sabato 14 febbraio 2015

pc 14 Febbraio - Palermo: compagni di Radio Onda Rossa raccontano la loro recente esperienza a Kobane

                        

Report dell'assemblea e nostro intervento:

Ieri pomeriggio si è svolta un'interessante assemblea al Centro Zabut presso la residenza universitaria della ss Nunziata in cui Francesco e Cristina hanno raccontato la loro recente esperienza nel Kurdistan turco e siriano approfondendo certi aspetti dell'organizzazione politico-sociale nel quadro della cosiddetta esperienza del "Confederalismo democratico" in Rojava (Kurdistan occidentale o siriano) e approfondendo anche alcuni punti teorico-ideologici dell'elaborazione del  pensiero di Ocalan, leader storico del movimento indipendentista (adesso confederalista/"autonomista") curdo attualmente prigioniero nelle carceri turche in condizione di totale isolamento da circa 13 anni.
Cristina e Francesco alternandosi con molta fluidità nell'esposizione hanno aperto il loro racconto partendo proprio dal cambio di paradigma avvenuto recentemente nel pensiero politico di Ocalan: 
dalla sua fondazione nel 1977 il PKK (Partito Kurdo dei Lavoratori) già dal suo nome si colloca politicamente nel campo del socialismo unendo la lotta di liberazione nazionale alla lotta di classe dei lavoratori kurdi e alla lotta di genere ("Non ci può essere lotta di classe senza lotta al patriarcato" cit. Ocalan). Da quando Ocalan è stato incarcerato nel 2002, ha avuto la possibilità di concentrarsi maggiormente sull'approfondimento teorico di certi autori e pensatori libertari in particolare Focault e Bakunin, i quali hanno influito sul cambio di paradigma da un orientamento "marxista-leninista" ad uno più libertario per l'appunto, in tal senso è cambiato l'approccio circa l'analisi dello stato e l'abbandono della rivendicazione di uno stato-nazione per il popolo curdo sostituito dal concetto di "Confederalismo Democratico" che si può ricondurre alle teorie del municipalismo libertario e dell'autogestione. Viene aperta una parentesi facendo un breve excursus storico della questione curda:

Il popolo curdo prima era diviso tra due stati, l'Impero Ottomano e l'Impero Persiano, alla fine della Prima Guerra  Mondiale e con il successivo smembramento di quest'ultimi e la creazione di nuovi stati da parte delle potenze imperialiste francesi e britanniche, i curdi si trovarono divisi in 4 stati (Turchia, Siria, Iraq e Iran) dove sono stati sempre discriminati da tutti i punti di vista fino ad arrivare a veri e propri massacri come in Iraq negli anni '80 e '90 ad opera di Saddam Hussein e in Turchia dove solo tra il 1992 e il 1995 il regime ha provocato circa 7.000 morti. Il 21/03/1998 in occasione del capodanno curdo (Nevroz) vi è stata una grande sollevazione popolare nel Kurdistan turco contro il regime.
In questo contesto si sviluppa la lotta di resistenza del popolo curdo il cui dirigente Ocalan vive per 25 anni proprio nel Rojava insieme ad altri dirigenti curdi tra cui Sakine Cansiz (una delle 3 dirigenti curde assassinate a Parigi nel 2012 presumibilmente dai servizi segreti turchi) dopo essersi laureati all'università di Scienze Politiche di Ankara.
Tornando all'esperienza dei compagni in Kurdistan, ci dicono che intervistando i curdi nel villaggio di Meter, hanno appresso che questo cambio di paradigma non è stato totalmente accettato da tutto il movimento curdo e questa linea politica attualmente è ampiamente discussa dalla base del movimento.
Nel 2009 ci sono stati i primi tentativi di confederalismo democratico nel Kurdistan turco a cui il regime ha risposto incarcerando molti militanti che sono stati rilasciati recentemente.
Nel 2013 Ocalan lancia al governo turco una proposta di pace e ritira unilateralmente i guerriglieri del PKK che oltrepassano il confine turco-siriano per stabilirsi nel Rojava. Contestualmente a ciò vi sono delle trattative in corso e approcci di discussione con lo HDP (un partito curdo istituzionale e legale in Turchia) circa l'esperimento del Confederalismo democratico da sperimentare nel Kurdistan turco in vista delle elezioni turche che si terranno il prossimo 6 Giugno.
Secondo i compagni romani il movimento rivoluzionario sta vincendo in Rojava perchè ha abbandonato la concezione dello stato e ha abbracciato la pratica/teoria della Confederazione democratica. I compagni ribadiscono più volte nel corso della discussione che la linea politica di Ocalan non viene elaborata e poi applicata meccanicamente all'esterno bensì viene discussa dal movimento curdo, ci sono militanti del PKK che vivono spostandosi da una casa ad un'altra per spiegare e discutere con le singole famiglie circa la linea politica elaborata dal dirigente curdo. 
Una delle questioni più dibattute è quella del maschilismo e del patriarcato anche tra compagni.
Altra elaborazione ha a che fare col concetto di "guerilla" (i curdi usano il termine spagnolo senza tradurlo) che non ha una concezione offensiva (viene fatto un breve parallelismo/differenza con le BR "colpire il cuore dello stato") ma di "autodifesa".
Nel 2012 i curdi proclamano la Confederazione democratica nel Rojava che è costituito da 3 cantoni non per volontà dei curdi ma per un dato di fatto (uno è direttamente controllato dai curdi, un altro è occupato dallo Stato Islamico o ISIS e un altro ancora dall'Esercito Libero Siriano egemonizzato dagli islamisti di al-Nushra anche se le due identità non sono perfettamente coincidenti). 
Gli avvenimenti in Rojava sono legati alla cosiddetta "primavera araba" partita dalla Tunisia dove anche li le donne si trovano a lottare per i propri diritti in un paese che prima era laico. In Siria dopo una prima fase di rivolte contro il regime di Assad migliaia di mercenari si sono infiltrati dal confine turco per destabilizzare il paese con l'aiuto dell'imperialismo occidentale. Assad tatticamente si è ritirato dal Rojava con un tacito accordo di non belligeranza con i curdi, lasciando de facto il potere in mano a loro che si sono così auto-organizzati. Nonostante il cambio di paradigma, il confederalismo democratico ha delle radici socialiste risalenti al "periodo siriano" di Ocalan e anche per questo è attaccato dal Daech, perchè l'obiettivo della rivoluzione del Rojava è una società anti-capitalista e contro il patriarcato ed ha una natura internazionalista. I compagni hanno ribadito più volte che bisogna scardinare il pregiudizio presente anche nel movimento che si tratti di una lotta recente, bensì è frutto di un processo ideologico/militante di un movimento che è nato nel 1978,
Tornando al cambio di paradigma, esso non è solo teorico ma via via è messo in pratica: ad esempio l'abbandono della lotta armata in Turchia è giustificato dalla scelta pratica di "scendere dalle montagne verso la società".
Un esempio di messa in pratica del confederalismo democratico sono le "Commissioni di Giustizia", una sorta di "tribunali popolari", i compagni sottolineano che questa seconda locuzione è impropria (evidentemente per la svolta libertaria del movimento curdo n.d.a.) essi si occupano di contenziosi civili. Ad esempio in Turchia in seguito alla deportazione/genocidio degli armeni, quelle terre dove essi vivevano sono state ripopolate dal popolo curdo sotto spinta del governo turco. I discendenti degli armeni ritornati hanno pertanto trovato le terre occupate dai curdi. Nell'ottica del confederalismo democratico (che non è basato al servizio dell'etnia curda ma si propone di far convivere i curdi con tutte le altre) la "giustizia" curda ascolta entrambe le parti e tenta di restituire le proprietà agli armeni e quando ciò non è possibile assegna loro un'altra proprietà, Secondo i compagni romani questo esperimento svuota de facto la giustizia ordinaria turca.
Un altro esempio inerente alla gestione della società nel Rojava è la cassa comune del villaggio di Mezer (in realtà al di là della frontiera turca a 3 km dal Rojava) in cui chi ha più possibilità contribuisce maggiormente per le spese della comunità o il campo profughi distante 10 KM da Mezer prettamente autogestito dal PKK in cui anche i ragazzini contribuiscono diventando "asaich" (guardiani) ovvero sentinelle iniziando a controllare il territorio in cui vivono. Di contro una piccola sezione è gestita dal governo turco che ha dato in affidamento a degli imam alcune scuole in cui si insegna solo in arabo (e non in curdo) e si da una formazione religiosa (in contrasto con la storica laicità che caratterizza la comunità curda da sempre).
Andando ai fatti recenti, adesso Kobane è libera ma è in atto la liberazione di 300 villaggi circostanti ancora controllati dal Daech, inoltre Kobane va ricostruita pressocchè totalmente.
Circa il coinvolgimento nelle ultime fasi della battaglia contro il Daech dei curdi irakeni di Barzani (peshmerga) e dell'Esercito Libero Siriano, i compagni romani spiegano che i curdi di Rojava, per quanto concerne i primi hanno ricevuto un aiuto riguardante la fornitura di alcuni pezzi di artiglieria e l'addestramento per imparare ad utilizzarla, per quanto riguarda i secondi che hanno affiancato i combattenti curdi sul campo di battaglia, si trattava di una sezione curda dell'ELS (circa 100-200 uomini) che si è distaccata da esso in critica con la direzione islamista. L'obiettivo politico era mostrare a entrambi l'esperimento del Confederalismo democratico per "proporlo" come modello sociale sia nel kurdistan irakeno che nel resto della Siria.
In particolare nel Rojava vi è una sorta di rappresentanza popolare su tutti i livelli strutturata in un modello "a 3" (rappresentante uomo, rappresentante donna e rappresentante di una minoranza etnica), vi sono le Accademie che potremmo definire "università" ma esistono per la formazione di qualsiasi cosa compresa quella militare e sull'ideologia di Ocalan, funzionano non con lezioni frontali ma tramite discussioni a semicerchio, in tal senso si può affermare che nel Rojava esiste adesso la prima università curda della Mesopotamia.
Nel Rojava la struttura carceraria è pressocchè inesistente, per i crimini più gravi vi è una pena massima di 6 mesi di detenzione, in generale vige il principio della rieducazione e reinserimento nella società tramite persuasione e discussione.
Per quanto riguarda l'organizzazione economica, è garantita la proprietà privata che non viene abolita e la libera impresa che però è vincolata da un obbligo: chiunque detenga capitale è obbligato a investirlo in un'attività che prende la forma di cooperativa in cui tutti sono soci e hanno la stessa paga (compreso il detentore iniziale di capitale) il profitto viene reinvestito nella cooperativa stessa. In generale i ricchi hanno l'obbligo di contribuire maggiormente alle spese della società, i compagni riportano una frase che i curdi hanno detto loro circa la differenza delle abitazioni tra ricchi e poveri: "non ci importa di che diverso colore siano le case, l'importante è che tutti contribuiscano"...
La produzione del petrolio è anch'essa autogestita e destinata solo per il consumo interno. Non viene commerciato volutamente perchè in tal caso dovrebbero entrare in affari con il governo turco come del resto già fanno i curdi di Barzani da sempre filo-americani e filo-nato. La fornitura di energia elettrica è ancora in mano governativa (Assad) ma vengono utilizzati dei gruppi elettrogeni quando l'energia elettrica non viene fornita.

Finita l'esposizione si apre il dibattito, dati i tempi ristretti e l'ora tarda non abbiamo la possibilità di affrontare tutto quello che avremmo voluto ma ci limitiamo ad esporre all'assemblea una riflessione su alcune questioni prendendo anche spunto da alcune risposte che i compagni avevano dato agli interventi prima del nostro:

Infatti apriamo il nostro intervento sull'importanza dell'internazionalismo sottolineato dai compagni romani, ringraziandoli per l'interessante "restituzione" e collettivizzazione della loro esperienza che fa luce e aggiunge nuovi informazioni sia sull'elaborazione teorica di Ocalan sia sull'esperienza concreta nel Rojava. Da quanto ascoltato, nonostante ci sia la necessità di approfondire ulteriormente, ci sorgono delle prime osservazioni e critiche. Innanzitutto nel Rojava come in qualsiasi esperienza rivoluzionaria vi sono elementi particolari e altri generali. Il più importante aspetto generale è il protagonismo delle donne che emerge evidente nel Rojava. Un elemento importante di ciò è il fatto che le donne così come tutto il popolo sia armato. Questo cozza con l'accordo di pace unilaterale sul fronte turco proposto da Ocalan. Contemporaneamente il fatto che i guerriglieri del PKK, ritirandosi dal suolo turco siano confluiti nel Rojava e che Assad si sia ritirato a sua volta da li lasciando mano libera ai curdi rappresenta una peculiarità particolare che ha oggettivamente favorito ciò che sta avvenendo creando le condizioni per il cosiddetto esperimento di "confederalismo democratico". Ma come si può immaginare che senza una forza armata curda, il governo turco accetti pacificamente la proposta di Ocalan del confederalismo democratico? Stesso discorso per l'Iran, per il kurdistan curdo controllato dai curdi filo-imperialisti di Barzani e così via.
Altro aspetto è la portata regionale/internazionale di questi eventi collegati alla "Primavera Araba" come accennato nell'esposizione. Qui si è trattato di rivolte popolari e non di complotti orditi dall'alto come qualcuno pensa, il problema è che queste rivolte (e non rivoluzioni come le definiscono i rivoluzionari dei paesi della regione come i maoisti tunisini) senza una direzione rivoluzionaria sono state capitalizzate da un lato dai Fratelli Musulmani ad esempio Ennahdha in Tunisia e i Fratelli Musulmani in Egitto anche se questi ultimi come sappiamo sono stati sterminati dalla nuova dittatura militare di al-Sisi, dall'altro quando questo non è stato possibile l'imperialismo ha provato a destabilizzare e smembrare alcuni stati nell'ottica del Progetto di Grande Medio Oriente come viene definito in un importante documento dai nostri compagni tunisini; il Daech e i curdi di Barzani sono funzionali a questo progetto. Qualcuno prima di noi  chiedeva circa l'eventuale presenza di foreign fighters occidentali nei ranghi del Daech. I principali foreign fighters giungono dalla laica Tunisia e sono circa 3.000 costituendo la quota principale di essi. Sulla natura laica della Tunisia ci sarebbe anche da approfondire il fenomeno del pragmatismo bourguibista e per farla breve possiamo parlare di un laicismo imposto dall'alto per scelte politiche e di collocazione internazionale stesso discorso vale  per i diritti delle donne che non sono stati conquistati dal basso come stanno facendo le donne curde e anche quelle di altre realtà rivoluzionarie ma "elargiti" per gentile concessione di Bourguiba. Sto parlando molto della Tunisia perchè ho avuto la possibilità di viverci 4 mesi quest'anno e ho avuto modo di fare un'inchiesta/reportage che è diventato un opuscolo e di incontrare esponenti del movimento rivoluzionario maoista tunisino di cui è disponibile un altro opuscolo. Quindi il punto è che i popoli della regione se non trovano un'alternativa rivoluzionaria non risolveranno i problemi posti inizialmente dalle rivolte popolari scoppiate in Tunisia piuttosto che in Siria.
Ho apprezzato molto una frase che ha detto la compagna sull'internazionalismo circa il fatto che in occidente spesso ci scordiamo di questo aspetto fondamentale e per come è stato riassunto "l'occidente guarda solo l'occidente". Su questo ho una critica da porre al movimento italiano in generale, va bene interessarsi di questa importante esperienza, ma non si può contemporaneamente ignorare altre importanti esperienze come la Guerra Popolare in India che solo per le dimensioni rappresenta il movimento rivoluzionario più grande del pianeta, dove le zone liberate coprono una grandezza grande quanto il nostro paese, dove anche li le donne sono in prima linea: esse rappresentano circa il 50% della composizione dell'Esercito Guerrigliero di Liberazione Popolare e delle strutture del partito che lo dirige il Partito Comunista dell'India (maoista). Le compagne indiane hanno affrontato nel dettaglio la questione che qui si accennava circa forme di maschilismo e patriarcato presenti anche nelle strutture di partito e rivoluzionarie indicandone casi specifici e particolari e ponendosi il problema di risolverle. Quello che voglio dire in conclusione è che è giusto conoscere tutte le esperienze rivoluzionarie che abbiano il fine di dare una risposta ai problemi delle masse popolari e che forniscono un'alternativa rivoluzionaria reale a questa società basata sullo sfruttamento.

Se avessimo avuto a disposizione più tempo saremmo entrati nel merito della natura riformista dell'organizzazione economica del Rojava che punta ad una redistribuzione della ricchezza piuttosto che ad eliminare la fonte delle diseguaglianze: la proprietà privata.
Sul fatto che certe istituzioni presenti nel Rojava nonostante gli si cambi il nome (come buona tradizione anarchica insegna) nella sostanza rappresentino forme embrionali di stato (vedi le "commissioni di giustizia", la rappresentanza "a 3", le Accademie ecc.). Stesso discorso vale per la puntualizzazione che la compagna ha fatto nella risposta al nostro intervento "i curdi non parlano di lotta armata ma di autodifesa". D'accordo ma nella sostanza la contro-offensiva dei battaglioni curdi dello YPG e dello YPJ cos'è se non una lotta di liberazione nazionale e di autodeterminazione contro l'invasore dello Stato Islamico e più recentemente contro i timidi tentativi del regime di Assad? Chiamiamola "autodifesa" ma il principio che la liberazione avviene con le armi in pugno e non confidando nella benevolenza dell'oppressore è confermata anche dall'esperienza curda in Siria contrapposta a quella in Turchia dove l'accordo di pace unilaterale si traduce in continui arresti e massacri da parte dell'esercito turco. A questo è connessa l'illusione riformista ed elettoralista di Ocalan in Turchia che guarda ad alleanze in tal senso con partiti curdi tollerati dal regime proprio per la lor natura "innocua" e compromessa col regime stesso. Molti curdi inoltre militano in partiti rivoluzionari maoisti come il TKP/ML (in cui vi sono sia turchi che curdi) che ha un'analisi totalmente differente da Ocalan compreso sulla questione curda e che persegue la linea della Guerra Popolare di Lunga Durata con l'obiettivo della Rivoluzione di Nuova Democrazia che marci verso il Socialismo e il Comunismo. Questo dato evidenzia che anche nel "movimento curdo" vi sono altre alternative rivoluzionarie che coniugano liberazione nazionale, lotta di classe, liberazione di genere e convivenza di etnie diverse. La Guerra Popolare in India ma anche la Resistenza Partigiana in Italia dimostrano che "stare sulle montagne" non significa "distaccasi dalla società" in questi casi, ma anche in molti altri, le formazione rivoluzionarie sono sostenute dalla "società" ovvero il popolo e ne sono parte integrante. Il movimento rivoluzionario in città è e deve essere in continua dialettica con quello attivo sui fronti di guerriglia (ammesso e non concesso che non vi siano azioni armate anche in città). Spesso sono stati fatti parallelismi tra curdi e zapatisti, l'unico parallelismo per noi più calzante (anche se speriamo di no) è la fine che ha fatto il "sub-comandante" Marcos da guerrigliero a candidato alle elezioni dello stato comprador-narcos messicano...

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