giovedì 15 gennaio 2015

pc 15 gennaio - Ricostruzione a L'Aquila: l'affare di milioni di euro per una cricca di imprenditori e funzionari di Stato

L'AQUILA. Dodici indagati, tra cui gli ex vertici del Provveditorato interregionale alle Opere pubbliche Abruzzo-Lazio-Sardegna-Campania, Giovanni Guglielmi e Giancarlo Santariga, e il sequestro di immobili tra L'Aquila e Tortoreto (Teramo) eseguito dalla Guardia di Finanza dell'Aquila, per un equivalente di 2 milioni e mezzo di euro ai danni di due imprese aquilane. È il risultato di un'inchiesta della Procura della Repubblica dell'Aquila sull'appalto per la ricostruzione post terremoto della caserma degli alpini Campomizzi, ora anche residenza per studenti universitari e sede dell'Azienda per il diritto agli studi universitari dell'Aquila.

Nei guai sono finiti Giovanni Guglielmi, 61 anni di Lecce, allora provveditore interregionale Opere pubbliche; Giancarlo Santariga, 58
anni di Tagliacozzo (L’Aquila), allora provveditore aggiunto alle Opere pubbliche per l'Abruzzo; Giuliano Genitti, 61 anni dell’Aquila, funzionario del Provveditorato e rup dell’intervento, Claudio Quartaroli, 61 anni di Lucoli (L’Aquila) funzionario del Provveditorato e direttore dei lavori; Filippo Di Giacomo, 69 anni di Barete (L’Aquila), funzionario del Provveditorato e direttore dei lavori; Luigi Zaccagno, 52 anni L'Aquila, funzionario del Provveditorato e direttore operativo dei lavori; Carlo Clementi, 59 anni di Roma, dirigente del Provveditorato; Giovanni Benevieri, 67 anni dell'Aquila, professionista esterno e collaudatore statico delle opere; Aldo Del Beato, 73 anni dell'Aquila, imprenditore edile; Giulio Vittorini, 49 anni dell'Aquila, imprenditore edile; Enzo Romano Marinelli, 64 anni dell'Aquila, imprenditore edile, ed Ettore Barattelli, 48 anni anche lui imprenditore edile dell’Aquila.

Le ipotesi di reato sono turbativa d'asta, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, abuso d’ufficio, reiterate falsità ideologiche commesse da pubblici ufficiali e da privati ed emissione/utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per 600 mila euro. Secondo l’accusa dirigenti e tecnici del Provveditorato Opere Pubbliche sedi interregionali di Roma e coordinata dell'Aquila, avrebbero adottato procedure e soluzioni tutte finalizzate a far eseguire l’intera realizzazione delle opere previste alla Caserma Campomizzi, ad opera delle imprese aquilane del Consorzio Federico II. Un appalto importante, quello per la Campomizzi, da ben 12 milioni di euro suddivisi in due tranche di finanziamento da 6 milioni l'una, aggiudicato attraverso una gara a inviti con tre imprese. I lavori di ricostruzione erano relativi al recupero della caserma che dopo sisma è stata adibita in parte a struttura con cui fronteggiare l'emergenza abitativa degli sfollati.

All'epoca dei fatti, il Consorzio Federico II era costituito dalle imprese edili delle famiglie aquilane Baratteli, Marinelli-Equizi, Vittorini oltre che dalla Btp spa che ha avuto come presidente Riccardo Fusi, poi dimesso, perché coinvolto dalla Procura di Firenze nell'indagine sugli appalti del G8. In quel caso una "cricca", come fu chiamata, cercava di accapparrarsi commesse pubbliche sfruttando le conoscenze e i rapporto con la Protezione Civile nazionale ed i Provveditorati alle opere pubbliche.

In pratica, il Consorzio Federico II fu il primo su cui si rivolsero le attenzioni della Procura aquilana, che oltre alla Campomizzi si concentrarono in un primo momento anche sui lavori del modulo provvisorio in cui era insediata la scuola Carducci. Poi nel 2011 la magistratura aquilana ha delegato per le indagini il Nucleo della Polizia tributaria della Guardia di Finanza con particolare riferimento proprio ai lavori di ristrutturazione della caserma Campomizzi.

L’ingiusto vantaggio patrimoniale conseguito dalle due importanti imprese aquilane è stato quantificato dai periti tecnici, incaricati dalla Procura della Repubblica, in 2,5 milioni di euro e configura l’ipotesi di truffa aggravata consumata ai danni del Provveditorato Opere Pubbliche e della Protezione Civile. Per tale importo, in relazione all’ipotesi truffaldina, il Gip del tribunale dell'aquila, Giuseppe Romano Gargarella, su richiesta della Procura della Repubblica dell'Aquila, ha emesso il provvedimento di sequestro. Le operazioni di sequestro riguardano tre appartamenti, un villino e un box a Tortoreto (Teramo), mentre all’Aquila si riferiscono ad un capannone ad uso commerciale, sede dell’impresa indagata, tre appartamenti a Pettino, un altro a Sant'Antonio e un box nei pressi di Viale Corrado IV.

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