martedì 4 marzo 2014

pc 3 marzo - un dibattito nel Soccorso Rosso Internazionale che ci deve interessare

L’organismo Compagne e Compagni per la costruzione del Soccorso Rosso in Italia (CCCPSRI) è stato costituito agli inizi del 2006 da un gruppo di compagne e compagni di varie città italiane, già impegnati in passato in attività contro la repressione e il carcere.
Questo, per promuovere nel proprio paese la solidarietà di classe, la lotta contro la repressione e la controrivoluzione, la lotta contro il carcere, la solidarietà nei confronti dei rivoluzionari prigionieri e favorire in questo campo il dibattito e soprattutto una pratica conseguente, per contribuire a costruire il Soccorso Rosso in Italia.
La scelta di creare un organismo simile derivava anche dal fatto che una serie di organismi in Europa, rispondendo a una proposta nata dalla “Piattaforma del 19 Giugno 1999”, da alcuni anni aveva avviato un lavoro per la costruzione di un Soccorso Rosso Internazionale, allo scopo di lottare contro tutte le forme di repressione di classe e di controrivoluzione e di sostenere materialmente e politicamente i prigionieri/e rivoluzionari/e, quali esperienze dirette e concrete di un antagonismo con una finalità rivoluzionaria, nell’assoluta consapevolezza che su queste tematiche occorrevano un coordinamento e un’organizzazione anche oltre i confini nazionali.
Il CCCPSRI ha iniziato la sua attività volta a sviluppare la solidarietà di classe nei confronti dei compagni colpiti dalla repressione e dei prigionieri politici detenuti nelle carceri sia in Italia che all’estero. Ha organizzato momenti di confronto e di analisi, ha partecipato ad assemblee e manifestazioni, ha prodotto diversi materiali informativi e di controinformazione, opuscoli, volantini e manifesti, e ha sempre partecipato attivamente alle Conferenze di Lavoro organizzate regolarmente dal Soccorso Rosso Internazionale (SRI).
Una delle prime iniziative concrete realizzate dal SRI è stata una campagna di controinformazione, iniziata nel 2005, contro l’applicazione del regime di 41 bis nei confronti di alcuni rivoluzionari prigionieri delle BR-PCC, alla quale il CCCPSRI ha aderito, affiggendo un manifesto redatto dal SRI.
Il CCCPSRI, al fine di rendere più ampia e incisiva la propria attività, ha considerato che lo strumento più idoneo per fornire un importante e regolare contributo nel contesto dell’organizzazione della solidarietà di classe e internazionale fosse la pubblicazione di un bollettino con scadenza periodica chiamato Solidarietà; lungi dall’essere un organo di propaganda politica, la rivista Solidarietà, il cui primo numero è uscito nel 2007, ha voluto essere principalmente un ambito per dare voce al movimento di classe contro la repressione e il carcere e per favorire la solidarietà verso i rivoluzionari prigionieri.
A seguito dell’arresto di compagni/e nell’ambito dell’operazione “Tramonto”, avvenuta il 12 febbraio 2007, il lavoro del CCCPSRI si è incentrato principalmente sull’impegno a costruire nel modo più esteso ed efficace possibile la solidarietà a questi compagni/e, rivendicandone l’internità al movimento di classe, diffondendo le loro posizioni politiche e cercando nel contempo di contrastare il tentativo fatto dallo Stato e dagli apparati repressivi di isolare i compagni dalla Classe e di rompere il legame fra chi sta dietro le sbarre delle carceri imperialiste e chi lotta fuori.
Sono state organizzate e promosse iniziative in ambiti lavorativi, studenteschi e territoriali, sono stati prodotti materiali informativi e un video sulla vicenda repressiva. Inoltre, il CCCPSRI è stato invitato da organismi del SRI, in Germania (Stoccarda e Berlino), in Belgio (Bruxelles) e in Svizzera (Zurigo), a intervenire a conferenze e dibattiti incentrati sulla operazione “Tramonto” e sulla necessità di promuovere e attuare la solidarietà di classe ai compagni arrestati il 12/02/2007. Nel corso del processo riguardante l’operazione “Tramonto” il CCCPSRI, unitamente all’“Associazione Parenti Amici degli arrestati il 12/2/2007”, ha organizzato dei presidi all’esterno del tribunale con presenza militante in aula, con la partecipazione diretta di delegazioni internazionali del SRI.
Un'altra tappa importante dell’attività del CCCPSRI è stata l’organizzazione di una conferenza-dibattito sul “processo politico”, tenutasi a Milano il 26/27 giugno 2010, alla quale hanno partecipato attivamente diverse delegazioni del SRI. Lo scopo della conferenza è stato quello di promuovere un momento di confronto sul tema della repressione e del carcere, per valorizzare e attualizzare l’esperienza del Soccorso Rosso, ambito fondamentale per lo sviluppo del lavoro e dell’organizzazione della solidarietà di classe e del sostegno dei rivoluzionari prigionieri, e per affrontare e analizzare il comportamento da assumere di fronte ai tribunali borghesi, ancor più in una fase di grave crisi del capitalismo, che produce inevitabilmente sempre più repressione di classe.
Il lavoro del CCCPSRI si è sviluppato anche riguardo alla lotta specifica contro il carcere e le condizioni di detenzione di tutti i prigionieri. Il CCCPSRI ha partecipato e contribuito a varie iniziative effettuate dal movimento anticarcerario a sostegno delle lotte dei detenuti. È stato determinante il lavoro contro il regime di 41 bis e per promuovere la solidarietà nei confronti dei rivoluzionari prigionieri, con le due mobilitazioni del 3/6/2007 e del 18/6/2011 a L’Aquila, nella città e sotto il carcere. Al corteo del 18/6/2011 ha partecipato anche una delegazione internazionale del SRI.
A seguito del bilancio della manifestazione del 18/6/2011 è nata l’esigenza di costituire, a livello nazionale, un organismo stabile teso a dare un contributo, sia in termini di analisi che sul piano pratico, allo sviluppo e all’organizzazione della lotta contro la repressione, il carcere, la differenziazione e il 41 bis. L’organismo, denominato “Assemblea di Lotta - Uniti contro la Repressione”, ha promosso la solidarietà ai compagni processati nell’ambito della lotta contro il TAV, partecipando il 25/02/2012 con un proprio spezzone al corteo di 80.000 persone in Valsusa e ha sviluppato una campagna contro il 41 bis a sostegno dei detenuti, organizzando diversi dibattiti, producendo materiale di controinformazione e promuovendo una manifestazione a Parma nella città e sotto il carcere, il 25 maggio 2013, anche in solidarietà con un rivoluzionario prigioniero, lì detenuto in regime di 41 bis. L’ “Assemblea” attualmente prosegue il suo lavoro approfondendo le tematiche succitate e con l’intenzione di estendere la propria azione anche ad altri ambiti colpiti dalla repressione, come quelli dei lavoratori in lotta.

Nel quadro dell’attività decisa dalle Conferenze di Lavoro per la costruzione di un SRI, il CCCPSRI ha organizzato varie iniziative di solidarietà, a sostegno di Georges I. Abdallah nel 2007, dei rivoluzionari prigionieri turchi, ha inviato delle delegazioni ai processi contro i militanti inquisiti del SRI, in Svizzera e in Germania, e ha partecipato a Bruxelles alle manifestazioni indette a sostegno dei militanti del Soccorso Rosso belga colpiti dalla repressione. Il CCCPSRI ha aderito alle mobilitazioni indette dal SRI in solidarietà ai compagni anarchici Silvia, Billy e Costa, arrestati nel 2010, partecipando alla delegazione internazionale in occasione del loro processo, a Bellinzona. Inoltre, da fine 2012, il CCCPSRI ha aderito alle iniziative del SRI, concordate con alcuni organismi di solidarietà greci, che hanno visto come momenti principali l’invio di una delegazione internazionale al processo ad Atene contro l’organizzazione “Lotta Rivoluzionaria” e un ciclo di dibattiti con la partecipazione dei compagni greci dell’organismo “Assemblea per il caso di Lotta Rivoluzionaria”. Nel febbraio 2013, in seguito all’appello lanciato dal SRI, il CCCPSRI ha organizzato un presidio di fronte al Consolato di Francia a Milano, in solidarietà con il rivoluzionario prigioniero Georges I. Abdallah e con i prigionieri politici palestinesi.

Negli ultimi tempi, all’interno del CCCPSRI si è sviluppato un dibattito per fare un bilancio generale sull’attività, il ruolo e l’orientamento di un organismo come il Soccorso Rosso e sugli obiettivi che intende conseguire. In estrema sintesi, nel corso di questo dibattito sono emerse posizioni differenti che non hanno permesso un bilancio condiviso e di conseguenza la pianificazione dell’attività futura.
Da ciò è emersa la necessita di sciogliere l’Organismo.
Quanto successo costituisce sicuramente un segnale d’indebolimento al nostro interno, come parte del movimento di classe impegnato nel campo della solidarietà di classe e della lotta contro la repressione e il carcere, tanto più in una fase dove la repressione è sempre più pesante e dispiegata.
La posizione da noi sostenuta, oltre a rivendicare la validità del lavoro svolto sul piano nazionale, considera che la dimensione internazionale di un Soccorso Rosso, sia imprescindibile per contrastare le politiche repressive promosse e attuate in maniera coordinata dagli stati imperialisti. Noi valutiamo, nel complesso, positivamente quanto finora realizzato dal SRI, ribadendo la necessità di continuare a partecipare al progetto per la costruzione del Soccorso Rosso Internazionale per contribuire, attraverso il dibattito e la pratica, al suo sviluppo e alle sue prospettive. A tale proposito valorizziamo il lavoro svolto, ad esempio quello verso i rivoluzionari prigionieri di tutto il mondo, e pensiamo che vada proseguito, esteso e migliorato, al fine di sviluppare la solidarietà di classe e la crescita della coscienza di classe nella prospettiva rivoluzionaria. È fondamentale continuare il lavoro svolto dal SRI su alcuni punti:
far conoscere la storia delle organizzazioni rivoluzionarie dei vari paesi, la loro esperienza e pratica;
analizzare la strategia di controrivoluzione preventiva attuata dagli stati imperialisti e approfondire lo studio delle legislazioni in tema di repressione dei vari paesi, facendo conoscere le iniziative di lotta organizzate per contrastarle;
contro-informare sulle operazioni repressive nei vari paesi e divulgare i percorsi di lotta che si contrappongono ad esse;
rafforzare i legami fra i vari organismi del Soccorso Rosso Internazionale, approfondire il dibattito e dare impulso a iniziative comuni;
instaurare nuovi rapporti con altri organismi che operano nello stesso campo.

Rispetto al 2006, periodo in cui si è costituito l’organismo CCCPSRI, la situazione internazionale è caratterizzata da un ulteriore acuirsi della crisi del capitalismo, dalla tendenza alla guerra, cui fa seguito l’intensificarsi di una dura repressione che colpisce sia chi si organizza contro il sistema, sia i settori più combattivi delle masse popolari. In tal senso vogliamo sottolineare la necessità e l’attualità di un lavoro specifico nel campo della solidarietà di classe che non sia solo locale, ma che assuma una collocazione internazionale per contribuire maggiormente allo sviluppo della lotta del movimento di classe.
È nostra intenzione rimanere attivi all’interno del movimento di classe, sul terreno della lotta contro la repressione, contro il carcere e sul fronte della solidarietà di classe verso i rivoluzionari prigionieri, tutti campi d’intervento necessari per sostenere e favorire lo sviluppo di una coscienza di classe in un’ottica rivoluzionaria.

ottobre 2013
Collettivo contro la repressione per un Soccorso Rosso Internazionale
ccrsri1@gmail.com

Il Soccorso Rosso Internazionale e lo scioglimento del CCCPSRI
Introduzione Dopo lo scioglimento del CCCPSRI in Italia, alcuni compagni che erano allora in minoranza all’interno dell’ex CCCPSRI hanno messo in circolazione un testo di critica contro il SRI. La maggioranza dei vecchi membri del CCCPSRI, che restano nel processo di costruzione del Soccorso Rosso Internazionale (con il nuovo nome di Collettivo contro la repressione per un SRI), hanno anche loro espresso la propria opinione. Noi intendiamo intervenire in quanto Commissione per un SRI partendo dal punto di vista del progetto del SRI. La posizione di questi ex-CCCPSRI non è per noi una novità e, in pratica, si era tradotta in Italia nelle difficoltà di stabilire una piena e globale dialettica tra il lavoro nazionale e il processo di costruzione di un SRI. Perché il processo di costruzione del SRI e di strutture come la « Commissione per un SRI », la segreteria internazionale, le Conferenze internazionali di lavoro, o dei gruppi di lavoro, non possono avere un senso che nell’interazione con autentiche forze militanti nazionali. Senza questa interazione il lavoro internazionale perde le sue prerogative: esso può contribuire ad arricchire, qualificare, rafforzare questo lavoro militante nazionale ma non può adempiere la sua missione. E dietro la critica espressa si profila la figura di un pompiere-piromane.
Un processo di costruzione

Il progetto di costruzione di un SRI non è un semplice progetto di coordinamento, di uno scambio di informazioni e di mezzi.
Non si tratta di fare una campagna internazionale di agitazione e poi un’altra e quindi un’altra ancora.
Non si tratta semplicemente di « reagire » agli attacchi della contro-rivoluzione.
Il nostro processo è un processo di costruzione organizzativo e quindi lo sviluppo non deve essere solo quantitativo (accumulazione di forze) ma anche qualitativo (forze più unite che sappiano lavorare sempre meglio insieme).
E’ un progetto che mira a rafforzare l’unità.
In questa prospettiva non è sufficiente rendersi conto delle differenze tra le forze partecipanti (differenze politiche, ideologiche, organizzative, differenze derivanti dalla loro storia, dalla loro cultura politica nazionale, ecc.), ma è necessario elaborare delle analisi e dei metodi per rafforzare la nostra unità a partire da queste differenze, cercando ciò che può essere sintetizzato, unificato, avvicinato e cercando i mezzi per gestire le differenze non sanabili, in modo che queste non paralizzino il processo.
Il processo di costruzione di un SRI implica un pesante lavoro di analisi della realtà internazionale, delle realtà nazionali, delle realtà delle forze militanti, dei problemi specifici nell’ambito della dialettica lotta/repressione/resistenza alla repressione. Esso implica inoltre l’elaborazione di metodi che consentano a dei gruppi così diversi non solo di lavorare insieme, ma anche di migliorare il lavoro comune.

Sono state realizzate analisi su questioni per noi essenziali come la contro-rivoluzione contemporanea (strategie, leggi, apparecchiature, tecniche, ecc.) o come il processo politico (come condurlo in quanto accusati, come svolgere le campagne in quanto forze di appoggio, ecc.). Il fatto di avere prodotto insieme documenti approvati e condivisi (che sono poi stati tradotti ed ampiamente diffusi) da tutte le forze partecipanti è indiscutibilmente un segno dei progressi registrati in quanto alla nostra unità.

Potremmo difenderci esponendo in modo strettamente « militante » il nostro bilancio e invocare, per esempio, il grande successo delle campagne del SRI per Georges Abdallah o per Marco Camenisch, o il lavoro che è stato fatto relativamente alle tecniche di difesa e controllo dello spionaggio della polizia (analisi, formazione teorica e pratica), o le migliaia di manifesti, opuscoli, volantini distribuiti in tutta Europa, o alla eco che abbiamo dato alle parole dei prigionieri rivoluzionari.
Ma l’essenziale del lavoro internazionale, senza essere presuntuosi, non è visibile : consiste nel progresso dei metodi di « lavoro in comune » con sempre maggiore unità e coerenza.
Da questo punto di vista i tre esempi ricordati nel documento di critica, quello della campagna «detenzione di lunga durata », quello del bilancio della crisi del 2002 e quello della Conferenza di Milano, sono per noi illuminanti. E ricordandoli, coloro che ci criticano si pestano i piedi da soli.

Esempio 1. La campagna « detenzione di lunga durata »

La proposta di una campagna per la liberazione dei prigionieri rivoluzionari detenuti da molti anni era stata accettata con entusiasmo da tutti i gruppi partecipanti. Questo argomento consentiva infatti di stabilire quelle connessioni che sono la ragion d’essere del SRI :
- tra il particolare e il generale,
- tra il nazionale e l’internazionale,
- tra il fronte particolare della solidarietà con la lotta rivoluzionaria nel suo insieme.
In Italia sopravviene un problema : un importante gruppo di prigionieri rivoluzionari rifiuta questo argomento per questioni che riguardano la storia del movimento rivoluzionario in Italia e principalmente per il fatto che questo argomento (lottare contro la « detenzione di lunga durata ») era stato sino a quel momento monopolizzata dai liquidazionisti e dai dissociati. La posizione dei prigionieri era totalmente rispettabile, ma c’erano due modi di affrontare il problema :
- Rinunciare alla campagna in Italia perché non corrispondeva alla « realtà nazionale » ;
- Farne un’occasione di dibattito (a cominciare da un dibattito con i prigionieri).

Questo dibattito avrebbe potuto essere l’occasione per esporre una delle principali difficoltà della costruzione internazionale, ovvero alle differenze di realtà organizzative diverse e alle differenze delle realtà politiche (che tutti possono rapidamente comprendere) si aggiunsero differenze di culture politiche nazionali (più difficili da identificarsi perché si mascherano da categorie ideologiche). Questo dibattito avrebbe potuto essere l’occasione per esporre ai prigionieri che la reticenza a parlare di « detenzione di lunga durata » era propria dell’Italia, che ovunque nel mondo i rivoluzionari ne discutono su una base perfettamente rivoluzionaria e che il rifiuto dei prigionieri di affrontare questo argomento rivelava, forse, più la loro cultura politica che un’analisi specifica di ciò che sarebbe utile alla rivoluzione e ciò che serviva alla contro-rivoluzione.
Al limite non sarebbero stati importanti in un primo tempo i risultati (fare o non fare la campagna in Italia su questo argomento), ma forse sarebbe stato un passo in avanti tra rivoluzionari sulla comprensione delle mutue realtà e quindi sulla comprensione della realtà globale.
Ma l’interesse per questo dibattito sfugge a coloro che ritengono che l’internazionalismo sia un investimento cui rapportarsi a breve termine a livello militante nazionale, e non come una dimensione strategica della lotta rivoluzionaria..

Esempio 2 : Il bilancio della crisi del 2002

E’ degno di nota, a questo proposito, che, tra le critiche, figuri la pretesa mancanza di un bilancio della crisi del 2002. Ora, non solo questo bilancio esiste (è stato oggetto della assai lunga e dettagliata Risoluzione del 4 settembre 2006 della Commissione, pubblicato nel n°2 della nostra pubblicazione Solidarité internationale), ma inoltre questo bilancio ha esattamente evidenziato che la crisi della nostra dinamica non rivelava la debolezza del progetto del SRI (così come definito nella Piattaforma per un SRI del 2001), ma metteva in evidenza la mancanza di volontà politica di alcune forze al momento di applicare questi principi quando essi non erano direttamente utili ai loro immediati interessi politici. Nel 2002 alcune forze non volevano applicare la Piattaforma per un SRI del 2001 unicamente perché ciò non era funzionale al loro progetto organizzativo-nazionale-immediato e alle battaglie politiche che stavano conducendo contro altre tendenze rivoluzionarie. Il movimento rivoluzionario, e in particolare la corrente comunista, hanno una grande esperienza di interazione con le cosiddette organizzazioni « di fronte ». Spesso purtroppo questa grande esperienza viene ridotta all’ infiltrazione e alla strumentalizzazione di queste organizzazioni a favore del centro leninista, con la idea che non c’è niente da imparare dal lavoro “di fronte” e niente da rispettare salvo le apparenze.
Al contrario, il processo di costruzione del SRI riposa sulla tesi che un SRI che applica strettamente i propri principi (a cominciare dal rifiuto a lasciarsi strumentalizzare nelle lotte politiche interne al movimento rivoluzionario) è un qualcosa in più per tutte le componenti del movimento rivoluzionario. La sua importanza strategica per tutta la causa rivoluzionaria dipende dal fatto che il SRI non è asservito direttamente a questo o quel progetto politico particolare. La costruzione di un’organizzazione transnazionale di appoggio ai prigionieri rivoluzionari e di resistenza alla repressione non è una facciata o un pretesto : è una autentica necessità per il movimento rivoluzionario.
Ecco il bilancio della crisi del 2002, bilancio che è stato correttamente fatto e di cui gli autori della critica, molto sintomaticamente, non vogliono tener conto.

Esempio 3 : La Conferenza di Milano

E la stessa cosa per quanto riguarda l’esempio della Conferenza di Milano. L’incidente sopravvenuto nel giugno 2010 (una critica del delegato della Commissione al fatto che sia stato letto pubblicamente l’intervento di un prigioniero islamico) è certamente spiacevole ma non è che l’inizio di una lunga storia il cui bilancio finale è positivo.
L'incidente aveva mostrato l’esistenza di una sfumatura nella Piattaforma per un SRI del 2001. Piattaforma che diceva che era necessario appoggiare i prigionieri anti-imperialisti e non sostenere i prigionieri aderenti ad un progetto sociale reazionario. Ora, esistono dei prigionieri che appartengono contemporaneamente alle due categorie. L’incidente di Milano ha dato luogo a due lunghe discussioni. Una per determinare i metodi per gestire questo tipo di contraddizioni ed una seconda per rivedere la Piattaforma onde evitare che si riproponessero. In breve, siamo usciti dalla questione sorta a Milano migliorando la nostra unità e i nostri metodi di lavoro. Solo ignorando tutto questo lavoro e la sua importanza, solo subordinando tutto agli interessi organizzativi-nazionali- immediati l’incidente di Milano sembra « terribile ».

Fallimento dell'internazionalismo

In tutto il documento di critica è totalmente ignorato il nostro lavoro di qualificazione dell’unità, a cominciare dalle difficoltà incontrate. L’intero documento è caratterizzato da una strettezza di vedute organizzative-nazionali-immediate (flirtando con il puro tatticismo e il settarismo) e da un’incomprensione dei problemi e delle prospettive per la costruzione di un SRI.
Poiché questo lavoro di costruzione e di qualificazione non produce un « ritorno » immediato sull’investimento militante a livello nazionale, questa critica qualifica l’attività nazionale come di « sostanza » e di « vera lotta », mentre l’attività internazionale sarebbe di « apparenza » e « soggettiva ».
I risultati dell’attività militante nazionale sono più direttamente concreti rispetto ai risultati del lavoro di costruzione internazionale, ma il solo fatto di giudicarli con le stesse unità di misura evidenzia serie lacune nel loro concetto di internazionalismo.

Questa debolezza della prospettiva internazionalista non cade dal cielo ma è l’attributo classico di paesi che hanno una storia molto ricca e una altrettanto ricca attualità di lotta di classe e di lotta rivoluzionaria. Non ci meraviglia trovare questa debolezza dell’internazionalismo in grandi paesi dove, malgrado le buone intenzioni proclamate, il lavoro internazionalista è spesso stato limitato a giocare un ruolo minore e ciò per quasi tutte le correnti del movimento rivoluzionario.

Costruzione e continuità

Il processo di costruzione internazionale è lungo e laborioso. Non possiamo avanzare in questo processo se non con passi lenti e certi – cosa che facciamo dal 2001, e ancor di più dal 2005 con la realizzazione delle Conferenze internazionali di lavoro.
Ogni anno ha visto progredire l’unità e il forgiarsi e radicarsi di nuovi metodi di lavoro. E’ un lavoro che continueremo a fare, a dispetto di coloro che non ne vedono l’utilità (e che, effettivamente, fanno bene ad andarsene).
La nostra capacità di condurre, da anni, campagne internazionali efficaci, la resistenza di cui abbiamo dato prova, in molti paesi e in numerose occasioni, di fronte agli attacchi della polizia nonché i progressi concreti nell’unità tra le forze che partecipano al processo sono indicativi potenti che ci dicono che siamo sulla buona strada.

Costruire la solidarietà internazionale di classe !
Abbattere il capitalismo !

Commissione per un SRI (Bruxel-Zurigo)
28 novembre 2013

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