sabato 22 marzo 2014

pc 22 marzo - DA RAVENNA A MILANO CONTINUA LA LEGITTIMAZIONE DEL FASCISMO DA PARTE DELLE ISTITUZIONI....

...A RAVENNA IL PD "DEMOCRATICO" NELLA FACCIATA MA FASCISTA DENTRO, NON VUOLE "CANCELLARE" LA STORIA - QUELLA DEL FASCISMO - MA CALPESTA LA RESISTENZA.....

Ravenna
Pd: “No a revoca cittadinanza a Mussolini. Non cancelliamo la storia”
A Firenze, Torino e presto a Bologna sarà ritirata l'onorificenza al Duce. Il Consiglio comunale invece della città della Romagna ha respinto con una netta maggioranza la proposta avanzata dal consigliere d'opposizione Alvaro Ancisi: "No alla damnatio memoriae"


Il Partito democratico vota perché Benito Mussolini resti cittadino onorario di Ravenna, così come ormai lo è da 91 anni. Il consiglio comunale ha respinto infatti con una netta maggioranza la proposta di revoca avanzata dal consigliere di opposizione Alvaro Ancisi (Lista per Ravenna). Hanno votato contro la revoca oltre al Pd, Forza Italia, Italia dei valori e perfino Sinistra ecologia e libertà. Il Movimento 5 Stelle non ha invece partecipato al voto. Il Pd che in altre città ha recentemente revocato la cittadinanza onoraria (Firenze, Torino e molto presto sarà il turno di Bologna, sempre su proposta del Pd), ha motivato così la sua decisione: “Nel diritto romano – ha spiegato in aula il consigliere comunale Andrea Tarroni – esisteva una condanna, la più cruda che si potesse attribuire a chi avesse amministrato la res publica, che si definiva damnatio memoriae. Comprendeva il fatto che ogni statua, monumento o documento che si richiamava al condannato dovesse venire distrutto. Per cancellarne la memoria. Parlando di Mussolini verrebbe la tentazione di applicare questa condanna. Ma la damnatio memoriae ha un difetto: oggi, di molti di quei personaggi che ne furono colpiti, non sappiamo nemmeno cosa avessero fatto per meritare quella punizione, abbiamo quasi sempre stralci o quadri parziali”. Insomma, se la cittadinanza venisse revocata oggi, 90 anni dopo, non avrebbe senso e rischierebbe di fare dimenticare le nefandezze del Ventennio fascista: “La storia invece è memoria e non può essere cancellata. Non va cancellata. La storia ha già giudicato Mussolini e il fascismo e riteniamo anzi che non si debba depennare una verità acclarata: nel 1923, nell’anno stesso in cui veniva ucciso Don Minzoni, quando il fascismo era quindi già prevaricante, ci si poté permettere con un atto arbitrario di attribuire la cittadinanza onoraria al capo del fascismo”. Mussolini fu insignito della cittadinanza onoraria della città nell’ottobre del 1923, nel primo anniversario della Marcia su Roma. Allora, poco prima del delitto Matteotti, in un periodo di espansione del suo potere, al novello Duce la metà dei Comuni italiani riservavano onori e trionfi. E così fece Ravenna. Il consigliere Ancisi ha illustrato la sua delibera spiegando perché ha deciso di chiedere la revoca: “La nostra proposta non è stata motivata da una sorta di revisionismo storico, ma su ragioni che erano inaccettabili anche nel contesto storico di allora: non solo la mancanza di legittimazione democratica, ma perché si intese, testualmente, nominare Mussolini cittadino onorario di Ravenna per celebrare il primo giorno anniversario della marcia su Roma: che niente c’entrava, allora come oggi, con Ravenna”. In un periodo in cui ancora non erano stati aboliti i consigli comunali, la cittadinanza al Capo del Governo non fu decretata infatti dall’assemblea dei consiglieri eletti, bensì dalla sola giunta comunale guidata dal sindaco Celso Calvetti. “Nello storico primo anniversario della marcia su Roma che segnò insuperabile confine ad un periodo di nefasto dissolvimento della vita politica economica e morale dell’Italia ed iniziò nuova era di romana grandezza che già si afferma infallibile e sicura pur tra gli ostacoli quotidiani di oscuri nemici interni e le pericolose invidie altrui – si legge nel documento di allora – non dimentica che del grande avvenimento primo artefice fu Benito Mussolini (…) vivamente acclamando la formata proposta del sindaco”, la giunta deliberò il conferimento.

.....MENTRE A MILANO LA GIUNTA PISAPIA SI PULISCE LA COSCIENZA FACENDO RIMUOVERE LA BANDIERA DELLA REPUBBLICA DI SALO' E IL CONSIGLIO DI ZONA LI "DENUNCERA'" SE FARANNO APOLOGIA DEL FASCISMO, MA NON LI VIETANO I RADUNI DI QUESTA FECCIA...

Milano 
raduno fascista al Monumentale. Il consiglio di Zona: "Li denunceremo"
Domenica al cimitero di Milano l'iniziativa dell'associazione di destra Memento sulla tomba del poeta futurista Marinetti. Un mese fa al Maggiore fu fatta rimuovere la bandiera della Repubblica di Salò
di FRANCO VANNI
Dopo il cimitero Maggiore, il Monumentale: l’associazione di destra Memento, che il mese scorso espose la bandiera della Rsi al campo 10 del cimitero di Musocco, per domani ha organizzato un presidio sulla tomba del poeta futurista Filippo Tommaso Marinetti. Ma l’arte c’entra poco: il volantino che convoca il picchetto — con tanto di aquila e fascio littorio — precisa che l’occasione da ricordare è «l’anniversario della fondazione dei fasci di combattimento a Milano in piazza Sepolcro».

Il 23 marzo 1919 Benito Mussolini tenne in piazza San Sepolcro il discorso agli ex combattenti in cui definì i valori del fascismo. «Renderemo omaggio ai martiri della rivoluzione fascista», si legge sul manifestino. Ma Simone Zambelli, presidente del consiglio di Zona 8, annuncia: «È una violazione alla legge Mancino, che vieta la propaganda fascista. Chiedo alla polizia locale di identificare chi prenderà parte alla manifestazione, di modo da poterli poi denunciare. Simili provocazioni sono insopportabili, tanto più che sono ripetute». Fu lo stesso Zambelli un mese fa a chiedere alla direzione del cimitero Maggiore di rimuovere la bandiera dell’Rsi. Proprio questa presa di posizione del Comune ha spinto le associazioni di nostalgici della Repubblica di Salò a unire gli sforzi in una «battaglia per l’onore dei vinti».
A firmare il volantino che convoca l’adunata di domani al Monumentale per le 15, oltre a Memento, sono l’Associazione nazionale arditi d’Italia e l’Unione nazionale combattenti della Rsi. Non si esclude che al picchetto possano prendere parte gli attivisti dell’associazione di estrema destra Lealtà Azione, vicina al mondo skinhead, che di recente ha aperto una sede in via Pareto, sempre in Zona 8. La preoccupazione che in quello spicchio di città si stia creando «un distretto ad alta presenza fascista», come denunciato dall’Anpi, trova concorde la Cgil. I vertici della Camera del Lavoro lunedì scorso hanno presentato un esposto al prefetto per denunciare le «violazioni delle leggi a tutela del bene giuridico più importante, vale a dire la nostra democrazia», con riferimento alle «frequenti e preoccupanti manifestazioni fasciste».

In particolare si chiede all’autorità di vigilare perché la manifestazione del prossimo 29 aprile in memoria di Sergio Ramelli (studente assassinato da estremisti di sinistra nel 1975) «non si trasformi in apologia del fascismo».
© Riproduzione riservata 22 marzo 2014

pc 22 marzo - LO STATO SPAGNOLO ENTRA DENTRO L'UNIVERSITA' PER REPRIMERE LA SOLIDARIETA' COI PRIGIONIERI BASCHI

Gasteiz: la polizia spagnola irrompe nel campus, 6 arresti e diversi feriti


Ieri nel campus Alava dell'università di Gasteiz si è svolta un'azione di solidarietà con gli studenti prigionieri baschi. Alcune decine di studenti hanno attraversato il campus con striscioni per chiedere che i loro compagni vengano rimessi in libertà e possano riprendere i corsi. Non appena il corteo si è fermato per realizzare un murales in sostegno ai prigionieri baschi, la polizia autonoma spagnola ha fatto irruzione nel campus e ha caricato selvaggiamente gli studenti e le studentesse, provocando diversi feriti.
Uno studente che stava uscendo dal campus è stato fermato dagli agenti senza alcun motivo, dunque i suoi compagni sono accorsi per chiederne l'immediato rilascio. In segno di protesta a quest'incursione illegale nel campus e alla violenza gratuita da parte della polizia autonoma, gli studenti e le studentesse si sono sedute a terra per impedire che il loro compagno fosse portato via dagli agenti. Poco tempo dopo davanti al campus si sono presentati altri mezzi della polizia tra cui anche una camionetta ed è seguita un'altra carica ancora più violenta e brutale. Diversi studenti e studentesse sono rimasti feriti in seguito a queste cariche, molti hanno riportato gravi ferite alla testa che hanno richiesto l'immediata medicazione. Non contenta di ciò, la polizia autonoma ha deciso di arrestare sei studenti, i quali prima di essere messi sulla camionetta sono stati scaraventati per terra con le mani ammanettate.
La grave irruzione nel campus e gli abusi commessi ieri da parte della polizia dimostrano ancora una volta come lo stato spagnolo tenti di soffocare qualsiasi forma di protesta e attaccare le rivendicazioni minime portate avanti da anni. Il popolo basco si è sempre dimostrato ben determinato a riportare i loro prigionieri a casa, le ultime manifestazioni che hanno invaso la città di Bilao parlano chiaro e sicuramente non saranno le continue violenze, gli innumerevoli arresti e intimidazioni a stroncare questa ferma volontà.


pc 22 marzo - SOTTO UN'ODIOSA CORTINA DI SILENZO CONTINUA IL GENOCIDIO DEL POPOLO PALESTINESE..

Attacco a Jenin, strage di palestinesi


Sono 4 i palestinesi uccisi dall'esercito israeliano nel corso di un'operazione notturna nel campo profughi di Jenin (Cisgiordania). Lo conferma lo stesso esercito, che afferma di aver ucciso un "ricercato" di Hamas, Hamza Abu al-Hija, figlio di un noto esponente locale di Hamas. Ne sono scaturiti scontri durante i quali i militari dicono di aver colpito altri tre terroristi. Altri quattordici palestinesi sono rimasti feriti, due sono in condizioni critiche.

pc 22 marzo - NOTAV - libertà per i compagni arrestati!

pc 22 marzo - in piazza contro Obama il 27 marzo a Roma


No War, No Muos, No Ttip. In piazza contro Obama

No War, No Muos, No Ttip. In piazza contro Obama
Il 27 marzo Obama sarà a Roma. Sit-in all’Ambasciata USA dalle ore 16
Contestiamo Barack Obama, come capo della guerra globale permanente,  in piena continuità con i suoi  predecessori, condivisa con l'Unione Europea e con il  braccio armato della  NATO. Una strategia  che porta  alla devastazione di popoli e Stati col pretesto dei “diritti umani”, portata avanti attraverso  l'intervento militare “umanitario”,  oppure contribuendo a scatenare  guerre civili all'interno di territori di cui ci si vuole appropriare per motivi geopolitici
Contestiamo Barack Obama per dire NO alla militarizzazione del territorio e alle servitù militari. Per dire NO, insieme alla lotta  NO MUOS, alla trasformazione della Sicilia in una portaerei statunitense.  Perché vogliamo  lo smantellamento di tutte le basi in territorio italiano e  la fine della partecipazione dell'Italia alle missioni militari.
Contestiamo Barack Obama, per i negoziati del Partenariato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti (TTIP)  che il governo degli Stati Uniti sta portando avanti con la Commissione Europea.  Negoziati che  sono parte di una  guerra economica e sociale, che vuole smantellare diritti sociali, del lavoro, dell'ambiente e della cittadinanza. Un accordo che tutela la  piena libertà di azione delle imprese multinazionali, sacrificando ambiente e beni comuni, servizi pubblici e salute, diritti e democrazia.
Contestiamo Barack Obama, per la pluridecennale detenzione di prigionieri politici nelle carceri Usa, a partire da Leonard Peltier, nativo americano detenuto da 38 anni, e Mumia Abu-Jamal, attivista nero detenuto da 32 anni.
No alla guerra globale!  No alle basi militari!  Stop TTIP!
27 marzo ore 16 sit-in all’Ambasciata Usa (Via Veneto)
Comitato No Muos – Roma; Coordinamento Regionale dei Comitati No Muos; rete No War - Roma; Confederazione COBAS; Rete della Conoscenza; Link Coordinamento Universitario; Unione degli Studenti; PRC; Attac  - Roma; Rete dei Comunisti – Roma; Communia; Re:Common; Rete romana per la solidarietà con il popolo palestinese; Un ponte per..; A Sud; U.S. Citizens for Peace & Justice – Rome; Comitato di solidarietà Leonard Peltier – Barcellona

pc 22 marzo - la protesta delle donne palestinesi contro l'odiosa dittatura militare egiziana


Gaza: la protesta delle donne contro l'assedio egiziano

Gaza: la protesta delle donne contro l'assedio egiziano
Le donne della Striscia di Gaza sono scese oggi per le strade della enclave palestinese assediata per protestare dopo 40 giorni ininterrotti di chiusura dei valichi di frontiera. Riunitesi davanti all’ambasciata egiziana a Gaza City, le manifestanti hanno esposto cartelli e striscioni in cui chiedevano la riapertura del passaggio di frontiera di Rafah, almeno per le emergenze umanitarie.
La chiusura del valico – sbarrato da ormai 41 giorni – è la drammatica conseguenza del braccio di ferro tra le nuove autorità egiziane al potere dopo il rovesciamento nel luglio scorso del presidente islamista Mohammed Morsi, esponente dei Fratelli Musulmani, e la dirigenza di Hamas che controlla la Striscia.
Le attiviste, che hanno eretto tende davanti all’ambasciata dove intendono instaurare un presidio permanente, chiedono inoltre l’intervento della comunità internazionale perché faccia pressione sul governo del Cairo.
Il comitato nazionale per la fine dell’assedio ha rivolto all’Egitto un appello perché “riconosca la sua responsabilità morale e legale nei confronti dei palestinesi assediati nella Striscia di Gaza”, osservando che le posizioni di un governo che non rispetta i diritti umani sono nulle e vuote”.
Dopo il colpo di stato con cui nel luglio scorso i militari egiziani hanno rovesciato Morsi, in Egitto e in particolare nella penisola del Sinai si sono moltiplicati attacchi e attentati ai danni delle forze dell’ordine. Le autorità del Cairo puntano il dito su Hamas – che al pari della Fratellanza è stata dichiarata ‘organizzazione terroristica’ – accusando il movimento islamista di fornire sostegno bellico e logistico ai gruppi armati infiltrati nel paese e responsabili degli attacchi.

venerdì 21 marzo 2014

pc 21 marzo - La Fiat continua ad applicare il suo "modello contrattuale" con il beneplacito dei sindacati di regime...

La scelta di riprendere il 1° aprile la trattativa sta bene ad indicare la presa in giro che stanno subendo gli 80 mila operai Fiat in attesa del contratto. Infatti, lo stesso giornalista del sole 24 ore è costretto ad ammettere che gli operai "si augurano non sia uno scherzo"! E invece ancora una volta la contrattazione tra le organizzazioni sindacali Cisl, Uil, Ugl, Fismic e Quadri e la Fiat è proprio uno scherzo dato che: primo, l'azienda non vuole dare niente perché dice che non ha soldi e Di Maulo, segretario della Fismic è in sostanza d'accordo, se è vero, come riporta appunto il sole 24 ore di oggi, che dice: "Siamo consapevoli … che l'azienda deve affrontare ingenti investimenti. Ma non ci si può occupare solo dei macchinari, dimenticandosi dei lavoratori". I soldi per gli investimenti, a miliardi, la Fiat/Chrysler se li fa dare o prestare dagli Stati o dalle banche e trova anche quelli per dare i milioni di stipendio a Marchionne, quindi è una "consapevolezza", quella di Di Maulo, solo a favore del padrone (come sempre!). La Fiat, come dimostra ogni giorno, non dimentica affatto i lavoratori, anzi, se ne ricorda tanto bene che li licenzia, li mette in cassa integrazione di ogni tipo, li addestra affinché lavorino ancora di più…

Secondo, la richiesta che hanno fatto i sindacati all'azienda è di 70 euro! Perfino il governo Renzi ha fatto una promessa più alta ai lavoratori che guadagnano meno di 1500 euro al mese!

Non solo, ma la Fiat continua imperterrita ad applicare il "suo" contratto a tutte le aziende che acquisisce come la Vm, disdettando gli accordi sull'integrativo e abbassando di fatto il salario di tutti gli operai!

***

Contratti. Il 1° aprile l'incontro

La Fiat disdetta l'integrativo Vm

Fiat e sindacati (senza la Fiom) hanno scelto il primo aprile per riprendere la trattativa sul contratto, ma gli 80 mila lavoratori del gruppo interessati all'accordo si augurano che non si tratti di uno scherzo. Soprattutto per quanto concerne gli aspetti economici.
La trattativa era stata sospesa il 5 febbraio, dopo che si era conclusa la discussione sugli aspetti meno problematici, legati agli aspetti normativi, agli orari. Con l'intesa, tra l'altro, su un miglioramento del welfare aziendale reso più efficiente. Ma il nodo, sin dall'inizio della trattativa, riguardava gli aspetti economici. La Fiat aveva chiarito subito che, vista la situazione complessiva, gli aumenti erano da escludere. Ma il sindacato ha insistito sul riconoscimento, in termini economici, dell'impegno dei lavoratori.
"Siamo consapevoli – spiega Roberto Di Maulo, segretario della Fismic – che l'azienda deve affrontare ingenti investimenti. Ma non ci si può occupare solo dei macchinari, dimenticandosi dei lavoratori". Tenendo però conto dell'inflazione ai minimi termini, dei soldi che entreranno in busta paga per la riduzione del cuneo fiscale, della ripresa che sarà modesta. La soluzione individuata dai sindacati prevede che, per quest'anno, non ci sono aumenti in paga base, ma solo legati all'incremento della produttività. Mentre dal prossimo anno si tornerebbe ad aumenti più"tradizionali". "Deve comunque essere chiaro – afferma Di Maulo – che on si può arrivare all'intesa senza qualche aumento retributivo".
Per il gruppo del Lingotto, però, si è aperto un nuovo fronte. A Cento (Ferrara) la Fiom ha proclamato per oggi due ore di sciopero nello stabilimento Vm dove poco meno di 1.200 lavoratori producono motori di alta gamma per Maserati, Chrysler, Jeep, ma anche per i taxi londinesi. "Riteniamo inaccettabile – spiegano alla Fiom – la comunicazione Fiat della disdetta del contratto nazionale e della contrattazione aziendale degli ultimi 43 anni. Viene cancellata una storia di relazioni sindacali e di progresso sociale ed economico". La Fiom accusa la Fiat di non rispettare le intese raggiunte il l7 maggio dello scorso anno in merito alle assunzioni ed alla contrattazione aziendale ferma dal 2008.
Ma al Lingotto – dove non si è apprezzato uno sciopero proclamato mentre sono in corso gli incontri tra azienda e sindacato – si limitano a ricordare che la Vm da un paio di mesi è passato sotto il completo controllo azionario della Fiat. E, di conseguenza, anche alla fabbrica di Cento si deve applicare il contratto valido nell'intero gruppo.

Il sole 24 ore

21/3/14

pc 21 marzo - GENOVA: ESPLODE LA RABBIA DEI LAVORATORI PIAGGIO AERO INDUSTRIES

Giovedì venti marzo a Genova è prevista l'apertura di un tavolo di confronto - presso la sede di Confindustria - tra i lavoratori della Piaggio Aero Industries ed i padroni della stessa società.
In concomitanza con questo evento, le Rappresentanze Sindacali Unitarie aziendali proclamano uno sciopero di due ore - che poi diventeranno otto - sotto il grattacielo ex Società Italiana Per l'esercizio telefonico, per protestare contro l'annunciato piano dei vertici dell'impresa: costoro avrebbero la pretesa di chiudere il sito di Sestri Ponente per trasferire l'intera produzione - anche quella di Finale Ligure - nel nuovo stabilimento di Villanova d'Albenga, con l'ovvio corollario di licenziamenti e trasferimenti a cento chilometri di distanza per i pochi fortunati che non saranno espulsi dall'azienda.
I partecipanti sono circa duecento, guardati a vista da un imponente schieramento di rappresentanti delle 'forze dell'ordine'; tutto si svolge nella massima tranquillità, salvo il momento in cui ad entrare nella sede dell'associazione padronale è una delegazione di lavoratori del savonese, che già nel 2008 firmarono un accordo che prevedeva la chiusura dello stabilimento finalese ed il suo trasferimento nella zona dell'aeroporto voluto dall'ex ministro degli Affari interni a sua insaputa, il forzitaliota Claudio Scajola: in quel momento si assiste a urla, spintoni, ed al lancio di un paio di uova che colpiscono il portone.
Intorno alle ore 15:00, dai partecipanti all'incontro giunge la notizia che la trattativa si è subito arenata: l'azienda ed i sindacati restano sulle loro posizioni, al momento non vi è possibilità di dialogo, ed il tavolo è stato rinviato a martedì primo aprile; la conseguenza logica è che i lavoratori sciolgono il presidio per ritornare in fabbrica a presidiarne i cancelli, nell'attesa di svolgere - l'indomani mattina - un'assemblea per decidere le modalità di continuazione della lotta.
Concludo rilanciando l'incredibile comunicato dei padroni che "condanna con estrema fermezza e massima intransigenza gli episodi di violenza, inciviltà e intolleranza che si sono registrati prima e al termine dell'incontro con le organizzazioni sindacali"; non si rendono conto, lorsignori,  che quanto accaduto è soltanto colpa loro: delocalizzano, licenziano, esternalizzano, per fare il massimo possibile dei profitti sulla pelle dei lavoratori, e poi si lamentano che la classe operaia reagisce scatenando il conflitto sociale, anche quello più aspro, che si può estrinsecare anche in forme di lotta magari illegali ma certamente legittime.
Genova, 21 marzo 2014

Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova


pc 21 marzo - ON LINE IL DOSSIER "LA SCINTILLA DELLO SCIOPERO DELLE DONNE"

E' ora possibile acquistare on line il dossier sullo sciopero delle donne
andando su blog: http://femminismorivoluzionario.blogspot.it/

E’ un dossier molto ricco, di 64 pagine, con foto, che dà un ampio quadro, completo e vivo dello “sciopero delle donne” tenutosi per la prima volta in Italia, dal nord, al centro al sud.

Il  Dossier riporta tutti gli avvenimenti, materiali, testi approfonditi, articoli, dibattiti, dati sullo sciopero, e altro, coprendo tutto il periodo dal 18 ottobre al dopo 25 novembre.

E’ organizzato fondamentalmente in quattro sezioni:

-Una prima sezione su tutta la grande, articolata campagna che ha preparato lo sciopero delle donne - con decine e decine di iniziative, interventi, un lavoro di rete nazionale, di dibattiti; una campagna che via via che si sviluppava sgomberava anche dubbi e perplessità;

- una seconda ampia sezione di dibattito, polemica teorica, lotta di posizioni - che è stata necessaria per la stessa riuscita dello “sciopero delle donne” - sia verso posizioni politiche e pratiche che contrastavano attivamente lo “sciopero delle donne”, sia verso altre che ne sottovalutavano e oscuravano l’importanza attuale e strategica per il movimento delle donne, nella battaglia di classe/di genere, rivoluzionaria;

- una terza sezione sulla entusiasmante realizzazione dello “sciopero delle donne”, con al centro le operaie, lavoratrici che dal nord al sud, in ogni città hanno preso loro in mano lo sciopero, e le tante manifestazioni che hanno accompagnato la giornata del 25 novembre, con la presenza viva delle studentesse in tante città;
alcuni dati eccezionali sull’adesione allo sciopero; l’esplosione anche internazionale della novità di rottura dello sciopero delle donne; ecc.

- infine, una quarta sezione che potremmo chiamare: della scintilla che deve rimanere accesa, estendersi e accendere un grande fuoco.

pc 21 marzo - A MILANO GLI INSEGNANTI PRECARI PROTESTANO ALLA SEDE PD

(il volantino) 

VENERDI 21 MARZO
PRESIDIO SOTTO LA SEDE DEL PD MILANO

I Governi cambiano e i ministri dell'Istruzione si susseguono, ma le politiche scolastiche continuano ad essere dettate da istanze incompatibili con il reale rilancio dell'istruzione pubblica: la "compressione della spesa pubblica" e la volontà di assimilare i processi di apprendimento alle dinamiche aziendali introducendo logiche “premiali”.
Il Pd, infatti, dopo un anno di governo di larghe intese, ha:
- confermato i tagli alla scuola dell'era Gelmini-Tremonti e la riforma Fornero sulle pensioni
- tagliato i salari dei precari attraverso la mancata monetizzazione delle ferie non godute
- ridotto il diritto allo studio dei disabili attraverso le direttive BES
- confermato l'imposizione dei discriminatori quiz INVALSI
- introdotto un'illegittima sperimentazione per ridurre di un anno la durata delle scuole superiori, senza alcuna motivazione didattica, esclusivamente per fare “cassa” tagliando sulle cattedre e quindi su migliaia di posti di lavoro dei docenti (circa il 20%) e sul diritto allo studio degli alunni.

In questi giorni Renzi ha scelto come nuovo ministro dell'istruzione la prof.ssa Giannini che si è già detta favorevole alla riduzione di un anno delle scuole superiori e dichiara di voler aumentare i finanziamenti alle scuole private ed eliminare il sistema degli scatti stipendiali, a favore di un sistema in cui gli istituti possano gestire e scegliere i docenti secondo un modello meritocratico-clientelare, simile a quello delle università. Per questo riteniamo che sia proprio il Partito Democratico e il nuovo governo targato Renzi/Giannini a essere attualmente la più grave minaccia per la scuola pubblica e statale italiana.
Per queste ragioni invitiamo tutte le componenti della scuola a partecipare a un
PRESIDIO SOTTO LA SEDE DEL PD
per protestare contro le politiche scolastiche del nuovo Governo Renzi/Giannini
21 MARZO ore 15,00
via Pergolesi 8 MILANO
sede metropolitana del Partito Democratico
PER CHIEDERE IL REALE FINANZIAMENTO DELLA SCUOLA STATALE  E  L'ASSUNZIONE DI TUTTI I PRECARI DELLA SCUOLA

VERSO LO SCIOPERO PRECARIO DELL’11 APRILE
Coordinamento Lavoratori della Scuola “3ottobre” - Milano 

giovedì 20 marzo 2014

pc 20 marzo- La Procura di Roma continua l'accanimento repressivo contro le occupazioni di case e degli spazi sociali

Le accuse della magistratura sono di associazione a delinquere, estorsione e commercio abusivo!


Da Centocelle ad Anagnina, mattina di sgomberi per tre occupazioni

A essersi svegliate con le forze dell'ordine alla porta sono gli stabili di via delle Acacie a Centocelle, l'ex scuola Hertz ad Anagnina e il centro sociale Angelo Mai.
Redazione19 marzo 2014

Giornata di sgomberi ieri a Roma. Secondo quanto scrivono i Movimenti per il diritto all'abitare si sono svegliate con le forze dell'ordine alle porte le occupazioni abitative di via delle Acacie 56 a Centocelle e l'ex scuola Hert in via Tuscolana 1113 nei pressi della metro Anagnina. Secondo quanto si apprende nei due stabili abitati vivevano circa settanta famiglie. Circa duecento persone tra cui oltre cinquanta bambini a Centocelle mentre un centinaio, tra cui una ventina di bambini, in via Tuscolana. Sempre questa mattina è stato posto sotto sequestro il centro sociale Angelo Mai in via delle Terme di Caracalla.

Il 'sequestro preventivo' è stato disposto dal Tribunale di Roma. Oltre agli sgomberi sono scattate anche 21 perquisizioni. Come informa la Questura di Roma i destinatari dei provvedimenti sono esponenti del “Comitato popolare di lotta per la casa”. L’attività di polizia giudiziaria si colloca nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla DIGOS e coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma.

Gli inquirenti parlano di "sodalizio dedito alla sistematica realizzazione di fattispecie criminose" come "invasione di edifici ed estorsioni, queste ultime in danno degli occupanti con riferimento al pagamento di somme di danaro pretese sine titulo". Se due delle occupazioni erano a scopo abitativo, l'Angelo Mai era stato "adibito abusivamente ad esercizio ricettivo”.

“Questa mattina all'alba le forze dell'ordine sono entrate nello stabile e hanno sfondato le porte” racconta una occupante. “Ora ci stanno facendo entrare accompagnati per recuperare alcuni dei nostri effetti personali ma questa sera non sappiamo nemmeno dove andare a dormire. Non bisogna dimenticarsi che qui vivono un centinaio di bambini. Ora attendiamo una soluzione dal municipio. Per noi non ci sono proprio alternative” ha continuato. “Io sono cassaintegrata da diversi mesi. Nello stabile vivono tanti nuclei familiari monoreddito. Che alternative abbiamo?”.



pc 20 marzo. Il movimento di Grillo è sempre più una fogna a cielo aperto infestata dai topi fascisti

 Il grillino-agente: «Ero al G8 e non rinuncio a candidarmi»

Carabinieri sulle scale di Forte S.Giuliano, a Genova nel luglio 2001
Dopo la denuncia di Popoff, il candidato sindaco a 5 stelle a Termoli conferma che era a Genova nel 2001 ma non che tornò schifato [Ercole Olmi]
Redazione
giovedì 20 marzo 2014





di Ercole Olmi

«La storia venuta fuori del G8, pubblicizzata da "antagonisti del Movimento 5 stelle", se possiamo chiamarli così, non è inventata. Io nel 2001 ero in missione con la Polizia penitenziaria a Forte San Giuliano, e non a Bolzaneto, e per tre giorni siamo stati circondati da 150mila pacifisti». Nelle parole di Nicola Di Michele, ispettore della polizia penitenziaria tutto il disprezzo per chi andò a Genova nel 2001 a manifestare per un altro mondo possibile e oggi lo contesta come candidato a sindaco di Termoli per conto del partito-azienda di dell'ex comico Grillo e dell'imprenditore Casaleggio. D'altra parte, la carriera politica di Di MIchele è iniziata nell'Udeur di Mastella, uno dei partiti più ostili all'idea che un'inchiesta parlamentare con tutti i crismi provasse a far luce sulla mole di violenze e abusi senza precedenti che tutti i corpi di polizia commisero a Genova in quel luglio.

Dopo la denuncia di Popoff, tuttavia, le prime dichiarazioni di Di Michele sono state per dire che non rinuncia a correre da aspirante sindaco. Di Michele non conferma - e il cronista forse non glielo ha chiesto - se davvero fu schifato da quello che vide a Genova nel 2001 ma vale la pena ricordare che Forte San Giuliano è il comando provinciale dei carabinieri e fu, con Bolzaneto, uno dei siti designati per far convergere le retate di manifestanti da smistare in prigioni lontane dalla città.

Anche Forte S.Giuliano era dunque un buco nero dove vennero portati i manifestanti a subire un trattamento simile a quello di Bolzaneto. Sulle scale della caserma vennero immortalati diversi carabinieri mascherati da black bloc. E lì dentro, a portare il saluto del governo all'Arma, passarono Fini, vicepremier e un deputato di An, Ascierto Filippo, ex carabiniere. Da Forte S.Giuliano partì probabilmente l'ordine illegittimo (come ha appurato la magistratura) di caricare il corteo di Via Tolemaide che scendeva, regolarmente autorizzato, verso la zona rossa. Ne scaturirono due ore di violenze culminate con l'omicidio da parte di un carabiniere di Carlo Giuliani. Nel Forte sostarono Placanica e gli altri cc coinvolti nell'omicidio di Piazza Alimonda, dopo l'omicidio, per almeno un'ora prima di recarsi al pronto soccorso. Come reagirà il corpaccione della rete grillina? Vincerà l'anima populista e reazionaria del movimento oppure ci sarà un sussulto di vago progressismo?

pc 20 marzo. Contro il piano casa del governo Renzi le lotte si estendono. Verso il 12 aprile intensifichiamo e unifichiamo le lotte proletarie

Movimenti in Prefettura contro il Piano Casa di Renzi: corteo da Bocca della Verità a Santi Apostoli


Roma – giovedì, 20 marzo 2014
Movimenti in Prefettura contro il Piano Casa di Renzi: corteo improvvisato, centro in tilt „
Prima l'occupazione in via Petroselli poi la manifestazione verso piazza Santi Apostoli: "È un decreto criminale, ne chiediamo il ritiro"
Movimenti in Prefettura contro il Piano Casa di Renzi: corteo improvvisato, centro in tilt
Prima l'occupazione degli uffici dell'anagrafe, poi il corteo verso piazza Santi Apostoli per un presidio sotto alla Prefettura. I movimenti per il diritto all'abitare scendono in piazza per protestare contro il Piano casa approvato mercoledì scorso dal Consiglio dei Ministri. In particolare, nel mirino della protesta all'interno di una giornata di mobilitazione nazionale indetta dalla rete 'Abitare nella crisi', l'articolo 5 che prevede la possibilità di staccare le utenze agli immobili occupati e vieta agli abitanti di ottenere la residenza.
Poco dopo mezzogiorno il blitz agli uffici dell'anagrafe in via Petroselli, nei pressi di piazza Bocca della Verità. Circa trenta attivisti sono entrati nella struttura. Dopo i circa trecento attivisti sono scesi in strada in corteo diretti verso la vicina Prefettura mandando il tilt il traffico del centro.
“A spinta, a spinta i diritti!" uno degli slogan della manifestazione che si muove dietro lo striscione 'Casa, reddito e dignità: 12 aprile assediamo il Governo Renzi'. I manifestanti chiedono un incontro con il prefetto. Ai manifestanti però è stato comunicato che il prefetto non è in sede. “Il mese prossimo assedieremo i palazzi del welfare, per dire che le risorse vanno distribuite in maniera equa” urlano al megafono.
Movimenti in Prefettura contro il Piano Casa di Renzi: corteo improvvisato, centro in tilt

"È un decreto criminale, ne chiediamo il ritiro, o comunque la cancellazione dell'articolo 5. Chiediamo un vero piano casa" urla un manifestante. Tra cori e slogan, i manifestanti denunciano gli sgomberi di ieri a Roma e il fatto che questa mattina "agli occupanti dello studentato Degage sono state staccate acqua e luce". Poi hanno aggiunto: "Controlliamo ogni occupazione, non c'è più da stare tranquilli ci trattano come criminali".
Prima di entrare in piazza Santi Apostoli, bloccata da numerosi blindati della polizia, per il presidio, gli attivisti sono rimasti a protestare per circa mezz'ora in via IV Novembre bloccando la circolazione. A piazza Venezia, invece, presidiano i carabinieri.
Intorno alle 17 una delegazione dei movimenti ha incontrato il capo di gabinetto del Prefetto. Un incontro durato meno di un'ora mentre fuori continuava a farsi sentire il presidio. “Dalla Prefettura hanno  riconosciuto che l'articolo 5 del piano Lupi non aiuta a non far diventare l'emergenza abitativa solo un problema di ordine pubblico" ha dichiarato Cristiano, attivista del Movimento uscendo dal palazzo. “Ma siamo davvero lontani da una soluzione. Si parla di andare avanti nella costruzione di un tavolo, ma la burocrazia ha tempi lunghi, quelli dell'emergenza sono molto diversi”. In seguito all'incontro il presidio si è sciolto.
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LA RABBIA IN PIAZZA...
Questa mattina quasi trecento persone hanno manifestato per il centro di Firenze la loro profonda rabbia e indignazione contro il Piano Casa del governo Renzi e in particolare contro l'articolo 5 dello stesso Piano Casa che prevede la xcancellazione del DIRITTO ALLA VITA per coloro che hanno Occupato giustamente gli stabili lasciati sfitti da decenni...
Una manifestazione RUMOROSA che ha sanzionato e consegnato un appello via via a tutti gli organi ISTITUZIONALI che ha attraversato in corteo.
Dapprima la PREFETTURA, poi L'ARCIVESCOVATO, quindi la Presidenza della REGIONE TOSCANA  e infine il Comune di Firenze.
Il corteo si è sciolto GARANTENDO una continuazione delle iniziative di lotta e di comunicazione contro il PIANO CASA e l'articolo 5.
SAREMO A ROMA IL 12 APRILE PER LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO L'AUSTERITA' E PER RIVENDICARE IL DITTO ALLA CASA
COSTRUIREMO UNA MANIFESTAZIONE A FIRENZE PER IL 17 MAGGIO PER CHIEDERE CASA E REDDITO PER TUTTI E TUTTE.
IL MOVIMENTO DI LOTTA PER LA CASA DI FIRENZE
Firenze 20-3-2014

MILANO:Finito l'incontro in prefettura Come in 10 città abbiamo ribadito che il va fermato!Questo È solo l'inizio

Il presidio continua! Una sola grande opera casa e reddito x tutti! 12 aprile tutti a roma!
Te dico fermati qui non si sgombera milano barrica e noi rimaniamo qua!
Basta sfratti basta sgomberi! Una delegazione di incontra il prefetto
Davanti alla prefettura di milano contro Renzi e le sue leggi anticostituzionali

BOLOGNA: ribalta il piano casa del governo Renzi. Siamo appena arrivati in piazza verdi liberata!
E dalla prefettura andiamo nel centro di al grido CASA REDDITO DIGNITÀ!

TORINO: inizia il presidio sotto la prefettura contro il del governo renzi! ribaltiamo il piano casa!
qui non si sgombera!tanti occupanti in piazza che ribadiscono che qui la paura non è di casa!  anche a in piazza con movimenti x abitare e occupanti di case: 

pc 20 marzo - [Sant'Antimo - Na] Lo sciopero dei lavoratori bengalesi


Sant’Antimo, lo sciopero dei bengalesi

(da napolimonitor) «Scusate, una domanda. Voi venite ad aiutare a queste persone, va bene. Però, volevo dire, a noi lavoratori italiani, perché non ci tutela nessuno?». L’attivista dell’associazione antirazzista risponde con un piglio di esasperazione. È una domanda che gli è stata posta innumerevoli volte, spesso l’unica che viene fatta ai manifestanti che denunciano lo sfruttamento dei lavoratori immigrati. La risposta infatti è secca: «Non siamo qui per tutelare nessuno, stiamo dando sostegno a una lotta che i fratelli bengalesi hanno cominciato da soli. Se gli italiani si unissero con loro a fronteggiare problematiche comuni, forse le divisioni smetterebbero di indebolirci».
La forza lavoro delle imprese tessili di Sant’Antimo è costituita da cittadini del Bangladesh, spesso gli stessi che qualche anno prima lavoravano in quelle fabbriche tessili del subcontinente indiano, aziende da cui ci giungono voci di un quotidiano sfruttamento del lavoro e dove il mancato rispetto delle più elementari misure di sicurezza si è tradotto più volte in tragedia. La situazione, alle porte di Napoli, cambia poco. Un lavoratore, in queste imprese regolarmente registrate, a Sant’Antimo così come in altri comuni della provincia, cuce dalle dieci alle quattordici ore al giorno, sette giorni a settimana. La paga va dai tre ai quattro euro all’ora e alla fine del mese, spesso, in modo perlopiù arbitrario, lo stipendio non viene pagato interamente. In media, uno di questi lavoratori riceve tre-quattrocento euro mensili.

Domenica le persone scese in piazza per un’assemblea hanno dovuto scioperare per essere presenti. Le proteste hanno avuto inizio individualmente, dopo che a un gruppo di lavoratori sono stati sequestrati i documenti d’identità dai gestori delle aziende, e dopo un anno di stipendio non percepito. I gestori, essi stessi di nazionalità Bangla, hanno fatto muro contro muro, ignorando le rimostranze dei lavoratori. Questi ultimi, da due settimane circa, hanno cominciato a coordinarsi con l’associazione 3 febbraio, che è già stata presente durante un’altra protesta, quando a via Sambuci, sempre a Sant’Antimo, nel 2010 fu prima tagliata l’acqua e poi data un’ordinanza di sfratto a settanta immigrati presenti in un grande casolare nel centro della città. Pochi giorni fa, alla prima assemblea tenutasi per contare le forze e organizzare questa nuova protesta, erano presenti un centinaio di lavoratori. I caporali hanno perso il sangue freddo e hanno provato a riprendere il coltello dalla parte del manico, cercando di trattare la restituzione degli stipendi con i singoli lavoratori. Halemul (utilizzo qui un nome di comodo) è stato invitato a casa di uno dei caporali per la restituzione degli arretrati, ma al suo arrivo è stato picchiato da cinque persone. Anche uno degli organizzatori bengalesi ha comunicato ieri di aver ricevuto delle minacce.

L’isolamento nel quale vivono le diverse comunità straniere della zona aumenta la pressione alla quale vengono sottoposti gli scioperanti. Ciò nonostante, nella piazza centrale del paese si raggruppano intorno ai cinquanta bengalesi, più una decina di migranti del Burkina Faso e della Costa d’Avorio. L’assemblea viene fatta all’aperto perché la sede in cui era inizialmente prevista è stata occupata da un altro gruppo di bengalesi, che fa capo invece ai caporali e cerca di screditare la protesta. Si decide per un corteo che attraversi Sant’Antimo il 23 marzo.

L’associazione che segue la vicenda sta provvedendo a effettuare una vertenza di mora per i pagamenti arretrati, ma secondo l’avvocato che se ne sta occupando ci sarebbero anche gli estremi di una denuncia per schiavismo. Le aziende, come già detto, sono regolarmente registrate, le prove facilmente individuabili, ma nessun controllo è stato applicato, ciò che manifesta una massiccia dose di indifferenza o, ancora peggio, di connivenza. È difficile immaginare che questo tipo di dinamiche non si applichino a un tessuto criminale ben più ampio, dato anche il fatto che, come sempre accade, a una condizione di sfruttamento dei lavoratori corrisponde un considerevole giro d’affari. (umberto piscopo)

pc 20 marzo - GUIDI, un ministro per le delocalizzazioni


clash city workers
  

ShareDelle volte può capitare che durante la consueta ricerca quotidiana di notizie sul sito di uno dei giornali italiani più acquistati e “cliccati” ci si imbatta in un video interessante, uno di quelli che nella loro frammentarietà riescono a trasmettere una realtà vera. Per noi che questa realtà la cerchiamo quotidianamente, gironzolando tra i mille luoghi della produzione di merci, e tra le mille lotte che qui s’accendono e si spengono come fiammiferi, è una sorpresa ritrovare la stessa realtà sui media main-stream. I media si muovono sulla superficie, danno notizie sul mondo, ma si tratta di frammenti, echi, riflessi di un qualcosa che c’è sotto e che rimane nascosto, celato. Cade un dittatore in Tunisia, un’autobomba esplode in Egitto, un ferroviere muore schiacciato da un vagone, Renzi è presidente del Consiglio; l’industria dei quotidiani è sorprendentemente veloce a soddisfare ed alimentare la nostra impazienza di consumo, mentre si guarda bene dal disvelare una risposta vera alle domande importanti: “cosa tiene insieme questi eventi? Cosa li lega? E cosa c’entra tutto questo con noi?”.
Levi-Strauss, un grande scienziato e letterato francese, diceva che l’inchiesta operaia è un lavoro da geologi: si tratta di sospettare dell’immagine che un terreno ci offre a prima vista, scavare e andare a fondo, per trovare i traumi e le fratture che realmente caratterizzano il suolo. Raramente capita che esse affiorino in superficie in tutta la loro evidenza: solo i terremoti, che stanno alla terra come e rivoluzioni stanno all’uomo, hanno di queste  proprietà. Eppure nel nostro spasmodico scavare ci si accorge ogni tanto, con occhio allenato, che la forma del mondo è venuta in superficie, lasciandovi una fessurina, piccola, ma nitida. Così, tornando agli affari degli uomini, abbiamo trovato sul sito di Repubblica un piccolo reportage sulle fabbriche che il Ministro allo Sviluppo Economico del Governo Renzi, Federica Guidi, possiede tra Italia, Croazia, India, Romania e Argentina. Abbiamo fatto girare il video per posta elettronica finché, tra i vari commenti, è venuto fuori  che il nostro amico e compagno Giuseppe Antonio Di Marco, un filosofo italiano, si era interessato alla faccenda. Il suo commento, sintetico ma efficace, ci è piaciuto, ed è per questo che abbiamo deciso di pubblicarlo insieme all’intervista alla Ministra Guidi, perché “si impara più dai nemici che dai propri vicini”.


di Giuseppe Di Marco
Vanno fatti i complimenti prima di tutto agli autori di questo video, poi alla ministra Guidi: in poche parole e gesti, ella domina perfettamente il nucleo centrale del pensiero di Marx e di Engels e di Lenin probabilmente senza averli mai letti. E non può essere diversamente, dato il suo mestiere di capitalista industriale e di ministra dello Stato borghese al tempo stesso, le cui distinzioni e connessioni dialettiche così bene ella esprime nelle poche parole con cui magistralmente liquida il giornalista che la incalza nella parte finale del video. In quella risposta c’è tutta la Questione Ebraica e tutti i Grundrisse.

Questo è un caso tipico di come si impara più dai propri nemici che dai vicini. Quindi dalla conoscenza che i nostri nemici hanno di noi, ricaviamo indicazioni per meglio fare la guerra contro di loro. E da questo video, l’indicazione di combattimento – che viene molto più rapidamente ed efficacemente di quanto possono servirci ore e ore di studio sui libri, fosse pure tutta la MEGA2 e tutti gli inediti di Lenin - è: la costruzione dell'unione e organizzazione delle lotte dei proletari occupati e disoccupati (il video mostra come ormai si passi con grande facilità dall’una all’altra condizione da un minuto all’altro e perciò si è sempre e comunque proletari) dell'Italia (i pochi rimasti), della Croazia, dell'India, della Romania e dell'Argentina, cioè dei posti dove la Ducati è stata delocalizzata; da questa cooperazione parte il movimento della riappropriazione del capitale fisso ad alto contenuto tecnologico, che è rimasto a Borgo Panigale, attraverso la rottura dell'alleanza imperialistica tra tecnici, operai qualificati (aristocrazie operaie) e padroni, unione i cui uffici sono a anche ovviamente Borgo Panigale insieme alla quota parte di general intellect.

In questo piccolissimo frammentino di società capitalistica che è la Ducati, ben si coglie il movimento di un’intera società e del suo processo di rivoluzionamento. Perciò il movimento sopra descritto di questo piccolo frammentino su cui “mette la faccia” una che è al tempo stesso capitalista industriale e ministra di tutta la sua classe, va generalizzato a tutte le situazioni produttive. E se ne deduce, a mio parere in modo stringente, che non si può parlare né di un terreno europeo delle lotte né di una unione di paesi poniamo mediterranei, o di qualche altro spazio di paesi “poveri”, ma solo di un’unione che passa per l’intero pianeta (quindi ora tra Italia, India, Romania, Croazia e Argentina, ora tra lotte in altri paesi dal polo nord a quello sud. Quindi, l’unica unione politica che bisogna imparare a praticare e a conoscere, è l'internazionale proletaria. Le altre Unioni, che non a caso sono unioni di Stati più o meno integrati, che ora fanno la pace ora la guerra, sono solo le unioni della borghesia imperialistica.


pc 20 marzo - tutti a fianco della RIMINI ANTIFASCISTA! sabato 22 corteo : fuori i fascisti dalla città!

altDopo l'aggressione fascista subita da due compagni nella notte dell'8 marzo, gli/le antifascisti/e di Rimini hanno indetto una giornata di mobilitazione per questo sabato, con un corteo antifascista che attraversi le strade della città. Di seguito l'appello lanciato da "Rimini Antifascista":
Le strade sono nostre, ce le riprenderemo con la lotta! Costruiamo un grande corteo antifascista per sabato 22 marzo 2014 a Rimini.
Nella notte fra sabato 8 e domenica 9 marzo all’esterno di un locale di Bellaria-Igea Marina due giovani antifascisti riminesi sono stati accoltellati da un gruppo di neofascisti di cui alcuni ex militanti di Forza Nuova solo recentemente fuoriusciti dall'organizzazione.
Le ferite riportate, in particolar modo da uno dei due giovani antifascisti, sono molto gravi ed hanno comportato diversi interventi chirurgici. Uno dei compagni si trova tutt'ora in ospedale. I fendenti, ripetuti e diretti verso zone vitali, sono stati inferti con il chiaro intento di uccidere.
Si tratta, pertanto, di un episodio gravissimo che si inserisce in un contesto territoriale che negli ultimi anni ha visto un'attività di gruppi neofascisti fatta di aggressioni e violenze ai danni di migranti, compagni e compagne, spazi sociali, associazioni antirazziste e contro l’omofobia. Si può dire che questo periodo di tempo corrisponda a quello della presenza di Forza Nuova nella nostra città.
Questi gruppi, attivi nel territorio fra la provincia di Rimini e Pesaro, hanno sempre agito nel disinteresse di istituzioni e partiti di governo locali (tutti centrosinistri e presenti il 25 aprile per deporre corone d'alloro ai partigiani caduti...) quando non addirittura legittimati da quella retorica legalitaria e quindi reazionaria che in più di un'occasione ha puntato il dito contro chi agisce ritenendo che l'antifascismo non e' solo memoria storica bensì una pratica di lotta quotidiana.
L'episodio non può essere liquidato - come fatto dall'imbavagliata stampa locale - come una rissa fra bande ne tantomeno come uno scontro fra opposti estremismi. Riteniamo che chi dice certe nefandezze abbia una doppia responsabilità: quella di avvallare l'infamia dei neofascisti e quella di screditare i valori di giustizia sociale e libertà riassunti nell'antifascismo militante dei nostri compagni.
Questo e' per noi inaccettabile e riteniamo sia fondamentale che tutte le persone che credono nel bisogno di un mondo più giusto, senza lo sfruttamento e l’oppressione del capitale e dei dispositivi posti in sua difesa, come i fascisti, non li vogliano più veder scorrazzare  impunemente in giro per la città e la regione.
L'antifascismo dev'essere una pratica quotidiana rivoluzionaria e diffusa, e non può ricadere sulle spalle di pochi e poche coraggios*. Tutti dobbiamo dare qualcosa affinché qualcuno non sia costretto a dare tutto...
Le nostre vite sono insicure perché non c’è lavoro e quando c'è è spesso avvilente, che ci mortifica e deruba come gli affitti che costano troppo, il costante ricatto della precarietà e del denaro... Le nostre vite sono insicure non certo per colpa di chi tutto questo quotidianamente lo subisce, come tentano di raccontare fascisti e padroni. Lo sono piuttosto perché in un luogo qualsiasi un “diverso” può rischiare la vita se incontra una divisa o una camicia nera, per il semplice fatto di essere considerato migrante, omosessuale, antifascista, ribelle...
Ecco, ad esempio, a cosa hanno portato gli allenamenti “con l'uso del coltello e del bastone“ che poco tempo fa proponeva pubblicamente proprio Forza Nuova Rimini.
La storia ci ha già dato tutti gli strumenti per capire che idee e gruppi come questi sono tanto stupidi quanto pericolosi e, in Italia come altrove, fanno gli interessi del capitalismo che quella stessa crisi ha creato, fomentando una guerra tra poveri.
Abbiamo bisogno di costruire il nostro futuro attraverso la solidarietà tra tanti e diversi, perché è la mercificazione che il capitalismo impone alla vita tutta ciò da cui abbiamo bisogno di liberarci.
Ma non ci rassegniamo certamente davanti a questi vili attacchi: sappiamo infatti che con le nostre lotte saranno proprio fascisti e padroni ad avere paura. Per queste ragioni ci rivolgiamo a tutti e tutte, alle realtà sensibili, collettivi e singoli, ai migranti, alle lavoratrici, ai precari, ai disoccupati, ai compagni e alle compagne senza confini geografici, per lanciare una mobilitazione massiccia nella giornata di sabato 22 marzo che abbia la forza di essere potente, gioiosa, autonoma e solidale.
In vista del corteo, giovedì 20 marzo alle ore 21 presso Casa Pomposa, è prevista un’assemblea pubblica aperta a tutt* le/gli Antifascist*
Dal basso dove nascono le lotte ancora fischia il vento...
Contro la crisi e il neofascismo, con determinazione e solidarietà ci riprendiamo la città!

RIMINI ANTIFASCISTA

pc 20 marzo - la gioventù palestinese esplode contro il regime sionista


  • Nena News
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Gerusalemme. Scontri sulla spianata delle moschee. La Palestina ribolle Centinaia di giovani palestinesi hanno protestato oggi, scandendo slogan e con lanci di sassi, contro la “visita” sulla Spianata delle moschee di Gerusalemme di Moshe Feiglin, un deputato del partito Likud ed esponente della destra israeliana più radicale. Due dimostranti sono stati arrestati e Feiglin è stato costretto a lasciare la spianata che ospita la Cupola della Roccia e la moschea di al-Aqsa.
La destra più religiosa e nazionalista ha ripreso con forza la sua campagna per imporre la piena sovranità israeliana sul sito considerato dai musulmani il terzo luogo santo dell’Islam dopo Mecca e Medina e dagli ebrei il luogo dove sorgeva il Tempio. Feiglin in particolare ha presentato a febbraio un disegno di legge alla Knesset per togliere al Waqf, l’ente che amministra e tutela i beni religiosi islamici, il controllo della spianata. Una legge che ha suscitato forti reazioni in Giordania, paese che svolge una funzione di tutela della Cupola della Roccia e della moschea di al Aqsa.
  Intanto Israele ha autorizzato la costruzione di 186 nuovi alloggi per coloni: 40 a Pisgat Zeev e 146 ad Har Homa,  nel settore Est (palestinese) di Gerusalemme. Secondo Hahan Ashrawi, del Comitato esecutivo dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) «l’annuncio della costruzione di nuove case per i coloni e l’uccisione di civili palestinesi, indicano che Israele sta facendo il possibile per distruggere i negoziati e per provocare violenze ed estremismo in tutta la regione».
Ashrawi si è riferita in particolare all’uccisione ieri mattina, da parte dell’esercito israeliano, di un ragazzo palestinese di 15 anni Yousef Nayif Abu Akar nel villaggio di Al Ramadin, a sud di Hebron. Secondo le autorità israeliane Abu Akar si era avvicinato con altri ragazzi al Muro in Cisgiordania, allo scopo di danneggiarlo. I palestinesi smentiscono questa versione a sostengono che il ragazzo intendeva raccogliere erbe aromatiche da portare a casa o da vendere. Nena News

pc 20 marzo - il blog internazionalista in lingua originale permette di seguire le lotte antimperialiste, le guerre popolari, la costruzione e l'azione dei partiti comunisti marxisti-leninisti-maoisti nel mondo