sabato 31 maggio 2014

pc 31 maggio - CONFINDUSTRIA E GOVERNO: ELOGIO DELL'IMPRESA, ELOGIO DEL PROFITTO

All'assemblea della Confindustria la sintonia tra il padronato e il governo Renzi, rappresentato dal Min. Guidi, è stata perfetta, solo qualche pressante invito a fare di più da parte di Squinzi; ma per il resto era difficile vedere chi rappresentava i padroni e chi rappresentava il governo. 

Sarà che chi rappresenta il governo è a sua volta una padrona... (con la vecchia querelle dell'incompatibilità berlusconiana divenuta oramai roba da soffitta)...; sarà, soprattutto, che il buon risultato elettorale del partito di governo ha e deve avere, evidentemente, un unico scopo: fare meglio e prima le riforme per il mondo imprenditoriale, riaffermato con un messaggio a Renzi del tipo: abbiamo dato, ora dobbiamo incassare..., ma il clima di armonia all'assemblea faceva sgomberare ogni dubbio sul come verrà utilizzato quel 41% di voti. 

E il governo Renzi è andato a prendersi gli applausi appunto da chi detta obiettivi e tempi: 

contratti, solo quelli convenienti e "attrattivi" per le aziende; tagliare gli ammortizzatori sociali e farli durare poco, perchè le aziende non abbiano più la "zavorra dei lavoratori" tra i piedi; tagliare le tasse alle imprese e invece dare agevolazioni, eliminare leggi e norme che ostacolano le aziende, ecc.

Poche parole sui padroni evasori, ma anzi giustificazione: la colpa è delle "lungaggini burocratiche", insieme ad un esplicito attacco a quella magistratura - con riferimento evidente al caso Ilva/Riva - che ha una "visione pregiudiziale" nei confronti delle imprese (chiama tu "pregiudiziale" morti operaie e inquinamento ambientale per il profitto, miliardi nascosti nei paradisi fiscali...). Mentre sul lavoro, sui licenziamenti, tagli quotidiani di centinaia di posti di lavoro, disoccupazione record, solo un infastidito commento della padrona/ministro Federica Guidi, sui "dibattiti italioti surreali" contro le aziende che licenziano, chiudono, delocalizzano...


Ma la sintonia maggiore è stata sulla ideologia cuore del capitale: l'impresa è tutto! Basta con chi criminalizza il profitto! Solo se vanno bene le imprese, se i padroni fanno profitti possono assumere... (quindi operai, fatevi tagliere i salari, i diritti, fatevi aumentare carichi di lavoro, lavorate di più e ricevete meno... altrimenti non vi lamentate se i padroni tagliano l'occupazione). Se c'è ancora crisi è perchè vi è una "cultura ostile all'impresa" - come se la crisi non fosse provocata proprio dal sistema capitalista; SI alla cultura del merito, del salario legato solo ai risultati aziendali (con richiamo ai sindacati di non starla a menare, e incassando, a parte qualche puntualizzazione, il "siamo pronti al cambiamento" della Camusso); gli imprenditori non "licenziano per capriccio" - Evidente che no, i padroni licenziano per tagliare i costi del lavoro e fare più profitti aumentando sfruttamento e tagliando i diritti. E via di questo passo...


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SQUINZI: propone la propria ricetta per far ripartire il mercato del lavoro: "Bisogna rendere contratti a tempo indeterminato più conveniente e attrattivo per le aziende". Ma serve rivedere anche gli ammortizzatori sociali la cui durata “è stata prolungata oltre ogni ragionevole limite, rallentando i processi di ristrutturazione delle imprese”. Per gli industriali bisogna limitarsi a due strumenti: la cassa integrazione “per rispondere alle crisi in cui si possa prevedere un recupero di attività”, e l’Aspi, l’ex indennità di disoccupazione, erogata dall’Inps.

Ridurre le tasse: sono le troppe imposte che soffocano le imprese. 
Squinzi gela l’ottimismo per una possibile ripresa nel 2014. E lo fa ricordando i dati sul primo trimestre, con il Pil che ha toccato un nuovo minimo. Ma, prosegue il presidente di Confindustria, “non ci rassegniamo ad un Paese stanco e sfiduciato, vittima di mali antichi, astruso e ostile alla cultura dell’impresa, del merito e del rischio.

L’appoggio di Confindustria al governo Renzi, uscito più forte dalle urne - ha proseguito Squinzi - è incondizionato. ma “fate le riforme. Serve la stabilità per fare le riforme, le riforme innescano le crescita, con la crescita viene il lavoro. «La ragionevolezza degli italiani non ha ceduto di fronte a chi predicava il tanto peggio tanto meglio". "Ora non deludeteci”, «serve uno Stato più leggero, più vicino alle imprese». Certo, le imprese vanno messe nella condizione di competere: e Squinzi ha preso una raffica di applausi quando ha elencato le lungaggini della burocrazia, i casi in cui asset industriali strategici vengono gestiti di fatto dalla magistratura, in opposizione con il potere legislativo, ha parlato di una «visione pregiudiziale» nei confronti delle imprese e di un «sabotaggio sistematico della crescita».
Da Squinzi arriva anche un duro attacco agli imprenditori che utilizzano mazzette per aggiudicarsi commesse e lavori. Ma per Squinzi è inutile parlare di nuove leggi o poteri speciali contro la corruzione. Per combatterla – assicura – serve abbattere “il muro della complicazione”, allargare gli spazi di mercato ridurre tempi e arbitrio della burocrazia.
Il numero uno di Confindustria lancia un appello anche ai sindacati: “Il tempo delle eterne liturgie è trascorso”. Per questo “dal sindacato mi aspetto uno sforzo di innovazione“. E invita gli industriali a “favorire la contrattazione aziendale virtuosa, che lega i salari ai risultati aziendali“.


La CAMUSSO/CGIL non si tira indietro. No secco della Cgil alle proposte avanzate dalla Confindustria su contratti e riforma del mercato del lavoro. (MA...) Il segretario generale si dice invece disponibile a un cambio di marcia nei rapporti tra parti sociali: “Siamo prontissimi al cambiamento, sollecitiamo le imprese ad una nuova stagione di partecipazione, di possibilità di discutere di investimenti e trasformazioni”. Camusso replica anche al ministro Guidi: “Non mi pare proprio che nel nostro paese ci sia una cultura anti-impresa”.

FEDERICA GUIDI, ministro dello Sviluppo economico, ex presidente dei giovani industriali. ”Nelle prossime settimane vareremo un piano straordinario per il made in Italy”, annuncia il titolare dello Sviluppo. Poi aggiunge: “Dobbiamo dire basta alla dilagante cultura anti-imprenditoriale. Basta alla criminalizzazione del profitto”.

Due sono le linee di attività che il Governo proporrà «affinché in Italia sia ancora possibile fare impresa»: provvedimenti mirati allo stimolo della domanda di investimenti e stimoli più generali ai consumi e agli investimenti attraverso la riduzione delle tasse su imprese e famiglie. Riguardo allo stimolo della domanda di investimenti, «stiamo definendo - ha detto Guidi - una significativa agevolazione fiscale sugli investimenti incrementali in beni strumentali e asset intangibili». 
Il governo è pronto inoltre a mettere in campo «interventi mirati per l'industria e la competitività delle Pmi che verranno presentati nelle prossime settimane in Consiglio dei ministri e comunque non più tardi del 20 giugno». Sarà, ha spiegato il ministro «un pacchetto articolato che includerà misure a sostegno del rafforzamento patrimoniale delle imprese», favorendone «la quotazione in Borsa». Sarà presentato poi, sempre entro il 20 giugno, anche «il piano di riduzione della bolletta energetica», che dovrebbe ridurre del 10% il costo che sostengono le imprese.
Sul lavoro, sferzante il ministro sulle questioni del mercato del lavoro. «Trovo alcuni dibattiti italioti davvero surreali. Nessun imprenditore licenzierà mai un dipendente per capriccio», ha aggiunto Guidi, infiammando la platea di Confindustria che le ha tributa un lungo applauso.
«I mercati hanno ripreso ad avere fiducia nell'Italia. È arrivata l'ora anche per noi di condividere questo atteggiamento»: è l'invito rivolto agli industriali dal Ministro dello Sviluppo. «I capitali stranieri stanno prepotentemente tornando a investire - ha segnalato Guidi - come dimostrano il successo delle quotazioni di aziende collegate al Made in Italy e le molteplici acquisizioni negli stessi settori compiute da imprese internazionali».
Guidi ha ricordato che «la forza del nostro Paese non sta solo nei ristoranti e negli alberghi pieni, ma sta soprattutto nelle fabbriche che esportano, che investono, che innovano, che assumono» (che licenziano, che aumentano lo sfruttamento degli operai, che cancellano i diritti - ndr). Di qui l'invito alle imprese ad accelerare sull'innovazione. «Dobbiamo spingere le nostre imprese a fare il salto di qualità: a internazionalizzarsi, a fare ricerca, a innovare prodotti e processi produttivi».
Stop a criminalizzazione profitto: «Dobbiamo dire basta alla dilagante cultura anti-imprenditoriale. Basta alla criminalizzazione del profitto», ha aggiunto Guidi, che all'assemblea di Confindustria ha parlato di «una semplice verità: solo un imprenditore che fa profitti può investire, crescere e dare occupazione».

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