mercoledì 8 gennaio 2014

pc 8 gennaio - “Stiamo buoni, facciamo affari” e l’Aquila non si ribella

L’inchiesta ha il suo fulcro nei soldi facili-facili dei puntellamenti. Un piatto da 250 milioni di euro che ha messo a tacere le proteste, inesistenti dopo la stagione delle carriole

di Giustino Parisse
La vicenda giudiziaria esplosa questa mattina all’Aquila con quattro arresti e numerosi indagati ha il suo fulcro nei cosiddetti puntellamenti che insieme alla gestione dell’emergenza fatta dalla Protezione civile di Bertolaso sono stati il vero affare del post sisma. Un “piatto” da 250 milioni di euro, con morsetti di ferro pagati come se fossero d’argento, che sono stati soldi facili-facili per le ditte che si sono fiondate sulla ricostruzione .
E che quella dei puntellamenti (molti inutili) sia stata la vera “cloaca” in cui in tanti hanno attinto (per quello che se ne sa fino ad ora) lo dimostra anche un’indagine di cui si è saputo un mesetto fa e che riguarda la messa in sicurezza delle chiese. Un’indagine in cui sono coinvolti funzionari pubblici, fra cui l’ex commissario ai Beni culturali, Luciano Marchetti e persino dei preti che risulterebbero collusi con imprenditori. Se a questo si “allegano” le tante indagini sui furbetti del post sisma (contributi non dovuti, case a scrocco, soldi per l’autonoma sistemazione a gogò) ne esce un quadro che se ha certo riguardato una minoranza di persone, non fa onore alla città ed è uno schiaffo a chi nei giorni della tragedia, senza chiedere nulla ma solo offrendo il proprio lavoro e la propria solidarietà , ha dato un sostegno fondamentale a chi era sopravvissuto.
Emerge un “circo” di profittatori che al di là delle sentenze che stabiliranno la bontà delle indagini avviate, chiarisce anche perché la città, dopo la stagione delle carriole (primavera-estate 2010), non si sia più ribellata rispetto alle “dimenticanze” romane lasciando il sindaco a strepitare come uomo solo ma senza comando. La parola d’ordine è diventata “stiamo buoni e facciamo affari”. Oggi ne vediamo gli esiti giudiziari e c’è da star certi che dalle intercettazioni e dagli sviluppi dell’inchiesta, verranno fuori cose di cui ci potrà solo vergognare.
Ps 1: il nome di Mario di Gregorio, funzionario comunale, era emerso anche da intercettazioni facenti parte di una indagine archiviata dalla Procura e relativa a rapporti poco chiari fra un ex assessore della giunta Cialente e imprenditori locali, rapporti denunciati pubblicamente dal consigliere comunale Ettore Di Cesare che per quelle dichiarazioni è stato preso di mira pesantemente, in consiglio comunale, dal primo cittadino.
Ps 2: leggo che Cialente si sente tradito. Bene, allora azzeri la giunta comunale e ne faccia una tutta nuova, e cambi tutti i dirigenti. Almeno questo se proprio non ha il coraggio civile di dimettersi.

Nessun commento:

Posta un commento