lunedì 16 giugno 2014

pc 16 giugno - Le elezioni in India - una valutazione - analisi dal blog vicino al Fronte Democratico Rivoluzionario

Sanhati
6 giugno 2014

Le elezioni generali del sedicesimo Lok Sabha segnano uno spartiacque nella storia indiana post-indipendenza. Per la prima volta la destra nazionalista indù del Bharatiya Janata Party (BJP) sale al potere con una maggioranza assoluta di 282 seggi parlamentari. L'Alleanza democratica nazionale (NDA), l'alleanza di partiti politici guidati dal BJP, ha conquistato 336 seggi. Dunque, per la prima volta nella sua storia, l'India sta per essere governata, con maggioranza parlamentare assoluta, dal BJP, filiazione politica della RSS, organizzazione politico-culturale fascista Hindu che si ispira a Hitler e vuole trasformare l'India in un Rashtra indù.
Non è meno importante ricordare che il BJP è salito al potere nelle sedicesime elezioni Lok Sabha sotto la guida di Narendra Modi, già primo ministro del Gujarat, che assistette al pogrom appoggiato dallo stato contro i musulmani organizzato nel 2002, in cui furono uccisi più di 1000 donne, uomini e bambini. Sotto il suo regime, la comunità musulmana in Gujarat è stata sistematicamente emarginata, intimidita in ogni modo, brutalizzata in numerosi falsi scontri. Mentre terrorizzava sistematicamente la comunità musulmana, Modi ha sviluppato stretti legami con l’ emergente classe capitalista del Gujarat. È ben noto che il miliardario Adani ha prosperato sotto Modi, generosamente beneficato da oscure vendite di terreni a prezzo stracciato e dall’attenuazione dei fastidiosi regolamenti.
La vittoria del BJP di Modi nelle elezioni Lok Sabha è espressione di un ulteriore spostamento a destra dello stato indiano. L'adozione di riforme neoliberiste fin dai primi anni 90 ha aggravato tutte le disuguaglianze: di reddito, patrimonio, casta, regione, stato. Mentre una piccola parte della popolazione diventava favolosamente ricca, la stragrande maggioranza non ha visto miglioramenti significativi nei suoi standard di vita. Dietro tenore di vita stagnante sta la mancata creazione di occupazione. La crescita del PIL - molto elevata rispetto agli standard storici e recenti - non si è tradotta nella crescita di un'occupazione stabile. Per la stragrande maggioranza, l'aumento della forza lavoro nel corso degli ultimi due decenni è legata all'economia informale, dove l'occupazione è caratterizzata da salari (e redditi) estremamente bassi, assenza di protezione sociale, pressoché nessuna sicurezza di lavoro, nessun diritto di contrattazione collettiva per i lavoratori. Mentre l'India attraversa una transizione demografica, la crescita anemica dell'occupazione ha significato una vita precaria per una popolazione numerosa e crescente e una giovane classe operaia. Private del reale controllo sulle loro vite e sui mezzi di sussistenza, questo classe operaia precaria, giovane, incerta si è aperta alla promesse di Modi di sistemare le cose.
La brillante crescita dell'economia indiana tra il 2002 e il 2008 ha aggiunto un ulteriore ingrediente a questo mix inebriante: la folle corsa alle risorse naturali. Con l'aumento a livello mondiale dei prezzi delle materie prime, i capitali indiani (e stranieri) hanno visto l'opportunità di realizzare enormi profitti incorporando molte risorse naturali nei circuiti del capitale. Nel tentativo di facilitare questo processo, lo Stato indiano ha iniziato l'acquisizione forzata di terreni agricoli e pascoli, foreste e di diritti sulle acque, a favore del grande capitale. Ma il colosso neoliberista ha trovato un macigno sulla sua strada: le popolazioni rifiutavano di trasferirsi, abbandonare la propria terra, rinunciare ai loro diritti su fiumi e foreste. Erano pronti a prendere le armi, se necessario, per difendere le loro vite e i loro mezzi di sussistenza, e lo Stato decise di sopprimerli militarmente. In concomitanza con la crisi economica e finanziaria mondiale del 2008, la resistenza popolare alla razzia delle risorse naturali spalleggiata dallo Stato ha sgonfiato gli spiriti animali delle aziende indiane. Gli investimenti sono diminuiti drasticamente, e il tasso di crescita dell'economia è rallentato in modo significativo. Il grande capitale indiana ha iniziato la ricerca di un uomo forte per sistemare le cose.
Così alla fine già del 2008 l'autoritario Modi ha iniziato attirare l'attenzione della classe capitalista al di fuori del Gujarat. Non riuscendo ad ammorbidire l’opposizione popolare alle acquisizioni delle terre a Singur, in Ratan il 3 ottobre 2008 Tata annunciava che avrebbe iniziato a cercare un sito alternativo. Modi lo contattò, gli offrì delle terre in Sanand e altre agevolazioni, come era sua abitudine, e nel tempo record di 10 giorni fu siglato un accordo. Dopo l'inaugurazione dello stabilimento Nano a Sanand, nel giugno 2010, anche il capitale internazionale venne a bussare alla porte di Modi: Ford e Peugeot chiesero terre per costruire le loro fabbriche in Gujarat. Grazie a questi affari, le azioni di modi Modi presso il grande capitale salirono. Così quando fu chiaro che sarebbe riuscito – grazie a un abile colpo di palazzo – a diventare il candidato premier del BJP, hanno deciso di finanziare la sua campagna elettorale.
L’uomo forte Modi, il governante autoritario che riusciva a fare le cose, che poteva calpestare le norme su ambiente e lavoro, è diventato la scelta dei padroni dell’India. approfittando dell'incertezza di vita e delle aspirazioni create, ma non mantenute, dal settore informale, del nuovo mondo di disuguaglianze estreme, Modi ha spostato una quantità senza precedenti di voti verso il suo partito. Giocando abilmente la carta Hindutva ovunque necessario, soprattutto in Uttar Pradesh, e facilitato dal discredito del venale governo del Congresso, da un’inflazione persistente ed elevata e dalla mancanza di alternative credibili, nel 16° Lok Sabha il BJP è riuscito a conquistare la maggioranza dei seggi.
Ciò non promette bene per la grande maggioranza della popolazione indiana: i contadini, i lavoratori, le minoranze religiose, le donne, i dalit e i tribali e la comunità LGBT. Se la storia può essere una guida, il regime di Modi sarà una brutale marcia del capitale. Comporterà una forma più virulenta di capitalismo neoliberista, caratterizzato dall’ulteriore aggravamento delle disuguaglianze. Significherà la soppressione dei principali diritti democratici e libertà civili conquistati – per quel che ne rimane – dal popolo lavoratore in India. Significherà lacerare l’ancora fragile tessuto laico del Paese. Significherà l’attacco alla pluralità culturale, riscrivere i libri di testo. Significherà razzia sfrenata e saccheggio delle risorse naturali dell'India per il profitto e la ricchezza di una piccola parte della popolazione al costo del degrado ambientale. Ciò implica un sistema di valori in cui l'esclusione sistematica dei gruppi minoritari o il completo disinteresse verso le loro esigenze sarebbe considerato un sacrificio accettabile da fare sull'altare dello sviluppo. Significherà, in nome delle riforme del lavoro, portar via quel poco di potere e sicurezza che i lavoratori hanno sulla loro vita grazie leggi sul lavoro.
La sinistra e le forze democratiche devono valutare attentamente la situazione che sta emergendo. Occorre comprendere che c'è il pericolo molto reale di una presa fascista dello stato indiano. Contro questa minaccia fascista alla democrazia indiana, occorre che la sinistra costruisca urgentemente un fronte unito delle forze progressiste e democratiche. La spinta di questa politica di fronte unito dovrà necessariamente essere extra-parlamentare; ancor più ora che le ultime elezioni hanno ulteriormente chiuso gli spazi parlamentari. Sulla base di una mobilitazione di massa militante, questo fronte unito deve adoperarsi per difendere e promuovere i diritti del popolo al jal, Jangal e Jamin, i diritti e interessi di operai, contadini, delle minoranze religiose, dalit e tribali, altre minoranze ed emarginati, in difesa della libertà di espressione, della libertà culturale e di educazione e dei diritti delle donne e LGBT, e lavorare per ricostruire un movimento di massa per una radicale trasformazione progressista e democratica della società indiana. Solo il consolidamento di questa lotta, che ricopra tutti i settori e tutto il paese, può affrontare l'incombente attacco neoliberista.
L'idea di un ampio consolidamento della sinistra intorno alla difesa dei diritti democratici non è una vuota speculazione. Se da sempre la sinistra è attenta alla difesa del diritto alla sindacalizzazione o del controllo pubblico sulle risorse essenziali (come l'acqua, l'istruzione e trasporti) contro le privatizzazioni, in questi ultimi anni è emerso un consenso generale tra le varie correnti di sinistra Indiana a difesa di programmi redistributivi basati sui diritti. Nell'ultimo decennio un’ampia gamma di movimenti progressisti di base hanno lavorato per realizzare e approfondire i diritti alla redistribuzione, negli ultimi anni si sono sentite voci attraverso tutto l’arco della sinistra, da quella parlamentare a quella clandestina, che hanno evidenziato la necessità di difendere questi diritti. Mobilitare la stragrande maggioranza del popolo lavoratore intorno a questa agenda politica può essere un passo importante, in questo frangente, di in un più vasto e continuo programma di radicale, progressiva trasformazione sociale.

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