martedì 14 ottobre 2014

pc 14 ottobre - L'ORGANIZZAZIONE DELLE DONNE CURDE A ROJAVA - INTERV. DAL CONVEGNO DI ROMA A CUI HA PARTECIPATO L'MFPR

Pubblichiamo uno stralcio dell'intervento di una rappresentante delle donne kurde

(da Tavolo 4)

Dall'intervento di Nursel Kilic al Convegno di Donne- Roma

"...Le donne curde si sono organizzate nel Kurdistan Occidentale (Rojava) e oggi, quartiere per quartiere, si sono create organizzazioni educative e sociali per garantire lo sviluppo e la sicurezza dei bambini in questo paese alle prese con una guerra che dura da 3 anni.
Queste donne, perché sono curde, sono vittime e mezzi sia del regime di Bashar al-Assad sia degli jihadisti. Le donne curde del Rojava si sono mobilitate con le donne arabe, turcomanne, assire e alevite per lavorare a soluzioni politiche e sociali collettive per l’emancipazione delle donne. Queste donne sono la forza motrice della rivoluzione e le architette di un sistema democratico ripulito da tutti gli approcci patriarcali.
Le donne curde del Rojava sono pienamente impegnate e sono uno dei pilastri del sistema chiamato “autonomia democratica del Kurdistan siriano.” Hanno avuto accesso a tutti i livelli dell’autogoverno, composto da tre cantoni. Si tratta di una rivoluzione nella rivoluzione.
Gli attacchi disumani delle bande dell’IS perpetrati contro i popoli e le religioni del Medio Oriente rappresentano un grande pericolo.
Dal mese di luglio 2014 gli attacchi delle bande dell’IS si sono sempre più intensificati; iniziando dal Comune di Kobane in Rojava (Kurdistan occidentale – Siria) l’invasione di questi gruppi terroristici si è propagata alla città di Mosul; dopo luglio gli attacchi si sono moltiplicati divenendo più violenti e configurando il crimine di genocidio contro il popolo curdo degli yazidi di Sinjar.
Nelle zone sotto il controllo dell’IS, le persone sono costrette a diventare musulmane e sono anche giustiziate in massa. E’ in un spirito di festa che gli yezidi e i cristiani vengono sterminati. L’esecuzione di persone non musulmane è uno sterminio di culture e di credenze che persiste. Le bande dell’IS mirano a cancellare la ricchezza delle fedi, delle culture e la storia della Mesopotamia.
Secondo i rapporti delle Nazioni Unite più di 700.000 persone a Sinjar, 10.000 rifugiati provenienti dai campi profughi di Maxmur, che sono stati esiliati più di 8 volte, hanno affrontato il rischio di morte a causa della condizione di sfollamento forzato. Il campo di Maxmur era sotto la protezione e la responsabilità dell’UNHCR fino al 7 Agosto 2014. La maggior parte di questi rifugiati sono donne e bambini.
Secondo i rapporti ufficiali, si è constatato che tra chi è costretto a migrare, le persone morte a causa della fame e della disidratazione sono in gran numero bambini e anziani.
Attualmente ci sono ancora 20.000 persone sulle montagne di Sinjar, disidratate, senza cibo e senza farmaci.
L’IS e il Daesh sono nemici giurati delle donne, di conseguenza rappresentano un grande pericolo per le donne e le ragazze
Le bande dell’IS rapiscono le donne, le violentano, le usano come oggetti sessuali e le mettono in vendita nei “bazar della schiavitù.” Esercitano queste pratiche secondo la loro propria interpretazione dell’Islam basata su una mentalità dominatrice nel nome della religione. Per questo i “matrimoni temporanei” sono considerati legittimi, la vendita, la schiavitù delle donne, vengono interpretate come diritti e leggi della religione. Secondo le statistiche dell’Organizzazione dei diritti dell’uomo, più di 1.200 donne sono state stuprate e vendute nel bazar stabilito dall’IS a Mosul.

In questo momento mentre termino il mio discorso, le donne combattenti delle YPJ continuano ad essere scudi viventi contro gli attacchi del Daesh a Kobane. A rischio della loro vita difendono tutti i popoli del Rojava. Sono presenti in tutti i settori della società per offrire un mondo migliore ai loro discendenti che spero non dovranno più vivere in zone di conflitto, ma in una struttura e in un sistema democratico in terra libera"

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