martedì 8 luglio 2014

pc 8 luglio - Il moderno fascista partorisce l'orrore di personaggi come Napolitano e Bertinotti

Lo schifo che mi fanno Napolitano ....




Lo schifo che mi fanno Giorgio Napolitano…
  • Daniele Barbieri *
  • contropiano
e Fausto Bertinotti quando omaggiano il fascista Giorgio Almirante
Il presidente della repubblica italiana Giorgio Napolitano, il 26 giugno, ha inviato un messaggio al convegno organizzato alla Camera in occasione del centenario della nascita di Giorgio Almirante, in cui ha affermato che «Almirante ha avuto il merito di contrastare impulsi e comportamenti antiparlamentari che tendevano periodicamente ad emergere, dimostrando un convinto rispetto per le istituzioni repubblicane […] a dimostrazione di un superiore senso dello Stato che ancora oggi rappresenta un esempio».
Non un’opinione ma un falso storico. Più avanti darò alcuni riferimenti storici, ben noti.
Non bastasse il presidente-re c’è anche un’altra (ex) alta carica dello Stato che riabilita l’ex capo dei neofascisti italiani.
Leggo in rete (nella lista «R-esistiamo», fonte degna di fiducia) che in quella occasione Fausto Bertinotti – ex presidente della Camera, ex sindacalista ed ex segretario di Rifondazione – ha pensato bene di recarsi in visita dalla vedova di Almirante.
Un grave errore politico: ovviamente Bertinotti in privato può frequentare chi vuole (da Valeria Marini al principe Sforza Ruspoli… contento lui) ma una visita simile, cioè fatta conoscere, diventa appunto un evento “pubblico”, dunque un omaggio ad Almirante. E un’offesa all’antifascismo. Impensabile che Napolitano e Bertinotti ignorino la storia. Dunque si tratta di una scelta: ignobile, secondo me.
Per chi è più giovane ecco due link sull’ex capo dei neofascisti e qualche altra notizia ripresa da un (mio) vecchio libro.
1 – Qui in blog (cfr: «Scor-data: 17 maggio 1944») ho ricordato il «Giorgio Almirante, fucilatore di partigiani» riprendendo un post dall’ «Osservatorio democratico sulle nuove destre». Si dirà che sono fatti del passato, che è possibile cambiar vita… Certo, però Almirante (fra l’altro ex segretario di redazione della rivista «Difesa della razza») mai si è pentito del suo passato fascista. Anzi sempre se ne vantò pubblicamente… tranne nelle occasioni in cui la paura (o le elezioni) lo spingevano per un po’ a fingersi moderato.
2 – Un secondo testo utile è LO SGUARDO DI ALMIRANTE di Claudia CERNIGOI: una breve biografia che si trova facilmente in rete ed è ripresa da «La nuova alabarda».
3 – Aggiungo qualche altra notizia su Almirante sintetizzata da un (mio) vecchio libro: «Agenda nera: 30 anni di neofascismo in Italia» che pubblicai nel gennaio 1976 con Coines edizioni.
Almirante nel 1946 è tra i promotori dei clandestini Far (Fasci azione rivoluzionaria) che si impegnarono in attentati. Poi il 26 dicembre 1946 è tra i fondatori del Msi, Movimento Sociale italiano, il cui simbolo è una fiamma tricolore che si alza da una bara, ovviamente quella di Mussolini. Nel Msi degli inizi Almirante è all’opposizione, vorrebbe una linea ancora più dura, più fascista. Dopo le giornate antifasciste del luglio 1960 (Genova e non solo) quando l’impaurito segretario del Msi Arturo Michelini invitò i camerati a tener calmi gli squadristi ovviamente fra coloro che criticarono la svolta “morbida” c’era anche lui. E ancora Almirante si fa fotografare il 15 marzo 1968 in mezzo agli squadristi che dalla facoltà di Giurisprudenza di Roma si preparano ad assaltare Lettere occupata da compagne/i. Quando poi Almirante prenderà il posto di Michelini, morto nel 1969, non a caso i gruppi più duri (come Ordine Nuovo) rientreranno, almeno in parte, nel Msi. Da allora l’escalation dei gruppi neofascisti è visibile quanto sanguinosa ma il nuovo segretario non sconfessa i suoi. Anzi, nel settembre 1970 Almirante dichiara: «Oggi la consegna è di passare dall’essere fascisti al fare i fascisti». Ricorda che ora tutti i massimi dirigenti Msi provengono dalla Rsi, «che fu libera scelta non solo atto di fedeltà». A novembre 1971 il procuratore Luigi Bianchi d’Espinosa promuove un’indagine sulla ricostituzione del partito fascista, indagando anche sui massimi dirigenti del Movimento Sociale. Ma l’Italia ancora dominata dalla Dc non può permettere che i dirigenti neofascisti vadano davvero sotto processo perché significherebbe far luce sui finanziamenti e sulle complicità; e dopo la morte di Bianchi d’Espinosa si aggiungerà la “bassezza” di Almirante che insinuerà «non era in possesso delle sue facoltà mentali» mentre a livello politico la Dc prende dall’Msi voti utili sia in Parlamento che per eleggere Giovanni Leone alla presidenza della repubblica.Nel giugno ’72 in una manifestazione pubblica a Firenze Almirante dichiara: «Noi siamo pronti a surrogare lo Stato» e ancora «I nostri giovani devono prepararsi allo scontro frontale con i comunisti e siccome una volta sono stato frainteso, e ora desidero evitarlo, voglio sottolineare che quando dico scontro frontale intendo anche scontro fisico». Una delle tante apologie dello squadrismo.
Ma i neofascisti non pagano il conto (giudiziario e/o politico). Neppure quando il 7 aprile 1973 il missino Nico Azzi si fa esplodere fra le gambe una bomba che stava collocando sul direttissimo Genova-Roma o quando, 5 giorni dopo, i fascisti (tutti iscritti o ex iscritti al Msi) in piazza a Milano tirano bombe sulla polizia, uccidendo l’agente Antonio Marino… neppure allora il partito di Almirante rischia. In quegli anni infatti la tesi della Dc e dei suoi alleati è che ci sono gli «opposti estremismi» (uno rosso e l’altro nero) ma la verità è che i camerati sono vezzeggiati, incoraggiati e foraggiati salvo poi spedire qualche “pesce piccolo” in carcere se proprio l’incauto si fa cogliere con le mani nel sacco… mentre i corpi dello Stato chiudono gli occhi sulle evidenze che legano squadristi e attentatori al Movimento Sociale, oltre a dimenticare che in Italia è vietata per legge la «ricostituzione del partito fascista».
Il mio libro si chiudeva con il 1975 (e da allora mi sono dedicato a cose “più allegre” che studiare i neofascisti) ma è ben noto che, anche dopo di allora, Giorgio Almirante non ha dato segni di pentimento o ravvedimento. Fascista, razzista e repubblichino prima; neofascista poi cioè ideologo dello squadrismo, complice politico e mandante morale di delitti e stragi targate estrema destra.
E allora chiedo: «senso dello Stato»? E «rispetto per le istituzioni repubblicane»? Anzi, «un esempio»? Come osa Napolitano dire queste bugie?
dal blog https://danielebarbieri.wordpress.com

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