sabato 30 novembre 2013

pc 30 Novembre - PALERMO: SBIRRI A DIFESA DEI FASCISTI CARICANO I NO MUOS CHE RESISTONO E RISPONDONO!



Oggi pomeriggio il sit-in No Muos a Palermo si è via via riempito fin dalle 15:00 di giovani, studenti, lavoratori e militanti No Muos.
Di contro il corteo indetto dai fascisti di Casapound e Fratelli d'Italia, mascherati da "Rete No Muos" è stato un flop totale vedendo la partecipazione dei soli militanti fascisti che non hanno superato le 50 unità solo grazie all'aiuto dei camerati provenienti da Catania che ancora una volta rimpolpano i pochi fascistelli locali. Nonostante i numeri esigui, grazie all'ampia protezione delle forze dell'ordine gli estremisti di destra sono partiti in corteo scortato da ingenti forze dell'ordine.

Una lotta popolare quale quella No Muos viene strumentalizzata da partiti neofascisti che creano ad hoc  sigle fittizie a fini prettamente elettorali; partiti neofascisti che hanno appoggiato direttamente governi che stringono accordi con il governo Obama anche sulla costruzione del Muos. Questa strumentalizzazione ha trovato la forte opposizione del vero movimento No Muos presente a pza Verdi (Teatro Massimo): l'unico modo per permettere il corteo illegittimo neofascista è stato quindi caricare a freddo centinaia di militanti antifascisti del presidio No Muos che hanno risposto alla violenza poliziesca resistendo con la giusta violenza rivoluzionaria e mettendo ancora una volta in scacco l'apparato repressivo messo in campo dalla Questura che fin dall'inizio ha tentato la via della provocazione.


Ancora una volta i servi in divisa dello stato borghese sono stati schierati a difesa dei razzisti, omofobi e squadristi di casapound & co, gli stessi che pochi giorni fa a Roma hanno organizzato un incontro con i neo-nazisti greci di Alba Dorata protagonisti di numerose aggressioni contro immigrati e militanti anti-fascisti uno dei quali, il rapper Pablos Fyssas, assassinato lo scorso 17 Settembre.
Un episodio recente in Italia si è avuto lo scorso 13 Dicembre 2011 quando un militante di casapound Firenze ha ucciso a colpi di arma da fuoco due immigrati senegalesi e ferendone tre, in pieno giorno al mercato cittadino.

Tra l'altro come testimonia il seguente video (LINK) sono abbastanza evidenti le collusioni tra gli apparati repressivi dello stato e i neofascisti codardi che senza questa protezione non potrebbero neanche muovere un passo nella nostra e in molte città italiane e del mondo.
All'inizio del video si sente chiaramente uno sbirro incitare alla "caccia all'uomo", altro che provocazioni da parte dei No Muos!
L'obiettivo della sbirraglia non era quindi quello di dividere le "due parti" come ha scritto la stampa ufficiale asservita a governo e padroni, anche perché era solo lo schieramento No Muos forte delle proprie idee e convinzioni a non voler permettere la sfilata dei neofascisti mentre quest'ultimi in maniera codarda si nascondono sempre sotto la sottana della polizia.

Nonostante le ripetute cariche dei servi in divisa armati di tutto punto con scudi, caschi, manganelli, spray al peperoncino e camionette lanciate a supporto, i militanti No Muos hanno resistito per oltre due ore rallentando l'avanzata degli sbirri e successivamente aggirandoli per vie laterali comparendogli alle spalle e di fronte ai neofascisti che ancora una volta sono stati difesi dalle cosiddette "forze dell'ordine". 


Ancora una volta lo stato borghese viola le sue stesse leggi proteggenti formazioni neo-fasciste che formalmente dovrebbero essere dichiarate illegali e sciolte immediatamente secondo la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione Italiana e la successiva legge Mancino.

Da parte nostra, come se ce ne fosse bisogno, i fatti di oggi dimostrano che il sacrosanto valore dell'antifascismo non può essere delegato alle istituzioni ma portato avanti dal basso.

Tutto questo apparato militare non è riuscito a fermarci ma un compagno, Michele, è finito nelle viscide mani della repressione che sicuramente proverà a farne un capro espiatorio.
Noi gridiamo a gran voce che in quella piazza c'eravamo tutti ed esigiamo l'immediato rilascio del compagno.

MICHELE LIBERO!
I POPOLI IN RIVOLTA SCRIVONO LA STORIA!
CONTRO LE STRUMENTALIZZAZIONI NEOFASCISTE ANCORA UNA VOLTA A PALERMO NON SONO PASSATI!



pc 30 novembre - Libertà per Bahar 1 dicembre manifestazione sotto l'ambasciata italiana a Bruxelles

Erdogan chiede vendetta, l'Italia acconsente: il caso di Bahar Kimyongur

consulat-it-4Il Comitato per la libertà dell’espressione e dell’associazione lancia per il primo dicembre alle ore 15 un nuovo appuntamento sotto l’ambasciata italiana a Bruxelles per richiedere l’immediata liberazione di Bahar Kimyongur. Lunedì, 25 novembre, presso la Corte d’Appello di Brescia si è tenuta un’udienza per chiedere a Bahar se volesse essere estradato in Turchia o no. Una domanda sensata, giacché lo stato turco cerca la vendetta dal lontano 2006 per la verità che il giornalista ha osato raccontare al mondo, ma tant’è: l’udienza fa parte della prassi per l’estradizione.  L’avvocato Romoli ha evidenziato come la Corte italiana non abbia nessun dossier mandato dalla Turchia, ma soltanto il verbale d’arresto. Scontata la risposta di Bahar, il quale ha negato la volontà di essere estradato.
In contemporanea, a Bruxelles si è tenuto un presidio di solidarietà, durante il quale più di 250 persone hanno chiesto l’immediata scarcerazione del loro connazionale. Il Comitato per la libertà dell’espressione e dell’associazione ha sottolineato quanto sia importante mantenere costante la pressione sullo stato italiano, affinché non sia commessa un’enorme ingiustizia. La magistratura belga e nel 2006 quella olandese hanno rifiutato di concedere l’estradizione, assecondando il mandato della Turchia. Solo la Spagna (fatti che risalgono a quest’estate e Bahar dovrà affrontare un processo) e l’Italia eseguono i mandati di Erdogan. Solo quest’estate i giornali nazionali gridavano alla soppressione della democrazia e alla violenza dello stato turco, vista la sanguinaria repressione delle manifestazioni e, neanche sei mesi dopo, l’Italia esegue il mandato di cattura. È chiaro quale sarà il destino di Bahar una volta tornato nella sua terra natale: il regime di Erdogan non tollera chi osa esportare gli orrori commessi dallo stato, infatti, diversi giornalisti sono stati imprigionati e torturati e lo stesso destino toccherà a Bahar, qualora non si riuscisse a impedire la sua spedizione in Turchia.
Lunedì si terrà un’altra udienza, in cui l’avvocato chiederà al giudice la liberazione o quantomeno l’alleviamento della misura cautelare per Bahar, come ad esempio i domiciliari. Nel frattempo, è quasi certo che il giornalista di origine turche dovrà rimanere in Italia, in tal modo da impedirgli di tornare in Belgio e sfuggire all’eventuale procedura di estradizione, la quale durerà per alcuni mesi. Dunque, Bahar dovrà rimanere qui, lontano dalla sua famiglia, con la quale non ha ancora avuto alcun contatto dal momento della sua carcerazione.

pc 30 novembre - mentre alba dorada grecia e casapound fanno un incontro insieme, vengono fuori testimonianze agghiancianti della violenza sistematica dei neonazisti greci - all'interno del moderno fascismo in formazione come regimi - indipendentemente dalle coalizioni governative - con il grande manto della nuova Forza italia di berlusconi, anche il nostro paese si misurerà presto con queste realtà, ma la falsa sinistra compreso la 'estrema sinistra' questo non lo comprende e prende lucciole per lanterne

Alba Dorata: testimonianze agghiaccianti

Alba Dorata: testimonianze agghiaccianti

I magistrati della Corte d’appello Ioànna Klàpa e Marìa Dimitropoùlou hanno raccolto dati agghiaccianti nel processo di Alba Dorata, che rafforzano il materiale probatorio già importante contro gli imputati, andandosi ad aggiungere ai risultati dell’indagine preliminare condotta da Spyros Georgouleas e Charalambos Papakòstas.
Durante le indagini preliminari i pubblici ministeri hanno interrogato decine di persone vittime dell’attività criminale di Alba Dorata, registrando numerose testimonianze sulle violenze subite, anche di chi partecipava all’organizzazione neonazista nel corso di attacchi efferati e sanguinosi.
Attacchi assassini. Dal nuovo, voluminoso fascicolo rivelato oggi 26 novembre dall’edizione domenicale del giornale “Ethnos”, emergono degli elementi incendiari sui battaglioni d’assalto che organizzavano ed eseguivano gli attacchi contro militanti anti-autoritari e migranti nella regione dell’Attica e nel resto della Grecia. Si parla di assalti omicidi nelle scuole a danno di studenti minorenni che esprimevano la loro opposizione al nazifascismo, si dipingono metodi clientelari per il reclutamento dei militanti, i quali con la promessa di assunzione nel settore pubblico (!) venivano costretti a partecipare a operazioni violente e sanguinose. Spiccano anche le testimonianze sulla partecipazione di ragazzini di 10 anni ad assalti violenti, soprattutto contro migranti, in zone come quella di Aghios Panteleimonas (zona periferica di Atene, n.d.r.).
Nel frattempo, dal materiale del fascicolo raccolto dai giudici per le indagini preliminari emergono elementi rivelatori per il destino dei parlamentari di Alba Dorata – Giorgos Germenis, Panagiotis Iliopoulos e Stathis Boukouras – ai quali, in seguito alla revoca dell’immunità parlamentare, è stato imputato il reato di appartenenza a un’organizzazione clandestina e comminato l’obbligo di comparizione a testimoniare. Negli uffici dei giudici sono stati interrogati decine di testimoni, tra cui dei deputati e dei sindaci, per discutere di tutti i fascicoli riguardanti incidenti da tutta la Grecia con protagonisti deputati o membri di Alba Dorata.
Grazie alla richiesta fatta dai giudici che fossero riuniti tre fascicoli gestiti dai giudici istruttori del Pireo, sono comparse anche importanti testimonianze sull’omicidio di Pavlos Fyssas, sull’attacco contro gli attacchinatori del PAME (sindacato comunista greco, n.d.r.) a Perama (presso il Pireo, nei dintorni di Atene, n.d.t.) e sull’aggressione contro i pescatori egiziani a Ichthyòscala.
Non puliva nemmeno i pesci…
Sconcertante la testimonianza di Chrysoula Roupakià, sorella dell’assassino di Pavlos Fyssas, Giorgos Roupakiàs. Secondo la sorella, prima di diventare membro di Alba Dorata, suo fratello Giorgos aveva ben poca dimestichezza col coltello. “Non usava il coltello nemmeno per il cibo”, ha detto. “Quando gli dissi ‘tu, che non volevi pulire pesci!’ per non dover aiutare mio marito pescivendolo, mi rispose ‘Ciao Chrysoula’ e riattaccò il telefono”.
Ma c’è dell’altro. Alla domanda fattale del giudice, “conosce qualcuno che abbia istigato suo fratello ad andare là e fare quello che fatto?”, risponde: “informazioni dicono che sta coprendo Patèlis…”
Tra i picchiatori di pakistani a Ierapetra (isola di Creta, n.d.t.), entra a fare parte del battaglione d’assalto per essere assunto alla DEI (l’equivalente della ENEL greca, n.d.t.)
Altrettanto stupefacente la confessione di imputato 34enne, accusato nell’ambito dell’attacco omicida contro i pakistani di Ierapetra. Secondo gli inquirenti, ha partecipato alla spedizione del battaglione che, armato di travi, aveva assaltato nel febbraio 2013 un gruppo di operai pakistani che lavoravano nel frantoio del paese. Ora, quest’uomo rivela che, per popolare i battaglioni d’assalto, Alba Dorata prometteva assunzioni nel settore pubblico! Quando il presidente di Alba Dorata di Ierapetra gli propose di iscriversi all’organizzazione locale, lo fece con validi argomenti: “in cambio – sostiene l’accusato- mi avrebbero aiutato ad essere assunto alla DEI di Atherinòlakkos, o da qualche altra parte nel settore pubblico”. Tra l’altro, ha dichiarato che “mi ha avvicinato perché facevo sport, in particolare kick boxing. Ero disoccupato, ho una famiglia e due figli, credevo che in questo modo avrei potuto aiutarli economicamente, ho accettato di iscrivermi e di partecipare attivamente nelle manifestazioni e nei cortei dell’organizzazione”.
L’attacco
“Mi ha chiesto di partecipare ad un corteo pacifico dei membri del frantoio di Vainià, previsto alle 19 e 40. Insieme a me in macchina, c’erano tre membri dell’organizzazione locale. A fianco a noi si fermò un furgone chiuso, con sei greci a me sconosciuti. [..] Erano vestiti in nero, maglione e pantalone, tre di loro portavano delle sciarpe nere. M è entrato nel frantoio e l’ho sentito chiedere all’operaio se c’erano dei Pakistani che ci lavoravano. Appena M gli ha risposto in modo negativo, M. è uscito fuori.
“Allora io ho capito che non c’era nessun corteo programmato, ma una cosa brutta. Dopodiché, queste persone si sono riunite con i 4, con i quali ovviamente si conoscevano [..]. Si sono fermati in un cantiere sopra il frantoio, hanno preso tutti un travetto in mano. Lì ho capito che si erano messi d’accordo già da prima per compiere atti violenti… Visto che non volevo che perdessero la loro stima in me, e con essa l’occasione di un posto di lavoro, li ho seguiti inizialmente per 50 metri ma senza travetto in mano. Ho trovato una scusa per fermarmi dicendo che sarei rimasto a guardare le macchine. Dieci minuti dopo sentivo le urla di persone come se lottassero tra di loro. Sono tornati in corsa dove stavo io e sono saliti in fretta in macchina… Sono salito sulla mia macchina e mi sono diretto verso il posto dove sentivo le voci, per vedere cosa era successo. Ho visto tre stranieri, probabilmente cittadini pakistani, insanguinanti sul pavimento. Ed è allora che ho capito cosa era successo…”
L’imboscata omicida ad uno studente 17enne, colpevole di aver scritto “antifa” sul banco
Storie raccapriccianti sull’attività di Alba Dorata nelle scuole provengono dalle testimonianze dell’attacco omicida contro uno studente di 17 anni, terzo anno di liceo, ferito con un coltello dagli albadorati che intendevano punirlo perché sul banco di una compagna di classe reclutata dall’organizzazione aveva scritto la parola “antifa”. Era il 28 gennaio 2013, e subito dopo il rientro dalle vacanze il ragazzo era quasi morto. Gli avevano tagliato il naso e accoltellato sul viso e alla gola, giù giù fino alla carotide.
Ancora più agghiacciante, è il fatto che il modus operandi è simile a quello che albadorato Roupakiàs ha utilizzato con Pavlos Fyssas, almeno a sentire quello che ha affermato la madre del 17enne alle autorità investigative: “..il ragazzo aveva tre ferite, una grande sulla nuca, vicino alla carotide, come un avvitamento del coltello… come è stato verificato dal chirurgo…”
La vittima ha fatto in tempo ad identificare uno dei quasi-assassini e ai giudici ha detto: “..sono stato attaccato prima di arrivare al cancello della scuola. Non ho sentito dei passi, perché ascoltavo la musica e non ho capito da quanti ero stato attaccato. Come mi sono caduti gli auricolari e ho sentito delle corse, ho capito che c’era più di una persona. Sono stato colpito al naso alla gola e mi sono girato istintivamente, e ho visto il volto di Giorgos A., ne sono sicuro al 100%. Ci siamo guardati negli occhi…”.
“A quali cause attribuisce l’incidente?” gli hanno chiesto i magistrati. “Davvero non lo so. A. però aveva dei rapporti con una mia compagna di classe, Artemi K. Non mi ricordo da quanto tempo. Dopo le ferie estive, Artemis aveva cominciato ad esprimere delle ideologie strane circa il nazionalismo ed io le spiegavo che non sono delle cose buone queste e che si sarebbe messa nei guai…”
“Due mesi prima di essere accoltellato, ero seduto con un mio compagno al banco e per prendere in giro Artemis le abbiamo scritto “antifa” sul banco. Il giorno dopo è venuta e mi ha chiesto di cancellarlo. Dopo che abbiamo litigato, è stata lei stessa a cancellarlo. Lo stesso giorno, dopo la fine della scuola, è arrivato A e da quel che ho capito lei gli aveva detto tutto, e lui mi ha detto che se avessi scritto di nuovo una cosa simile sul banco della sua fidanzata mi avrebbe ucciso.
“Sottolineo che prima di dirmi tutto questo, stava seduto su di una panchina urlando slogan di Alba Dorata. C’era anche un altro compagno di scuola che litigava con Artemis per le sue ideologie… la chiamava “fascistella” e cose del genere. Una sera, un mio amico si è incontrato con Artemis al parco per parlare. C’era andato anche A, e tutti sapevamo che era un albadorato. Insieme a lui, c’era un gruppo di 4-5 persone, rasati e vestiti di nero. Li hanno puntato i coltelli tutti e cinque, e A. gli hanno detto: “ti uccideremo anarchico di merda”.
“Mentre il mio amico era nel panico, sono apparse alcune persone con dei cani, per cui si sono messi a correre e lui si è salvato. Artemis in tutto ciò era vestita in nero, portava gli stivaloni e aveva rasato metà della sua testa, e nel frattempo disegnava delle swastiche e altro sul banco. Ora, da quel che vengo a sapere, ha abbandonato questo comportamento”. In un’altra parte del suo racconto, il 17enne descrive le minacce che continuavano a ricevere fino ad oggi lui stesso e la sua famiglia anche “sotto casa sua”.
Aggressione allo spazio anti-autoritario “Antipnoia”: si fermano al “time-out”.
Tra i fascicoli in mano ai giudici spuntano altre importanti rivelazioni di persone che sono state vittime dei battaglioni d’assalto di Alba Dorata. Ad esempio, quelle che riguardano lo spazio anti-autoritario “Antipnoia”, aggredito da albadorati armati di coltelli nel giugno 2009. Dentro, si stavano tenendo i corsi gratuiti di spagnolo. Hanno seriamente ferito l’insegnante e i presenti. Come raccontano tutti nelle loro testimonianze, si sono fermati solo quando il loro capo ha urlato “time-out!”. Da sottolineare che, all’epoca, due degli autori furono arrestati. Inizialmente vennero processati per direttissima, ma l’accusa è stata poi formalizzata in tentato omicidio e saranno processati nel Marzo 2014.

Fonte: left.grTraduzione di www.atenecalling.org

pc 30 novembre - LEGGE DI STABILITA'.UN MANIFESTO DI APERTA INGIUSTIZIA DI CLASSE - I PROVVEDIMENTI PRINCIPALI

Riportiamo i provvedimenti principali della Legge di stabilità recentemente approvata.
In sintesi dai vari punti viene fuori:

Per i lavoratori vi è un'elemosina di meno di 19 euro (lordi) al mese, attraverso il taglio del cuneo fiscale, mentre per le imprese viene un risparmio di miliardi.
Per i lavoratori che perdono il lavoro, gli ammortizzatori sociali si dice che non vengono toccati, ma la cig in deroga può essere utilizzata solo per 8 e dopo per 6 mesi per poi eliminarla definitivamente.
Per i disoccupati vi è il grande bluff spacciato per “reddito minimo garantito” ma che in realtà si chiama Sia “Sostegno per l’Inclusione Attiva”. Si tratta di un sussidio finanziato con pochissimi fondi e che prevede anche delle attività lavorative (che vuol dire sostanzialmente lavorare a “nero”). Per questo, viene giustamente chiamato “fondo di povertà”. Esso verrà applicato solo in alcune zone “metropolitane”, si parla di 12 città, e solo a certe persone. Questo “reddito” verrà finanziato con i soldi presi sulle pensioni d'oro, nella sostanza saranno una miseria visti i tetti alti fissati per il prelievo e soprattutto il fatto che la percentuale minima è applicata non su tutta la pensione d'oro ma sulle eccedenze delle fasce di importi stabiliti.
I lavoratori del Pubblico Impiego, che da anni non vedono rinnovato il loro contratto, continueranno a non avere aumenti contrattuali fino a tutto il 2014, senza neanche la “vacanza contrattuale” - quindi di fatto i loro stipendi che venivano considerati più garantiti di altri si impoveriranno sempre più; poi niente assunzioni (che vuol dire anche permanenza di una precarizzazione estesa molto presente in alcuni settori del PI, che garantiscono come e spesso più di altri il lavoro). Unico finto contentino è l'applicazione di un tetto massimo allo stipendio dei dirigenti parametrato a quello del primo presidente della Cassazione (ma quanto prende il 1° presidente della Cassazione?)
Su Equitalia si è unicamente eliminata una parte dell'ingiustizia, una parte del furto legale (gli interessi di mora) che quintuplicava le somme non pagate, ma restano tutte al 100% le sanzioni, e quindi resta tutto il tartassamento. Dal punto di vista del governo non è un costo ma un vantaggio, visto che risparmia sulla miriade di contenziosi in atto e imponendo tempi di pagamento incassa soldi certi.

Ma è alle imprese, ai padroni, alle Banche, che il governo con la legge di stabilità si è realmente speso:
sull'Imu, mentre la gente che ha comunque una seconda casa deve pagare, e anche chi ha una sola casa deve pagare la Tari e la Tasi, alle aziende viene fatto uno sconto del 30%. I padroni di impresa e di terreni edificabili hanno avuto il regalo di una proroga della loro rivalutazione. E' stata ritirata fuori la Cassa Depositi e Prestiti per venire in soccorso alle imprese in difficoltà. Sconto poi sull'Irap per le assunzioni.
Per le Banche, Finanziarie responsabili dirette dei disastri della loro crisi, del rapido impoverimento delle masse popolari, come di vere e proprie tragedie, il governo, comitato d'affari del grande capitale, della finanza, fa anche il regalo di una deducibilità in cinque anni per le svalutazioni e perdite.
Circa le società partecipate dei Comuni c'è da dire che la mancata vendita e privatizzazione non può far certo esultare le popolazioni, visto che in genere queste società sono piene di debiti, garantiscono servizi pessimi, sono gestite con una logica affaristico-clientelare. E neanche con questa legge c'è garanzia che i manager responsabili paghino e subito.

Sulle infrastrutture, mentre sono messe grosse somme per le grandi opere di distruzione in primis la Tav, solo 150 milioni in più per lavori necessari come le strade, il cui stato provoca anche incidenti mortali.
E ancora per non avere alcun dubbio sull'ingiustizia di classe di questi provvedimenti, c'è l'evidente disparità di fondi tra quelli stanziati a sostegno dei padroni e quelli per es. per i disabili, i malati di Sla, l'assistenza domiciliare che ricade tutta sulle donne; così come quelli per il danno biologico dei lavoratori e per i parenti superstiti delle vittime del lavoro.

Un altro provvedimento che grida all'ingiustizia di uno Stato e un governo che lascia gli immigrati morire in mare mentre rafforza i suoi strumenti di guerra, è il punto nella legge di stabilità che riguarda gli immigrati. Qui sono stati stanziati fondi per soli 370 milioni di euro spalmati in sei anni per adeguamento dei mezzi per le attività di soccorso in mare agli immigrati, mentre restano tutti i soldi (buttati) per mantenere in piedi i CIE e tutto l'apparato repressivo verso gli immigrati, ma soprattutto mentre è nettamente aumentato il finanziamento per la costruzione di nuove navi da guerra, degli F35, per mandare le grandi navi a fare i piazzisti d'armi per conto dei padroni/mercanti di morte. Qui si sono destinati non milioni ma altri tre miliardi di euro.

Ridicoli sono poi i fondi per le calamità “naturali” (noi diciamo calamità provocate) – fondi che comunque dovevano e devono starci, a prescindere, a fronte di “emergenze”, purtroppo sempre più normali e prevedibili – ed altrettanto osceno è che questi soldi, che sono strategici per uno Stato per salvare vite umane, impedire la distruzioni di interi territori, siano stati legati ad una riduzione, minima, del finanziamento pubblico ai partiti; un piccolo taglio di miliardi che girano per pagare chi decide leggi contro la popolazione o, peggio, chi li usa per pagarsi escort, viaggi, cene, ville, ecc.

QUESTA INGIUSTIZIA DI CLASSE, NON PUO' ESSERE AFFRONTATA CON QUALCHE EMENDAMENTO O TATTICISMO PARLAMENTARE.
RICHIEDE UNA LOTTA DI CLASSE, UNA RIVOLTA DI CLASSE DEI LAVORATORI, DELLE MASSE POPOLARI IMMISERITE, DEFRAUDATE.
RICHIEDE UNA MOBILITAZIONE GENERALE, CONTINUA PER DIRE BASTA CON CHE QUESTO GOVERNO, QUESTO STATO DEL CAPITALE, DEI FINANZIARI, DEI RICCHI, DI UN PARLAMENTO E POLITICI ISTITUZIONALI PUTREFATTI.

I PUNTI PRINCIPALI DELLA LEGGE


Taglio cuneo fiscale: Taglio al cuneo fiscale, quindi busta paga “più ricca” per i soggetti con redditi dichiarati sotto i 35mila euro. Sconto di 225 euro all’anno per chi rientra nella fascia reddituale tra 15mila e i 18mila euro. Mentre il beneficio delle imprese è pari a 3,3 miliardi in tre anni.


Ammortizzatori sociali: per gli ammortizzatori in deroga (cassa integrazione e mobilità) confermata la dote di 600 milioni per il 2014, che si vanno ad aggiungere al miliardo già previsto dalla legge 92/2012. Ma ne fa scendere il limite massimo della durata di utilizzo a 8 mesi per il 2014 e, successivamente, a 6 mesi per il 2015 e 2016

Reddito minimo garantito: Introdotto il reddito minimo di inserimento, con risorse derivanti dal prelievo sulle pensioni d’oro che finanzieranno una nuova carta acquisti. Al programma sperimentale di diffusione della Nuova carta acquisti ai nuclei in difficoltà (fino a 400 euro a famiglia sulla base dell'Isee) si aggiungono 40 milioni l'anno per il prossimo triennio. La dote complessiva sale così a 290 milioni, cui si aggiungono i 168 per l'estensione del programma al Mezzogiorno e ai 50 già stanziati per le 12 città maggiori. Il fondo povertà riguarderà anche la «sperimentazione di misure di sostegno alla inclusione minima». Ci sarà, quindi, solo in alcune città, si basa sui dati dell’Istat della soglia di povertà assoluta per ogni zona; il fondo e abbastanza piccolo per pensare che possa garantire tutti.
Contributo solidarietà pensioni d’oro. Dal primo gennaio 2014 e per un periodo di tre anni, sugli importi delle pensioni sopra i 90mila euro il contributo di solidarietà è pari al 6% della parte eccedente del predetto importo, su quelli sopra i 128mila euro è pari al 12% e su quelli sopra i 193mila euro è pari al 18%.

Pubblico Impiego: confermato il nuovo blocco della contrattazione fino a tutto il 2014. E l'indennità di vacanza contrattuale per il biennio 2013-14 andrà perduta. Prorogato fino al 2018 lo stop al turn over, ma con questo calendario: assunzioni al 40% dei ritiri per l'anno 2015, al 60% per l'anno 2016, all' 80% per l'anno 2017. Applicato da gennaio 2014 per tutte le amministrazioni il tetto massimo dei trattamenti economici parametrato a quello del primo presidente della Cassazione. Il tetto vale anche per le società controllate e i membri dei consigli di amministrazione.

Tassa casa - via Imu, arriva la Iuc: Dal 1° gennaio 2014 arriva la Iuc, l’imposta unica comunale, che non troverà applicazione per la prima casa, avrà aliquota massima al 10,6 per mille e potrà prevedere sconti e riduzioni in base al reddito solo a discrezione dei singoli comuni. Nella Iuc, sarà compresa anche la tassa sui rifiuti, la Tari e quella sui servizi indivisibili comunali, la Tasi.

Dal 2014, i proprietari di prime case dovranno pagare la Tari e la Tasi con un’aliquota che va dall’1 al 2,5 per mille.

Cartelle Equitalia: niente interessi di mora per le cartelle esattoriali Equitalia, mentre imposte e sanzioni si pagheranno al 100 per cento. L'obiettivo è recuperare risorse sbloccando il contenzioso. Entro il 30 maggio 2014 gli agenti della riscossione informeranno i debitori a mezzo posta ordinaria. Questi entro in 30 giugno 2014 potranno decidere di aderire versando almeno il 50% della somma dovuta. Il restante importo dovrà essere versato entro il 16 settembre 2014.


Pensioni: Nessuna modifica è stata apportata al sistema pensionistico. E’ stato solo confermato l’adeguamento al costo della vita delle pensioni minime, arrivando ad un massimo di € 1.443,00 lordi al mese.

Imu imprese: sconto Imu al 30% per i beni strumentali delle imprese che scenderà al 20% nei due anni successivi, con una dote di 200 milioni di euro.

CDP in campo a sostegno economia: Con la garanzia dello Stato, la Cassa Depositi e Prestiti potrà intervenire acquistando titoli cartolarizzati delle imprese di ogni dimensione.
Irap (Imposta regionale sulle attività produttive) sconto per le assunzioni

Banche, assicurazioni e intermediari finanziari: Per questi soggetti prevista la deducibilità in cinque anni per le svalutazioni e le perdite sui crediti verso la clientela.

Rivalutazione terreni e partecipazioni: tempi prorogati

Si allungano i tempi per la rivalutazione dei beni di impresa e dei terreni edificabili, possibile fino al 1 gennaio 2014, con una perizia giurata da effettuarsi entro il 30 giugno 2014.

Societa' partecipate:
Il maxiemendamento alla legge di stabilità cancella la norma che prevedeva le vendite obbligatorie per le aziende dei Comuni fino a 50mila abitanti. Stretta, poi, sui bilanci in rosso e manager licenziabili se la cattiva gestione dura troppo a lungo. La norma corretta sulle partecipate imprime una stretta sui conti: gli Enti che posseggono società in perdita avranno l'obbligo di accantonare riserve e dal 2017 scatterà la chiusura obbligatoria delle aziende con i bilanci in rosso per quattro anni consecutivi. Dal 2015, la possibilità di licenziare gli amministratori delle aziende che chiudono in perdita per tre anni consecutivi.

Calamita' naturali: il maxiemendamento prevede 68 milioni destinati a finanziare parte della ricostruzione e della messa in sicurezza nelle Regioni danneggiate dalle calamità naturali (Abruzzo, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Molise, Calabria e Basilicata dal terremoto; Marche, Liguria e Toscana dall'alluvione), e i fondi per l’emergenza in Sardegna, circa 103 milioni di euro.
I 68 milioni sono ottenuti attraverso la riduzione del finanziamento pubblico ai partiti.

Infrastrutture ed edilizia: Poche le novità apportate dal Senato. Solo 150 milioni in più per gli investimenti Anas, 600 milioni al Fondo di garanzia per la prima casa e 130 milioni per la terza corsia della Venezia-Trieste. Il MOSE, (Modulo Sperimentale Elettromeccanico) per la protezione di Venezia e della laguna dalle acque alte ha subito una riduzione e uno slittamento del finanziamento al 2017.

Fondo sla: Per i non autosufficienti sono stanziati complessivamente 350 milioni di cui 75 (aggiuntivi rispetto ai 275 di un primo emendamento dei relatori) per l'assistenza domiciliare.

Fondi familiari vittime lavoro: Per Inail arriva un intervento di ricalcolo sulle tabelle per il danno biologico per favorire chi ha subito un danno. Ci sarà inoltre un innalzamento consistente per i parenti superstiti delle vittime del lavoro.

Immigrazione: risorse per Capitanerie di porto-Guardia costiera e Guardia di finanza, anche per fronteggiare l'emergenza immigrazione. Si tratta di 370 milioni di euro complessivi spalmati in sei anni e finalizzati all'adeguamento dei mezzi aeronavali e, più in generale, agli investimenti per due delle maggiori componenti del dispositivo nazionale impegnato, nei relativi settori di competenza, nelle attività di soccorso e salvataggio delle popolazioni provenienti dal nord Africa.


Finanziamento per la costruzione di nuove navi da guerra: destinati tre miliardi di euro per l’incremento degli armamenti bellici.

pc 30 novembre - la ribellione operaia in Sud asia ha come riferimento strategico la guerra popolare guidata dal PCI maoista India



Bangladesh: operaio ucciso, compagni bruciano fabbrica straniera

Bangladesh: operaio ucciso, compagni bruciano fabbrica straniera
Un enorme incendio ha distrutto oggi una fabbrica di vestiario in Bangladesh che lavorava per grandi imprese occidentali del settore tessile. Il fuoco è stato appiccato da alcuni operai imbestialiti dopo che si era diffusa la notizia della morte di un loro collega – secondo altre fonti due - ucciso dalla polizia durante una manifestazione, dispersa dai reparti antisommossa con gas lacrimogeni e pallottole di gomma. L’edificio, che si trova nella località di Gazipur, a 40 km dalla capitale Dacca, era stato preventivamente sgomberato dai lavoratori e quindi l’incendio non ha provocato né morti né feriti.
Un fotografo ha raccontato che i lavoratori hanno sparso a terra numerosi capi di vestiario di conosciute marche internazionali in lavorazione - American Eagle Outfitters, Gap e Wal-Mart Stores – e poi li hanno incendiati, e il fuoco in poco tempo ha avvolto l’intero edificio. I vigili del fuoco hanno impiegato ben 12 ore a domare le fiamme. La fabbrica distrutta - nell'incendio sono stati danneggiati anche due edifici adiacenti e vari furgoni carichi di vestiti pronti per essere venduti - era un moderno edificio di dieci piani, una delle dieci più grandi del Bangladesh, con un totale di 18.000 dipendenti.
Il settore tessile è il più sviluppato nel paese asiatico scosso negli ultimi mesi da gravissimi incidenti sul lavoro che hanno causato la morte di migliaia di operai ed operaie – il più grave nell’aprile scorso ha ucciso 1100 dipendenti – e da feroci proteste da parte dei sindacati che chiedono migliori condizioni di lavoro, salari più alti e leggi che garantiscano la sicurezza nelle fatiscenti fabbriche. Il governo in queste settimane ha accettato, dopo scioperi e scontri violentissimi tra lavoratori e polizia, di chiedere alle multinazionali di aumentare i salari mensili da 30 a 49 euro. Neanche il prezzo, sui mercati occidentali, di un solo capo di abbigliamento che gli operai del paese contribuiscono a confezionare.
Ultima modifica il Venerdì, 29 Novembre 2013 18:57

pc 30 novembre - lo stato moderno fascista colpisce perfino chi ha partecipato al funerale del compagno delle BR Prospero Gallinari

4 "indagati" per un funerale. Quello di Prospero Gallinari




4 "indagati" per un funerale. Quello di Prospero Gallinari

Non c'è limite al ridicolo, anche se un potere ridicolo può essere alquanto pericoloso. Non riconoscendo, infatti, il limite tra il serio e l'assurdo rischia sempre l'"eccesso" per sembrare quel che non è. Specie nel caso della repressione.
La notizia ha fatto per qualche giorno il giro del tribunale di Reggio Emilia. Qualcuno aveva chiesto l'incriminazione di ben quattro persone che avevano preso la parola per salutare, nel cimitero della città, Prospero Gallinari. Si era nel gennaio di quest'anno. I funerali si erano svolti sotto la neve, un migliaio di persone - tra cui un certo numero di ex prigionieri politici - aveva portato l'estremo saluto a un comunista senza macchia, per quanto si possa dissentire sulla "linea politica".
Loris Tonino Paroli, Sante Notarnicola, Davide Mattioli e Salvatore Ricciardi sono stati quindi indagati per "istigazione a delinquere in concorso" tra loro. Cos'era avvenuto? Niente di abnorme: pugni alzati, bandiere rosse, qualche canzone partigiana e l'Internazionale. Qualcuno ha preso la parola, davanti a un numero impressionante di telecamere, naturalmente per riconoscere la statura morale e politica di Prospero e delle sue scelte, testimoniate dall'alto prezzo pagato di persona. Qualche ridicolo buontempone ha ritenuto di ravvisare in quelle "orazioni funebri" una sorta di apologia al terrorismo.
E quindi solite scene di finta indignazione, con accuse ai (pochi) esponenti politici presenti, grandi e indignate dichiarazioni di condanna, ecc. Solite scene, ripetute da oltre 30 anni, senza far caso alla data sul calendario e ai contesti mutati (allora c'era addirittura un mondo diviso in due...).
L’avvocato Vainer Burani, legale ed amico di Gallinari, chiarì subito come stavano le cose, e come erano andate, minacciando denunce: «Nessuno si può permettere di affermare che al funerale ci sia stato qualcuno che abbia in qualche modo inneggiato alle Br o alla lotta armata». Un modo per tenere a freno lingue fantasiose, insomma.
Qualche ridicolo cervellone ha però davvero ripresentato una denuncia in tribunale, costringendo - immaginiamo - un giudice ad aprire un fascicolo, a farsi mandare i filmati della giornata (tutti o quasi reperibili su Internet), a trasmettere gli atti alla Procura di Bologna, ecc.
Indicando gli ex brigatisti Salvatore Ricciardi e Sante Notarnicola (stasera sarà presente alla libreria Odradek di Roma, insieme a Erri De Luca, per presentare il suo ultimo libro di poesie; andateci!), nonché il reggiano Loris Tonino Paroli e un giovane di Reggio, Davide Mattioli, che durante il funerale aveva letto un brano di un libro di Gallinari, alzando un segnalibro con il simbolo “No Tav”. Addirittura!
Il sostituto procuratore Antonio Gustapane ha a sua volta chiesto al gip del Tribunale di Bologna una proroga per portare a termine le indagini preliminari (il caso si presentava davvero difficile... da rendere concreto). I  termini della denuncia, presentata a Bologna e non a Reggio, sede dell'eventuale "reato"  (significa che l'ha presentata qualcuno che non era nemmeno presente al funerale; uno che si fomenta da solo ascoltando i tg, insomma), sarebbero scaduti lo scorso 4 novembre.
La richiesta di proroga indica la nuova scadenza al prossimo 3 maggio 2014. Voci di tribunale, però, parlano di un "orientamento all'archiviazione". C'è ancora qualcuno che conserva il senso delle proporzioni, e quindi anche del ridicolo cui possono essere esposte le istituzioni.

pc 14 gennaio 2013 - Il compagno Prospero Gallinari - militante storico delle Brigate Rosse è morto! Un saluto militante e riconoscente dei compagni di Proletari Comunisti - PCm Italia


  onore a Prospero Gallinari


pc 22 gennaio 2013 - 1000 al funerale del compagno Prospero Gallinari al canto dell'internazionale


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Fra i presenti anche moltissimi giovani vicini ai centri sociali. Si è alzato anche un piccolo cartello con la scritta No-Tav. Un altro cartello inneggiava alla rivoluzione. Per ricordare Gallinari sono intervenuti Paroli (che ha tenuto un’orazione) e alcuni giovani, che hanno letto le poesie di Sante Notarnicola. La bara è stata poi salutata - al momento in cui è stata portata fuori dalla camera ardente per il trasporto nel cimitero - con i pugni alzati.

pc 30 novembre - Elezioni RSU ILVA Taranto. USB secondo sindacato tra gli operai.

Taranto, 29/11/2013
(dal comunicato de USB) 
Tutti i risultati in tabella allegata
Grande affermazione dell’Unione Sindacale di Base che è il secondo sindacato tra gli operai.
Le elezioni per il rinnovo delle rappresentanze sindacali aziendali  RSU all’ILVA di Taranto, il più grande stabilimento siderurgico del nostro paese, hanno visto una altissima affluenza al voto con oltre il 90%.
Altissimo il voto alla lista dell’USB, che per la prima volta partecipa alle elezioni e diventa il secondo sindacato tra gli operai, superando Fim i Fiom, con, complessivamente, 1837 voti, pari al 21%. Un risultato che premia  la nostra organizzazione sindacale, che si è battuta chiaramente e con determinazione contro lo strapotere della famiglia Riva, dei suoi protetti e dei politici e sindacati asserviti all’azienda.
Da molti mesi  tentiamo di far votare i lavoratori dell’ILVA, ricordiamo che già nel mese di maggio la nostra organizzazione promosse formalmente  le elezioni delle RSU, scontrandosi con il muro eretto dai sindacati complici dei Riva, FIM FIOM UILM, che si sono opposti in tutti i modi a tali elezioni. La scusa addotta fu che era necessario rinviarle per dar tempo a Cgil Cisl Uil di modificare il regolamento elettorale. Sono passati  molti mesi e di questo regolamento non si è vista traccia e li rinvio del voto, che la Fiom continua a richiedere, avrebbe avuto l’unico risultato di non far votar i lavoratori per molto tempo ancora.
Crediamo sia assolutamente scorretto, come fa la Fiom,  addebitare le  ragioni di una sconfitta politica alle procedure elettorali. L’USB ha fatto le elezioni senza avere neanche un minuto di permessi sindacali, senza agibilità, ed a spese proprie, in un clima di tensione creato dall’ILVA verso i nostri rappresentanti che sono stati minacciati, colpiti da innumerevoli ed immotivati provvedimenti disciplinari ed anche licenziati. I risultati elettorali parlano per noi.
Ancora una volta i lavoratori mostrano, con il voto, di non gradire i venditori di fumo; non si può stare con il padrone per anni e poi, senza neanche chiedere scusa del proprio operato ai lavoratori, rivendicare il ruolo di paladino della democrazia.   
In questi mesi la famiglia  Riva ha continuato ad inquinare, a causare morti sul lavoro a corrompere sindacati ed istituzioni per poter continuare ad agire indisturbata.
A quella greppia non sedevano i lavoratori, i cittadini di Taranto, ne tanto meno vi era seduta l’USB che si è costituita all’Ilva proprio contro questo sistema che vedeva tra i principali protagonisti la FIM la UILM ed anche quella FIOM che dopo essere stata asservita ai Riva per tanti, lunghissimi, anni  oggi ha tentato in modo maldestro di ricostruirsi una verginità tra i lavoratori dell’ILVA.
I risultati parlano per noi altrettanto chiaro. L’affluenza al voto e i risultati smentiscono chi, con la scusa della democrazia, di cui non si sono preoccupati per 20 anni, voleva rinviare le elezioni in fabbrica con il triste e inaccettabile obbiettivo di continuare in una logica di consociativismo con l’azienda.
Può iniziare ora  una nuova fase sindacale  a sostegno dell’operato della magistratura tarantina, che vedrà l’USB in prima linea per la difesa e per il risanamento dell’area tarantina,  e per la difesa e lo sviluppo dell’occupazione, impegno che  l’USB, anche alla luce del positivo risultato elettorale,  ribadisce e assume come prioritario.
Comincia ora una lunga battaglia per la difesa dei lavoratori e della salute nei luoghi di lavoro e sul territorio, ribadendo che queste elezioni rafforzano le posizioni di chi come l’USB da tempo rivendica la nazionalizzazione dell’impianto e la requisizione  dei profitti dei Riva che devono essere impegnati per il risanamento ambientale dello stabilimento e dell’area tarantina.
Un ringraziamento a tutti i lavoratori che ci consegnano un risultato storico e a tutti i compagni che hanno contribuito al raggiungimento di questo risultato.

USB

pc 30 novembre - India: contro gli stupri - la presa di posizione e lotta del Fronte Democratico Rivoluzionario


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L’efferato episodio di violenza sessuale su una giovane donna giornalista di Tehelka da parte del suo caporedattore, Tarun Tejpal, al ThinkFest, evento organizzato dalla rivista a Goa e i fatti seguenti nelle ultime tre settimane hanno ancora una volta messo in primo piano sordida e radicata la realtà sociale del patriarcato e dei rapporti ineguali tra uomini e donne, che permettono e sostengono il predominio e l’abuso della forza nella nostra società. Il RDF condanna con la massima forza la violenza sessuale su questa giovane giornalista e chiede la punizione immediata del colpevole perché sia fatta giustizia.
Le molestie sessuali sui posti di lavoro e nelle istituzioni educative è uno delle molte forme in cui il dominio patriarcale sulle donne si manifesta in forma aperta modi palesi e occulta, produce atti criminali di violenza, abusi e intimidazioni, che colpiscono la vita, la libertà di movimento e la dignità delle donne. La sentenza Vishakha della Corte Suprema del 1997 lo ha riconosciuto e quello fu il risultato di una lunga battaglia da parte dei settori progressisti e democratici della società. Furono istituite commissioni anti-molestie sessuali nei posti di lavoro e nelle istituzioni educative a cui poter presentare denuncia contro queste violazioni e molestie.
Quelle commissioni dovevano essere organismi obbligatori in queste istituzioni pubbliche, dirette da donne, con almeno la metà dei componenti donne. Nonostante questa sentenza storica, la violenza fisica e altre forme altrettanto ripugnanti di molestie sessuali in queste istituzioni sono continuate ininterrotte. In alcuni casi, le forme di questi abusi sono cambiate e le denuncie continuano a crescere, anche se questi organismi funzionano stentatamente o addirittura non esistono nella maggior parte delle istituzioni. Là dove sono state formate, è stato solo per effetto di lotte prolungate delle forze progressiste, e anche in questi casi, il più delle volte, si segnalano sabotaggi e boicottaggi, secondo l’arbitrio del corpo direttivo degli enti in questione.
L’incidente di Tehelka, dunque, non è né un episodio isolato né può sorprendere chi ha seguito il dibattito sulla necessità di una legislazione che protegga e salvaguardi le donne in questo paese. L’incidente è avvenuto alla ThinkFest, evento aziendale sponsorizzato sostenuto da alcuni dei più grandi colossi minerari, come Essar e Tata Steel, noti per attività minerarie illegali in tutto il paese e finanziatori delle bande paramilitari illegali di Salwa Judum, da grandi aziende note per le appropriazioni delle terre, come il gruppo Adani, DLF, CocaCola, Unitech, dal fornitori di equipaggiamenti per il ministero della difesa, come la Pipavav, dai principali proprietari ed editori di media, da alcuni politici e ben noti dirigenti della società civile. Una manifestazione che si vantava di parlare a favore dei più poveri tra i poveri, ma che chiudeva le porte ai poveri con un biglietto di entrata inaccessibile.
Dietro tutto lo sfarzo e il glamour di queste manifestazioni, si svela la perpetuazione e accentuazione dei rapporti di potere ineguali intrinseci alla realtà sociale indiana semi-feudale. Inoltre, queste stesse aziende sono notoriamente il gruppo di pressione che sta dietro la Operazione Green Hunt e le altre brutali operazioni di guerra e antisovversive eseguite dallo Stato indiano in cui centinaia di donne adivasi e dalit sono state violentate e uccise. Quando i fondatori di un’organizzazione come Tehelka proclamano apertamente gli stessi valori degli sponsor della manifestazione che ha organizzato, non deve sorprendere se in essa si perpetuano e difendano che gli stessi rapporti di potere diseguali uomo-donna e la stessa disuguaglianza.
L’aver invocato una sanzione interna per Tejpal, la difesa dello stesso da parte dell’editore Shoma Choudhury di quest’uomo, il rifiuto di denunciarlo alla polizia riducendo l’episodio a uno “spiacevole incidente” dopo le sue “scuse incondizionate” e l’autosospensione di sei mesi, mostrano la fedeltà alla putrida e cadente tradizione feudale di un’organizzazione che ha perso ogni credibilità giornalistica con lo spudorato tentativo di coprire l’incidente come “una questione interna alla famiglia Tehelka”. Invece di schierarsi con che denunciava il fatto nella sua lotta per la giustizia, Choudhury ha fatto il giro dei media difendere le sue decisioni a difesa degli interessi di Tehelka. Diffamazione, discredito, intimidazione delle donna coinvolte sono pratiche comuni in questi casi di molestie sessuali e di l’arma con cui le forze patriarcali operano regolarmente per svilire le donne che hanno il coraggio di sollevarsi contro di esse. Anche in questo caso, tale campagna diffamatoria ha aggravato la sofferenza di che denunciava.
A causa delle calunnie, intimidazioni e dell’assenza di qualsiasi sostegno, la vittima si è dimessa da Tehelka. Sebbene avesse inizialmente “ammesso” la sua colpa e perfino deciso di “autosospendersi” per sei mesi per “ulteriore riparazione” per la “pena che lo lacerava”, con un voltafaccia caratteristico di un patriarca colpevole di fronte alla possibilità che risponda dei suoi crimini, Tejpal ora strilla. Dopo che la polizia ha aperto il caso, ha ritrattato la sua posizione originale e attaccato frontalmente la donna, da lui definita una “provocatrice di destra”, una “cospiratrice”, una donna di malaffare che però fino ad allora non aveva avuto remore a impiegare all'interno della sua organizzazione. Annaspando tra giri di parole e verbose dichiarazioni, oggi Tejpal cerca di spacciare per consensuale ciò che consensuale non è stato, per fraintendimento l’aggressione, per rapporto sessuale lo stupro. Un uomo che aveva fino ad ora pensato di godeva dell'impunità da ogni accusa grazie alla sua posizione all'interno dei media nel gran mondo delle imprese, oggi si dice oltraggiato, godendosi la protezione della sua torre d'avorio di preoccupazione paternalistica che ha esteso alla confraternita giornalistica.
Altrettanto deprecabile è la spettacolarizzazione dell’episodio fatta dai media, senza alcun senso di responsabilità, etica giornalistica e perfino sensibilità. Nel tentativo di aumentare i loro indici di ascolto, diverse case di media hanno diffuso dettagli espliciti della denuncia e altre informazioni sulla vittima fatte trapelare, a volte direttamente, dalla polizia di Goa. Pur sapendo che questi processi mediatici e la diffusione di dettagli estremamente riservati danneggiano solo chi denuncia, chi oggi diffonde irresponsabilmente queste notizie ignora i casi di molestie sessuali che abbondano anche in casa di questi media.
Questa esposizione irresponsabile non colpisce chi denuncia il caso, è un deterrente generale per le donne a denunciare le molestie. Dopo l’indignazione di massa e le manifestazioni contro lo stupro di una giovane studentessa paramedica a Delhi lo scorso anno, il discorso sulla prevenzione della violenza sessuale, dei crimini contro le donne, e sulla giustizia di genere ha occupato il centro della scena di vari dibattiti. In aprile c’è stata la ridefinizione del reato di stupro per includere una più ampia gamma di aggressioni sessuali sulle donne. Ciononostante, la violenza sessuale nelle diverse forme continuato senza sosta, e inoltre le forme di violenza all'interno della famiglia o di “stupro coniugale” restano ancora fuori della competenza della legge.
Lo stupro continua ad essere usato come arma, come è stato durante gli scontri di Muzaffarnagar anche se ne parla ancora troppo poco rispetto alle storie sordide di stupri da parte di sedicenti uomini-dei, come Asaram Bapu. L’informazione sull’assoluzione degli stupratori e assassini di Laxmanpur Bathe e nulla in confronto alla morbosa copertura della sentenza sull'omicidio Arushi-Hemraj a Delhi. Mentre centinaia di storie di stupri in custodia, come quello di Soni Sori in Chhattisgarh, gli stupro da parte delle forze armate a Shopian in Kashmir e in Manipur, da parte delle forze fasciste a Gujarat nel 2002, a Kandhamal in Odisha, da parte delle caste dominanti a Khairlanji in Maharashtra e in Tamil Nadu si confondono nelle pagine di notizie come fatti di ordinaria amministrazione, questi dibattiti sui canali televisivi e giornali ci riportano la realtà di patriarcato radicato che abbiamo di fronte.
Questa violenza contro le donne riflette l'alleanza indissolubile tra la struttura patriarcale della società e i rapporti sociali ineguali, semi- feudali, semi-coloniali che la sostengono. Le diverse parte della macchina statale operano attivamente per rafforzare questa realtà sociale, mentre contrastano e reprimono tutte le lotte per la democrazia e giustizia di genere. Questa estrema disuguaglianza tra uomini e donne è intrinseca a questo sistema e tutte le altre forme di disuguaglianza e oppressione non fanno che rafforzarlo. È oggi chiaro che solo le lotte radicali e avanzate che individuano il dominio del patriarcato e tutte le altre forme di oppressione integrate nella società, che si organizzano e sfidano queste strutture, che si uniscono per distruggere il patriarcato possono portare a un mondo di giustizia di genere. Il Fronte Democratico Rivoluzionario (RDF) estende la sua solidarietà alla denunciante e a tutti gli altri giornalisti che lavorano in Tehelka che hanno osato sfidare Tarun Tejpal. Il RDF si impegna a essere parte della lotta per garantire giustizia a questa donna e la punizione dei colpevoli.


Varavara Rao
G N Saibaba

venerdì 29 novembre 2013

pc 30 Novembre- SIT-IN NO MUOS A PALERMO CONTRO LE STRUMENTALIZZAZIONI FASCISTE



A parte il titolo fuorviante questo piccolo articolo apparso ieri nella sezione nissena di "blogsicilia" riassume la posizione ufficiale del movimento No Muos che come tutte le lotte reali e popolari che si rispettino è ANTIFASCISTA e respinge le strumentalizzazioni fasciste che sotto sigle fittizie come quella di "retenomuos" domani vorrebbero sfilare per le vie di Palermo. Tra i padrini dell'iniziativa fascista esponenti locali appartenenti alla formazione neofascista "fratelli d'italia" a cui appartiene l'ex ministro della guerra La Russa, il quale ne sa qualcosa circa accordi bilaterali militari tra il nostro Paese e gli Usa (costruzione del Muos compresa). 

NO PASARAN!


No Muos contro No Muos 

Sit-in del Movimento contro la Rete


Nella stessa giornata, infatti, è previsto un corteo indetto dalla “Rete No Muos” che si definisce apartitica ma sembrerebbe appartenere, in realtà, al panorama politico della destra. In particolare l’iniziativa di protesta di domani è stata pubblicizzata da i giovani di Atreju e Casa Pound.
“Il movimento No Muos- affermano i No Muos – è antifascista, antimafioso, antirazzista, antiomofobo e antimilitarista e le motivazioni che sostengono questo corteo indetto a Palermo sono di certo populiste e strumentali”. “Non solo non aderiamo al corteo- continuano- ma indiciamo un presidio proprio per smascherare questi finti attivisti che strumentalizzano la lotta” Nel rispetto della storia di questo movimento e del suo percorso politico pretendiamo che nel corteo non siano utilizzati i nostri simboli e le nostre bandiere. Invitiamo la stampa a non utilizzare immagini di repertorio delle manifestazioni NO MUOS nel contesto degli articoli pubblicati relativi al corteo.

pc 29 novembre - LAMPEDUSA LA RICOSTRUZIONE DE L'ESPRESSO - ASSASSINI!!

 Dal nostro testo del 3 ottobre

 Imperialismo assassino! Governi imperialisti assassini!
Sono loro i veri responsabili delle circa 300 morti immigrati a Lampedusa il 3 Ottobre!
Il governo Italiano è responsabile per la legge Bossi-Fini che considera gli immigrati clandestini e li persegue come criminali; per i respingimenti e i mancati soccorsi in mare; per lasciare soli gli abitanti di Lampedusa, gli uomini dei soccorsi che invece assistono e aiutano gli immigrati...

...senza un minimo di vergogna il Pres. Napolitano... scarica tutta la responsabilità della strage sugli scafisti, quando è la sua “democratica Repubblica” che costringe giovani, donne a non avere altro modo per fuggire dai loro paesi. "Se è vero che non volete i morti in mare mettete una nave Libia-Roma", hanno detto i cittadini di Lampedusa. I viaggi nel mediterraneo su barche di fortuna sovraffollate sono oggi l'unica possibilità per chi vuole raggiungere le nostre latitudini e fin in quando l'Italia e l'Europa affronteranno i flussi migratori con la repressione le condizioni di viaggio di uomini, donne, bambini non potranno che essere al limite della sopravvivenza. “Fate un canale umanitario Libia-Roma”, “Andateli a prendere da dove partono”, ecc. - hanno chiesto i cittadini e la sindaca di Lampedusa, come tanta gente di buon senso. Invece il governo italiano e la UE sono arrivati a Lampedusa confermando tutte le politiche di controllo poliziesco che hanno causato, e continueranno senz'altro a causare, uno dei più grandi genocidi del nostro tempo...

...Quale distanza tra questi mostri e la grande umanità di quella gente di Lampedusa! Di quei pescatori, di quelle donne, di quei volontari che hanno salvato decine di immigrati, che dicono: “io non sono stato a pensare se la legge me lo permetteva o meno...”. Tanti altri, tanti bambini potevano essere salvati, ma questo Stato “democratico” li ha uccisi!

E nessun papa Francesco, nessuna Boldrini – per non parlare degli ipocriti coccodrilli del PD, dei segretari sindacali – può coprire con le parole questi terribili fatti. I primi a soccorrere gli immigrati che rischiavano di morire molti di più sono stati i proprietari dei pescherecci, poi dopo troppo tempo sono arrivati le navi. E ora questa gente sarà denunciata per “favoreggiamento dell'immigrazione clandestina”!

Ma il ritardo nei soccorsi, questi tanti, troppi immigrati che potevano e non sono stati salvati, sono il frutto di una precisa politica del governo Italiano. Come è stato possibile che il barcone arrivasse a 800 metri dalla costa senza essere intercettato dai servizi di pattuglia e motovedetta? Perché non c’erano motovedette italiane?

La risposta che arriva da più parti è che l’Italia ha speso sì una barca di soldi per far fronte all’emergenza, ma nei muri dei Cie (centri di Identificazione e di Espulsione)...


 L'Espresso:
Lampedusa, scaricabarile sulla strage
Così sono annegati i bimbi siriani


La nave Libra della Marina militare era a poche miglia dai profughi. Ma per ore non è stata coinvolta nelle operazioni di salvataggio. La prima chiamata di soccorso arrivata alla centrale della Guardia costiera. Che ha passato l'intervento a Malta nonostante gli italiani fossero più vicini al punto del naufragio. "Abbiamo rispettato gli accordi". Ecco come l'11 ottobre sono morte oltre 260 persone. La ricostruzione esclusiva de "l'Espresso"

di Fabrizio Gatti

La piccola Joud Mustafa sta giocando sotto il sole a “Subway surfer” sull’ipad del papà. A 3 anni un viaggio così scomodo sul ponte affollato e sporco di un peschereccio è una noia senza fine. Poi anche Joud si addormenta stremata, nelle braccia della mamma. Da due giorni non hanno da mangiare. Non c’è più acqua da bere. Ma un mormorio tra i 480-500 passeggeri finalmente diffonde una buona notizia. La centrale operativa della Guardia costiera in Italia ha risposto alla richiesta di soccorso lanciata con un telefono satellitare da un medico a bordo. Molti ringraziano Dio e gli italiani. Sono le 12.26 di venerdì 11 ottobre. Comincia così un conto alla rovescia di protocolli e burocrazia che nel giro di cinque ore ucciderà Joud e la sua mamma. E con loro, tra i sessanta e i cento bambini, le loro famiglie e decine di ragazze e ragazzi siriani che credevano di salvarsi in Europa. Una roulette agghiacciante di numeri: almeno 268 annegati, solo 26 corpi recuperati, 212 sopravvissuti. E il finale inaccettabile nella sua assurdità: per tutto il pomeriggio la nave Libra della Marina militare italiana è vicinissima ai profughi, appena dietro l’orizzonte. Tra le 27 e le 10 miglia, un’ora, mezz’ora di navigazione o poco più. Ma né l’Italia né Malta chiedono per ore il suo intervento.

La Libra ha un ponte grande, l’elicottero a bordo e marinai esperti che potrebbero dare aiuto a tutti i naufraghi. La comandante, il giovane tenente di vascello Catia Pellegrino, è un’icona della Marina. Da quella breve distanza il peschereccio che sta affondando è sicuramente visibile sul loro schermo radar. Ma nessuno dà ordini, nessuno prende decisioni che potrebbero ancora salvare 268 persone. La Libra viene autorizzata a raggiungere il punto soltanto alle 17.14. A quell’ora la nave dei bambini si è rovesciata da sette minuti e il mare è una distesa di persone vive e morte. I ritardi riducono drasticamente anche il tempo di luce a disposizione per le ricerche. Calato il buio, chi è in acqua rischia di non essere avvistato dai soccorritori e di andare alla deriva verso una fine di stenti, freddo e fame. Forse è per questo che qualcuno tra i siriani giura di aver notato bambini e adulti aggrappati a pezzi di legno del peschereccio, ma di non averli poi ritrovati tra i superstiti riportati a terra.

“L’Espresso” ha scoperto quale sala operativa ha raccolto la prima richiesta di aiuto. Quella che avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi. È la centrale di coordinamento di Roma del comando generale delle Capitanerie di porto, una struttura della Marina inquadrata nel ministero dei Trasporti da cui dipende l’attività della Guardia costiera. L’imbarcazione carica di profughi siriani affonda a 113 chilometri da Lampedusa e a 218 chilometri da Malta. Causa del disastro: l’eccessivo numero di passeggeri obbligati a salire a bordo dai fratelli Khaled e Mohamed, spregiudicati trafficanti del porto di Zuwara in Libia, e le raffiche di mitra sparate la notte precedente da una motovedetta libica che hanno forato lo scafo. Causa del ritardo nelle operazioni di salvataggio: lo scaricabarile delle responsabilità tra l’Italia e Malta nelle procedure di ricerca e soccorso che in passato ha già provocato morti e dispersi. Per ricostruire in questo articolo la cronologia della tragedia sono stati analizzati i dati di quasi tredicimila posizioni delle navi in transito: coordinate, velocità e direzione, dalle 11 del mattino a mezzanotte di quel venerdì. Un laboratorio in Inghilterra si è occupato dell’estrazione dei numeri di emergenza memorizzati in un telefono recuperato dal mare. Ai dati geografici e scientifici, si aggiungono la testimonianza dell’ammiraglio Felicio Angrisano, comandante generale del Corpo delle capitanerie di porto e della Guardia costiera, e i racconti di alcuni ufficiali della Marina militare.

Il punto di non ritorno verso la strage viene superato alle 13 dell’11 ottobre: a quell’ora la centrale operativa italiana potrebbe ancora salvare i bimbi e gli altri passeggeri. Ma rinuncia all’intervento diretto e passa la richiesta di soccorso ai colleghi di Malta. Nonostante la distanza tra la nave dei bambini e Malta sia il doppio  della distanza da Lampedusa. Una scelta che in un resoconto scritto, inviato  a “l’Espresso”, l’ammiraglio Angrisano spiega così: «La sequenza degli eventi descritta risponde a quei criteri di condotta internazionali dettati, nello specifico, dalla Convenzione di Amburgo che impongono a ciascuno Stato la responsabilità del coordinamento delle operazioni di ricerca e soccorso in aree definite e dichiarate». Alle mamme e ai papà sopravvissuti che hanno perso il resto della famiglia stanno quindi dicendo che i loro piccoli, i loro cari sono morti nel rispetto della Convenzione di Amburgo, dell’accordo che dal 1979 affida al ministero dei Trasporti la responsabilità del soccorso in mare.

Il comandante generale della Guardia costiera italiana conferma la testimonianza di Mohanad Jammo, 40 anni, pubblicata da “l’Espresso” a inizio novembre. Le loro versioni non coincidono soltanto per un punto. Il dottor Jammo, primario dell’Unità di terapia intensiva in un ospedale di Aleppo in Siria, nel naufragio ha perso due figli di 6 anni e 9 mesi. È lui che dal peschereccio parla con il numero di Roma della centrale di coordinamento del soccorso. Telefona su richiesta dello scafista che gli presta il satellitare Thuraya. Jammo chiama l’Italia proprio perché sullo schermo di tre strumenti Gps che hanno a bordo vedono che Lampedusa è a poco più di cento chilometri. E Malta è a oltre duecento. Logica e buon senso avrebbero spinto chiunque a quella scelta. Cento chilometri sono due ore di navigazione per le motovedette della Guardia costiera e poco più di un’ora e mezzo per i pattugliatori veloci della Guardia di finanza che l’11 ottobre sono presenti in forze a Lampedusa, dopo il naufragio dei profughi eritrei otto giorni prima. «Ho chiamato tre volte, sempre lo stesso numero italiano», dice Mohanad Jammo: «Verso le 11 del mattino, verso le 12.30 e poco prima dell’una del pomeriggio». Le parole di Jammo sono confermate da altri due medici sopravvissuti: Ayman Mustafa, 38 anni, chirurgo, il papà di Joud, che ora è ufficialmente dispersa in mare con la mamma Fatena, 27, e da Mazen Dahhan, 36, neurochirurgo, che ha perso la moglie Reem, 30 anni, e tutti e tre i loro bambini.

Il drammatico racconto di Mohanad Jammo del medico siriano sopravvissuto al naufragio dell'11 ottobre e che nella tragedia ha perso due figli. "Abbiamo chiesto aiuto e per un'ora e mezza non è successo nulla. Solamente dopo ci hanno detto di chiamare la marina maltese. Così abbiamo perso due ore fondamentali"

L’ammiraglio Angrisano smentisce soltanto la telefonata delle 11. Il resto è confermato. «Alle 12.26», racconta, «giunge da apparato telefonico satellitare alla centrale operativa una chiamata fortemente disturbata e a tratti incomprensibile. Dopo cinque minuti di tentativi di comunicare, la linea cade. L’esperienza maturata induce comunque a contattare, come già fatto in centinaia e centinaia di casi analoghi, il gestore della rete Thuraya che ha sede negli Emirati arabi».

Otto minuti dopo la conclusione della prima conversazione, il dottor Jammo richiama. Sono le 12.39 e la telefonata prosegue fino alle 12.56. La voce è più comprensibile: «Tanto da permettere di acquisire alcuni elementi, numero e nazionalità delle persone a bordo, luogo di partenza, la presenza di due bambini bisognosi di cure, fornendo per ultimo la posizione dell’unità che, con motore fermo, imbarca acqua», aggiunge Angrisano.

Dunque la centrale operativa di Roma sa che a bordo ci sono profughi, ci sono bambini, ci sono feriti e che il peschereccio sta affondando. Anche ignorando la chiamata delle 11, che Mohanad Jammo comunque conferma, alle 13 c’è ancora tutto il tempo per far partire le motovedette e i pattugliatori da Lampedusa. E, calcolando la loro velocità, per farli arrivare a destinazione tra le 14.30 e le 15. Cioè almeno due ore prima della strage. Poi ci sono la Libra e più lontana, a 96 chilometri, la Espero. Le due navi militari sono da quelle parti per proteggere i pescherecci italiani da incursioni libiche. Le motovedette maltesi insomma dovrebbero percorrere il doppio della distanza rispetto ai due pattugliatori della Marina. E rispetto ai mezzi ancora a Lampedusa, che quel pomeriggio sono in gran parte in porto. Invece alle 13 la centrale operativa di Roma passa la richiesta di soccorso a Malta.

Quando dalla Guardia costiera italiana gli annunciano quello che avrebbero fatto, Mohanad Jammo li supplica: «Per favore, stiamo per morire». E il militare al telefono: «Per favore, potete chiamare le forze maltesi, adesso vi do il numero: 00356...».

«Se prendete la registrazione», ricorda il dottor Jammo, «vedrete che non mi ha lasciato il tempo. Ha chiuso la telefonata prima ancora che avessi finito di scrivere il numero». Questo invito a chiamare direttamente Malta, spiega l’ammiraglio Angrisano, «risponde a una chiara, collaudata e produttiva metodica che attraverso il contatto diretto di chi chiede soccorso e chi è tenuto a prestarlo, rende più efficace, più produttiva l’azione di salvataggio». A bordo sono terrorizzati. Il ponte inferiore è ormai allagato. I passeggeri cominciano a risalire sul ponte principale e su quello superiore. Mazen Dahhan, che è là sotto, prende i suoi bambini, Mohamed, 9, Tarek, 4, e il piccolo Bisher, 1, e li passa di sopra ad Ayman Mustafa che li fa sedere all’asciutto. La piccola Joud sta ancora dormendo, abbracciata alla mamma.

Anche Mohamad, 6 anni, il figlio più grande di Jammo, dorme al sole. Per un attimo riapre gli occhi e osserva il suo babbo in piedi sul tetto della cabina di comando, che con il telefono satellitare e una voce sempre più disperata continua a chiamare Malta. Incrociano i loro occhi per un attimo. Il papà gli mostra il pollice alzato. Il piccolo Mohamad gli sorride, si riaddormenta. Resterà il loro ultimo sguardo.

«L’unità si trova nell’area di responsabilità di Malta», insiste l’ammiraglio Felicio Angrisano nel resoconto scritto: «Quella centrale di coordinamento viene pertanto interessata alle 13 dalla centrale operativa della Guardia costiera che comunica di aver anche individuato nella zona due navi mercantili, più prossime alla unità dei migranti, rispettivamente a 25 e 70 miglia». Alle 13.05 l’autorità maltese, secondo il comandante della Guardia costiera, assume la direzione delle operazioni di ricerca e soccorso. Rivela ancora l’ammiraglio Angrisano: «Frattanto in quell’area dirige, come da disposizioni del comando in capo della squadra navale della Marina militare, anche la nave Libra con elicottero a bordo». E qui però i conti non tornano più.

La Marina militare riferisce che alle 13.34 la nave Libra è soltanto a 27 miglia dal punto della richiesta di soccorso. Sono 50 chilometri. Alla velocità massima della nave, 20 nodi, 37 chilometri orari, con quel mare calmo la Libra potrebbe raggiungere i profughi in un’ora e mezzo. Cioè già alle 15. Arriverà invece alle 18: perché soltanto dopo l’affondamento della nave dei bambini, il coordinamento di Malta chiede alla centrale operativa di Roma il concorso degli italiani. Alle 17.14, quando riceve finalmente l’ordine di intervento, la Libra è ancora a dieci miglia, 18 chilometri. Insomma, da ore naviga in attesa che qualcuno decida cosa fare. Quattro ore e mezzo per percorrere 50 chilometri fanno una velocità media di 11 chilometri orari, meno di 6 nodi: non certo un’andatura di pronto intervento.

Le 13.34 di quel pomeriggio nascondono un altro retroscena incredibile. È il momento in cui l’avviso ai naviganti del centro operativo di Roma viene diramato a tutto il mondo: la nota “hydrolant 2545” chiede alle navi in transito di assistere se possibile il peschereccio, come ha scoperto Charles Heller, ricercatore alla Goldsmiths University of London e uno dei fondatori della rete watchthemed.net . Alle navi in transito. Non alla nave Libra. Perché? «La Centrale di coordinamento di Roma ha offerto immediatamente il richiesto contributo indicando la presenza, nella più vasta area, di due navi mercantili e di una nave della Marina militare», sostiene il comando della Guardia costiera: «L’autorità che assume in base alla convenzione di Amburgo la direzione e il coordinamento delle attività di soccorso, ne detta i tempi, le modalità e anche le eventuali richieste di cooperazione». In altre parole, è colpa dei maltesi se si sono dimenticati di impiegare la Libra. Le Forze armate maltesi non hanno ancora risposto alla richiesta di spiegazioni.

Alle 16.22 l’autorità di Malta informa Roma che un proprio aereo ha individuato il peschereccio alla deriva. Alle 17.07 sempre dalla Valletta avvertono che si è capovolto e chiedono aiuto all’Italia.

Soltanto alle 17.51 arriva sul posto la prima nave di soccorso, il pattugliatore maltese P61 . Verso la 18 si unisce la Libra. Mentre da Lampedusa vengono fatte partire le motovedette CP302 e CP301 e due pattugliatori veloci della Guardia di finanza. Esattamente quello che il buon senso del dottor Jammo supplicava da almeno sei ore.

pc 29 novembre - la stampa indiana lancia una campagna contro il Comitato Internazionale di sostegno alla guerra popolare in india

il comitato internazionale accetta la sfida

 Indian Press 'Maoists whip up support abroad' 

yes it's true ! and it is only the begenning ! International Commitee support people's war India !
The Indian Express

Maoisti accrescono il sostegno all'estero.


Il PCI ( Maoista) è emerso come un “modello” per il movimento comunista in tutto il mondo, secondo i gruppi rivoluzionari con sede fuori dell'India impegnati nel sostenerlo. La notizia si aggiunge alle preoccupazioni del governo indiano, che considera il gruppo maoista come “la maggiore minaccia alla sicurezza interna”.
Il supporto per il CPI ( Maoista ) ha avuto la voce in occasione della prima Conferenza internazionale a sostegno della guerra popolare in India, a cui hanno partecipato delegati di partiti comunisti da più di una ventina di paesi. La conferenza è tenuta esattamente un anno fa ad Amburgo, il 24 novembre 2012, per commemorare il primo anniversario della morte del leader maoista Mallojula Koteshwara Rao, alias Kishenji, ucciso in scontro nel West Bengal.
Se da tempo, membri autorevoli del PCI ( Maoista) hanno stabilito contatti con i rivoluzionari di altri paesi, è stata la prima volta che si è tenuto un importante seminario internazionale per prendere l’impegno a sostenerlo - finanziariamente, culturalmente e strategicamente - per la sua riconosciuta e sottolineata importanza strategica globale.
Il seminario è stato organizzato congiuntamente dal Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India e dalla Lega contro l'aggressione imperialista con sede ad Amburgo.
Il Comitato è stato costituito a Parigi nel gennaio 2010, sull’esplicita valutazione dell’apporto strategico dato dal PCI ( Maoista) al movimento mondiale. Ora ha sezioni nei diversi paesi che sostengono il PCI ( Maoista).
Si legge nella raccolta di discorsi e relazioni dei delegati, disponibili con The Indian Express, che il PCI (Maoista) è diventata una “base rossa” per il movimento comunista in tutto il mondo. “La vittoria della guerra popolare in India cambierebbe i rapporti di forza globali tra imperialismo e nazioni oppresse. La guerra di popolo in India è un importante punto di riferimento comune a tutti noi, è una base rossa per il movimento comunista internazionale” ha affermato il Partito comunista d'Austria nel suo intervento.
“Impariamo oggi dall'esempio dei compagni indiani, che la lotta ideologica e la lotta per stabilire una linea politica rissa e corretta sono i principi fondamentali con cui la lotta per costruire il Partito comunista maoista del proletariato deve essere portata avanti”, ha aggiunto.
Il Partito Comunista Rivoluzionario del Canada ha dichiarato che il CPI ( Maoista) è "un buon esempio di un partito rivoluzionario che è stato in grado di rompere con molte delle tendenze settarie del movimento rivoluzionario. Speriamo che tutti possiamo imparare da questa esperienza”.
I delegati sottolineato che, mentre in altri paesi “la lotta contro l'imperialismo è solo resistenza senza alcuna prospettiva”, occorre “guardare ai maoisti indiani”.
Illustrando il sostegno strategico che PCI (maoista) riceve dall'estero, i delegati hanno detto che vanno fatti “passi concreti” per “coordinare” le forze che lo sostengono.
"Il modo innovativo coi cui il CPI ( Maoista) riesce a maneggiare l’immensa diversità delle contraddizioni in India ... e il modo in cui questo partito combatte per l'unità, con la guerra popolare ... è un esempio a cui si dovrebbe prestare la massima attenzione” ha detto la Lega Contro l'Aggressione Imperialista.
I delegati hanno detto che i manifesti in memoria di Kishenji e del portavoce maoista Azad sono stati visti sui muri di oltre 30 paesi, tra cui Colombia, Canada, Italia, Svezia, Austria, Spagna, Francia, Germania e Turchia, dove si costruendo organizzazioni che si mobilitino nel sostegno.
I gruppi hanno condiviso le loro esperienze su come stanno estendendo il loro supporto. Il Fronte Rivoluzionario per la Difesa dei Diritti del Popolo del Brasile ha citato parecchi esempi di manifestazioni fuori dai consolati indiani supporto a sostegno del PCI (Maoista). Il Partito Comunista maoista di Francia ha detto di aver distribuito migliaia di volantini e manifesti in diverse università.
Pur se i delegati del PCI (Maoista) non hanno potuto partecipare all'evento, hanno mandato un messaggio scritto che è stato letto: “Nonostante gli sforzi del nemico, noi cresciamo in forza nelle zone di guerriglia e ci espandiamo in nuove aree” vi si dice, esprimendo  apprezzamento per il sostegno formito.

CRONOLOGIA
Gennaio 2010: Il Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India è formato.
Settembre: si forma il Comitato francese di sostegno alla Rivoluzione in India.
Aprile 2011: si tiene in diversi paesi la prima Settimana Internazionale di mobilitazione a sostegno della guerra popolare.
Gennaio 2012 : si tiene la seconda Settimana Internazionale.
Novembre: è organizzata la Conferenza di Amburgo. Vi partecipano gruppi maoisti/comunisti di più di venti di paesi, quali Francia, Gran Bretagna, Italia, Croazia, Afghanistan e Germania.
Settembre 2013: il Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India tiene una riunione a Milano, condanna l'azione della polizia contro il professor GN Saibaba, decide di celebrare nel 2014 il 10° anniversario della formazione del PCI ( Maoista ).
il comitato internazionale accetta la sfida

 Indian Press 'Maoists whip up support abroad' 

yes it's true ! and it is only the begenning ! International Commitee support people's war India !
The Indian Express

The CPI (Maoist) has emerged as a "role model" for the Communist movement across the world, according to revolutionary groups based outside India which have pledged support to it. The revelation could add to the worries of the government, which considers the Maoist group as India's "biggest internal security threat".
The support for CPI (Maoist) was voiced at the first International Conference in Support of the People's War in India, which was attended by delegates of Communist parties from more than two dozen countries. It was held exactly a year ago in Hamburg on November 24, 2012 to commemorate the first death anniversary of Maoist leader Mallojula Koteshwara Rao alias Kishenji, who was killed in an encounter in West Bengal.
While senior members of the CPI (Maoist) have established contacts with revolutionaries in other countries, it was the first time a major international seminar was held to pledge support — financial, cultural and strategic — to the outfit and emphasised their global strategic significance.
The seminar was jointly organised by the International Committee to Support the People's War in India and the Hamburg-based League Against Imperialist Aggression. In fact, the Committee was formed in Paris in January 2010, purely considering the strategic advantage the CPI (Maoist) lent to the global movement. Now it has branches in several countries to support the CPI (Maoist).
According to copies of speeches and presentation made by the delegates, available with The Indian Express, the CPI (Maoist) has become a "red linchpin" for the Communist movement across the globe. "The victory of the people's war in India would change the global balance of strength between imperialism and oppressed nations. The people's war in India is an important common point of reference for all of us, it is a red linchpin for the international Communist movement," the Communist Party of Austria said in its presentation.
"Let us learn today from the example of the Indian comrades, that the ideological struggle and the struggle to establish a correct and red political line are the basic principles by which the struggle to build the Maoist Communist Party of the proletariat must be carried out," it said.
The Revolutionary Communist Party of Canada said the CPI (Maoist) is a "good example of a revolutionary party that has been able to break with many of the sectarian tendencies in the revolutionary movement. We hope that we can all learn from this experience".
The delegates noted that while in other countries "the struggle against imperialism is only a resistance without any perspective", the Indian Mao-ists are "worth taking a look".
Disclosing the strategic aid CPI (Maoist) receives from abroad, the delegates said "concrete steps" have been made to "coordinate" the forces who support it.
"The innovative way in which the CPI (Maoist) is able to handle the immense diversity of the contradictions in India... and the way in which this party fights for the unification with the people's war... is an example that the highest attention should be given to," League Against the Imperial Aggression said.
The delegates said posters of Kishenji and slain Maoist spokesperson Azad have found their way in over 30 countries, including Colombia, Canada, Italy, Sweden, Austria, Spain, France, Germany, Turkey and Italy as they are building organisations to mobilise support.
The groups shared their experiences of how they are extending support. The Revolutionary Front in Defence of The People's Right of Brazil gave several instances when they held agitations outside the Indian consulate extending support to the CPI (Maoist). Maoist Communist Party of France said it distributed thousands of leaflets and posters in several universities.
While the CPI (Maoist) delegates could not attend the event, they sent a written message that was read out. "Despite the efforts of the enemy, we grow in strength in the guerrilla areas and expand in new areas," it said, and expressed appreciation for the support.
SPREADING WINGS
2010 JAN: International Committee to Support the People's War in India formed
SEPTEMBER: French
Committee to Support the
Revolution in India formed
2011 APRIL: First International Week of mobilisation in support of people's war held in many countries
2012 JAN: Second International Week held
NOV: Hamburg conference organised. Attended by Maoist/Communist groups of more than two dozen countries, like France, Britain, Italy, Croatia, Afghanistan and Germany
2013 SEPT: International Committee to Support the People's War in India holds meeting in Milan, slams police action against DU teacher G N Saibaba, decides to celebrate 10th anniversary of CPI (Maoist) formation in 2014

pc 29 novembre - RIVA: PROFITTI DALLO SFRUTTAMENTO DEGLI OPERAI ILVA E NASCOSTI

(Da Sole 24 Ore) - “Per diciassette anni – dal 1995 – l’Ilva è stata usata dai Riva come un bancomat...
In pratica i Riva avrebbero distolto dall’Ilva soldi veri... mezzo miliardo di euro, trasferendo negli anni questa cifra in Riva Fire attraverso un contratto di “assistenza tecnica e di servizi”, stipulato fra le due società nel 1999. L’Ilva, società eminentemente manifatturiera, non disponeva di tutte le competenze, tecniche e nel rapporto con il mercato, per funzionare bene. Dunque, per diciassette anni ha acquisito questi servizi dalla controllante, Riva Fire, pagando dei prezzi che ora vengono ritenuti non corretti...
Ieri l’Ilva ha depositato la richiesta di risarcimento... La richiesta è stata formulata in via autonoma dall’Ilva nell’ambito di un giudizio civile promosso dalla Valbruna Nederland (la famiglia Amenduni, socia di minoranza di Ilva), che non era per nulla persuasa dei flussi di denaro in uscita dalla controllata verso la capogruppo...
La richiesta di risarcimento danni fatta da Bondi viene rivolta a quasi tutto l’albero genealogico dei Riva: Fabio Arturo (latitante in Inghilterra, a Londra il 14 gennaio prossimo l’ultima udienza per l’estradizione), Nicola (ultimo presidente dell’Ilva, prima di Bruno Ferrante), Angelo Massimo, Claudio, Daniele, Emilio Massimo, il fondatore Emilio e il fratello Cesare Federico, per i quali oggi, proprio a Milano, si tiene la prima udienza preliminare per evasione fiscale...”

MA QUESTO E' SOLO UN PEZZO DELLA STORIA. C'E' MOLTO ALTRO! 
CHE DIMOSTRA COME ALL'ILVA DI TARANTO RIVA REALIZZASSE I PROFITTI VERI SULLO SFRUTTAMENTO E ANCHE SUL SANGUE DEGLI OPERAI, E COME QUESTI MILIARDI VENISSERO SUBITO OCCULTATI.

MA C'E' ANCHE CHE MENTRE I RIVA FACEVANO OPERAZIONI-TRUFFA PURE IN PIENO AVVIO DELLA VICENDA GIUDIZIARIA, IL GOVERNO AVVIAVA LA POLITICA DEI DECRETI "PRO RIVA", CHE CONTINUA TUTTORA.
Quindi il governo Monti, il governo Letta sono complici dei Riva!

TUTTO QUESTO PROLETARI COMUNISTI LO HA GIA' DENUNCIATO E DOCUMENTATO.

Riportiamo alcuni stralci del dossier, intotolato appunto: "L’impero economico della famiglia Riva - quello che ha e soprattutto quello che ha fatto per mettere al riparo i suoi fondi":



 

"...la Riva Fire che a sua volta ha il 100% di due società di Lussemburgo, la Stahlbeteili Gungen e la Siderlux, controlla – direttamente (con il 61,62%) e indirettamente (con il 25,38% della Siderlux) – l’87% del capitale dell’Ilva.

Mentre la magistratura va avanti, Riva riorganizza le sue società -  Alla fine del 2012, in piena bufera giudiziaria, le società lussemburghesi dei Riva sono state oggetto di alcune operazioni che hanno modificato l’assetto del controllo dell’Ilva.
Fino allo scorso anno il 25,38% dell’Ilva era controllato dalla Stahlbeteili Gungen - che oltre alla quota nell’Ilva e al 25% della Riva Energia, controlla gli impianti dei Riva in Canada, Belgio, Spagna, Germania e Francia. Amministratore della Stahlbeteili è Fabio Riva, colpito da mandato di arresto europeo per associazione per delinquere e disastro ambientale e in attesa di essere estradato da Londra, dove si era rifugiato (data la collocazione della “testa” dell’impero Riva nelle isole britanniche - è evidente come l’Inghilterra sia un posto sicuro!).
Il 26 luglio ‘12 - l’acciaieria di Taranto viene sequestrata e il fondatore del gruppo, l’ottantaseienne Emilio, finisce agli arresti domiciliari. Lo stesso provvedimento tocca al figlio Nicola e a sei dirigenti… La famiglia Riva, il cui business dipende per i due terzi dall’Ilva, sceglie come presidente un uomo delle istituzioni, del tutto digiuno di acciaio e di impresa, come l’ex prefetto di Milano Bruno Ferrante.
Proprio quel giorno, il 26 luglio, nelle stanze ovattate di uno studio notarile lussemburghese, prende il via il progetto di fusione fra la StahlbeteiliGungen Holding e la Parfinex, una società lussemburghese dei Riva. Razionalizzazione prevista da tempo? La coincidenza della data è casuale?
Il 5 ottobre 2012 – quando è in corso lo scontro tra magistratura e governo sull’Aia e sul sequestro degli impianti e prodotti - in Lussemburgo, prende il via lo scorporo dalla Stahlbeteili Gungen Holding del 25,38% dell’Ilva che viene conferito alla Siderlux, l’altra società controllata al 100% da Riva fire. Mentre nella Stahlbeteili Gungen restano soprattutto le attività estere dei Riva.
Il 17 ottobre 2012 - l’assemblea di Riva Fire sancisce la cessione del ramo di azienda che produce e commercializza i prodotti lunghi a favore della controllata Riva Forni Elettrici, a cui peraltro passano anche riserve per 320,6 milioni di euro di Riva Fire. A quest’ultima resta, quindi, il business dei laminati piani a freddo e a caldo.
Ma nella Parfinex c’erano soldi dell’Ilva!
Infatti  tra il 1996 e il 1997 600 milioni di dollari sono spostati dall’Ilva alla controllata lussemburghese Parfinex. Nel 1996 Parfinex viene ricapitalizzata con 98 milioni di dollari provenienti dall’Ilva International Spa e l’anno successivo altri quattro aumenti di capitale a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro trasferiscono ulteriori 500 milioni dall’Ilva. Dove sono finiti quei soldi, considerando che nel 2012 Parfinex è stata fusa con la Stahlbeteiligungen?
Inoltre. Le società lussemburghesi del gruppo (Ilva International SA, Stahlbeteiligungen Holding, Utia e Parfinex) non hanno dipendenti e da alcuni primi indizi risulterebbero gestite dall’Italia: si tratta quindi di società fasulle, esterovestite, utili solo per le conseguenze fiscali.
Infatti, la Stahlbeteiligungen Holding (Stahl) ha effettuato nel 2006 due prestiti all’Ilva per un totale di 470,5 milioni di euro e nel 2012 ha prestato altri 363,7 milioni alla Riva Fire. Non è ancora chiaro se queste operazioni abbiano una motivazione industriale o se, come è più probabile, siano servite soltanto ad abbattere gli utili dell’Ilva e della Riva Fire attraverso il pagamento degli interessi passivi e a ridurre quindi il carico fiscale.
Vale a dire a nascondere i veri profitti fatti sullo sfruttamento degli operai dell’Ilva!..."



"...Mentre a Roma, si prova la soluzione “politica”, negli studi dei professionisti dell’Ilva si continua a lavorare. - Se è datato 19 dicembre dell’anno scorso l’atto notarile della scissione del ramo d’azienda da Riva Fire a favore di Riva Forni Elettrici, cinque giorni dopo viene pubblicata sulla G.U. la Legge 231/12 salva-Ilva.
Dunque, a questo punto, nelle architetture societarie esistono tre poli di attrazione: l’Ilva, che di fatto è separata da tutto il resto, le acciaierie straniere, i prodotti lunghi, un segmento che nel gruppo Riva è alimentato dai forni elettrici e non dal ciclo integrato di Taranto.
Quindi mentre il governo provvedeva a tutelare gli interessi di Riva, questi portava avanti una serie di operazioni straordinarie che rendono più facile disporre del gruppo o di parti di esso, di fatto isolando Ilva e provando a proteggere il resto del gruppo industriale e finanziario da ogni iniziativa giudiziaria.

Come si vede da tutte le operazioni finanziarie fatte in tutti questi anni, l’Ilva di Taranto è dove si è fatta la produzione, dove vi è la fonte del profitto padronale, ma gli utili, le ricchezze Riva li ha subito spostate altrove...."