giovedì 10 luglio 2014

pc 10 luglio - L'Aquila, ancora morti per l'Italia e l'Europa dei padroni!

Esplosioni a Tagliacozzo: si indaga per omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Tre morti e quattro feriti, ma la responsabilità è da ricercare anche nello stato e nell'UE
Valerio Paolelli (37 anni), Tonino Morsari (47) e Antonello D'Ambrosio (33) sono morti carbonizzati nelle esplosioni; 3 i feriti gravi (Kedhia Sofiane, Aurelio Chiariello e Onofrio Pasquariello) e 2 i lievi (Sergio Paolelli, titolare dell'azienda e il figlio Armando): questo il bilancio della strage di ieri a L'Aquila. 
 
“Le disgrazie possono capitare a chiunque” così Sergio Paolelli, titolare della Pirotecnica Paolelli a Tagliacozzo, commentò la tragedia di Città Sant’Angelo dopo l’esplosione, quasi un anno fa, della fabbrica di fuochi d’artificio dei fratelli Di Giacomo, dove persero la vita 4 operai e un vigile del fuoco, Maurizio Berardinucci, impegnato nelle operazioni di soccorso.
Ieri quella disgrazia è capitata a lui, a suo figlio e agli altri operai della Pirotecnica Paolelli.
“Antica azienda a conduzione famigliare, negli ultimi anni aveva assunto dei dipendenti impegnati soprattutto nei periodi estivi per le feste di paese e gli spettacoli, fino ad affermarsi nel mercato di tutto il centro Italia”. Ma la Pirotecnica Paolelli era anche  “una dei 27 stabilimenti abruzzesi ad alto rischio di incidenti, secondo una tabella del ministero dell’ambiente” e gli addetti ai lavori lamentavano una carenza di norme ad hoc volte a garantire la sicurezza. 
 
L'esplosione nella fabbrica di fuochi d'artificio Paolelli di Tagliacozzo é il quarto grave incidente accaduto negli ultimi 15 anni nella Marsica ad aziende che producono fuochi. Il primo incidente in un'azienda di Cerchio (L'Aquila) con un morto e tre feriti, mentre qualche anno dopo a Roccavivi di Balsorano (L'Aquila) un'esplosione uccise tre lavoratori.

Per il sindaco di Tagliacozzo però, questo non sarebbe un incidente, ma la “scena di un campo da bombardamento”:  quattro giorni fa, un proprietario delle casematte si lamentava con lui delle buche sulla strada interpoderale che portava al loro stabilimento...

Il presidente della regione D'Alfonso ha detto che si impegnerà a far rivedere la direttiva europea "Seveso", che impone agli stati membri dell'UE di identificare i propri siti a rischio e regola i limiti per le aziende che detengono nitrati di ammonio, materiale pirotecnico e per le aziende minerarie...

A cosa servono allora le lacrime di Napolitano? A cosa serve il cordoglio di uno Stato a cui non conviene indirizzare i "parametri" dell'UE verso una condizione di maggior sicurezza dei lavoratori?

Uno Stato che continua a tagliare sulla sicurezza non ha diritto di piangere sul sangue versato!
E’ dal Viminale che giungono segnali inequivocabili sulla riorganizzazione del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, che prevede pesanti tagli al personale operativo nella provincia dell’Aquila, un territorio ad altissimo rischio sismico che abbraccia da nord a sud tutto l’Abruzzo e costellato da queste polveriere a cielo aperto senza salvavita e senza condizioni strutturali e infrastrutturali di sicurezza. E mentre L’INAIL annuncia “il minimo storico degli infortuni mortali sul lavoro” omettendo di dire che gran parte degli infortuni non vengono neanche denunciati per paura di perdere il lavoro, il ministro del Lavoro Poletti propone di “utilizzare le riserve tecniche dell’Inail per costruire un fondo da utilizzare per investimenti a sostegno dello sviluppo”, dimenticando e seppellendo i morti per il profitto, per un lavoro insicuro, precario, povero, senza diritti, ma a sostegno delle imprese!
« Se vi può consolare sono io la moglie del wf morto nell'esplosione dei di giacomo...queste fabbriche vanno chiuse io me ne frego della legge scrivo quello che penso ho perso mio marito 47 anni... stava lì x soccorso chi me lo ridà. Loro rischiano ma lo fanno x soldi un wf rischia la vita x una miseria ». Questo lo sfogo di una donna, Patrizia Colatriani, moglie del vigile del fuoco Maurizio Berardinucci, che ha dato la vita per la vita e per una miseria « il problema di fondo è che la sicurezza manca completamente in alcuni ambienti di lavoro e i controlli talvolta scarseggiano nelle aziende, anche in quelle ritenute a rischio […] Quando i controlli mancano è forse meglio rinunciare a fuochi di artificio, specie quando le tragedie si susseguono così frequentemente ».

 
Napolitano quindi, risparmi le sue “generose” lacrime di coccodrillo ai morti per il profitto, alle morti di Stato e non umili la memoria di un vigile del fuoco col Premio Nassirya, perché i vigili del fuoco pagano la vita con la vita e per una miseria, mentre i padroni e i loro servi rischiano molto meno e lo fanno per soldi! 


Luigia De Biasi per lo Slai Cobas s. c. L’Aquila

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