINO - INTANTO, ALTRI 1000 OPERAI IN CONTRATTO DI SOLIDARIETA'

RESTA UN DECRETO SOLO SALVA ILVA PER GLI INTERESSI DEI PADRONI FUTURI, MENTRE NON SALVA AFFATTO LAVORO E BONIFICHE.

La montagna degli “emendamenti” ha partorito un topolino, imponendolo anche con la "fiducia", e lasciando come prima tutti i problemi, dai fondi totalmente inadeguati, all'incertezza sul pagamento dei salari, dalla garanzia dei posti di lavoro per gli operai dell'Ilva e dell'appalto ai problemi di bonifiche e salute.
Le modifiche non fanno che confermare che i crediti pregressi al 20 gennaio da parte dell'indotto vanno nella massa passiva, unico miglioramento è la prededucibilità di questi crediti ma soltanto per le imprese strategiche cioè quelle che hanno fatto interventi di risanamento ambientale.
Quindi fermo restando, come abbiamo già scritto, la lungaggine di anni per l'effettiva esigibilità di questi crediti, tutte le ditte dell'appalto che hanno operato in attività ordinarie vengono di fatto escluse.
Alle piccole e medie imprese, compreso gli autotrasportatori, si dà il contentino della sospensione del pagamento di rate di mutui, di tributi.

Non si fa che ribadire i tempi e l'entità dell'attuazione degli interventi Aia (l'80% di quelli in scadenza a luglio 2015), lasciando al commissario straordinario la scelta di quali debbano essere questi interventi (per cui quelli più grossi e più onerosi, ma più essenziali per abbattere l'inquinamento – vedi copertura Parchi minerali, ecc. - saranno proprio quelli rinviati).
Per il commissario straordinario resta lo scandalo dell'immunità penale e amministrativa.

I fondi destinati alle bonifiche restano sempre quelli previsti, che sono totalmente insufficienti; come resta la tragicommedia del trasferimento delle somme sequestrate ai Riva che ora dovrebbero andare al risanamento ambientale dello stabilimento, il decreto emendato prevede un meccanismo farraginoso, con cui l'Ilva in amministrazione straordinaria si fa garante con la sottoscrizione di obbligazioni emesse dalla stessa Ilva in amministrazione straordinaria e intestate al Fondo unico giustizia.

Resta tutta la vaghezza sul programma di interventi e quindi sui tempi per la bonifica dell'area di Taranto, lasciata alla pianificazione del commissario straordinario.

Il governo infine ha cercato di mettersi al riparo da sanzione della Comunità europea (per gli aiuti di Stato che pongono una concorrenza sleale tra le siderurgie europee) prevedendo da dove prendere le somme.

(dalla stampa) - L’aula del Senato ha approvato il decreto sull’Ilva votando con 151 voti
favorevoli e 114 contrari la fiducia al maxi-emendamento presentato dal governo. Il testo passa ora alla Camera, ma è sostanzialmente blindato visto che deve essere convertito in legge entro il 6 marzo pena la
decadenza. Confermati l’ammissione del siderurgico alla procedura di amministrazione straordinaria e i poteri straordinari attribuiti ai commissari Piero Gnudi, Claudio Carrubba ed Enrico Laghi per attuare l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), compresa l’immunità penale e amministrativa “per le condotte poste in essere in attuazione del piano”. Piano che peraltro si considererà attuato se entro il 31 luglio prossimo si sarà realizzato “almeno l’80% delle prescrizioni ambientali“, che i commissari potranno sceglierne otto su dieci a piacere, indipendentemente dall’importanza.
Salta il nuovo polo per la lotta ai tumori infantili - ma viene solo stabilito che la Regione Puglia è autorizzata ad ‘”effettuare interventi per il potenziamento della prevenzione e della cura” in questo settore, attraverso una dotazione di 5 milioni in due anni (mezzo milione per il 2015 e 4,5 milioni per il 2016), rispetto ai 30 milioni annunciati a dicembre da Renzi.

Le risorse a disposizione
Per la provvista finanziaria dell'azienda, il decreto agisce su tre punti: svincola i 156 milioni dell'accantonamento Fintecna, autorizza i commissari a contrarre un prestito di 400 milioni garantito dallo Stato. Per farlo “è istituito nello stato di previsione del ministero dell’Economia un fondo a copertura”, “con una dotazione iniziale di 150 milioni di euro per l’anno 2015″, Tutta da dimostrare invece la solidità della proposta di modifica che autorizza i commissari a richiedere il trasferimento delle somme sequestrate alla famiglia Riva: si tratta dei famosi 1,2 miliardi al momento fermi in Svizzera e il cui rientro in Italia è in stallo. Stando all’emendamento, i commissari possono chiedere al giudice di “disporre l’impiego delle somme sequestrate per la sottoscrizione di obbligazioni emesse dalla società in amministrazione straordinaria”e cambia la modalità d'uso dei soldi (1,2 miliardi) sequestrati ai Riva nel 2013 per presunti reati fiscali e valutari. Queste risorse non andranno più all'aumento di capitale ma al risanamento ambientale dello stabilimento.
Anche i 400 milioni di prestito, che i commissari possono ora ottenere da Cassa Depositi Prestiti, finanzieranno interventi per ambiente, ricerca, sviluppo, innovazione, formazione e occupazione.
A questi vanno a sommarsi i 260 milioni di riapertura delle linee di credito decise nei giorni scorsi da Intesa Sanpaolo e Unicredit.

Per l’indotto sono stati poi sospesi i termini dei versamenti di tributi erariali che scadono tra l’entrata in vigore della legge di conversione e il 20 dicembre 2015 per le imprese di autotrasporto e le piccole imprese che vantino crediti nei confronti di Ilva. Per lo stesso periodo sono sospese le procedure esecutive e cautelari. Stop anche le rate dei mutui delle pmi creditrici fino al 2017. Nel Fondo di garanzia per le pmi vengono stanziati 35 milioni per sostenere la liquidità delle aziende collegate all’Ilva e le commissioni Industria e Ambiente hanno approvato due emendamenti con cui i crediti ante amministrazione straordinaria di Ilva vengono dichiarati “prededucibili“. Vale a dire che dovranno essere ripagati prima degli altri. Ma a questo trattamento di favore avranno diritto solo autotrasportatori e  le piccole che per le medie imprese che vantino crediti per lavori svolti per il risanamento ambientale e per assicurare la continuità dell'attività degli impianti produttivi essenziali., a cui nel complesso il siderurgico deve circa 600 milioni.

Approvate anche misure per la ricollocazione di lavoratori di Taranto licenziati e per obbligare il commissario a predisporre il programma (a medio e lungo termine) per la bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione dell'intera area di Taranto.
Via libera anche ad una norma che non si riferisce direttamente all'Ilva di Taranto e che consente al fondo di rotazione per l'attuazione di politiche comunitarie di anticipare somme per dare "tempestiva esecuzione" a sentenze della Corte di Giustizia europea.
Vengono portati a 10 milioni di euro i fondi per la messa in sicurezza e gestione dei rifiuti radioattivi in deposito nell'area ex Cemerad ricadente nel Comune di Statte in provincia di Taranto

LE FALSE E IPOCRITE DICHIARAZIONI DEGLI ESPONENTI DELLA COMMISSIONE.
“L’alternativa era chiudere Ilva e avviare, semmai ci saranno i soldi, la bonifica a spese dei contribuenti”, ha detto a Palazzo Madama il presidente della commissione Industria Massimo Mucchetti (Pd).       «Abbiamo lavorato a un testo che affronta un argomento importante per il nostro Paese e cioè coniugare il diritto al lavoro, il diritto alla salute ed il diritto a vivere in un ambiente più pulito» ha detto il relatore Albert Laniece, mentre il relatore Salvatore Tomaselli ha sottolineato che, grazie ai cospicui fondi (?!) che potranno arrivare nelle casse Ilva, «ora è possibile garantire la continuità".

Più altri 1000 lavoratori Ilva in contratto di solidarietà - Ecco la garanzia del decreto Renzi
Renzi: "L'altoforno 5 andava chiuso perchè, dopo anni, va rimesso a posto e si farà. Stiamo rimettendo l'Ilva in piedi con tanta fatica dando anche le garanzie ambientali che in anni di cattiva politica non sono state date".

Nello stesso tempo arriva la notizia della prosecuzione dei contratti di solidarietà per altri 12 mesi, ma soprattutto che aumenta il numero di lavoratori messi in CdS.
Con la nuova intesa, infatti, che dovrebbe prendere il via il prossimo 2 marzo: l'ammortizzatore dovrebbe riguardare circa 4.500 lavoratori solo a Taranto.

Contemporaneamente viene fermato anticipatamente l'Altoforno 5 il più grande d'Europa e viene slittato al 1° agosto la ripresa dell'Altoforno 1, fermo dal 2012. Possibile, inoltre, lo stop dell'acciaieria 1.

Governo e commissario straordinario cercano di rassicurare che l'avvio dell'Altoforno 1 comporterà un incremento della produzione della ghisa giornaliera in grado di avvicinarsi a quella dell'Altoforno 5.
Ma. Intanto ci sono 5 mesi di drastica riduzione della produzione. Inoltre, non si fa i conti con "l'oste", il mercato dell'acciaio che già si rivolge verso altri produttori e che non è affatto detto che alla ripresa piena delle possibilità produttive torni a comprare acciaio dell'Ilva.

Questo fa supporre che l'anticipo di fermata per l'Altoforno 5 e il rinvio della riattivazione del 1 sia in realtà una misura dell'Ilva per fronteggiare le difficoltà del mercato e prefigura un netto ridimensionamento futuro, compreso dei posti di lavoro.
Senza che questo - sia chiaro per ambientalisti vari e i fautori della chiusura dell'Ilva - comporti un miglioramento per la salute e l'abbattimento dell'inquinamento. Perchè se la logica che inevitabilmente guida questi piani è di tagliare per salvare i profitti, il costo della salute, della sicurezza, delle bonifiche sarà sempre anch'esso tagliato al massimo possibile.

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