mercoledì 4 giugno 2014

pc 4 giugno - verso l'11 luglio a Torino - un commento all'assemblea nazionale del 31 maggio a Torino

L'assemblea nazionale di Torino in vista del Vertice europeo dell'11 Luglio è stata molto partecipata da diverse realtà del movimento, con numerosi interventi. C'erano i movimenti di lotta più significativi che ci sono oggi nel paese, con la presenza anche di realtà internazionali. Questo fa ben sperare per la manifestazione nazionale, anzi trasnazionale, che accoglierà il Vertice.
I capi di Stato dell'Europa imperialista cercano in questo Vertice di tracciare una linea comune per rispondere alla dimensione della disoccupazione, che colpisce gran parte della gioventù. Il risultato delle elezioni europee con il forte astensionismo non può che preoccupare ulteriormente i governi dei padroni e della grande finanza. Si accumula in Europa un potenziale di ribellione e di rivolta che già ha avuto i suoi focolai e punte in diversi paesi, dalla Grecia alla Spagna, all'Italia.
Sotto certi aspetti, sia pure solo su scala europea, questo è il Vertice che più somiglia al G8 di Genova – era luglio anche nel 2001 – e quindi si può caricare dei significati antagonisti che quel Vertice ha avuto.
Sicuramente a questo si prepara lo Stato di polizia, moderno fascista, rappresentato oggi da Renzi, all'esordio in una scadenza così grande; le avvisaglie di Roma 12 aprile fanno già intendere che in quella direzione si vuole andare, così come i provvedimenti decisi, annunciati nei giorni successivi al 12 aprile e l'ultima ondata di arresti da Torino, compreso il modo con cui vogliono attrezzare le forze della repressione.

Ci si aspettava quindi che l'assemblea nazionale del 31 maggi di questo parlasse esplicitamente e indicasse chiaramente a tutto il movimento come prepararsi per affermare le proprie istanze e rivendicazioni. Eppure proprio l'elemento dell'organizzazione di massa dell'assedio allo Stato e sopratutto della resistenza all'attacco delle forze repressive – quest'ultimo è stato uno dei lati meno riusciti della manifestazione del 12 aprile – meritavano di essere discussi
All'assemblea tutti hanno sciorinato le sacrosante rivendicazioni a cui tutti i movimenti sono impegnati e le pre-scadenze – convegni, manifestazioni, giornate – che le preparano nella varie città e territori.
Questo piano risulta essere ancora carente nell'elemento cardine di come si uniscano queste rivendicazioni in un progetto comune e di come questo progetto riesca a contrapporsi ai piani dei governi imperialisti, già noti, tracciati e operanti e come contrasta gli apparati repressivi con i quali si vuole stroncare i movimenti di massa.
Senza questi due elementi, saremo in tanti e combattivi, ma ciononostante divisi e non in grado di far pesare la dimensione e la forza della manifestazione e gli interessi che essa rappresenta.
Noi auspichiamo che il mese che ci separa all'11 aprile serva anche a discutere correttamente e ad andare avanti su questo.
Sicuramente rispetto al 12 aprile, l'elemento positivo è la volontà esplicita di costruire una consistente partecipazione dei lavoratori, attraverso la giusta decisione di promuovere per quella giornata uno sciopero generale; purchè questo non diventi la maniera con cui la 'destra' del movimento voglia in qualche misura contenere nei limiti di una manifestazione tradizionale la giornata dell'11.
Questo sarebbe non solo una posizione opportunista che toglierebbe ai lavoratori un ruolo d'avanguardia ma anche un'illusione, già presente in parti significative del movimento sindacale di base, di poter cambiare le politiche dei governi, con giuste rivendicazioni sindacali generali non compresi e non inseriti nella dimensione politica dello scontro con la dittatura aperta del grande capitale e della finanza, dello Stato di polizia, della cancellazione dei diritti democratici, delle libertà sindacali, che usa anche l'elemento di occuparsi di reddito e di lavoro in chiave populista e neocorporativa.
Importante nell'appuntamento di Torino, come si può rilevare anche negli interventi all'assemblea, è la presenza che ci potrà essere, oltre che il movimento No Tav che si trova a “casa sua”, dei proletari classisti, combattivi, autorganizzati della logistica che da Milano, Torino, Bergamo, Bologna.. sono in lotta e faranno parte di questa scadenza.
Le realtà del Sud, già pressochè assenti all'assemblea nazionale, avranno problemi per realizzare una partecipazione di massa alla manifestazione di Torino, e anche questo livello di discussione è stato assente all'assemblea. Ma, naturalmente, anche se i numeri non potranno essere rilevanti è bene che i compagni e le realtà di lotta del Sud scelgano la via della presenza dei rappresentanti del movimento reale e non delle semplici appartenenze di aree, e che questa rappresentanze portino a Torino tutto il carico di quello che all'epoca di Genova era chiamato “il Sud ribelle”.

La questione aggiuntiva in questo Vertice, che somiglia a quello del 2001, è il ruolo di punta che vuol giocare il governo italiano per riaccreditarsi come nell'Europa imperialista. Renzi appare ben deciso a giocare questo ruolo, forte del successo elettorale; e non è tanto il ruolo di proposte che si muoveranno comunque all'interno di una versione 'radicale' dei programmi della troika – il Jobs act è già un esempio di questo, quanto rappresentarsi come 'governo forte' capace di far crescere il consenso intorno al Vertice e ridurre a minoranze e schiacciare le opposizioni e di spingere tutta l'Europa verso l'assorbimento della destra reazionaria.

E' bene che invece il movimento non dia peso ai progetti opportunisti ed autoreferenziali del cosiddetto “controsemestre europeo” che al solito vuol essere l'ala che mette il 'cappello politico' al movimento per ricondurlo nell'alveo di un'area politica di sinistra, attualmente fuori dai giochi parlamentari ed elettorali, ma vogliosa di ritornarci. Quest'ala vuole ridimensionare il combattimento aperto e la costruzione nel combattimento di massa per l'alternativa politica, quest'ala è emersa già nelle critiche liquidazioniste il 12 aprile.
I comunisti autentici, le forze antagoniste hanno un altro ruolo da giocare, e Torino ne è una delle tappe di un percorso ancora parecchio lungo. 

proletari comunisti - PCm Italia
4 giugno 2014 

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