Ai due poliziotti infedeli, per loro sono stati disposti i domiciliari, viene contestato, rispettivamente, l'utilizzo indebito a favore dei Casalesi della banca dati della Camera e di aver riferito al clan notizie riservate acquisite a palazzo Chigi, con particolare riferimento a intercettazioni telefoniche e ambientali nei confronti di camorristi dei clan Schiavone e Russo. Gli arresti sono stati effettuati su ordine del gip di Napoli per richiesta della Dia di Napoli.

L'indagine condotta dalla Dda ha ricostruito nel dettaglio le estorsioni in danno di imprenditori commesse in una prima fase dalla famiglia Iovine e successivamente dai Russo: gli imprenditori vessati usavano chiamare gli emissari e i referenti del clan con gli appellativi di "Russia" e "Germania". Ricostruiti numerosi episodi in particolari ai danni di vittime residenti a Viareggio: le richieste variavano dai 3mila ai 10mila euro. In un'occasione la richiesta del pizzo ha toccato addirittura i 40mila euro. A svolgere il ruolo di collettore tra il clan e le vittime era un imprenditore, Stefano Di Ronza (indicato anche da alcuni pentiti) che raccoglieva le tangenti e poi provvedeva a versarle nelle casse del clan. Oltre alle estorsioni, i Casalesi arrestati gestivano anche un traffico di cocaina dal Casertano alla Toscana. Alcuni di loro, inoltre, sono risultati coinvolti anche in una rapina a Pontedera ai danni di un furgone portavalori della Securpol il 18 giugno 2012 in cui fu gravemente ferito un testimone che tentò l'inseguimento dei malviventi.


I due agenti arrestati sono Cosimo Campagna, 57 anni, originario di San Pancrazio Salentino, in provincia di Brindisi e di Franco Caputo, napoletano di 56 anni. Prestano servizio, rispettivamente, presso la Camera dei Deputati (Ispettorato Generale di PS) e presso la presidenza del Consiglio dei ministri (Ufficio tecnico logistico gestionale).

In particolare Campagna è accusato dalla Dda di essere "in stretto contatto con affiliati di spicco del clan dei Casalesi operanti nel Casertano e in Toscana", trasmettendo loro informazioni  riservate coperte da segreto istruttorio ricevute per ragioni di servizio, relative a intercettazioni telefoniche ed ambientali. Così come risulta dalle indagini, assicura la Dda di Napoli, "che il funzionario di polizia si è reso protagonista di altre rivelazioni di notizie destinate a rimanere segrete, in  una girandola di rapporti quasi tutti finalizzati a rendere servigi a politici, imprenditori o alte cariche di apparati pubblici, violando i doveri di servizio". Per quanto riguarda Caputo, in alcune intercettazioni farebbe riferimento anche al Vaticano.
Nel corso della perquisizione nella sua abitazione, sono anche stati trovati numerosi tesserini con il logo della Federazione Italiana Gioco Calcio. A lui, secondo gli investigatori, avrebbe fatto riferimento anche un funzionario della Lega Nazionale Dilettanti della Figc Calcio per chiedere informazioni su un calciatore extracomunitario. Caputo, sempre secondo gli investigatori, avrebbe anche fornito informazioni riservate riguardo il giro di false fideiussioni da 230 milioni di euro su cui ha indagato la Procura di Pescara. Altre notizie coperte da segreto, il poliziotto le avrebbe fornite a Francesco D'Andrea, fratello di un affiliato alla 'ndrangheta già condannato per associazione mafiosa e traffico di cocaina.

Durante le perquisizioni a casa di Caputo, gli agenti hanno trovato 60mila euro in contanti.
Sequestrati anche documenti e computer.

Le indagini, secondo indiscrezioni, potrebbero incrociarsi con la vicenda degli appalti dell'Expo che vede coinvolto l'ex ministro Scajola. Anche in quel caso, infatti, è emersa l'ipotesi dell'esistenza di una talpa che avrebbe fornito informazioni riservate all'ex ministro. Al momento si tratta di un'ipotesi tutta da verificare ma sulla quale è concentrata l'attenzione degli investigatori.