lunedì 10 febbraio 2014

pc 10 febbraio - Si parla di Grillo...ma sono 600 i No Tav indagati e tanti processati...22 febbraio manifestazione nazionale


Polemica in valle di Susa "Seicento No Tav indagati"
In un documento del movimento che si oppone alla linea ferroviaria Torino-Lione: "Le nostre mobilitazioni sono autofinanziate e non costano praticamente nulla se non il prezzo dei manifesti di propaganda. L'alta velocità costerà 28 miliardi di denaro pubblico"
Sono seicento gli attivisti e i simpatizzanti No Tav che, a vario titolo, sono indagati o imputati a Torino. E' quanto si legge in un documento diffuso dal movimento che, dalla Valle di Susa, si oppone alla nuova linea ferroviaria Torino-Lione.

Nella nota si vuole sottolineare il grande impiego di mezzi e di risorse utilizzato per le inchieste contro i militanti. "Le nostre mobilitazioni sono autofinanziate e non costano praticamente nulla se non il prezzo dei manifesti di propaganda. L'alta velocità Torino-Lione costerà nel suo complesso 28 miliardi di euro di denaro pubblico. Nonostante quest'opera sia un furto ed una speculazione inutile nessun politico che la sostiene è mai finito in un'aula di tribunale".

"Il movimento No Tav - prosegue la nota - ha sempre dichiarato che non intende fare del male ad alcun essere vivente con il proprio agire e così da sempre è stato. Il fatto più grave è l'incendio di un compressore (valore materiale 2mila euro) ma i 4 No Tav accusati dell'incendio sono tutt'ora in carcere con l'accusa di terrorismo e rischiano fino a 30 anni".

Il documento No Tav prosegue ancora con la polemica sul processo a Beppe Grillo per la violazione dei sigilli alla baita Clarea posta sotto sequestro dalla procura nel dicembre 2010: "Una piccola baita per impedire una speculazione inutile da 28 miliardi di euro di denaro pubblico diventa un grave reato per il quale vengono chieste pene dai sei ai diciotto mesi di carcere. Ma quanto costano i processi ai No Tav?".

I No Tav osservano che la baita, realizzata su un terreno di proprietà di un attivista, venne messa sotto sequestro in corso d'opera, ma che nel corso del processo si è scoperto come la Sovrintendenza per i beni ambientali avesse definito il manufatto compatibile con il paesaggio. Oggi è stata inglobata dal cantiere del Tav. "Se la baita in pietra di appena 50 metri quadri è irregolare - si legge in una nota - storia diversa è per il cantiere di oltre 70mila metri quadri ritenuto assolutamente regolare. Eppure i vincoli ambientali sono gli stessi".

"Ci aiutate a capire quanto costa processare 20 No Tav per aver costruito a proprie spese una piccola baita in stile alpino su di un proprio terreno oggi espropriato e distrutto dal cantiere?".

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