domenica 16 febbraio 2014

pc 16 febbraio - CORTEO A FERRARA CONTRO GLI ASSASSINI IN DIVISA

 Ferrara, migliaia con Patrizia: “togliete le divise agli assassini di mio figlio”

  • Luca Fiore
Ferrara, migliaia con Patrizia: “togliete le divise agli assassini di mio figlio”
Patrizia Moretti il suo compleanno, lo sta passando in piazza a Ferrara, attorniata e circondata dall’affetto, dalla solidarietà e dalla complicità di migliaia di persone. 
Alcuni di coloro che oggi pomeriggio si sono stretti attorno alla mamma di Federico Aldrovandi sono anche loro vittime o parenti di vittime di ‘malapolizia’, arrivati da tutta Italia per testimoniare che Patrizia non è solo nella sua battaglia contro l’omertà all’interno degli apparati dello stato. Quell’omertà e quell’impunità che permettono che oggi, dopo aver scontato solo sei mesi di carcere, i quattro agenti condannati per la morte di suo figlio possano indossare di nuovo la loro divisa e tornare nelle strade a rappresentare lo stato.

1brunettiAlla manifestazione, in prima fila dietro lo striscione di apertura, ci sono come sempre Lucia Uva e Ilaria Cucchi, ma anche Arnaldo Cestaro, vicentino che durante il G8 di Genova si trovava all'interno della scuola Diaz. La polizia, in quell’irruzione forsennata del luglio del 2001, gli ruppe un braccio e varie costole.

Quando hanno scoperto l’ennesimo colpo di spugna, l’ennesimo affronto nei confronti del loro dolore e del diritto dei cittadini alla verità e alla giustizia, Patrizia e Lino, assieme alla vasta rete di sostegno che si è creata da quando loro figlio morì per le percosse la notte del 25 settembre 2005, hanno deciso di tornare in piazza. Oggi alle 15 via Ippodromo, il luogo scelto per il concentramento perché lì Federico fu intercettato e ucciso mentre tornava a casa, era già strapiena di gente. Il corteo si è mosso poco dopo, diretto verso la Prefettura. Con un messaggio semplice per le istituzioni: “via la divisa”. No al reintegro di Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri all’interno della Polizia di Stato, come se nulla fosse accaduto, come se lo Stato reputasse una marachella, un banale incidente di percorso da dimenticare, da accantonare la morte di un ragazzo diciottenne, ‘colpevole’ di essere incappato in un controllo di polizia nel posto sbagliato e nel momento sbagliato.
Nei giorni scorsi – lo ha detto il ministero degli Interni rispondendo a un’interrogazione dei deputati Vittorio Ferraresi e Paolo Bernini (5 Stelle) – Forlani, Segatto, Pontani e Pollastri sono rientrati in servizio nelle loro nuove sedi: alla dogana di Tarvisio, all’aeroporto di Venezia e alle questure di Venezia e Vicenza.
Poco importa se i quattro agenti saranno mandati in altre città a ‘garantire l’ordine pubblico’ e non a Ferrara, il segnale che lo Stato manda ai propri cittadini e alle proprie forze dell’ordine è comunque sbagliato, ha spiegato in queste ore Patrizia Moretti nelle interviste pubblicate o andate in onda in queste ore. Perché il ragazzo fu ucciso da chi dovrebbe avere il compito istituzionale di proteggere i cittadini, non di picchiarli e ucciderli. E anche perché – il che viene spesso dimenticato quando si parla di questa vicenda - i quattro responsabili dell’omicidio di Federico, potendo contare sulla complicità dei propri colleghi e addirittura dei propri superiori, hanno cercato in tutti i modi di sottrarsi alle proprie responsabilità, con veri e propri atti di depistaggio dell’inchiesta. E' per questo che oggi a Ferrara a migliaia hanno manifestato, con determinazione, per chiedere la destituzione di Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri.
«Il reintegro nella Polizia dei quattro agenti che hanno ucciso mio figlio è molto triste e deludente. Non è in linea con la giustizia e nemmeno con la morale. Ma ancora una volta non siamo soli. Abbiamo avuto sollecitazioni da tanta gente, ci hanno spinti da tutta Italia a batterci perchè questa storia non finisca in una bolla di sapone, e tutto torni come prima» ha detto Patrizia. A nove anni di distanza dalla morte di suo figlio costretta ancora una volta a difendere con le unghie e con i denti verità e giustizia, nonostante due processi e varie condanne.

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