venerdì 31 gennaio 2014

pc 31 gennaio - per il diritto d'aborto, manifestazione al consolato spagnolo a Milano


IL DIRITTO D’ABORTO NON SI TOCCA!
Contro Moderno Medioevo, Chiesa, Stato, Capitale
Giù le mani dal corpo delle donne!

Il governo di centrodestra di Spagna, Mariano Rajoy, segretario del partido Popular, il 20 dicembre 2013, su proposta del ministro di giustizia Gallardòn, ha approvato un disegno di legge che limita fortemente il diritto delle donne di abortire entro 14 settimane.
Con questo disegno di legge si cancella la legge del 2010 sulla interruzione volontaria di gravidanza che aveva depenalizzato l’aborto. La proposta Gallardòn prevede un forte peso del ruolo di medici, giudici, genitori e servizi sociali, facendo tornare le donne spagnole in una condizione di eterna subordinazione. Nello specifico, l’aborto è consentito solo nel caso di violenza sessuale (fino alla 12ma settimana) e di grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna, con rischio permanente o duraturo nel tempo, certificato da due medici (fino alla 22ma settimana). I casi di anomalia del feto incompatibile con la vita o di malformazioni del feto rientrano nella fattispecie della salute psichica della donna e debbono essere certificati; nel caso di rischio per la salute psichica la donna dovrà produrre ben quattro certificati: due di due medici psichiatri, uno d’informazione clinica sui rischi relativi all’aborto e uno dei servizi sociali, soprattutto in merito alle alternative all’aborto: qui siamo al sadismo puro!
Per le giovani tra i 16 e 18 anni si dovrà avere la ratifica dei genitori.
L’obiezione di coscienza è estesa fin dalla fase informativa e non, come attualmente, al personale che interviene direttamente nell’intervento abortivo.

La gravità dell’attacco al diritto d’aborto, sferrato in maniera frontale, in Spagna non è isolato, via via questa politica si estenderà negli altri paesi in Europa, per questo è anche nostro interesse essere oggi al fianco delle donne spagnole in lotta.

Lo vediamo anche in Italia, dove la messa in discussione del diritto d’aborto, pur se oggi non avviene in maniera frontale, è di fatto in atto, a macchia di leopardo, su singoli aspetti, con attacchi ideologici e pratici: il seppellimento dei feti (ultimo in ordine di tempo il Comune di Girenze di Renzi) la crescente obiezione di coscienza che rende ormai impossibile in diverse regioni il ricorso all’IVG, la difficoltà di poter ricorrere alla pillola del giorno dopo e alla RU486, il riconoscimento giuridico dell’embrione nella L.40; si costringono, nei fatti, le donne al pendolarismo per poter interrompere una gravidanza indesiderata e\o ritorno al “prezzemolo e cucchiaio”, come avverrà inevitabilmente in Spagna. Non è sicuramente un caso che recentemente Bergoglio che ha definito orrore l’aborto, indicando nei fatti la prossima agenda politica ai governi, in primis all'Italia.

La messa in discussione del diritto d’aborto è per questo sistema capitalista un attacco a ciò che esso simbolicamente rappresenta: la libertà di scelta delle donne in ogni ambito della propria vita, doppiamente per le giovani, le proletarie, le immigrate che subiranno una discriminazione di classe; la messa in discussione dei “diritti superiori della nazione”, la ribellione ad una ideologia di subordinazione, “conservazione”, necessaria per la borghesia soprattutto in una fase di crisi.

Per questo per noi donne è centrale la lotta per la difesa del diritto d'aborto. Oggi la portiamo avanti in continuità con lo sciopero delle donne del 25 novembre contro violenze e femminicidi che rappresentano il frutto più marcio di questa società, ma che mette in discussione le tante forme di violenza e oppressione sessuale, attacco ai diritti che subiamo quotidianamente, di cui questo dell'aborto è centrale.
Dopo lo sciopero delle donne abbiamo detto “indietro non torniamo”. Lo affermiamo con forza oggi anche nella lotta contro l’insieme degli attacchi pratici ed ideologici al diritto d’aborto.

presidio h. 14.30   sabato 1 febbraio davanti al Consolato spagnolo via Fatebenefratelli, 26

Movimento femminista proletario rivoluzionario Milano

Nessun commento:

Posta un commento