mercoledì 4 giugno 2014

pc 4 giugno - il viaggio di Obama in Europa - escalation guerrafondaia

Obama annuncia escalation militare sull'Europa dell'Est
da contropiano

Il presidente statunitense Barack Obama è arrivato in Europa, per un giro di visite di stato. Ha cominciato da Varsavia , poi si sposterà a Bruxelles e in Francia, per le celebrazioni dei 70 anni dallo sbarco in Normandia. Obama a Varsavia ha lanciato un messaggio inquietante sia per i competitori (la Russia) che per i “partner” (l'Unione Europea) annunciando che Washington è disposta a finanziare fino a un miliardo di dollari (circa 735 milioni di euro) l'insediamento di soldati e mezzi militari statunitensi nell'Europa orientale. Un'iniziativa che, secondo Obama, dovrebbe rassicurare gli alleati e assicurare la “stabilità” in Europa. “Il nostro impegno per la sicurezza della Polonia e dei nostri alleati in Europa centrale e orientale è una pietra angolare della nostra sicurezza ed è sacrosanto”, ha affermato Obama che insieme al suo omologo polacco Komorowski ha incontrato questa mattina alcuni piloti dei 12 caccia F-16 statunitensi già trasferiti da Aviano nella Lask Air Force Base in Polonia.
Appare fin troppo evidente il legame con la crisi e il conflitto che sta insanguinando le regioni orientali dell'Ucraina. Tant'è che a Varsavia (testa di ponte per le azioni coperte dei servizi segreti e dei conntractors statunitensi in Ucraina), Obana si incontrerà con Peter Poroshenko, l'oligarca eletto presidente in Ucraina. Poroshenko, secondo quanto reso noto da un documento riservato pubblicato da Wilileaks, è dal 2006 che viene ritenuto da Washington “il nostro uomo a Kiev”. Il colpo di stato in Ucraina sarebbe riuscito nell'intento di mettere al potere a Kiev proprio il fiduciario degli interessi statunitensi, anche in competizione con altri personaggi, come l'ex pugile Klitchko, ritenuto invece l'uomo della Germania. L'annuncio del presidente Usa di portare soldati e armamenti Usa in Polonia, sembra però che non sia stato ancora discusso né approvato dal Congresso.

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