mercoledì 8 ottobre 2014

pc 8 ottobre - PER CAPIRE AUTONOMAMENTE LE VICENDE INTERNAZIONALI, PARTIAMO DALL'IMPERIALISMO

Le vicende internazionali, dalla Palestina, all'Iraq, alla Siria, all'Ucraina, sono sempre più nelle prime pagine dei giornali, dei telegiornali, delle varie trasmissioni televisive. Ma questi mass media nascondono la vera causa dei conflitti, delle guerre in queste zone. l'imperialismo; e danno un immagine totalmente falsa e distorta del ruolo dell'Occidente, dell'imperialismo Usa e degli Stati europei.

Il sindacato Cgil, Fiom è da decenni che ne ha smesso di parlare in termini di classe, rompendo o impedendo un legame tra proletari dei paesi imperialisti e proletari e masse popolari dei paesi oppressi dall'imperialismo, fino ad alimentare spesso un sentimento nazionalista tra settori di lavoratori.
Per i giovani, poi, la scuola sembra che stia su un altro mondo...
 semplicemente non se ne parla.

Per i lavoratori, per i giovani è invece necessario capire realmente il perchè e quali sono le vere cause delle gravi vicende internazionali, p
er avere una visione indipendente e una valutazione critica autonoma. 
Ma anche perchè conoscere con profondità per i proletari e le masse significa soprattutto avere strumenti per lottare, per cambiare la situazione. 

Per questo diventa ancora più importante oggi comprendere:
Cosa è l'imperialismo?
Quali sono le sue caratteristiche fondamentali?
Quali contraddizioni sono alla base di esso?
Qual'è la contraddizione principale nel mondo d'oggi?

APPUNTI DA "L'IMPERIALISMO" DI LENIN E DA "PRINCIPI DEL LENINISMO" DI STALIN (dal gruppo di studio del Circolo proletari comunisti di Taranto). 

L'imperialismo è la fase suprema del capitalismo. E' lo stadio monopolistico del capitalismo. Si presenta in una avanzata fase dello sviluppo del capitalismo, quando i monopoli sostituiscono la libera concorrenza. 
I caratteri che contraddistinguono l'imperialismo sono:

a) la concentrazione del capitale a un grado talmente alto da determinare la prevalenza dei monopoli.
La storia dei monopoli ha tre tappe fondamentali: 1860-1870: apogeo della libera concorrenza, i monopoli sono solo in embrione; dopo la crisi del 1873 si sviluppano i "cartelli", ma con carattere di eccezione; dopo la crisi del 1900-1903 i "cartelli" diventano la base di tutta la vita economica: é nato l'imperialismo.
b) la fusione tra capitale industriale e bancario che danno vita al capitale finanziario e ad una oligarchia finanziaria.
Originariamente le banche avevano la funzione di fungere da intermediari nei pagamenti, trasformavano il capitale inattivo in capitale attivo. Ma anche le banche si sono sviluppate, spesso concentrandosi in gruppi monopolistici, al punto da determinarsi (tramite la concessione o no di crediti o le partecipazioni ai consigli di amministrazione) una dipendenza vera e propria del capitalista industriale dalla banca. Il capitalismo ha la proprietà di staccare il possesso del capitale dall'impiego del medesimo nella produzione; l'imperialismo, l'egemonia del capitale finanziario, porta questa separazione a dimensioni enormi; esso determina il predominio dell'oligarchia finanziaria
c) il progressivo aumento dell'importanza dell'esportazioni del capitale rispetto all'esportazione delle merci.
Il fatto che con lo sviluppo capitalistico si sia determinato nei paesi più avanzati un'enorme eccedenza di capitale portagli industriali a portare all'estero i capitali, per averne maggiori profitti. La necessità di esportare i capitali è determinata dal fatto che il capitalismo "più che maturo" non può più investire in modo redditizio in nessun campo. L'esportazioni di capitali favorisce poi l'esportazione di merci. 
d) la spartizione del mondo tra i complessi capitalistici. 
I "cartelli" dopo essersi spartiti il mercato interno si spartiscono quello esterno, il mercato mondiale attraverso le sfere di influenza, le relazioni estere o coloniali, si procede verso un novo gradino, verso la creazione di cartelli mondiali. C'è in questa fase un intreccio tra monopoli statali e privati.
e) la spartizione del mondo tra le grandi potenze.
Tra la fine del 19° secolo e l'inizio del 20° la spartizione del mondo era ormai totale. L'assoggettamento al capitale finanziario comporta anche la perdita dell'indipendenza politica. Il possesso coloniale assicura completamente i monopoli contro ogni possibilità nella lotta contro gli avversari. L'imperialismo esporta anche la propria struttura extra-economica, dando vita a nuove forme di governo, di dominazione: dalle dominazioni aperte, ai paesi formalmente indipendenti dal punto di vista politico. 

Ma l'imperialismo spinge le contraddizioni del capitalismo fino al limite e estremo e in questo pone le basi per la rivoluzione.
3 sono le contraddizioni più importanti: 

La prima è quella che esiste tra il lavoro e il capitale. Questa è la contraddizione fondamentale di base. Nella lotta contro l'onnipotenza dei trust, dei consorzi monopolistici, delle banche e dell'oligarchia finanziaria, i mezzi di lotta abituali della classe operaia si sono rivelati del tutto insufficienti; così l'imperialismo pone il problema alle grandi masse del proletariato della necessità della rivoluzione.
La seconda contraddizione è quella che esiste tra diversi gruppi finanziari e le potenze imperialiste nella lotta per le fonti di materie prime e per i territori altrui. Questa forsennata lotta ha la particolarità di implicare, come elemento inevitabile, le guerre imperialiste, guerra per la conquista di territori altrui. Questa circostanza, a sua volta, porta all'indebolimento reciproco degli imperialisti, all'indebolimento della posizione del capitalismo in generale, al ravvicinamento dell'ora della rivoluzione proletaria, alla necessità pratica di questa rivoluzione. 
La terza contraddizione è quella tra un pugno di nazioni "civili" dominanti e centinaia di uomini che appartengono ai paesi coloniali e dipendenti del mondo. L'imperialismo è lo sfruttamento più impudente e l'oppressione più disumana, al fine dell'estorsione del sovraprofitto. ma per sfruttare questi paesi l'imperialismo è costretto a costruirsi ferrovie, fabbriche, cengri industriali e commerciali. La comparsa di una classe di proletari, la formazione d'intellettuali autoctoni, il risveglio della coscienza nazionale, il rafforzarsi del movimento di liberazione, sono tutti risultato inevitabili di questa "politica" e al rafforzarsi del movimento rivoluzionario in tutte le colonie e paesi dipendenti. Questa circostanza mina alla base le posizioni dl capitalismo, trasformando le colonia e i paesi dipendenti da riserve dell'imperialismo in riserve della rivoluzione proletaria. 

Fermo restando che la contraddizione di base è sempre e anche ora la prima, quella tra lavoro e capitale, oggi la contraddizione principale è la terza. 

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