domenica 23 marzo 2014

pc 23 marzo - UCRAINA: CHI SANZIONA CHI

(da Il Manifesto del 22.3.14) - Tutti i paesi occi­den­tali, non solo quelli euro­pei, hanno diret­ta­mente o indi­ret­ta­mente inte­ressi ener­ge­tici for­tis­simi in Rus­sia. Ci sono con­tratti lucrosi di joint ven­tu­res con la Shell, la BP, varie com­pa­gnie tede­sche, Eni, Sta­toil, Total, ma anche con grosse Big ame­ri­cane come Che­vron ed Exxon Mobil.
Tutte stanno inve­stendo sulle fron­tiere arti­che russe insieme a com­pa­gnie cinesi, soprat­tutto per estrarre gas da espor­tare. Se la ten­sione tra occi­dente e Mosca va avanti al calor rosso, i governi occi­den­tali dovreb­bero appli­care san­zioni alla Rus­sia come hanno fatto all’Iran.
Intanto, per capire il filo delle stra­te­gie di ter­reno che si stanno spe­ri­men­tando intorno alla cer­niera ucraina, biso­gna par­tire dallo sce­na­rio in cui il flusso di gas russo si blocca per vari motivi e vedere quali effetti alter­na­tivi ne discendono.
Il flusso può bloc­carsi per varie ragioni che non dipen­dono da una volontà espressa di Mosca visto che ne per­de­rebbe in pro­fitti finan­ziari importanti.
Il primo motivo è quello del debito con­tratto da Naf­te­gas per for­ni­ture di gas pre­gresse: ma l’Unione euro­pea si è resa dispo­ni­bile a con­tri­buire con 500 milioni di euro e for­ni­ture dirette (sic!) per ridurre le quote di dipen­denza ener­ge­tica di Kiev da Mosca. Dif­fi­cile capire come, visto che supe­rano i 30 miliardi di metri cubi/anno. Dun­que Mosca potrebbe con­ti­nuare le for­ni­ture all’Ucraina, anche per non abban­do­nare le regioni orien­tali rus­so­fone che hanno indu­strie ad alta inten­sità ener­ge­tica (che a medio ter­mine ver­ranno sicu­ra­mente sman­tel­late su indi­ca­zioni del Fmi). Però quelle all’Europa potreb­bero essere sospese per ragioni di sicu­rezza: infatti il gasdotto si immette sul ter­ri­to­rio comu­ni­ta­rio in quelle regioni occi­den­tali che sono le più ostili a Mosca.
Lo dimo­stra il fatto che è par­tita una minac­cia espli­cita del gruppo rus­so­fobo di estrema destra Pra­viy Sek­tor: «Distrug­ge­remo le pipe­line e pri­ve­remo i nostri nemici di un’importante fonte di denaro». In que­sto caso si deli­neano tre cate­go­rie di clienti euro­pei del gas russo.
I clienti impor­tanti di Mosca dell’Europa nord occi­den­tale (Ger­ma­nia, Olanda, Bel­gio, Dani­marca, Fin­lan­dia, Sve­zia, Gran Bre­ta­gna) non hanno niente da temere. Per Mosca non è un pro­blema dirot­tare sul gasdotto North Stream via Mar Bal­tico le quan­tità sup­ple­men­tari che pas­sano oggi dall’Ucraina.
I paesi del cen­tro Europa ana­lo­ga­mente potranno usu­fruire di quan­tità aggiun­tive via North Stream attra­verso l’uso inverso dei gasdotti di Polo­nia, Unghe­ria e Slo­vac­chia (orga­niz­zato dopo la crisi del 2009).
Su que­sto cir­cuito però si inse­ri­sce un altro fat­tore, quello delle for­ni­ture Eu pro­messe all’Ucraina. Che para­dos­sal­mente trat­tano gas russo imma­gaz­zi­nato come scorte com­mer­ciali in Ger­ma­nia e che la com­pa­gnia tede­sca Rwe sarebbe dispo­ni­bile a movi­men­tare. Il con­net­tore di tutte le ope­ra­zioni di «reverse flow» diven­te­rebbe la Slovacchia.
Meno felici le alter­na­tive di approv­vi­gio­na­mento per il terzo gruppo di Paesi clienti di Mosca: Austria, Unghe­ria, Gre­cia, Ita­lia, Bal­cani orien­tali ed occidentali.
Per essi erano pre­vi­ste due solu­zioni: una imme­diata in caso di emer­genza, rap­pre­sen­tata dal gasdotto russo tede­sco Opal (una bre­tella sul ter­ri­to­rio tede­sco) dal Bal­tico alla fron­tiera della repub­blica Ceca. Que­sto per­mette di por­tare il gas, sem­pre via Slo­vac­chia allo snodo ed hub austriaco di Bau­m­gar­ten che serve il mer­cato sud euro­peo. Gaz­prom ha richie­sto di poter usu­fruire dell’intera capa­cità del gasdotto Opal per garan­tire for­ni­ture con­si­stenti sopra­tutto ai mag­giori con­su­ma­tori, tra cui l’Italia che nel 2013 ha impor­tato più di 25 miliardi di metri cubi men­tre le impor­ta­zioni dalla Libia si sono pra­ti­ca­mente azzerate.
L’altra solu­zione, a par­tire dal 2016, è rap­pre­sen­tata dal gasdotto russo South Stream di cui sono state avviate le com­messe di for­ni­ture dei tubi e di rea­liz­za­zione sot­to­ma­rina nel Mar Nero (Saipem).

Pec­cato che la Com­mis­sione Euro­pea abbia messo entrambe le pos­si­bi­lità a bagno­ma­ria il 10 marzo scorso con varie moti­va­zioni in quanto non rispet­tano le regole comu­ni­ta­rie della libera concorrenza.

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