martedì 16 settembre 2014

pc 16 settembre - Retroscena e realtà della produzione degli F 35

Novara – giovedì, 11 settembre 2014

Nello stabilimento FACO (Final Assembly ad Checkout) di Cameri, all'interno della base aerea dell'Aeronautica Militare italiana, Alenia-Aermacchi di Finmeccanica gestisce l'assemblaggio finale, verifica e manutenzione dei caccia bombardieri F35 ideati, progettati e realizzati dalla statunitense Lockeed Martin. Nell'aprile 2009 il Parlamento aveva espresso parere favorevole all'acquisto di 131 velivoli (poi ridotti a 90) al costo di 12,9 miliardi di euro fino al 2026 e alla realizzazione dello stabilimento FACO, finanziato con 814 milioni di euro, prevedendo che diventasse anche un hub per l'assistenza e la manutenzione degli F-35 destinati ai paesi europei.

Ad oggi l'Italia è fra i maggiori clienti della Lockeed, ha già speso per il programma circa 3 miliardi, come partner di secondo livello, per i 90 velivoli. L'Australia ne ha ordinati 58, 42 il Giappone, 52 la Norvegia, 37 l'Olanda, l'Inghilterra, partner di primo livello, li ha ridotti da 138 a 48, mentre il Canada ha rinviato la decisione d'acquisto al 2018.
I ritorni industriali per ora sono esigui: contratti di 667 milioni di dollari per 27 aziende, a fronte dei 13 miliardi di euro per l'acquisto dei velivoli e altri 40 miliardi per costi di esercizio e manutenzione nel corso dei prossimi anni.
E' notizia recente, anche se non confermata ufficialmente, che l'Inghilterra vorrebbe puntare ad avere una propria linea FACO per l'Europa alternativa a quella di Cameri, circostanza che se si avverasse, comprometterebbe ulteriormente la redditività dello stabilimento italiano - già economicamente penalizzato dalla riduzione degli ordinativi di velivoli - perchè perderebbe la lucrosa manutenzione di tutti i velivoli europei che nel tempo è la parte redditizia dell'investimento e, qualora la manutenzione rimanesse in Italia, sarebbe appannaggio di Alenia oppure sarebbe gestita da personale militare, come stanno pensando negli USA per ridurre i costi?

Non è un caso che sin dall'inizio anche dirigenti di Alenia-Aermacchi abbiano espresso la loro contrarietà al programma F-35 perchè non garantisce il trasferimento di tecnologia ma si limita a mero assemblaggio di componenti, ed ora scopriamo che anche economicamente è tutt'altro che redditizio, senza dimenticare che, in ogni caso, non è condivisibile poiché conferma la scelta politica di privilegiare l'uso delle armi rispetto a quella delle relazioni internazionali, come invece prevede la stessa Costituzione.
Sul piano occupazionale si sono rivelate una bufala le promesse di 10 mila nuovi posti di lavoro (vedi il Presidente della Regione Cota): nel 2015 saranno, si prevede, 445, di cui un terzo in mobilità dallo stabilimento Alenia di Caselle Torinese.

Anche sul piano ambientale e della sicurezza esistono dei rischi per il rumore, l'inquinamento
nell'aria e a terra dovuti sia alla nocività di alcune fasi produttive, come per esempio la verniciatura, sia alle manutenzioni e quelli potenziali dei velivoli in volo di prova: non per nulla negli USA hanno obbligato l'Air Force a rilasciare una valutazione di impatto ambientale in relazione agli F-35, da noi ciò non è avvenuto.
Infine, non sarebbe il caso, accertato che il settore aeronautico italiano è in grado di progettare e produrre manufatti di alta tecnologia, anche nel territorio piemontese, di considerare una diversificazione delle attività militari verso programmi civili qualificati e necessari, rendendo cosi' gli investimenti e la nuova occupazione effettivamente utili e produttivi e meno pericolosi per la collettività?

Movimento NO-F35

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