sabato 15 novembre 2014

pc 15 novembre - In Messico non si ferma la mobilitazione e l'azione popolare contro il governo genocida

Messico, incendiate le sedi dei partiti e dei parlamenti locali

Ancora proteste e mobilitazioni in Messico, dove la notizia diffusa alcuni giorni fa dalle autorità secondo la quale i 43 studenti di Ayotzinapa sarebbero stati uccisi e bruciati dal cartello Guerreros Unidos insieme ad agenti della polizia locale ha scatenato una nuova ondata di indignazione in tutto il paese.

Ad essere presi di mira nelle ultime ore sono stati soprattutto i luoghi simbolo del Governo e dei maggiori partiti del paese, a sottolineare la responsabilità di tutte le istituzioni nella mancata trasparenza che ha caratterizzato l'intera vicenda dei “normalistas” scomparsi.
A rifiutare una lettura semplicistica degli avvenimenti, sono stati per primi i parenti e i compagni dei 43 di Ayotzinapa, che da subito hanno evidenziato come la responsabilità delle istituzioni locali sia legata a doppio filo con le rappresentanze nazionali di tutti i partiti, compreso il PRI (Partido Revolucionario Institucional) dell'attuale presidente Enrique Peña Nieto. Proprio questo pomeriggio, infatti, alcuni manifestanti hanno assalito proprio la sede del PRI a Morelia, il cui aeroporto era invece stato bloccato per alcune ore nel pomeriggio di ieri dai normalistas del Michoacán, scesi in piazza per richiedere la comparizione in vita dei loro compagni scomparsi.
La mattina di martedì 11 inoltre, sempre a Morelia, studenti e insegnanti delle Scuole Normali hanno dato fuoco alla segreteria delle finanze dello Stato del Michoacán per poi preoseguire in corteo sanzionando le sedi del PAN (partito nazionalista e conservatore), della Nuova Alleanza, del PRD (di centro-sinistra, è il partito del sindaco di Iguala, mandante politico dei fatti di Ayotzinapa), del Ministero delle Finanze e del palazzo del Governo. E' notizia delle ultime ore, invece, che circa 500 fra insegnanti e studenti del sindacati CETEG hanno preso d'assalto e dato alle fiamme il Parlamento dello stato messicano di Guerrero, a Chilpancingo. I manifestanti hanno attaccato l'edificio entrando dalle finestre, e una volta all'interno hanno distrutto gli uffici dei deputati mentre all'esterno venivano incendiate sei automobili e sui muri comparivano le scritte "Morte ai partiti politici”, “Topi di fogna”, “APG” (Assemblea Popolare del Guerrero) e “CETEG". Ad essere presi d'assalto, poi, sono stati il ministero regionale dell'educazione e l'ufficio del governatore.

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