sabato 5 aprile 2014

pc 5 aprile - La stampa borghese parla di Trezzo ma non dice la sostanza

NON E' STATO UNO SCONTRO TRA LAVORATORI, MA UNA AGGRESSIONE FASCISTA CONTRO I LAVORATORI IN LOTTA  CON L'OBIETTIVO ANCHE DI COLPIRE FISICAMENTE CHI LA STA DIRIGENDO...

DAL GIORNALE REPUBBLICA
SABATO, 05 APRILE 2014
Pagina IV - Milano
Gli “schiavi” delle coop botte per cinque euro l’ora




MATTEO PUCCIARELLI

PRIMA parolacce e spintoni, ma si fa presto: schiaffi, calci, bastonate e contusi, sette lavoratori medicati sul posto dal 118, macchine sfregiate coi cacciavite. E poi lo scambio di accuse, «provocatori» di qua, «mazzieri fascisti» di là. È la guerra tra ultimi e penultimi quella che va in scena a Trezzo sull’Adda. Camionisti e padroncini che attaccano i facchini delle cooperative; esasperati i primi — bloccati in magazzino dalla protesta — ma ancor più esasperati i secondi, perché il lavoro non ce l’hanno proprio più. Storia che si ripete: c’è chi sta male e poi c’è chi sta peggio. Nel novembre di tre anni fa scoppiò un putiferio simile fuori dall’Esselunga di Pioltello. Anche in questo caso, di sfondo ci sono gli appalti per la grande distribuzione e di mezzo ci sono le cooperative.
Cooperative sì, ma all’italiana: «Lo sanno anche i muri — dice Bruno Verco della Cisl, il sindacato moderato in tutta questa faccenda — nel 90 per cento dei casi si chiamano così ma lo sono di facciata, hanno dei padroni veri e propri che affittano delle braccia. Le apri, le richiudi quando vuoi, le riapri subito dopo con un altro nome levandoti di torno gli esuberi senza alcuna responsabilità davanti alla legge». Il sindacato più radicale — anzi «di classe», come si definiscono loro — , cioè lo Slai Cobas, ripete la stessa cosa: cambia solo il metodo di lotta. I duri che da giorni picchettavano il nuovo polo logistico di viale Lombardia; i duri che rappresentano la maggioranza dei 130 lavoratori delle ex “cooperative” appaltatrici della Lombardini nei precedenti magazzini di Vignate e Capriate, a loro volta rifornitori dei supermercati Ld di tutto il nord Italia. Solo che poi la società è andata in crisi e ha venduto tutto alla casertana Lillo spa (quella degli Md discount), la quale in sostanza si è portata dietro altre “cooperative” con altri lavoratori. Le trattative sono andate male, i campani sono per prendersi solo una quota dei vecchi facchini. E allora si è passati al blocco: di qui i camion non escono, e poi vediamo come va a finire. Appunto: a botte.
«I dipendenti di cooperativa devono diventare obbligatoriamente soci — racconta Sebastiano Lamera del sindacato di base — ma in realtà non partecipano a nessun processo decisionale. Sono sottopagati, non viene mai applicato il contratto nazionale, ferie e malattia non sono retribuite. Il tutto per 5 euro lordi l’ora. Il tempo di vita medio di queste cooperative è di circa un anno. Gli ultimi mesi non pagano. Poi spariscono e riaprono con un’altra ragione sociale». Lavori di fatica dove si privilegia ancora il cottimo: più bancali scarichi e più guadagni, più fatica uguale più soldi. Poi siccome anche gli ipermercati non tirano come una volta e la merce venduta cala, chiaro che diminuisce anche il lavoro della logistica. Se prima per spostare il carico ti occorreva cento, oggi ce la fai con ottanta. E chi saranno mai i venti da tagliare? «Ovvio, i rompiscatole, quelli che si sono conquistati più diritti», spiega Lamera. Gli altri, i padroncini, sono per «il rispetto della verità» — assicura Mario Quarti, dirigente della “Coop logic service” e accusato dal Cobas di essere stato in prima fila nell’agguato — ma quale sia è impossibile scoprirlo: «Scusi ma lei chi è? Mica ci conosciamo».

pc 5 aprile - Solidarietà da Taranto, Palermo, Milano per i lavoratori in lotta della logistica a Trezzo

Solidarietá ai lavoratori della logistica di Trezzo dai lavoratori
Pasquinelli - Taranto
: I lavoratori Slai cobas di Taranto addetti alla raccolta differenziata esprimono massima solidarietá  ai lavoratori e compagni della logistica di Trezzo. Condanniamo senza se e senza ma l'infame attacco fasciopadronale messo in atto dai cani del pdrone.
Ragazzi siamo con voi!!! Non un passo indietro!!!
Per i lavoratori "Pasquinelli" slaicobas per il sindacato di classe  Taranto
Francesco Balestra

I Disoccupati Organizzati di Taranto sono solidali con voi appoggiandovi nella lotta.


Coordinamento Lavoratori Scuola "3 ottobre" - Milano: Compagni, vi esprimiamo la nostra massima solidarietà.
E' una aggressione infame ma che non deve fermare le lotte. Siamo al vostro fianco


Lavoratrici/Lavoratori Policlinico SLAI Cobas s.c. Palermo: contro i crumiri e gli sgherri mandati da capi e capetti che ieri hanno attaccato fisicamente gli operai in lotta. Pagherete caro, pagherete tutto!
La repressione alimenta la ribellione e la violenza reazionaria scatena la violenza rivoluzionaria! Il proletariato spazzera’ via dalla faccia della terra anche questi infami servi dei padroni, oltreche’ i padroni, i governi dei padroni, i sindacati filopadronali e politicanti di ogni risma, al servizio dei padroni
Grande solidarietà e sostegno dalle lavoratrici e dai lavoratori del  Policlinico di Palermo agli operai della  Logistica di Trezzo che stanno continuando a lottare, con coraggio, forte 
determinazione e dignità, per salvaguardare il diritto al posto di lavoro.


Collettivo Universitario Rivoluzionario Palermo: il Cur esprime la massima solidarieta' ai lavoratori della logistica di Trezzo aggrediti da una squadraccia fascista composta da lavoratori e capetti.. denuncia inoltre l'immobilismo degli sbirri, servi come sempre e sempre piu' fascisti dichiarati!!

Via i fascisti dal mondo del lavoro . . . il loro posto sono le fogne: CHE CI RITORNINO!
Andrea Circolo proletari comunisti Palermo 

Pagheranno caro pagheranno duro! Grande la resistenza nella lotta dei nostri conpagni operai di Trezzo, massima solidarietà a loro e al coordinatore dello Slai Sebastiano. Forza compagni siamo tutti con voi! 
Giorgia per le precarie e i precari Coop Sociali in lotta a Palermo 


Lavoratori, precari, disoccupati... slai cobas per il s.c. 
palermo: al fianco degli operai della logistica di Trezzo (Bg), in lotta attaccati durante il picchetto davanti la fabbrica. La lotta in difesa del lavoro e della dignita' di vita non sara' fermata dal fascismo padronale e da tutti i suoi sporchi servi!

pc 5 aprile - Pillole comuniste

osare lottare vuol dire vincere 
resistenze interne ed esterne
ideologiche, politiche, organizzative.
Ma questo è il principio di tutto.

da Pillole comuniste - 1 -
22-6-2013

pc 5 aprile - Alcuni video sulla lotta dei facchini LDD di Trezzo


pc 5 aprile - Trezzo - da una compagna presente che ha sostenuto la lotta di questi mesi.....

riceviamo e inoltriamo

Il picchetto dei facchini in lotta, che da ieri, giovedì 3 aprile, bloccava la logistica LDD, per rivendicare un lavoro illegittimamente scippato, stamattina è stato aggredito da una squadraccia di 150 autisti + altri servi senza dignità, cooptati a Trezzo da altri magazzini. Ai comandi di capi e capetti delle cooperative interne al magazzino, hanno iniziato lanciando pietre sui lavoratori da dentro i cancelli e poi, usciti in strada, usando i bastoni, barre di ferro, delle cesoie…si è vista addirittura una pistola. Hanno aspettato l'alba, gli infami, per attaccare, in 200 contro 50...come tradizione delle merde fasciste.
Hanno distrutto tutto e picchiato duro, puntando a colpire soprattutto i riferimenti della protesta.
Tutto questo mentre i loro amici “nei secoli fedeli” guardavano da un’altra parte. 
Diversi lavoratori hanno dovuto farsi medicare per contusioni e tagli, il picchetto è stato smantellato, ma questo non è bastato a fermare la lotta.
 
I facchini di Vignate e Capriate HANNO LA RAGIONE DALLA LORO PARTE e non si spaventano per qualche bastonata. Durante l’assemblea che è seguita allo sgombero forzato, hanno immediatamente organizzato altre iniziative che li vedranno protagonisti nei giorni a venire.




NON MOLLIAMO MAI! LA LOTTA CONTINUA SENZA TREGUA, FINO ALLA VITTORIA.
 

Albanesi, ivoriani, senegalesi, turchi, egiziani, indiani, marocchini, cinesi, tunisini, polacchi, algerini, nigeriani, tunisini, togolesi, pakistani, fuori dal magazzino c'è il mondo!

PAGHERETE CARO PAGHERETE TUTTO!
 ALL COOP ARE BASTARDS! 

Un ringraziamento particolare alle compagne e ai compagni di diverse realtà bergamasche che oggi hanno manifestato la loro solidarietà, accompagnando i lavoratori nel pomeriggio alle redazioni dei

foto di Flavia Mapelli.

giornali locali.










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pc 5 aprile - [Trezzo - Mi] LDD: ennesimo attacco squadristico contro le lotte nella logistica Clash City workers

[Trezzo - Mi] LDD: ennesimo attacco squadristico contro le lotte nella logistica


Gli ex-lavoratori delle cooperative che si occupavano della logistica di Ldd-Lombardini, in lotta oramai da più di due mesi contro i licenziamenti, hanno subito all'alba di questa mattina un attacco squadristico da parte di padroncini e di lavoratori delle nuove cooperative, che hanno attaccato con mazze e altri oggetti il loro presidio.
Negli scorsi mesi, sfruttando lo spostamento delle operazioni logistiche di LDD Spa (proprietaria del marchio LD Market) dalle sedi di Capriate e Vignate, sono stati licenziati 167 facchini e riassunti 124 nuovi lavoratori, senza che nessuno dei precedenti occupati fosse riassunto. È chiaro quale sia l'obiettivo di queste ristrutturazioni, cambiamenti di cooperative e spostamento di sedi: allontanare i lavoratori che in questi anni avevano conquistato degli avanzamenti nei loro diritti, per assumerne altri disposti a qualsiasi sacrificio.

Quello di oggi è l'ennesimo attacco squadristico diretto ai lavoratori di questo settore, portato avanti con inquietanti metodi mafiosi. Ci chiediamo dove siano i sostenitori della legalità ad ogni costo. Anzi forse lo sappiamo...

Sicuri che queste intimidazioni non raggiungeranno il loro obiettivo, riteniamo che a questi lavoratori vada espressa la più totale solidarietà, anche perché la loro “colpa” è di aver rifiutato qualsiasi trattativa che prevedesse un riassorbimento solo parziale dei licenziati e che, con l'avallo dei sindacati confederali, dividesse la loro lotta.

Di seguito diffondiamo le prime notizie fatte girare dallo Slai-Cobas per il Sindacato di classe:

“All'alba di oggi una squadraccia di autisti e lavoratori delle cooperative, armati di bastoni e agli ordini di capi e capetti delle cooperative, ha attaccato il picchetto che da ieri bloccava il magazzino. 
La squadraccia composta da autisti della Gimatrans era guidata dal presidente della coop Logicservice, Mario Quarti, insieme a capi e lavoratori delle cooperative M&B e Santachiara agli ordini del Sig. Dell'Anna Angelo della LDD-Lillo, armati di bastoni e altri oggetti offensivi. Diversi feriti tra i facchini che erano stati esclusi dal cambio appalto. L'assemblea ora sta decidendo le prossime mosse.
Nessun passo indietro! Chiediamo la solidarietà di tutte/i.”

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Links:
- fotogallery da Il Giorno
- da Cobas Informa, i lavoratori spiegano le loro ragioni
- Comunicati Slai Cobas: 3 aprile - 29 marzo
- Incontro cruciale per il futuro dei facchini? (da bgreport.org)

pc 5 aprile - Montreal studenti contro le elezioni in Quebec attaccati dalla polizia

Montréal: più di 10 mila studenti e studentesse in piazza. La polizia attacca il corteo

  • 10150654_438565816290246_446160667_nIeri più di 10 mila studenti e studentesse universitari e delle superiori con le loro famiglie hanno invaso le strade di Montréal per protestare contro le politiche del Parti Québécois (PQ) attualmente al potere.
    Verso le 14 la piazza Emilie Gamelin era affollata da migliaia e migliaia di giovani che hanno deciso di scendere in piazza per far sentire la propria voce. Dopo uno stallo di un'ora, dovuto al fatto che la polizia non voleva far partire il corteo perchè gli organizzatori non avevano fornito l'itinerario alle autorità, la marcia è riuscita a lasciare la piazza, sfidando la legge P6 (la quale appunto prevede l'obbligo di fornire l'itinerario di una manifestazione) e riversandosi per le vie centrali della città. Il corteo è stato animato da diversi slogan, striscioni e cartelli contro le misure d'austerity proposte dal PQ. Con la giornata di ieri gli studenti e le studentesse hanno lanciato un chiaro avvertimento ai politicanti in lizza per le elezioni politiche che si terranno il 7 aprile: la scusa del debito pubblico non giustifica le misure d'austerity, come i tagli all'istruzione, alla sanità e l'aumento delle tariffe per l'acqua e l'elettrcità, le quali troveranno una forte opposizione nelle piazze del Canada.
    Dopo due ore, quando il corteo si era diretto verso piazza Vittoria verso la sede di Quebecor (la numero uno quebecchese dei massmedia e delle telecomunicazioni), la polizia ha attaccato brutalmente il corteo. All'inizio gli agenti si sono infiltrati tra i manifestanti, sferrando calci e pugni, per eseguire un paio di arresti di persone che indossavano maschere, senza un motivo specifico se non quello di trovare per i media dei mostri da sbattere in prima pagina il giorno seguente. Quando gli studenti e le studentesse si sono opposti a queste violenze gratuite e fermi ingiustificati, la polizia ha deciso di intervenire in modo ancora più radicale soarando lacrimogeni e proiettili di gomma. Durante l'inseguimento del corteo, gli agenti hanno colpito in faccia e buttato giù dalla bicicletta un uomo anziano che si era fermato a guardare la manifestazione. L'uomo è stato trasportato in ospedale, dove gli hanno applicato dei punti. Inoltre, molti manifestanti hanno denunciato il fatto che la polizia abbia in dotazione un'altra tipologia di lacrimogeni rispetto a quelli utilizzati durante le manifestazioni del 2012: l'effetto del nuovo gas è più potente e duraturo. In seguito alle cariche, almeno sei persone sono state arrestate e almeno cinque sono rimaste ferite.
    Con la giornata di ieri gli studenti e le studentesse hanno ricordato alla classe politica che non importa chi verrà eletto il 7 aprile, tanto i politici vanno e vengono, mentre il movimento studentesco è sempre nelle piazze, dal 2012, quando le mobilitazioni della scuola e dell'università infiammarono tutto il paese.

    pc 5 aprile - ancora sulla lotta a Trezzo .. da contropiano

    Trezzo. Fascisti e picchiatori contro gli operai della logistica

    Trezzo. Fascisti e picchiatori contro gli operai della logistica

    • Slai Cobas
    • 251
    Questa mattina, dopo la nottata davanti ai cancelli di Trezzo, abbiamo fatto entrare i lavoratori. Ma neanche dopo 20 minuti sono usciti da dentro circa 150 tra autisti, capi, capetti di cooperative e alcuni lavoratori che sembravano tutti italiani. Noi eravamo in quel momento circa 70.
    Già ieri sera erano cominciate delle provocazioni da parte di capi e capetti, ma questa mattina vi è stata una pesantissima aggressione, da loro studiata e preparata.
    Questo grossa squadraccia si è lanciata verso di noi, con bastoni, spranghe e altri  oggetti, qualche nostro lavoratore ha anche visto delle pistole. I nostri lavoratori hanno cercato di rispondere, di togliere le mazze dalle loro mani. Siamo poi riusciti a arrivare sulla strada, evitando che ci incastrassero nell'area dei cancelli, mentre questi mazzieri  venivano avanti contro di noi anche con i camion. 7 nostri lavoratori sono andati al pronto soccorso con varie ferite, sia alle mani, braccia, sia al collo, spalle, ecc.
    Come ho detto vi erano anche lavoratori tra questi mazzieri fascisti, ma abbiamo saputo che una parte di loro era stata minacciata: se non andavano venivano licenziati.
    Alcuni di quelli che guidavano questo mega gruppo avevano il volto coperto da sciarpe.
    Vi sono state minacce personali anche verso di me e direttamente verso il nostro  sindacato slai cobas; io ho trovato la mia macchina sfregiata, con un cacciavite avevano inciso "merda".
    Si è trattato di un'aggressione preparata, fatta con metodi proprio fascisti, di mazzieri padronali.
    I Carabinieri che sono stati presenti per tutto il tempo dell'aggressione sono rimasti tranquillamente ad osservare da lontano. E altri loro tre uomini in borghese non si sono neanche avvicinati. Dopo è comparsa anche la questura che però quasi voleva identificare noi.
    Chiaramente nessun segnale da parte della Prefettura...
    Non avevamo messo in conto che sarebbero arrivati a questo, altrimenti...
    Alle 8 siamo riusciti a fare un'assemblea per decidere il prosieguo della nostra mobilitazione.
    *Abbiamo deciso di dare una risposta forte, costruendo uno sciopero di tutto il settore e una manifestazione nazionale, perchè se perde una parte degli operai della Logistica perdono tutti. *
    Il nostro obiettivo ora è riuscire a rispondere a questa aggressione in maniera massiccia. Ora dobbiamo allargare le nostre forze.
    Oggi alle 15 nell'assemblea già programmata ai cancelli della Coopital Italtrans, con lavoratori sempre della logistica, cercheremo di cominciare a costruire l'unità tra tutti gli operai della logistica per realizzare questo sciopero generale del settore nei prossimi giorni, chiamando anche altre forze solidali.
    Poi alle 17 andremo alle redazioni dei giornali di Bergamo e al Corriere della Sera per dire come sono andati realmente i fatti di questa mattina.
    Altri operai di un'altra ditta della logistica erano venuti ieri e avevamo già deciso di fare un'assemblea martedì prossimo. Domani andremo a Brignano dove stanno gli operai che con lo slai cobas per il sindacato di classe di Bergamo iniziarono in questa zona la lotta della logistica

    venerdì 4 aprile 2014

    pc 4 aprile - NEL PROCESSO CONTRO GLI STUPRATORI DI CARMELA ENTRA IL VOLANTINO DEL MFPR

    Partiamo dalla notizia processuale: dobbiamo attendere ancora due mesi per sapere se c'è un minimo di giustizia per Carmela, la ragazzina di 13 anni stuprata dagli uomini e uccisa dallo Stato. Questa mattina si è finalmente almeno chiusa la fase dibattimentale ed è stato rinviato il processo al 13 GIUGNO. Allora vi saranno gli interventi del PM, degli avvocati degli stupratori e dell'avvocato per Carmela. E quindi la sentenza.





    Fuori dal Tribunale questa volta insieme alle compagne del MFPR anche disoccupate, lavoratrici precarie che ogni giorno sono in lotta per il lavoro, il reddito, la casa, legando strettamente la condizione generale di oppressione, discriminazione delle donne alle violenze sessuali, femminicidi. 
    Il presidio ha denunciato la vergognosa vicenda processuale di Carmela, ha riempito tutta la zona di striscioni, cartelli, foto di Carmela e gridato i nomi dei tre luridi uomini che hanno stuprato Carmela; ma anche ha denunciato le Istituzioni che insieme agli stupratori hanno "istigato" al suicidio una ragazzina di 13 anni. 

    MA ANCHE QUESTA VOLTA IL PRESIDIO DELLE DONNE HA FATTO MOLTO PREOCCUPARE IN PARTICOLARE AD UNO DEGLI STUPRATORI: MASSIMO CARNEVALE (di ambienti malavitosi di Taranto).

    Ad un certo punto il volantino diffuso dal MFPR ha fatto il suo "ingresso" nella grigia aula del Tribunale. L'avvocato di Carnevale, Besio, lo ha sbandierato gridando "è una vergogna!" - per le accuse che erano scritte - e pretendendo che il giudice lo mettesse agli atti. 
    Questo è lo stesso avvocato che tempo fa aveva chiesto il trasferimento del processo da Taranto, perchè il suo cliente diceva:  "sussistono gravi situazioni locali tali da turbare il regolare e sereno svolgimento del processo e la mia libera determinazione nella partecipazione allo stesso e temo, pertanto, ripercussioni per la mia sicurezza ed incolumità... al Tribunale si raduna una agguerrita folla di manifestanti che non solo espone cartelli ingiuriosi nei miei confronti e degli altri imputati ma soprattutto mi impedisce di raggiungere il Tribunale liberamente, costringendomi addirittura a celare le mie vere sembianze".

    Mentre, chiaramente il giudice ha rispedito questa richiesta al mittente, il padre di Carmela e il suo avvocato hanno fortemente ribattuto (purtroppo le compagne e le donne del presidio non sono potute entrare nell'aula perchè il processo era a porte chiuse), dicendo all'avv. di Carnevale che si doveva vergognare di ben altro, si doveva vergognare di ridere in aula di una bambina che è morta anche a seguito dello stupro del suo cliente..." 

    IL 13 GIUGNO LE DONNE FARANNO IN MODO DI FAR PREOCCUPARE MOLTO DI PIU' I TRE STUPRATORI E I LORO AVVOCATI.

    pc 4 aprile - L'AGGRESSIONE A TREZZO: DAL RACCONTO DEL COORDINATORE SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE

    Questa mattina, dopo la nottata davanti ai cancelli di Trezzo, abbiamo fatto entrare i lavoratori. Ma neanche dopo 20 minuti sono usciti da dentro circa 150 tra autisti, capi, capetti di cooperative e alcuni lavoratori che sembravano tutti italiani. Noi eravamo in quel momento circa 70.
    Già ieri sera erano cominciate delle provocazioni da parte di capi e capetti, ma questa mattina vi è stata una pesantissima aggressione, da loro studiata e preparata.
    Questo grossa squadraccia si è lanciata verso di noi, con bastoni, spranghe e altri oggetti, qualche nostro lavoratore ha anche visto delle pistole. I nostri lavoratori hanno cercato di rispondere, di togliere le mazze dalle loro mani. Siamo poi riusciti a arrivare sulla strada, evitando che ci incastrassero nell'area dei cancelli, mentre questi mazzieri venivano avanti contro di noi anche con i camion. 7 nostri lavoratori sono andati al pronto soccorso con varie ferite, sia alle mani, braccia, sia al collo, spalle, ecc.
    Come ho detto vi erano anche lavoratori tra questi mazzieri fascisti, ma abbiamo saputo che una parte di loro era stata minacciata: se non andavano venivano licenziati. 
    Alcuni di quelli che guidavano questo mega gruppo avevano il volto coperto da sciarpe. 
    Vi sono state minacce personali anche verso di me e direttamente verso il nostro sindacato slai cobas; io ho trovato la mia macchina sfregiata, con un cacciavite avevano inciso "merda".
    Si è trattato di un'aggressione preparata, fatta con metodi proprio fascisti, di mazzieri padronali. 
    I Carabinieri che sono stati presenti per tutto il tempo dell'aggressione sono rimasti tranquillamente ad osservare da lontano. E altri loro tre uomini in borghese non si sono neanche avvicinati. Dopo è comparsa anche la questura che però quasi voleva identificare noi. 
    Chiaramente nessun segnale da parte della Prefettura...
    Non avevamo messo in conto che sarebbero arrivati a questo, altrimenti... 

    Alle 8 siamo riusciti a fare un'assemblea per decidere il prosieguo della nostra mobilitazione. 
    Abbiamo deciso di dare una risposta forte, costruendo uno sciopero di tutto il settore e una manifestazione nazionale, perchè se perde una parte degli operai della Logistica perdono tutti. 
    Il nostro obiettivo ora è riuscire a rispondere a questa aggressione in maniera massiccia. Ora dobbiamo allargare le nostre forze

    Oggi alle 15 nell'assemblea già programmata ai cancelli della Coopital Italtrans, con lavoratori sempre della logistica, cercheremo di cominciare a costruire l'unità tra tutti gli operai della logistica per realizzare questo sciopero generale del settore nei prossimi giorni, chiamando anche altre forze solidali.
    Poi alle 17 andremo alle redazioni dei giornali di Bergamo e al Corriere della Sera per dire come sono andati realmente i fatti di questa mattina. 
    Altri operai di un'altra ditta della logistica erano venuti ieri e avevamo già deciso di fare un'assemblea martedì prossimo. Domani andremo a Brignano dove stanno gli operai che con lo slai cobas per il sindacato di classe di Bergamo iniziarono in questa zona la lotta della logistica. 

    pc 4 aprile - la lotta a Trezzo dalla stampa

    "Protestano i facchini, tafferugli con i camionisti alla Ldd-Lombardini"



    Commenti

    pc 4 aprile - a Trezzo la lotta continua! massima solidarietà



    pc 4 aprile - Padroni, sindacati, squadracce del padrone per stroncare la lotta dei lavoratori della logistica a TREZZO

    All'alba di oggi una squadraccia di autisti e lavoratori delle cooperative, armati di bastoni e agli ordini di capi e capetti delle cooperative, ha attaccato il picchetto che da ieri bloccava il magazzino. 

    La squadraccia composta da autisti della Gimatrans era guidata dal presidente della coop Logicservice, Mario Quarti, insieme a capi e lavoratori delle cooperative M&B e Santachiara agli ordini del Sig. Dell'Anna Angelo della LDD-Lillo, armati di bastoni e altri oggetti offensivi

    Diversi feriti tra i facchini che erano stati esclusi dal cambio appalto. L'assemblea ora sta decidendo le prossime mosse.

    Nessun passo indietro! 

    Chiediamo la solidarietà di tutte/i.
    per info 3355244902
    Da: sindacatodiclasse: sindacatodiclasse@gmail.com

    Oggi all'incontro in Prefettura per la firma dell'accordo, stilato in due mesi di trattative estenuanti, LDD butta tutto all'aria rimangiandosi la parola data meno di 24ore prima, mentre la coop Logicservice, che si era impegnata a riassorbire parte dei lavoratori licenziati, impone l'apertura della procedura di mobilità (ovvero il licenziamento) per 65 lavoratori. 


    A questa ennesima arroganza, i Cobas abbandonano il tavolo della trattativa. 

    L'apertura della mobilità non ha nessuna giustificazione, la LDD è una realtà tra le principali del settore ed è in fase di piena espansione. Nella logistica di Trezzo si lavora a pieno ritmo, SOTTO ORGANICO e con turni di 12/16 ore filate! 
    E' ovvio che l'unica motivazione per l'apertura di questa procedura è la volontà di liberarsi dei lavoratori scomodi. Intento già chiaro fin nel gennaio scorso, all'inizio di questa vertenza.

    Allora, di fronte a 160 lavoratori buttati per strada da un giorno all'altro, il nostro sindacato aveva ritenuto che la mediazione potesse essere una soluzione possibile e, per più di due mesi, aveva cercato in tutti i modi di arrivare ad un accordo che salvaguardasse lavoro e dignità per tutti. Ma a causa del gioco sporco della controparte LDD/BeM/Logicservice, questo non è potuto avvenire. 
    Da sottolineare il ruolo dei degni compari di questi sfruttatori, i sindacati confederali, che con le loro manovre sottobanco, hanno fatto di tutto per dividere, confondere, demoralizzare i lavoratori, intralciando in tutti i modi il raggiungimento dell'obbiettivo primario, che ogni sindacato degno di questo nome dovrebbe avere, ovvero la salvaguardia dell'occupazione e dei diritti.

    Ora il tempo delle parole è finito. 
    Siamo di nuovo ai cancelli della logistica a Trezzo, nessuno esce e nessuno entra fino a che non riprenderemo il lavoro, 
    perché il nostro posto è lì dentro.

    160 LAVORATORI NON SI BUTTANO COME FERRI VECCHI. NON MOLLIAMO! O ENTRIAMO TUTTI O NON ENTRA NESSUNO.
    IL LAVORO C'E' PER TUTTI - BASTA SCHIAVISMO - DIGNITA' E DIRITTI PER TUTTI I LAVORATORI

    Slai Cobas per il Sindacato di Classe


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    pc 4 aprile - OGGI A TARANTO PROCESSO PER STUPRO - PROCESSO ALLO STATO

    LA VERGOGNOSA VICENDA PROCESSUALE DI CARMELA (13 anni)
    stuprata dagli uomini e uccisa dallo Stato


    Per far comprendere come la Magistratura finora abbia coperto gli stupratori e come le Istituzioni siano responsabili della fine tragica di Carmela riportiamo la cronistoria giudiziaria fino ad oggi.

    1.10.2008 - CARMELA, 13 ANNI, STUPRO DI GRUPPO - 1° PROCESSO - Presso il Tribunale dei Minori in Taranto vecchia si tiene il processo contro i responsabili dello stupro di gruppo (minorenni) che subì Carmela, la ragazzina di 13 anni che il 15 aprile 2007 morì buttandosi dal balcone.
    Carmela aveva denunciato di essere stata violentata; e nessuno, né polizia, né magistrati, né assistenti sociali le avevano creduto o l'avevano presa sul serio. Ma le istituzioni avevano anche fatto di peggio. Hanno considerato Carmela “soggetto disturbato con capacità compromesse” e, quindi, poco credibile. Invece di perseguire chi l'aveva violentata, hanno di fatto perseguito una bambina rinchiudendola in vari istituti in cui Carmela non voleva stare. E, come ha denunciato il padre, usando il metodo facile di “calmarla” con psicofarmaci. Carmela aveva manifestato in vario modo la sua disperazione, ma per tutta risposta era stata classificata come “soggetto con problematiche psichiatriche”.

    10.12.08 - PER CARMELA SENTENZA VERGOGNOSA! - Il giudice del Tribunale per i minorenni ha accolto la richiesta di "messa alla prova" avanzata dai legali dei due ragazzi che avevano violentata, dopo averla narcotizzata. La "messa in prova" si tradurrà in un periodo di 15 mesi in cui i due ragazzi violentatori saranno solo impegnati "in un programma di rieducazione e assistenza agli anziani", continuando tranquillamente a fare la loro vita e il loro normale lavoro. Poi il processo a loro carico sara' cancellato!“
    Ma non basta. Nell'aula del Tribunale si è dovuto sentire anche altro: un avvocato dei ragazzi stupratori ha usato termini offensivi ed equivoci verso Carmela, e il clima generale, anche da parte del giudice, era tale per cui sembrava PIU' UN PROCESSO A CARMELA CHE AI VIOLENTATORI, considerati come ragazzi un pò scapestrati, da trattare con un buffetto in faccia e il perdono...

    2.10.09 - GIUSTIZIA PER CARMELA - Oggi presso questo Tribunale di Taranto inizierà un nuovo processo per le violenze sessuali e suicidio-assassinio di Carmela. Questa volta sul banco degli imputati vi sono dei maggiorenni. Questo processo inizia dopo ben due anni e mezzo; per due volte è stato rinviato.

    27.4.12 – QUESTA MATTINA ANCORA UN RINVIO - dopo ben 5 anni! Carmela e noi donne, i genitori dovranno ancora aspettare per avere verità e giustizia. Il padre di Carmela ha detto: “mi ci vuole un po’ per riprendermi da quest’altra delusione. E’ come un coltello nella piaga che si rinnova ogni volta”.
    Ancora una volta, questa mattina, solo le compagne del MFPR erano a denunciare il pericoloso aumento delle violenze sessuali e delle uccisioni delle donne. Questa mattina non c’erano le Tv e i giornalisti che invece come vampiri si buttano sul processo a Sarah Scazzi solo per fare “circo mediatico”; non c’erano le donne della commissione pari opportunità, proprio oggi impegnate in “riunione della commissione”! Non c’erano le donne dei sindacati; non c’erano le donne dei partiti che in questi giorni nella campagna elettorale sprecano parole inutili anche sulla condizione delle donne. Questo silenzio diventa oggettivamente complice!

    1.5.12 - IL PRESIDIO DEL MFPR DISTURBA GLI AVVOCATI DEGLI STUPRATORI - La manifestazione di protesta davanti al Tribunale ha indotto i legali di uno degli imputati, Massimo Carnevale, a chiedere la remissione del processo in altra sede per incompatibilità ambientale”. Questo lurido porco, personaggio vicino ad ambienti malavitosi di Taranto, aveva nella sua richiesta detto che "sussistono gravi situazioni locali tali da turbare il regolare e sereno svolgimento del processo e la mia libera determinazione nella partecipazione allo stesso e temo, pertanto, ripercussioni per la mia sicurezza ed incolumità... al Tribunale si raduna una agguerrita folla di manifestanti che non solo espone cartelli ingiuriosi nei miei confronti e degli altri imputati ma soprattutto mi impedisce di raggiungere il Tribunale liberamente, costringendomi addirittura a celare le mie vere sembianze".
    Questo stupratore osa parlare della sua "libertà" quando lui e gli altri hanno affossato la libertà di Carmela fino alla sua vita! Carmela ha dovuto subire varie violenze tra il 9 e l'11 novembre del 2006: prima due degli stupratori avevano attirato Carmela con una scusa all'interno del loro camper e poi l'avevano costretta a subire atti sessuali e il terzo l'aveva stuprata qualche giorno dopo.
    Noi siamo contente che i nostri presidi facciano paura agli stupratori. Questo è un bene!
    Per fortuna, giorni dopo, la Corte di Cassazione ha respinto la richiesta di trasferimento del processo.

    E OGGI, ULTIMA UDIENZA, CI SARA' GIUSTIZIA PER CARMELA?

    (Dal Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario)

    giovedì 3 aprile 2014

    pc 3 aprile - RANA PLAZA, LE OPERAIE IN ITALIA: BENETTON DEVE PAGARE!

    Un anno fa il crollo. In Italia una delegazione di lavoratrici da Dacca: il «marchio» deve pagare i risarcimenti per la strage del tessile, più di 1.100 morti. Oggi assemblea a Treviso.

    «Fac­ciamo appello a tutto il sistema mani­fat­tu­riero ita­liano, alle cit­ta­dine e ai cit­ta­dini, a sena­trici e sena­tori e a tutte le isti­tu­zioni, oltre alle aziende coin­volte con le filiere pro­dut­tive col­le­gate a Rana Plaza, affin­ché si atti­vino non solo in un’opera di sen­si­bi­liz­za­zione e soste­gno verso le vit­time di Rana Plaza, ma con­tri­buendo al Fondo inter­na­zio­nale nego­ziato e gestito diret­ta­mente dall’llo che con­sente alle imprese e a chiun­que desi­deri, di con­tri­buire alla rac­colta fondi in favore delle vit­time di Rana Plaza, il palazzo di otto piani costruito senza il rispetto degli stan­dard ade­guati di sicu­rezza che, in Ban­gla­desh, ospi­tava 5 fab­bri­che tes­sili e che è costato la vita a 1138 per­sone». Fir­mato: Vale­ria Fedeli, Luigi Manconi.
    Alla fami­glia Benet­ton, uno degli imperi del tes­sile ita­liano che con Mani­fat­tura Corona e Yes Zee lavo­ra­vano con le fab­bri­che del Rana Plaza, devono essere fischiate le orec­chie. Anche per­ché si sono ben guar­date dal con­tri­buire al Fondo... Forse a Benet­ton le orec­chie fischiano già da un pezzo per­ché la Cam­pa­gna ha invi­tato i respon­sa­bili dell’azienda di Tre­viso a par­te­ci­pare alla tappa del tour euro­peo che ieri era a Roma ma oggi è nella città che ospita il mar­chio noto in tutto il mondo gra­zie alle imma­gini shock... Allo shock del Rana Plaza Benet­ton ha però rispo­sto solo a metà. Ha fir­mato l’accordo che pre­vede con­trolli rigo­rosi nelle fab­bri­che del tes­sile del Ban­gla­desh ma per ora non ha ancora aperto i for­zieri della mul­ti­na­zio­nale per ali­men­tare il Fondo risarcimenti...
    ...quanto emerse, con i cada­veri di oltre mille vit­time, dalle mace­rie del Rana Plaza fu che i lavo­ra­tori erano del Ban­gla­desh ma i mar­chi erano euro­pei e ame­ri­cani. Ita­liani anche...
    ...Una stima di quanto dovrebbe Benet­ton (di risarcimento) si aggira sui 5 milioni...
    *Lettera22

    Un Filo rosso sangue tessuto a macchina

    "C'è un filo rosso, un filo tes­suto a mac­china, che dalle rovine di Dacca, in Ban­gla­desh, si dipana in tutta l’Asia: dalla Tur­chia a Ovest all’Indonesia a Est. Un filo rosso che passa dalla Cina (primo pro­dut­tore mon­diale del tes­sile con un fat­tu­rato di 115 miliardi di dol­lari), dai quar­tieri di molte città indiane o dalle peri­fe­rie dei cen­tri cambogiani.
    Pro­prio la Cam­bo­gia, non meno che in Ban­gla­desh, la vicenda del Rana Plaza — ma anche i tanti inci­denti nelle fab­bri­chette spesso prive delle ele­men­tari norme di sicu­rezza – ha dato la stura a una pro­te­sta che riven­dica da mesi un sala­rio decente. Diversi mani­fe­stanti sono stati uccisi da una dura repres­sione dei moti sin­da­cali che, dal 24 dicem­bre scorso, chie­dono un aumento del sala­rio minimo da 80 dol­lari a 160.
    In Ban­gla­desh invece, forse il Paese più con­ve­niente per i mar­chi che hanno deciso di inve­stire qui pre­fe­ren­dolo per­sino alla Cina e all’India (13 mld di fat­tu­rato), la richie­sta di ade­gua­mento sala­riale si è fer­mata a ottanta dol­lari. Le lotte inne­scate l’anno scorso hanno fatto siglare un par­ziale aumento al governo, ma da qui a farlo rispet­tare ce ne corre.
    Gli inve­sti­tori stra­nieri sono con­ti­nua­mente in cerca di nuove strade dove pagare meno, otte­nere qua­lità, non dover fare i conti col sin­da­cato, poter trat­tare con governi com­pia­centi. La Cam­bo­gia è una di que­ste nuove fron­tiere ma anche il Viet­nam: Paesi meno cari dell’Indonesia (15,5 mld di fat­tu­rato) che vanta però una mano­do­pera spe­cia­liz­zata in un Paese dove ormai la dit­ta­tura tren­ten­nale di Suharto è un ricordo, dove il tes­sile ha una lunga sto­ria e si fa anche molta for­ma­zione e quindi la qua­lità del pro­dotto – oltre che il poli­ti­cally cor­rect — è garan­tita, pur se costa di più per unità di pro­dotto. Se Hanoi e Phnom Penh sono le capi­tali più get­to­nate, una parte impor­tante della delo­ca­liz­za­zione del tes­sile resta ancora in India e Paki­stan per la capa­cità, tra l’altro, di garan­tire sistemi indu­striali di con­fe­zione e di spe­di­zione. Poco importa se anche qui la catena di inci­denti è lunga e le con­di­zioni di lavoro spesso bestiali; situa­zioni dove si sfrutta una mano­do­pera – per lo più fem­mi­nile e spesso mino­rile — reclu­tata nelle cam­pa­gne dove c’è fame di lavoro e riluce il fascino della moder­nità urbana.
    Comun­que, per capire come va il mer­cato biso­gna guar­dare i dati dell’export tes­sile: al primo posto c’è la Cina (159,6 mln di dol­lari), il Ban­gla­desh è al terzo (oltre 19 mln), al sesto, set­timo e ottavo rispet­ti­va­mente Tur­chia, Viet­nam e India (circa 14 mln), al 13mo l’Indonesia (7,5). Chi com­pra? Ai primi posti gli Stati uniti, seguiti da Giap­pone, Ger­ma­nia, Gran Bre­ta­gna, Fran­cia, Hong Kong, Ita­lia, e Spagna". (Da Il Manifesto)

    Il nostro articolo un anno fa:


    BANGLADESH: VETRINE SPORCHE DI SANGUE...

    I parenti delle operaie e operai della fabbrica del Rana Palza a Savar, periferia di Dacca, dicono, piangendo, gridando, mostrando le foto, che ancora più di 700 sono dispersi, finora è già sicuro che sono morti più di 300 operai, ma ancora tanti sono sotto le macerie.
    La stragrande maggioranza erano donne, in quel maledetto fabbricato in cui lavoravano, nelle 5 fabbriche di abbigliamento esistenti e in condizione da moderno schiavismo 3.122 lavoratori. Migliaia di operaie che producono 3 milioni di vestiti, jeans, camicie all'anno, a 28 euro al mese, salario che neanche viene pagato tutti i mesi, con un orario di lavoro che arriva a 18 ore al giorno "a ridosso della consegna".

    La rabbia e la lotta degli operai, delle operaie, dei giovani è esplosa subito in tante fabbriche di Dacca - non fermata certo dalla risposta del governo, complice di questa strage, che ha usato lacrimogeni e proiettili di gomma contro operai, parenti degli stessi morti nel crollo.
    "...da molte delle migliaia di fabbriche tessili a rischio che sono il cuore dell'economia del Bangladesh sono partiti cortei oceanici di operai: hanno sfilato davanti alla sede della Confederazione delle industrie tessili, ritenute le principali responsabili dei mancati controlli di sicurezza... la folla infuriata, con decine di feriti e assalti a colpi di bastone contro auto e camion che non rispettavano il giorno di lutto nazionale..." (La Repubblica).

    Ma non è una strage del "terzo mondo", per cui le coscienze democratiche dei paesi del "primo mondo" possono mettersi la coscienza a posto e "indignarsi".
    E' una programmata strage dei paesi più "avanzati" dell'occidente imperialista! Queste morti ricadono sulle spalle dei ricchi proprietari dei più grandi imperi industriali, degli Usa, dell'Europa, dell'Italia, tra cui Benetton! che, in una catena di appalti e subappalti per tagliare al massimo il costo del lavoro, in una nera catena di padroni e padroncini sciacalli assetati di avere le briciole dei profitti delle grandi Marche, arrivano nei paesi come il Bangladesh (2° esportatore al mondo di tessile).
    Profitti fatti spingendo le operaie, più di 3 milioni in tutto il Bangladesh su 4 milioni di lavoratori, a lavorare fino allo sfinimento, ad andare a lavorare anche se c'è un evidente pericolo per la loro sicurezza - "... il giorno prima del crollo sulle pareti del Plaza erano apparse crepe minacciose e il palazzinaro Rana (legato al partito di governo) si era fatto intervistare: "nessun pericolo". I manager avevano diffuso messaggi più discreti: "venite a lavorare, tutto a posto", aveva fatto sapere il capo di Sofura, aggiungendo una minaccia più grande di una crepa: "Altrimenti vi lasciamo a casa e vi scordate gli arretrati".... l'edificio (di 8 piani) era omologato per cinque piani (gli altri tre abusivi)...". (Corriere della Sera).
    I grandi capitalisti nostrani non si sporcano le mani! "Non spetta a noi occuparcene" hanno dichiarato la gran parte delle industrie mondiali. Loro lasciano fare agli schiavisti locali di rovinare, fino alla morte, vite giovanissime. A novembre scorso 112 operaie erano bruciate vive, producevano golf e calzoncini. Ai capitalisti interessano gli utili miliardari, puliti (oltre 20 miliardi di dollari di fatturato).

    E quegli abiti, sporchi di sudore e sangue, pagati a sotto centesimi in Bangladedsh, arrivano poi nelle nostre vetrine luccicanti, attraenti, spesso costosi.
    Finchè il capitalismo con la sua sete di profitti continua a sopravvivere è un inferno per i proletari - con le donne e i ragazzi più sfruttati, oppressi, violentati - per i popoli, per l'umanità!
    Per questo è vitale per i proletari, le donne, i popoli rovesciare il capitalismo con la rivoluzione proletaria.