giovedì 5 giugno 2014

pc 5 giugno - speciale elezioni - 6 - Editoriale - una analisi di parte dei dati - contro euroconfusi e europportunisti

Non è vero che i risultati elettorali non si potevano prevedere, come dicono alcuni “euroconfusi” nel nostro campo; non è vero che la vittoria di Renzi non era già delineata nella sua storia concreta - già da noi analizzata; non è vero che le masse sono state comprate ad 80 euro, anche se questi soldi hanno contribuito non nell'azione economica ma nell'immagine di Renzi. E' vero, invece, che nel movimento operaio e di massa e nelle sue avanguardie, è mancata e manca una lotta politica e ideologica che certo chi si limita a documentare le lotte o ad esaltarle così come sono sicuramente non fa.
Non è vero che il trionfo dell'estrema destra in alcuni paesi non fosse ampiamente prevedibile come unico risultato concreto e pericoloso delle elezioni europee; è vero, invece, che è mancato un contrasto sia alla demagogia di Renzi, sia alle forze fasciste, che in Italia sono state rappresentate essenzialmente da Grillo nella contesa elettorale, ancor più che dalla Lega che pure ne ha tratto giovamento; contrasto che si incarnava e si incarna non solo nelle lotte, ma nel boicottaggio attivo delle elezioni e nel contrasto aperto anche di piazza al moderno fascismo.
Chi oggi si lamenta o si stupisce dei risultati elettorali, quali azioni, quali volantini, quale campagna ha fatto per orientare correttamente le masse? Nella maggior parte dei casi ha taciuto, è stato a guardare, non contribuendo neanche all'ampia esistenza di una massa in crescita dei 'non votanti', principale forma nelle elezioni europee della ribellione al sistema elettoral/parlamentare. Gli “euroconfusi” in campagna elettorale si sono trasformati in “euro opportunisti”.
Per non dire quale grande disorientamento comporta anche nelle avanguardie la sciagurata politica dell'antieuro e dell'antiEuorpa, che, oltre ad essere obiettivamente frutto di un'analisi sbagliata di come combattere l'Europa imperialista, ha lasciato campo libero ai veri beneficiari di questa politica, la destra imperialista e l'estrema destra fascista e nazista.

SUI DATI

Nelle elezioni i dati non sono tutto ma i comunisti hanno sempre necessità di provare ad analizzarli per cogliere anche in essi elementi e particolari necessari alla valutazione e soprattutto alla lotta di classe.
Innanzitutto, i comunisti analizzano il loro “voto” e ciò che si muove nel loro campo. Cosa che non fanno gli opportunisti, anche quando non si presentano alle elezioni e anche quando, per ragioni di orientamento economicista, ad esse danno scarso rilievo, salvo lamentarsi dopo. Per questo, il nostro primo problema è il 'non voto'.

L'Agenzia SBMB ha analizzato l'astensionismo. Non ci mettiamo la 'mano sul fuoco' ma qualche indicazione la dà. L'astensionismo è cresciuto dell'8%, portando i non votanti a 23.595.650, una percentuale del 48%, la più alta mai raggiunta in un'elezione generale.
Questa indagine, poi, sia pure a campione, individua gli strati sociali dell'astensionismo, e mostra che sono gli operai la prima forza dell'astensionismo. Azzardando percentuali: 51,25% (pari a 11.992.272) operai e nuclei familiari operai,12,04% (pari a 2.843.207) operai disoccupati, 16,11% (pari a 3.978.867) operai in pensione – che portano il totale dell'astensionismo operaio a 79,40% (pari a 18.814.346).
Il 20,60% (pari a 4.881.304) è dato invece da fasce di piccola borghesia e dai suoi nuclei familiari impoveriti o rovinati dalla crisi, artigiani, padroncini, piccoli contadini, e altre figure simili.
L'astensionismo al 48% è il doppio del voto reale raggiunto da Renzi che, calcolato sul numero complessivo del corpo elettorale, ottiene in realtà il 22,1%.

L'astensionismo al Sud supera quasi dovunque il 50%: siamo a circa 51% in Basilicata, 55% Calabria, 57,5% Sicilia, 58% Sardegna, circa il 50% in Campania e in Puglia.
L'astensionismo sarebbe stato molto più alto in alcune Regioni se non ci fossero state in contemporanea elezioni regionali e comunali. Vale a dire, alle elezioni europee, dove il voto era fino in fondo politico, l'astensionismo è più alto.

Le cifre dell'astensionismo negli altri paesi europei sono molto alte ma lo erano già prima, quello che conta è che in Italia è cresciuto del 26,9%, nettamente più alto della crescita media in altri paesi. A livello europeo, su più di 400 milioni chiamati alle urne nei 28 Stati membri, 240 milioni, pari al 57% le hanno disertate: Slovacchia 87%, Repubblica Ceca 80,5%, Slovenia 79%, Gran Bretagna 64%, Olanda 63%, Francia 56,5%, Germania 52,1%.

Il voto a Renzi è drogato. Nasce dalla riuscita dell'operazione Renzi, non nel conquistare il voto popolare, come dicono sbagliando gli euroconfusi, ma nel mangiarsi gli altri partiti alleati: Scelta civica, Italia dei Valori, ecc., e in parte recuperando voti da Berlusconi e da Grillo. Secondo Sky Tv Tg24, il PD avrebbe assorbito 1.270mila voti da Scelta civica, 450mila voti dal Pdl, 750mila voti dal M5S.
Secondo gli osservatori, Renzi non ha recuperato un solo nuovo voto a sinistra e non ha intaccato quasi per niente l'astensionismo operaio e proletario – che invece è cresciuto notevolmente – altro che 'popolo conquistato dalle 80 euro'. Il PD ha fatto il pieno della destra di governo e di non governo. Forza Italia ha perso oltre 2milioni di voti, il cui elettorato corrisponde oggi a 9,1% dell'elettorato totale.
Dal sondaggio SVG: “Il Pd attualmente è diventato il primo partito tra gli imprenditori... Oltre agli imprenditori, l'altra categoria strategica del PD sono gli artigiani”. Il maggior numero di artigiani che l'hanno votato sono quelli del nord est, oltre 900mila voti nella vandea veneta (ex leghista)”.
Spiega Tonini, senatore del PD: “Renzi ha ribaltato. L'avversario non sono più gli evasori del nord, come aveva detto il Ministro Visco, ma lo Stato da cambiare e alleggerire (Renzi raccoglie il voto degli evasori – ndr)”. Renzi sfonda in zone dove la sinistra era sempre stata minoritaria, facendo il pieno dei voti della Lega e di Forza Italia, compreso quelli provvisoriamente transitati da Grillo.

Non è vero che la Lega nord è cresciuta, anche se l'operazione 'Salvini' e l'azione da estrema destra lepenista sono servite a non farla sparire. La Lega nord ha raccolto rispetto alle europee del 2009, 1.688mila voti, la metà di quelli raccolti appunto nel 2009 che erano oltre 3milioni di voti.

Grillo in soli 15 mesi ha perso 2.884.044 voti, e di questi parte rilevante è andata all'astensionismo, secondo alcuni calcoli circa 2milioni. Grillo aveva raccolto nella precedente elezioni il 30% del voto dei giovanissimi, ora ha perso oltre il 5% tra i giovani. Il dato più importante che si osserva sul fronte grillino è la delusione, 2,7milioni di italiani che l'anno scorso gli hanno dato fiducia quest'anno sono rimasti a casa. Grillo ha perso essenzialmente non per i suoi toni urlati che in realtà sono stati imitati, ma per l'incapacità di dare risposte alle esigenze di proletari e masse che l'avevano votato e per l'emergere chiaro e netto che la natura della sua politica e dei suoi metodi è dittatoriale, razzista, antioperaia travestita da antisindacale, antipopolare in genere.

Il Nuovo Centro Destra è un miracolato, questo sì, dall'astensione, dato che si è elevata la percentuale tra i votanti permettendo di superare la soglia di sbarramento. Ma i voti sono stati pochi, basti pensare che l'Udc da sola nel 2009 – ora invece fa parte della coalizione del NCD – aveva preso 800mila voti in più.

Altra miracolata dall'astensionismo è la lista Tsipras, ma anch'essa ha preso pochi voti, nonostante avesse raccolto esponenti borghesi, pezzi della Repubblica, del Fatto quotidiano, socialdemocratici, il grottesco ex “disobbediente” Casarini, e coloro che non mancano mai, falsi comunisti, troskisti, e ha contando su Il Manifesto quasi come suo organo ufficiale; nel 2009 Prc, Pdci e Sel avevano raccolto 800mila voti in più. In termini assoluti la lista Tsipras ha ottenuto meno della somma dei voti presi neanche un anno fa da Sel e Ingroia messi insieme. Sicuramente Tsipras non ha recuperato nulla sull'astensionismo operaio e popolare, anzi gran parte degli elettori di sinistra di quest'area questa volta non hanno votato.

E' inutile dire che l'astensionismo ha potuto contare su pochissime forze attive che hanno portato tra le masse questa battaglia - tra cui, nella forma del boicottaggio attivo, quella del nostro partito.

Il nuovo parlamento europeo nella sostanza non conterà neanche questa volta nulla, ma la crisi dell'Europa imperialista fa sì che l'Europa stessa e i suoi governi abbiano bisogno di una foglia di fico e una camera di compensazione che completi il ruolo della troika e aiuti a trattare le contraddizioni interne e nello stesso tempo a far sfogare in un recinto di parassiti le istanze anti euro e anti Europa che brulicano nei paesi europei.
Uno strumento nuovo, aggiuntivo dell'Europa imperialista ma molto vecchio perchè somiglia ai vecchi parlamenti dell'epoca d'oro della legge proporzionale e di un'Europa non in crisi. In questo nuovo parlamento non è cambiato granchè; dei 776 seggi i popolari ne avevano 274 ora ne hanno 213, targhettati Merkel ed esprimenti la presidenza, probabile Junker, sono in questo momento forza di maggioranza, ma nella sostanza di minoranza rispetto al panorama maggiormente venato di critiche e di euroscetticismo.
I socialisti sono passati da 190 a 196, il loro peso relativo è cresciuto, la direzione è schiacciantemente socialdemocrazia tedesca, la prospettiva è l'intesa condizionante con i popolari.
La sinistra radicale, ringiovanita da Syriza, è passata da 35 a 42.
Tutto il resto è un mare dove destra e sinistra non esistono più, sono tutti euroscettici a parole, a caccia poi in sostanza di inclusione nelle larghe intese della maggioranza parlamentare, liberali (passati da 83 a 64), verdi (passati da 57 a 53), conservatori antifederalisti (passati da 57 a 46). Questi più o meno dovrebbero sostenere la maggioranza.
E' cresciuta notevolmente l'opposizione di destra tra gruppi euroscettici indipendenti. Queste forze piene di fascisti, nazisti, xenofobi, razzisti, hanno attualmente la loro base oggettiva in Francia con agganci significativi in Inghilterra, Italia, e di simile orientamento è anche la maggioranza dell'Est Europa. Il pericolo di questa presenza è la legittimazione parlamentare e istituzionale, non tanto dei sentimenti reazionari che dentro la crisi c'erano e ci saranno, quanto della militanza paramilitare organizzata che vuole sporcare i paesi europei di nero e di sangue.
In questo senso l'europarlamento può diventare un centro politico organizzato della reazione.

Serve quindi un fronte antifascista e antimperialista europeo come movimento ma anche come rappresentanza alternativa fuori dal parlamento.

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