"Mafia capitale", la pista siciliana. A Mineo il regista del business migranti
 
 
Il "sistema Odevaine" si esporta in Sicilia, e precisamente al Cara di Mineo. Il "sistema" di gestione dei migranti e dei ricchi flussi di denaro che arrivano dallo Stato per l'accoglienza, un capitolo importante della megaindagine "Mafia capitale" che ha portato a 37 arresti e 100 indagati, tra neofascisti, ex amministratori e dirigenti del Comune di Roma, aveva il suo cuore pulsante nell'Isola. Questo sostengono i magistrati nell'ordinanza di custodia cautelare che ha portato all'arresto di Luca Odevaine: fino a ieri consulente e dipendente del consorzio gestore del Centro di accoglienza dei richiedenti asilo a Mineo, era riuscito a tessere una tela che gli consentiva di vantare un ruolo privilegiato al tavolo di coordinamento nazionale sull'immigrazione.  Odevaine, secondo i magistrati, era a libro paga di Massimo Carminati, il capo della "cupola nera", perché capace di indirizzare l'assegnazione dei migranti dal Cara di Mineo in altri centri di accoglienza di imprenditori "amici".

"Luca Odevaine  -  scrivono i pm romani  -  senza ambiguità, proprio in forza di quel ruolo che artatamente era riuscito a custodire, confidava al commercialista (Salvatore Buzzi, riferimento di Carminati, ndr) la sua capacità di orientare i flussi dei migranti transitanti per Mineo, verso centri di accoglienza vettori di suoi privati interessi ". E allegano alcune intercettazioni di Odevaine: "... cioè chiaramente stando a questo tavolo nazionale  -  diceva  -  e avendo questa relazione continua con il ministero... sono in grado un po' di orientare i flussi che arrivano da giù, anche perché spesso passano per Mineo".

I magistrati rilevano anche il conflitto d'interessi di Odevaine, allo stesso tempo nel tavolo di coordinamento nazionale ed "esperto del presidente del cda per il consorzio "Terra d'accoglienza", l'ente che soprintende alla gestione del Cara di Mineo".


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Ma come arriva Odevaine a Mineo? Chi lo nomina nella struttura nazionale? I magistrati lo indicano nel tavolo di coordinamento nazionale in quota Upi (Unione Province italiane), nel 2011 guidata da Giuseppe Castiglione, che però mette le mani avanti: "In piena emergenza l'allora ministro Maroni mi chiese di dare una mano d'aiuto e quando andai a Roma al tavolo trovai già Odevaine, che era capo della polizia provinciale  -  dice Castiglione, oggi sottosegretario Ncd all'Agricoltura  -  poi lo confermai nel tavolo di coordinamento nazionale. Odevaine era un esperto nel settore ed era stato capo di gabinetto del sindaco di Roma Walter Veltroni".

Odevaine diventa inoltre consulente del "soggetto attuatore per l'emergenza", cioè dello stesso Castiglione: carica che avrà almeno fino al 2013, anno nel quale soggetto attuatore non sarà più Castiglione ma il consorzio "Terra d'accoglienza", composto dai Comuni del comprensorio. A guidare il consorzio per un periodo è lo stesso Castiglione, che passa poi il timone al sindaco di Mineo, Anna Aloisi, anche lei Ncd. Dalla Aloisi Odevaine riceve altri incarichi di consulenza, vincendo anche la selezione per un contratto part time nel consorzio.
Odevaine viene indicato pure fra i tre componenti della commissione che aggiudica, nel luglio scorso, la gara dei servizi del Cara di Mineo: un appalto da 97 milioni di euro che vede arrivare una sola offerta "valida" con un ribasso di appena l'uno per cento. A vincere è il consorzio

Casa della solidarietà, dietro il quale ci sono gli stessi soggetti che già dal 2011 gestiscono i servizi del Cara: tra gli altri la Sisifo, che a Palermo ha sede negli uffici di Legacoop, la Cascina Global Service vicina a Comunione e liberazione, e la Pizzarotti, azienda di Parma proprietaria degli immobili del Cara di Mineo. Insomma, Odevaine aveva un ruolo chiave a Roma ma soprattutto a Mineo.