giovedì 1 maggio 2014

pc 1° maggio - PRIMO MAGGIO A LISBONA: BLACK IS BACK!

Dopo che il 25 aprile a Lisbona aveva lasciato un sapore agrodolce, essendosi rivelato un corteo assolutamente immenso, enorme e variegato ma allo stesso tempo troppo rituale e con poca incisività politica (in special modo tenendo conto di ciò che in realtà avrebbe bisogno l'opposizione sociale e politica portoghese in questo momento), per certi verso il corteo del primo maggio a Lisbona è stato uguale e differente, con qualcosa in più e qualcosa in meno.
Di certo si è trattato di un corteo grande e che ha visto sfilare per le strade tantissime persone e tantissimi lavoratori, cosa abbastanza usuale in Portogallo se si tiene conto della tenuta non indifferente che mantengono i sindacati e il partito comunista portoghese nei posti di lavoro. Tantissime le sigle, tantissimi i gruppi e ovviamente onnipresente l'opposizione alla Troika e al governo di Lisbona che si occupa di eseguire tutte sue le indicazioni sulla pelle dei proletari.
Una manifestazione con tantissimi slogan e cartelli ma che aveva due difetti, l'enorme sensazione di ritualità che purtroppo aleggiava nell'aria e il fatto di non esser riuscito a mettere in piazza gli stessi numeri del 25 aprile, anzi, risultando sensibilmente più piccolo pur nella sua vastità.
Ma qualcosa di diverso per fortuna c'è stato anche se piccolo e embrionale. In mezzo ai vari mega-spezzoni sindacali e ai vari camioncini con l'amplificazione dei partiti di sinistra c'era un gruppetto che di certo non è passato indifferente.

Si tratta dei ragazzi della Plataforma Gueto (Piattaforma Ghetto). Si tratta di un gruppo di ragazzi di colore, nati in Africa o originari di quel continente, che vivono negli immensi quartieri\ghetto attorno a Lisbona e che ispirandosi al modello del Black Panther Party (ma senza risultarne in nessun modo la sua caricatura) cercano di fare lavoro politico e sociale all'interno di queste zone suburbane devastate dal capitale. Stiamo parlando di quartieri poverissimi, vere e proprie banlieues, con percentuali di povertà, disoccupazione e criminalità altissime.
Questo collettivo già all'inizio si è concentrato in una piazza accanto al luogo dell'inizio del corteo, non in opposizione, ma per riuscire a dare una indicazione particolare e specifica al loro spezzone. Si sono ritrovati in questa piazza, hanno iniziato a ripassare gli slogan, si sono raggruppati un attimo per discutere e ravvivare a loro stessi il senso della manifestazione e della loro presenza lì, i motivi che li spingevano ad aver scelto certe parole d'ordine ecc... Dopo sono partiti in corteo verso la piazza del concentramento indossando sui vestiti adesivi che dicevano “no al razzismo sul lavoro”,“il primo maggio denunciamo il razzismo sul lavoro” e “il razzismo in Portogallo ci lascia nelle peggiori abitazioni, quartieri, scuole, e inoltre nel lavoro precario, malpagato e svalorizzato socialmente”. Inoltre distribuiranno un volantino che cerca di analizzare il rapporto tra razzismo e sfruttamento capitalistico, tra imperialismo e creazione di un esercito industriale di riserva nei paesi europei. Le firme erano due: quelle della Plataforma Gueto e quella delle Donne nere contro il razzismo nel lavoro.
Parlando con loro ci dicono che entrambe fanno parte della Plataforma Gueto ma che si era reso necessario costituire all'interno, questo gruppo più definito per trattare di alcune contraddizioni peculiari e più specifiche della condizione femminile. E la necessità di questo era ben visibile dato che la stragrande maggioranza dei ragazzi di questo spezzone (tutti giovanissimi) erano donne, in prima fila, arrabbiate e che costituivano la vera anima dello spezzone. Altra cosa che ci dicono è che il loro lavoro si concentra in maniera più specifica su alcune tematiche pur avendo in generale una impostazione di classe. Ovviamente i temi sui quali cercano di incidere in maniera più diretta sono la brutalità della polizia, la disoccupazione, le condizioni di vita nei quartieri\ghetto, il razzismo, l'educazione dei giovani e l'assenza di strutture sociali nei loro quartieri. Il parallelismo con il lavoro delle Pantere Nere è evidente.
Anche lo stile con il quale sono scesi in piazza non lasciava indifferenti, disposti su varie file ben disposte, inquadrati, che davano un forte senso di “blocco compatto” pur non avendo uno striscione, cantando e intonando slogan ininterrottamente dall'inizio alla fine del lungo corteo. Davvero un impatto all'interno del corteo che non passava inosservato. Ovviamente sono stati lo spezzone più fotografato e applaudito del corteo al loro passaggio non senza accenti, purtroppo, di paternalismo. Dall'altro lato sono stati, come era prevedibile, lo spezzone più “corteggiato”. Non c'è stato una sola delle organizzazioni presenti al corteo che non sia andata a fare “una visita”, un pezzo di corteo insieme a loro o che non siano passati a fare i complimenti ai ragazzi che costituivano questo spezzone. Tutto normale, ma la cosa ha raggiunto livelli di opportunismo ridicoli in alcuni casi, come i due militanti di Socialismo Rivoluzionario che hanno accompagnato lo spezzone per tutto il tempo cercando di piazzare al resto del corteo le loro riviste e lasciando credere che lo spezzone avesse un qualche legame con loro, cosa ben lontana dalla realtà.
Non vale la pena spendere molte parole sul resto del corteo che continua a rispecchiare i limiti della sinistra portoghese e la mancanza totale di conflittualità che attraversa il paese. Per il resto, grandi palchi, comizi retorici e rituali che nulla di nuovo aggiungono al dibattito e alla necessità di una linea differente da portare avanti nelle lotte.
Le stesse valutazioni che con grande lucidità sono emerse dalle chiacchierate a margine della manifestazione fatte con i compagni della Plataforma Gueto, delusi dal corteo ma giustamente soddisfatti della loro presenza e del loro spezzone. Alla fine del corteo lanceranno l'appuntamento per una probabile prossima iniziativa che stanno cercando di organizzare in uno dei quartieri nell'hinterland di Lisbona. Il corteo che si tenterà di mettere in piedi nasce in risposta a un pestaggio della polizia portoghese di una donna di colore che tornava a casa dopo il suo (davvero mal pagato) lavoro.

Questa esperienza, ancora piccola, di lavoro può risultare una scintilla interessante nello scenario di Lisbona perché ha la potenzialità di mettere al centro una serie di contraddizioni davvero troppo poco aggredite dal resto delle organizzazioni portoghesi: la questione di genere, la necessità della conflittualità e di organizzare il ribellismo spontaneo della gioventù, il tentativo di organizzare la classe lavoratrice immigrata, l'antirazzismo, l'attitudine a un rapporto conflittuale con la polizia, solo per fare qualche esempio.

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