giovedì 20 febbraio 2014

pc 20 febbraio - ANCORA SUL CORTEO CONTRO GLI ASSASSINI IN DIVISA DI ALDROVANTI

(Dalla lettera di una ragazza, Samuela, che ha partecipato) - Il concentramento è alle ore 14, proprio in via Ippodromo. Pian piano si raccolgono molte persone. In moltissimi si avvicinano alla lapide di Federico sul muro. Dopo poco arrivano Patrizia Moretti, Lino e Stefano Aldrovandi. Insieme ci sono anche Lucia Uva e Ilaria Cucchi: persone accomunate dalla stessa lotta e dalla stessa fortissima dignità. I manifestanti fanno spazio e subito telecamere e giornalisti iniziano a raccogliere le prime dichiarazioni. Sono tanti i gesti di affetto e solidarietà da parte dei manifestanti.

Alle ore 15 si parte alla volta della Prefettura. Il percorso non è lungo ma passerà proprio per il centro di Ferrara. Non ci sono bandiere, solo striscioni:“LA NOSTRA MEMORIA LA VOSTRA CONDANNA” è forse tra i più significativi. Il corteo è molto eterogeneo: ci sono anche molti bambini e, dal modo di sfilare, sembrano già ben coscienti e determinati. Forte anche la presenza degli ultras,in particolare della Spal e del Bologna. Non è difficile capire, anche “visivamente”, che alcuni di questi gruppi siano palesemente di destra. Sono in molti ad accorgersene ma si continua a sfilare. Lungo il percorso qualcuno attacca su muri e lampioni dei fogli bianchi con su scritto “VIA LA DIVISA”. I cori contro la polizia sono diversi ma la testa del corteo preferisce unire la propria voce solo ai cori “VIA LA DIVISA” o “GIUSTIZIA PER FEDERICO”.

Una volta arrivati in piazza Lino Aldrovandi prende la parola. Lino sale sul camioncino e ripete con forza l'appello affinché i quattro poliziotti vengano obbligati a lasciare la divisa. I manifestanti ascoltano le sue parole spesso inframmezzate da applausi convinti.

Dopo i ringraziamenti il corteo riparte fino ad arrivare alla prefettura. Vengono appesi tutti gli striscioni. Ora è Patrizia Moretti a salire sul camioncino alla testa del corteo. Gli applausi sono forti. Patrizia afferma con forza che le vittime di stato hanno mogli, madri e sorelle che non staranno mai zitte e continueranno a lottare. Viene letta una lettera inviata da un amico di Federico che vive a Londra. La lettera parla di quanto i media e lo Stato abbiano abituato le persone ad avere paura delle cose sbagliate. Nella lettera si dice che i peggiori incubi sono quelli in cui si muore in un vicolo uccisi da un tossicodipendente, nessuno immagina di poter morire per strada, in questura, in caserma o in cella, vittime di una violenza inaudita.

Alle 17 e 30 Patrizia entra in Prefettura per consegnare la richiesta di licenziamento dei 4 agenti. Il corteo aspetta. Alle 17 e 45 Patrizia esce e dice che la richiesta sarà presentata a Roma. Dopo i saluti tutti partecipano al coro per chiedere ancora una volta giustizia per Federico. Il corteo termina così, tra applausi e la promessa di esserci sempre per Federico e per tutti gli altri.

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