sabato 16 agosto 2014

pc 15-16 agosto - Un gesto che condividiamo -10, 100, 1000 Henk Zanoli

"L’offensiva su Gaza è una vergogna". E il "Giusto tra le Nazioni" restituisce la medaglia

Clamoroso gesto di Henk Zanoli, olandese di 91 anni, che nel 1943 salvò la vita a un bambino ebreo. Sei familiari dell'uomo sono morti negli ultimi attacchi di Israele sulla Striscia. E lui dice basta: "Sarebbe un insulto alla memoria di mia madre"

di ANTONELLO GUERRERA
Henk Zanoli è olandese, ha 91 anni e, almeno fino a qualche giorno fa, era un "Giusto tra le Nazioni". Cioè un non-ebreo che, durante l'Olocausto, ha salvato la vita di un ebreo, in questo caso un bambino. Il piccolo si chiamava Elhanan Pinto, era nato nel 1932 ed è sopravvissuto all'orrore della Shoah grazie a Zanoli. Il quale, insieme alla madre Johana, l'ha tenuto al riparo dalla furia nazista nella sua casa di Eemnes, vicino a Utrecht, dal 1943 al 1945, anno in cui gli Alleati liberarono i Paesi Bassi. Sia Johana che Henk rischiarono la vita per preservare quella di Elhanan. I genitori e i fratelli del bimbo, intanto, venivano trucidati in un campo di concentramento del Terzo Reich.

La storia di Zanoli.
Come racconta il sito ufficiale dello Yad Vashem, il celebre museo dell'Olocausto di Gerusalemme, nel 1943 Henk Zanoli, allora poco più che ventenne, da Emmes fece un rischiosissimo viaggio verso Amsterdam (guardie e controlli erano ovunque) per andare a prendere il bambino e accompagnarlo a casa. Qui, con la madre Johana, protesse per due anni Elhanan, che "trovò un ambiente accogliente e pieno di amore", si legge sul sito dello Yad Vashem. "A guerra finita, uno zio andò a prendere il piccolo per lasciarlo in un orfanotrofio ebraico. Successivamente, Elchanan si trasferì in Israele con altri amici e cambiò il suo nome in Hameiri".

La famiglia Zanoli in una foto degli anni 40: al centro Johana. Henk è il secondo da destra (foto tratta dal sito dello Yad Vashem)

La decisione. Oggi, però, Henk Zanoli "Giusto tra le Nazioni" non lo è più. Per sua scelta. Come riporta il quotidiano israeliano Haaretz, Zanoli ha restituito la medaglia di "Giusto" ricevuta dalle autorità israeliane. E ha chiesto la cancellazione del suo nome dal Giardino dello Yad Vashem. Questo per protesta contro
l'ultima offensiva di Israele su Gaza, in cui sono morte circa 2mila persone, molte delle quali civili, ma anche sei suoi familiari, incluso un bambino di dodici anni.
I familiari morti. Perché la nipote di Zanoli, la diplomatica olandese Angelique Eijpe, ha sposato un palestinese nato nel campo profughi di Al-Bureij, a Gaza. E gran parte dei familiari della coppia vive nella Striscia. I due coniugi, durante l'offensiva, non erano a Gaza. Altri familiari, però, non sono potuti sfuggire ai raid. E sei di questi sono morti. Così, a inizio settimana, Zanoli si è presentato all'ambasciata israeliana di Amsterdam e ha restituito la medaglia e la lettera di "Giusto tra le Nazioni".
La lettera. Zanoli, un avvocato in pensione, ha poi scritto una lettera aperta per giustificare il suo clamoroso gesto: "E' davvero terribile che oggi, quattro generazioni dopo, la nostra famiglia debba sopportare l'uccisione di altri suoi membri. Uccisioni di cui è responsabile lo stato di Israele. Per me, dunque, conservare questa medaglia sarebbe un insulto alla memoria della mia coraggiosa madre". Il marito della donna e padre di Zanoli (anche lui faceva Henk di nome) venne internato nel campo di concentramento di Mauthausen nel 1941 perché aveva protestato contro l'occupazione di Hitler. Resistette alle atroci crudeltà dei nazisti fino al febbraio 1945. Poi morì.
© Riproduzione riservata 15 agosto 2014

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