sabato 29 giugno 2013

pc 30 giugno - ARIA PULITA... RIVOLUZIONE!!

La grande bruttezza


  La grande schifezza




pc 29 giugno - ILVA: I DISCORSI CHIARI DEI SERVI DEL PADRONE

La Federmanager, per conto di Bondi, vuole tempi più lunghi per il risanamento dell'Ilva, che i soldi li metta lo Stato e... comincia a parlare di tagli agli organici...

"I tempi per realizzare le prescrizioni dell'AIA nello stabilimento siderurgico di Taranto sono insufficienti, così come indicato nel decreto governativo" - dichiara il pres. della Federmanager, Giorgio Ambrogioni.

Questo Presidente, che aveva difeso i capi dell'Ilva quando diedero le dimissioni (poi subito rientrate) e li difende tuttora come gente che ha "valori etici" (evidentemente per il loro portafoglio e la loro sedia, non certo per i morti operai e della cittadinanza), si dimentica di dire che già, quando Bondi invece che commissario era amministratore delegato dell'Ilva di Taranto, i tempi dell'Aia erano ampiamente sforati, con tanto di consenso del governo. Ora con una faccia di bronzo vogliono altro tempo...

Ma Ambrogioni dice anche altro. Al giornalista di TarantoOggi che gli dice: "Ma quando si parla di "risanare" o "ristrutturare", i dipendenti e i lavoratori temono sempre licenziamenti e cassa integrazione"
Risponde serafico: "Fa parte della vita di un'azienda. Non so se per l'Ilva significhi questo. Lo stabilimento di Taranto ha già dato. Ora ha bisogno di grossi investimenti tecnologici per fare la sua parte. Lo Stato deve aiutare questo processo...".

Vale a dire, La Federmanager, a cui è iscritto anche Bondi, dice quello che noi denunciamo dall'inizio: Bondi vuol dire ristrutturazione, ma ristrutturazione vuol dire licenziamenti e cassintegrazione "mai fine". E mentre per gli operai licenziamento significa NON VITA, impossibilità di vivere lui e la sua famiglia, disperazione... Per questo personaggio, per i padroni si tratta solo di  una cosa che "fa parte della vita di un'azienda"... MALEDETTI!
Parlano di "recuperare una visione etica del lavoro", di "valori" ma gli unici "valori" sono quelli che gli permettono di fare soldi alla mensa del grande padrone che sfrutta gli operai finchè conviene, poi li butta via...
Usano la minaccia dei tagli, unicamente per chiedere allo Stato soldi per l'azienda, mentre i Riva tengono ben nascoste le loro casseforti (al di là dei blitz con pochissimo effettivo ricavato della GdF e magistratura di Taranto) a Lussemburgo come a Curacao, ecc.

Di questa razza sono i manager, i quadri, i dirigenti, i capi in alto grado dell'Ilva, che chiamano gli operai a muoversi, che strillano quando vedono traballare il loro posto, ma non gliene fraga niente se gli operai perderanno lavoro e salario. 

I PADRONI E I LORO SERVI SONO UNA BRUTTA RAZZA CHE DOVRA' ESSERE CANCELLATA!

pc 29 giugno - a Padova .. l'attuale ministro Zanonato, quand'era sindaco aveva già dato prova di se - un processo lo mette in luce

Sentenza del processo contro quattro compagni processati per “istigazione al lavoro”.

Il 26 giugno è stata emessa la sentenza del processo a carico di quattro compagni del collettivo politico Gramigna, accusati di minacce aggravate contro l’ex sindaco Zanonato, di imbrattamento e di detenzione di materiale esplodente. Ricordiamo che questo processo farsa risale ai fatti del settembre 2011, quando in città apparse un manifesto a firma “Tribunale popolare antifascista”. Quest’ultimo accusava la reazionaria politica cittadina del Partito Democratico, fatta di speculazione edilizia, sostegno alle guerre imperialiste, militarizzazione della città, appoggio alle organizzazioni neofasciste ed emarginazione degli immigrati, condannando il sindaco alla fonderia per 20 anni. Inoltre, alcuni petardi trovati durante le perquisizioni, nel corso del processo sono stati trasformati in armi da guerra.
Fuori dall’aula, nonostante la massiccia presenza di sbirraglia e digossini, si è formato un piccolo presidio di solidarietà, con tanto di striscione e volantinaggio ai passanti.
L’udienza è iniziata con la deposizione di un funzionario della digos che ha presentato dei fotogrammi estrapolati dalle riprese delle telecamere comunali, dove si vedono alcuni compagni durante l’attacchinaggio.
Poco dopo sono seguite le arringhe del P.M. dell’accusa, degli avvocati del Comune, il quale si era costituito parte civile al processo, e dell’avvocato della difesa. Il PM ha chiesto 11 mesi di reclusione ai quattro compagni per minacce aggravate (art.612 c.p. con 2 aggravanti dell’art.339 c.p.) e imbrattamento (art.639 c.p. aggravato per beni mobili e di interesse storico). Per un compagno, oltre agli 11 mesi, sono stati chiesti anche 8 mesi di arresto per omessa denuncia di materiale esplodente (art.679 c.p.). L’avvocato del Comune ha chiesto la somma incredibile di 107.286 € per “danni” d’immagine, di cui 7.000 € per le spese di pulizia e rimozione dei manifesti affissi sui muri in città. Nonostante i vari deliri del PM e della parte civile, solo due compagni sono stati condannati a 3 mesi di reclusione per minacce e imbrattamento, con sospensione condizionale della pena, e a una condanna a 10.000 €, come risarcimento al Comune, e ad altri 2.500 € per le spese processuali. Tutti e quattro i compagni sono stati, invece, assolti dall’accusa di detenzione di materiale esplodente.
Questa sentenza evidenzia la fragilità e l’insussistenza dell’accusa durante tutto il processo.
Anche se il reato più grave e su cui la digos puntava di più è caduto, non ci facciamo false illusioni. La “giustizia” come la repressione sono parti integranti del sistema dominante e sfruttatore.
Pur minimale, è passata la condanna di minacce aggravate per aver invitato l’ex sindaco ad andare a lavorare, e rimane esorbitante la condanna al pagamento di migliaia di euro per chissà quali danni il Comune lamenta di aver subito. Di sicuro, Comune ed ex sindaco si rovinano l’immagine molto più con le loro politiche antipopolari, repressive e reazionarie.
Condividiamo la gioia dei due compagni assolti, e continuiamo a lottare a fianco dei condannati!
L’erba cattiva non muore mai!

pc 29 giugno - la feccia VATICANO


Scandalo Ior, arrestato prelato di Salerno. 
In manette anche un carabiniere e un broker

Si tratta di un filone autonomo d'inchiesta della procura di Roma. Le accuse ipotizzate sono corruzione e truffa. Monsignor Scarano era stato indagato per riciclaggio dalla procura campana due settimane fa e sospeso. Padre Lombardi: "Santa Sede disposta a collaborare"

ROMA - Un alto prelato di Salerno, monsignor Nunzio Scarano - insieme a un carabiniere, Giovanni Maria Zito, ex funzionario dei servizi segreti dell'Aisi, e un broker finanziario,  Giovanni Carenzio - è stato arrestato nell'ambito di un filone di indagine sullo Ior. Per loro le accuse sono di corruzione, truffa e calunnia.

Un'operazione complessa. La vicenda ruota intorno ad un accordo tra Scarano e Zito finalizzata a far rientrare dalla Svizzera 20 milioni cash, ritenuti frutto di evasione fiscale, a bordo di un jet privato. Per questo "servizio", Zito avrebbe ricevuto 400 mila euro.  Secondo quanto emerge dalle intercettazioni della procura di Roma, l'attività di illecita importazione di capitali in Italia, poi fallita, era per conto degli armatori Paolo, Cesare e Maurizio D'Amico, di origine salernitana. 

Dalle indagini è emerso che Carenzio, broker attivo in campo internazionale, con sede degli affari alle Canarie, dove è anche indagato per truffa e appropriazione indebita, ed in Svizzera, era il fiduciario che custodiva il danaro per conto dei D'Amico. Per far rientrare l'ingente somma, inizialmente individuata in 40 milioni e poi ridotta a 20, Scarano, a sua volta salernitano, e Carenzio, conosciutisi nell'ambito dell'attività dell'Ordine Costantiniano, hanno deciso di sfruttare le potenzialità operative e la posizione istituzionale presso l'Aisi di Zito per eludere i controlli. Quest'ultimo, in particolare, previa la promessa di un altissimo compenso, ha noleggiato, in giorni nei quali figurava assente dal servizio per malattia, un aereo privato con pilota, atterrando a Locarno. Qui l'aereo ha sostato per quattro giorni in attesa del ritiro del danaro.

Ma poi per il deteriorarsi dei rapporti tra i soggetti coinvolti, è stato detto dal procuratore aggiunto Nello Rossi nel corso dell'incontro con i cronisti, l'operazione di rientro dei capitali, che prevedeva il trasporto dei soldi nell'abitazione romana di Scarano con scorta armata, non è stata portata a termine per alcune manovre di sabotaggio da parte di Carenzio. Tuttavia Zito ha preteso comunque il versamento del suo compenso, la cui promessa già configura il reato di corruzione per tutti e tre i protagonisti della vicenda. Da qui un primo assegno di Scarano di 400 mila euro regolarmente incassato, poi un secondo di 200 mila euro non incassato in quanto bloccato dal prelato con una falsa denuncia di smarrimento dell'assegno stesso. Quest'ultima circostanza ha fatto scattare l'accusa di calunnia per Scarano.

Le indagini su Scarano. Monsignor Scarano - che non è vescovo di Salerno, come invece era stato scritto erroneamente in un primo momento - era stato indagato due settimane fa per riciclaggio di 560mila euro dalla procura di Salerno e ieri era stato sospeso dal suo incarico di responsabile del servizio di contabilità analitica all'Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica). In un'intervista alla Città di Salerno, Scarano si è difeso, negando ogni suo coinvolgimento.

"Monsignor 500". Da tempo vive Scarano a Roma nella Domus Internationalis Paulus VI, nella centralissima via della Scrofa, tra il Tevere e piazza Navona. Scarano, prima di prendere i voti 26 anni fa era un funzionario di banca, ma in Vaticano non lavorava nel mondo della finanza bensì in quello immobiliare. Come già detto, rivestiva l’importante carica di responsabile del servizio di contabilità analitica dell’Apsa - ente meno noto ma non meno potente dello Ior - che possiede migliaia di immobili di grande pregio concentrati a Roma e depositi per centinaia di milioni di euro in contante.

Lo chiamavano "monsignor 500". Scarano infatti aveva una grande disponibilità di banconote da 500 euro. Il prelato salernitano proponeva agli imprenditori amici, tutti della sua zona, di scambiare blocchi di dieci-venti banconote da 500 con assegni circolari da 5 mila-10mila euro. Scarano disponeva inoltre di un conto allo Ior. L'indagine è un filone autonomo rispetto alla più ampia inchiesta in corso alla procura della Repubblica di Roma.

pc 29 giugno - Altri fogli di via: in Valle di Susa dove vai lo decide il questore

603195_10152384511490323_747130072_nOggi sono stati notificati altri tre fogli di via a militanti notav della Valle, tutti del Comitato di Lotta Popolare di Bussoleno. Ermelinda, Stefano e Andrea, residenti a Bussoleno non potranno andare a Venaus, Giaglione e Chiomonte per tre anni su decisione arbitraria del Questore di Torino.
Altri provvedimenti sono in arrivo, e si sommano ad un numero elevato che non possiamo più contabilizzare. Iniziano le manovre estive delle truppe e dopo le perquisizioni a scopo intimidatorio di ieri, ecco l’ennesimo sopruso.
In Valle  c’è una situazione paradossale, di diritti sospesi e siamo arrivati al punto che gli spostamenti all’interno della Valle li decide il Questore. Bisogna ricordarlo, il foglio di via è una privazione della libertà personale comminata senza processo su sola discrezione della questura. Prove, dibattimenti, presunta innocenza non esistono, digos e funzionari decidono del destino di chiunque senza appello.
Esiste il ricorso a questo procedimento, ma costa 1000 euro a persona e raramente (sopratutto dalle parti della Procura torinese), viene accolto. Il non rispetto di una norma che risale all’epoca fascista, sancita dal Codice Rocco, costa  multe salatissime.
No, non è solo un treno.
Insomma un procedimento ad uso e consumo della Questura e degli sfizi di qualche funzionario. Abbiamo avuto di tutto in merito: chi non poteva uscire dal proprio paese, chi non poteva andare a Torino, chi poteva andare in tutta la Valle tolto Chiomonte e via discorrendo a seconda della fantasia.
Il dato di fatto reale è che la libertà di circolazione delle persone, sancita nella carta costituzionale, è sospesa di fatto, mel silenzio complice dei tanti garantisti dei quali non si sente mai una voce dissonante dallo spartito suonato Questura e Procura.

pc 29 giugno - il processo per il 15 ottobre 2011 - vogliamo i compagni liberi - prossima udienza 18 luglio

Venerdì 28 Giugno 2013 15:37

Processo 15 ottobre Roma, prima udienza

  • nnmSi è svolta nella  giornata di ieri la prima udienza del processo sul terzo troncone di indagini per i fatti del 15 ottobre 2011 a Roma che vede  18  rinviati a giudizio per il reato di devastazione e saccheggio. Accusa pesantissima questa che prevede, secondo il codice penale,  pene dagli otto e ai quindici anni. Dopo le condanne di Genova 2001, la magistratura tenta nuovamente di utilizzare quest’arma potente, nel tentativo di criminalizzare il conflitto sociale e intimorire chi decide di lottare.
    In questo caso i fatti contestati si riferiscono agli scontri del 15 ottobre in Piazza San Giovanni a Roma, un contesto in cui in migliaia di persone si trovarono a resistere alle cariche violente e ai caroselli  dei mezzi della polizia: una giornata di rabbia e rivendicazione, di rifiuto dell’austerity e delle politiche imposte dai Palazzi.
    L’udienza del processo, ancora nelle fasi preliminari, si è svolta regolarmente con un rinvio al 18 luglio per le eccezioni della difesa.
    Mentre in aula si discutevano le questioni tecniche in piazzale Clodio si è svolto un presidio di alcune centinaia di persone . Durante il presidio si sono alternati diversi interventi a momenti musicali e sono stati esposti striscioni contro l’utilizzo del reato di devastazione e saccheggio.
    Nel pomeriggio si è poi svolta all’università la Sapienza di Roma un’assemblea per discutere la continuazione della campagna a sostegno degli imputati, anche in un ottica a lungo termine: nessuno dev’essere lasciato solo prima, dopo e durante il processo.
    davideUn’ultima nota la dedichiamo a Davide Rosci, uno degli imputati al processo ancora detenuto in carcere, che oggi è stato a Teramo per l’udienza conclusiva di un processo in cui era accusato di dichiarazioni mendaci in merito al suo diritto ad usufruire del gratuito patrocinio. Il processo si e' chiuso con l'assoluzione in quanto il fatto non sussiste e i compagni sono riusciti a farsi vedere da Davide mentre la penitenziaria lo traduceva in carcere. Altro esempio, se ancora ce ne fosse bisogno, di un accanimento inaccettabile da parte della magistratura nei confronti di chi non abbassa la testa.

    pc 29 giugno - la fogna VATICANO

    Prima "pace e bene" poi orge in Vaticano.


  • e254fabf156a5303018a3c0268b45a517f05c1f20441821cc207370e_175x175I nomi degli ecclesiastici sotto accusa.
    Sono romeni i ragazzi e le ragazze adescati per partecipare ai festini con i preti pedofili e non. Venivano reclutati in locali notturni, nei pressi della stazione Termini, anche dentro una chiesa.

    A denunciarlo è don Patrizio Poggi, di 46 anni, ex sacerdote, che proprio dopo una condanna a 5 anni per reati sessuali, a marzo è andato dai carabinieri, per tutelare, secondo le sue parole, la santa chiesa e la comunità cristiana.

    Ma non è finita qui. A spuntare è infatti anche una figura di spessore che ha deciso di controfirmare le 5 pagine di denuncia. Si tratta di  mons. Luca Lorusso, il numero due della Nunziatura apostolica in Italia, il vice dell'ambasciatore vaticano Adriano Bernardini, intimo di papa Bergoglio, per essere stato nunzio apostolico a Buenos Aires per 10 anni.Le dichiarazioni di Don Poggi portano alla luce un elenco di preti: tra questi monsignor Camaldo, vicecerimoniere del papa, e monsignor Filippi, prima segretario particolare dell'ex presidente della CEI, Ruini, e ora del cardinal Vallini, vicario di Roma.
    Esiste poi la figura del procacciatore, anche: è un ex carabiniere, tale Buonviso, che invece avrebbe reclutato dei ragazzi a bordo di automezzi istituzionali.
    Ecco l’elenco dei nomi nella denuncia di Poggi:
    Mons. Francesco Camaldo, vicecapocerimoniere pontificio; Don Gianfranco Ferrigno, parroco di San Bruno alla Pisana; Don Renzo Chiesa, parroco di San Gregorio Magno alla Magliana; Don Nunzio Currao, parroco di san Filippo Neri alla Pineta Sacchetti; Mons. Nicola Filippi, segretario del cardinale Agostino Vallini; Mons. Nicola Tagliente, cappellano della Polizia di Stato.
    C'è poi un'ulteriore immagine con una parte della denuncia dove si legge: Cartella denominata "PRETI". Nella cartella vi sarebbero diverse foto, allegate alla denuncia, relative ai sacerdoti e a un vescovo che nell'ambiente ecclesiastico –  si vocifera così - avrebbero frequentazioni omosessuali e in alcunii casi anche con minori di 18 anni.

    I preti sono:
    Don Aleardo di Giacomo; Don Ugo Quinzi; Don Massimo Tellan, parroco di sant'Enrico a Casal Monastero a Roma; Don Nicola Tagliente, cappellano della P. S. e della questura a Roma; Don Domenico Repice, arrestato nel 2006, nell'operazione "Fiori nel fango 2"; Don Giuseppe Grazioli, parroco di san Giuseppe B. Cottolengo a Roma; il vescovo attuale di Tivoli , Mons Mauro Parmeggiani.

    pc 29 giugno - Israele stato nazisionista dove massacri e torture sono legali

    “Israele pratica la tortura sistematicamente e deliberatamente contro i prigionieri palestinesi, e con il benestare della magistratura. Qui non si tratta di comportamenti individuali, come invece dichiarano i leader israeliani”. Lo ha reso noto il Centro di studi Asra Filastin (Prigionieri della Palestina), in un comunicato diramato in occasione della Giornata internazionale contro la tortura, del 26 giugno. Il centro ha sostenuto le sue accuse citando le relazioni del Comitato pubblico contro la Tortura, che a loro volta, confermano che più di 900 denunce sono state mosse da ex detenuti palestinesi, liberati negli ultimi anni, che affermano di aver subito torture durante la detenzione. Il centro ha aggiunto che nessun caso è stato indagato e i responsabili sono tuttora liberi, il che prova la complicità delle istituzione giudiziarie con gli apparati di sicurezza, con il via libera, dato ai responsabili degli interrogatori, all’uso di metodi proibiti di tortura contro i palestinesi, per ottenere informazioni.

    Il rapporto ha affermato che Israele legittima la tortura in nome della legge, “permettendo ai criminali della sicurezza interna, lo Shabak, di seviziare i prigionieri, senza alcun rispetto per la dignità umana, il tutto con la copertura dei tribunali israeliani, che garantiscono l’immunità ai responsabili degli interrogatori, nel caso venissero denunciati”. “Ciò rappresenta un esplicito invito a perpetrare l’uso delle torture, vietate a livello internazionale, contro i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane”, ha aggiunto il centro. Il rapporto si è concluso affermando che la politica in questione  ha portato alla morte di 71 prigionieri, l’ultimo dei quali è stato Arafat Jaradat, da Hebron, la cui principale causa di morte è stata la tortura.

    pc 29 giugno - Ustica una strage imperialista e di stato, coperta dallo stato - una denuncia - qualcuno informi l'ignaro re travicello al Quirinale

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    “Quando sarà, io me ne voglio andare con la coscienza a posto. Perché se lassù incontrerò anche uno solo di quegli ottantuno poveretti che stavano sull'aereo, non voglio che mi sputi in faccia”, a parlare è Giulio Linguante, maresciallo dell'Areronautica Militare, intervistato dall'Huffington Post.

    Il maresciallo Liguanti nel 1980 era in forza al reparto del Sios Aeronautica nell'aeroporto di Bari. Dopo 33 di silenzio l' anziano maresciallo dell'Aeronautica ha svelato al giornalista dell’Huffington Post Andrea Purgatori quello che in molti sospettavano: il Mig libico ritrovato sulla Sila il 18 luglio era caduto molto prima, la stessa sera del DC9 dell'Itavia, il 27 giugno 1980. Purgatori ha speso almeno trenta anni della sua attività di giornalista nel tentativo di far emergere la verità sulla strage di Ustica.
    Il maresciallo Liguanti racconta:
    “Arrivai sulla Sila la notte del 18 luglio, insieme a un altro sottufficiale di Bari. È caduto un aereo libico e a Roma vogliono sapere, ci dissero. Era tardi, andammo a dormire in una caserma dei carabinieri. La mattina dopo, mentre preparavo la macchina per raggiungere Castelsilano, arrivò un appuntato che aveva appena partecipato alla sepoltura del pilota del Mig23. Era stravolto, ci mancava poco che vomitasse. Puzza che non ci si può stare vicino, diceva. Strano, pensai. Io ne ho visti di morti. E anche se fa caldo, dopo appena un giorno nessun cadavere è ridotto a quel modo”.

    Il Mig23 si era schiantato contro un costone di roccia a strapiombo su una pietraia. Per raggiungerlo, il maresciallo camminò per chilometri in mezzo a un bosco. “Da lontano pareva un camion ribaltato, con le ruote in aria. Era grosso e praticamente intatto. Tanto che quando dopo un mese lo portarono via, dovettero spezzare le ali. Altra cosa strana, perchè un caccia che va dritto per dritto contro un muro di roccia normalmente finisce in pezzi. Poi vidi dei buchi sulla coda, fori di cannoncino. Capii subito che di quella faccenda dei fori era meglio non parlare”.

    Intorno alla carcassa del Mig23, ricorda ancora Linguante, “c'erano rottami sparsi ovunque. Anche se appena arrivammo la cloche era già sparita, e chissà chi e quando se l'era portata via”. Sul posto, secondo Linguante, arrivò anche Duane “Dewey” Clarridge, capo della Cia a Roma. “L'ho portato io a vedere l'aereo. È rimasto un paio d'ore. Gli avevo organizzato anche un panino e una bottiglia d'acqua. Ha solo bevuto, il panino me lo sono mangiato io alla sua salute”. “Dopo un mese passato in quel posto, mi fu chiaro che quell'aereo non era caduto il giorno in cui avevano detto di averlo ritrovato”, aggiunge il maresciallo.
    Andrea Purgatori, una vita al Corriere della Sera e autore della più inquietante controinchiesta sulla strage di Ustica rammenta a tutti che “Gheddafi a quel tempo era il nemico numero uno dell’Occidente. Di americani e francesi, soprattutto. Mentre noi ci flirtavamo, un po’ per minaccia e molto per interesse. Tanto da salvargli la vita parecchie volte. Forse pure quella notte in cui avrebbe dovuto fare la fine che toccò al DC9 Itavia. La stessa notte e nello stesso cielo in cui volò quel pilota libico ai comandi del Mig23 che forse era di scorta al colonnello, che sfuggì al missile che colpì l'aereo di linea italiano ma poi venne inseguito e precipitò sulla Sila”.
    Un’ipotesi, quella sul Mig23, avvalorata dal racconto dell’anziano maresciallo: “Era caduto molto prima, - racconta Linguante - la stessa sera della strage di Ustica, era stato colpito e tutto quello che vedevo davanti ai miei occhi era solo una messinscena. Io sono fiero di avere servito l'Aeronautica, ma mi vergogno delle bugie che sono state dette da alcuni miei superiori. Ho una coscienza e me la devo tenere pulita fino alla fine. Per me e per i miei figli. Costi quel che costi”.
    Gheddafi è stato ucciso. Numerosissimi testimoni chiave sulla strage di Ustica sono "morti". Il maresciallo Liguanti, in vecchiaia, ha atteso molto per rivelare quello che - come direbbe Pasolini - molti sapevano ma non avevano le prove per dimostrarlo. A trentatre anni dalla strage a chi si chiederà conto per quella strage?

    pc 29 giugno - PUO' STUPRARE... "INCAPACE DI INTENDERE E VOLERE..."

    non possiamo continuare a far finta di niente... 
    La perizia psichiatrica disposta  per il femminicida di Carmela Petrucci, la diciottenne palermitana uccisa nell'androne del palazzo dall'ex fidanzato della sorella e alla quale l'MFPR ha dedicato il sit-in “Con Carmela nel cuore... per ogni donna uccisa, stuprata e offesa siamo tutte parte lesa” dell'11 giugno scorso, non è che l'ennesimo attacco nei confronti della giovane vittima e della sua famiglia ma anche per tutte le donne in generale. Se Caruso verrà scagionato perché viene stabilito che, al momento della strage, non era capace di intendere, questa scusante diventerà sempre più una normalità in tutti i prossimi processi, una prassi. 
    La realtà è che chi uccide le donne, chi le violenta, chi le offende, non è un individuo squilibrato come i governi, la giustizia borghese vogliono far credere che sia; non si può assistere alle uccisioni da nord a sud, perpetua, di donne e giustificarle deviando le cause del delitto verso la mancata sanità mentale dei carnefici. Gli uomini che stuprano e uccidono sono uomini che odiano le donne e che vivono, che introiettano in sé l'humus maschilista e reazionario che cresce e va diffondendosi drammaticamente nel terreno sociale del sistema capitalista, di cui femminicidi e violenza sono il frutto più marcio.
    Come si vede ancora una volta le istituzioni, la giustizia di questo Stato (ed in questo caso il gup è anche una donna!)  non sono e non possono essere dalla parte delle donne proletarie, lavoratrici, studentesse, immigrate, casalinghe... della maggioranza delle donne ; non sono le donne dei palazzi e dei partiti istituzionali che potranno, con le loro proposte di task force e di leggi che molto spesso rimangono sulla carta o si trasformano solo in una questione di ridurre la violenza sulle donne a mera questione di ordine,  salvaguardare le nostre vite da questa guerra di bassa intensità che vede  la maggior parte dei casi dentro le mura stesse della nostra casa.
    Se da una lato diciamo che la disposizione della perizia psichiatrica nei confronti di Caruso è una vergogna, dall'altro ribadiamo con forza che  ora e subito è necessaria la ribellione e mobilitazione diretta delle donne 
    Determinate più che mai, con lo spirito di portare anche il 6 luglio a Roma, alla manifestazione contro i femminicidi e le violenze sulle donne, la voce di Carmela e di tutte le donne che ogni giorno subiscono violenza fino ad essere uccise . E' arrivato il momento di dimostrare ciò che noi donne sappiamo fare!


    Invitiamo tutte le donne a partecipare alla manifestazione 
    https://www.facebook.com/events/131746930364356/

    Sabina mfpr palermo

    pc 29 giugno - alcune notizie per la campagna india 1 luglio

    BERGAMO:

    1 luglio - ore 10 mercato immigrati Bergamo

                 - ore 13 cambio turno Tenaris Dalmine

    TARANTO

    1 luglio - ore 6 port A Ilva comizio di proletari comunisti 

                 - ore 19,30-21,30 manifestazione piazza Immacolata

    PALERMO

    28 giugno - Assemblea per la costruzione della mobilitazione internazionale di sostegno alla guerra popolare in India

    1 luglio - Sit-in in piazza Massimo

    inoltre - CANTIERI NAVALI
                  COMUNITA' SINGALESE 
                  UNIVERSITA'

    MILANO 

    Università 
    Istituto nazionale tumori

    RAVENNA
     
    incontro con video e materiali.

    GENOVA

    venerdì 5 luglio a Music for Peace  a partire dalle ore 21,00.

    pc 29 giugno - una campagna internazionalista di forze internazionaliste

    1 luglio 
    GIORNATA INTERNAZIONALE DI SOSTEGNO ALLA GUERRA POPOLARE IN INDIA
    CENTO VOCI PER UN APPELLO

    Estratti dalle dichiarazioni alla Conferenza Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India, Amburgo 24 Novembre 2012


    Facciamo appello a tutte le forze che hanno contribuito a questo lavoro per avanzare insieme, per continuare questo lavoro in ogni paese, per usare tutte le forme di lotta, dalla propaganda, alla diffusione di informazione e unire le masse, alle azioni per colpire i simboli del Regime Indiano e dell'imperialismo.
                                         Comitato internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India


    I nostri compagni in India stanno combattendo una battaglia di vita o di morte contro l'imperialismo e i suoi lacchè. Sacrifici sono grandi  e sono stati fatti per la liberazione dell'umanità dal giogo imperialista da chi è più oppresso, da chi è più sfruttato.
                                                                   Lega Contro l'Aggressione imperialista-Amburgo


    La costruzione di un ampio sostegno a difesa della Guerra Popolare e la costruzione di una resistenza ampia alla disumana repressione si integrano a vicenda. Non devono essere contrapposte. C'è una realtà nuova, una situazione trasformata, che è stata creata dallo sviluppo della guerra popolare. Che si sta creando in condizioni di devastazione, di globalizzazione e di crisi imperialista. Ma, all'interno di ciò, è la guerra
    popolare, la rivoluzione per prendere il potere e costruire una nuova società democratica, che la determina.
                                              Partito Comunista dell'India (marxista-leninista) Naxalbari

    Abbiamo tenuto di fronte all'ambasciata indiana una manifestazione contro l'Operazione Green Hunt. Abbiamo realizzato e riprodotto migliaia di manifesti a sostegno della guerra popolare in diverse regioni del paese e dipinto sui muri di varie regioni del paese gli slogan: "Viva la guerra popolare in India!", "Viva il PCI Maoista!", "Abbasso l'Operazione Green Hunt!". Abbiamo anche fatto uno sforzo per diffondere i documenti del PCI (M) e del Fronte Democratico Rivoluzionario di Tutta l'India.
                                              Fronte Rivoluzionario di Difesa dei Diritti del Popolo-Brasile

    Ma il popolo indiano sta combattendo, sta conducendo una nuova rivoluzione democratica. Sotto la direzione del Partito Comunista dell'India (Maoista), la guerra popolare in corso sta costruendo migliaia di organizzazioni popolari e Comitati popolari rivoluzionari nelle campagne. Nelle città, le organizzazioni di massa guidate dal PCI (M) lanciano vaste campagne di azioni  e di protesta di massa, scuotendo dalle fondamenta il potere statale reazionario.
                                                                                   Partito Comunista delle Filippine

    Va anche ribadito che il modo migliore per sostenere la guerra rivoluzionaria in India è intensificare la lotta contro il semi-feudalesimo, il capitalismo e l'imperialismo ovunque. Vale a dire lanciare anche nuove guerre popolari altrove.
                                                                Partito Comunista (Maoista) dell'Afghanistan

    Oggi l'Esercito Guerrigliero di Liberazione Popolare è il nostro esercito. E' la prima linea della lotta rivoluzionaria contro l'imperialismo, il feudalesimo e il capitalismo, per l'importanza dell'India nell'economia mondiale imperialista e nell'ordine geopolitico.
                                                                    Partito Comunista Rivoluzionario-Canada

    In questo periodo di crisi dell'imperialismo, la guerra popolare in India dovrebbe essere una fonte di ispirazione per tutti i comunisti, rivoluzionari, la classe operaia e i popoli del mondo.
                                                                                  Partito Comunista Maoista Francia

    La Guerra Popolare in India è un appoggio alla lotta degli altri popoli del mondo, per questo occorre farla conoscere anche a coloro che lottano negli altri paesi per lo stesso scopo: la liberazione nazionale e sociale.
                                                 Comitato di Sostegno alla Rivoluzione indiana- Francia

    E' tempo che i popoli di tutto il mondo si sollevino e si oppongano alla classe dominante indiana compradora-burocratica. Ed è tempo che ci organizziamo con la dedizione e la determinazione necessari allo scopo. Per un gigantesco movimento di massa dei popoli di tutto il mondo da costruire in modo da dare un sostegno pratico al popolo indiano sulle questioni concrete connesse alla repressione di Stato.
                                                                                                          Mass Line-Olanda

    Tutti quelli che combattono l'imperialismo, in India e ovunque, sono nostri alleati nella nostra battaglia contro l'imperialismo, contro le direzioni riformiste e per la costruzione del nostro partito.
                                                                         OCML Voie Prolètarienne (Francia)

    Le mani insanguinate degli assassini reazionari saranno tagliate dalle masse, non abbiamo dubbi, per quanto forti o possano apparire, o credere di essere questi criminali, sono solo tigri di carta di fronte alla guerra popolare delle masse, che è poderosa e invincibile.
    Comitato Galego di Supporto alla Guerra Popolare in India
    Comitato di Costruzione del Partito Comunista Maoista di Galizia, Stato Spagnolo

    Non un singolo proletario internazionalista può essere indifferente allo sviluppo della rivoluzione indiana.
                                                                        Gran Marcia Verso il Comunismo- Madrid

    ... solidarietà alle donne indiane che lottano nella guerra popolare più grande e incisiva che da una risposta liberatrice anche alla condizione di dura violenza sessuale e oppressione, che in India le donne- e nel mondo- subiscono in maniera feroce. In India molti stupri sono di guerra, compiuti da militari e paramilitari per reprimere ed annichilire la rabbia e la forza delle donne. Ma per tantissime donne la violenza e gli stupri subiti sono diventati una leva per ribellarsi per unirsi alla guerra popolare.
                                              Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario- Italia

    I compagni indiani fanno grandi sacrifici. La Guerra Popolare ci mostra il vero significato di mettere il collettivo prima dell'individuo.Essi non solo antepongono a se stessi gli adivasi, le caste inferiori, i contadini e proletari dell'India. Essi antepongono la speranza dell'umanità e il futuro dei popoli e lavoratori di tutto il mondo, alla loro stessa vita.
                                                                                         Solidarietà India- Norvegia

    L'importanza della Guerra Popolare in India non sta solo nelle sue dimensioni enormi e il conseguente livello di genocidio e atrocità perpetrate dall'imperialismo contro il popolo dell'India, sta anche nel suo potenziale.
                                                                                                       Red Action- Croazia

    E' un compito importante fare la propaganda di sostegno alla guerra popolare e dare informazioni sul terrore dello Stato Indiano e dell'imperialismo. E' necessario costruire un largo fronte di solidarietà con la guerra popolare in India e diffondere una prospettiva rivoluzionaria ai popoli per mobilitarli per le lotte.
    Costruzione Rivoluzionaria
    Comitato di Supporto alla Guerra Popolare in India- Austria

    pc 29 giugno - India chiama - Italia risponde - 1 luglio da Nord a sud a sostegno della guerra popolare

    l'ultimo documento pervenuto dal PCI maoista - in spagnolo leggibile

    INDIA: Comunicado del Partido Comunista de la India (maoísta) 11 junio del 2013

    Nota – El siguiente comunicado de prensa del PC de la India (Maoísta) de 11 de junio 2013 ha sido extraído de la web Signalfire http://www.signalfire.org/ La traducción al español es responsabilidad de Gran Marcha Hacia el Comunismo. Madrid, junio 2013.
     
     
     
     
     
    PARTIDO COMUNISTA DE LA INDIA (MAOÍSTA)
    Comunicado de prensa, 11 Junio 2013
    Ver la conspiración de las clases dominantes para lanzar mayores ofensivas contra el pueblo utilizando el ataque del 25 de mayo como pretexto
    Unirse, resistir y derrotar la “Guerra contra el Pueblo”
    El pánico se ha apoderado de la comunidad de gangsters que hicieron del Parlamento indio su guarida. Agitada. Caldeada. Sublevada. Sedienta de sangre. Exhibiendo sus colmillos. Escupiendo veneno. A fin de cuentas el ataque del 25 de mayo de Jeeramghati golpeó sobre el terreno a uno de sus mejores lugartenientes de confianza. Bastante comprensible.
    En realidad, al puñado de gangsters-estafadores no le preocupa mucho la muerte de Mahendra Karma porque sabían que esto era algo que esperaban que ocurriera incluso cuando estaban desarrollando el caos y el crimen bajo Salwa Judum (SJ) al que todos contribuyeron a  crear o que molestara como los senadores viendo las luchas de gladiadores en los anfiteatros, con Karma como la cara pública de SJ y con el apoyo de las fuerzas armadas mercenarias fascistas centrales y estatales. Tienen más miedo porque en este país, donde todo tipo de explotación, opresión, represión, corrupción y estafa tiene lugar prácticamente sin discusión, como  estando a la orden del día y vergonzosamente bajo la mirada pública. El hecho de que alguien “ahí fuera” pueda amonestar e impartir justicia contra estos gangsters-estafadores fascistas no es fácil de digerir.
    Es como encontrarse a uno mismo completamente desnudo y vulnerable llevando todos los atuendos y parafernalia de seguridad Z plus y de pronto desvanecerse en el aire con la furia de las masas oprimidas respirando en sus nucas. Muy comprensible. Una fuerte razón para estar disgustado.
    ¿Quién sabe cual será el próximo? Más escalofriante, ¿qué podría deparar si el pueblo completamente enfadado con los crecientes e insoportables actos pérfidos, antidemocráticos, serviles, antipopulares e infames de los perros políticos decide considerar esta como una opción para descargar su ira con objeto de poner fin a su actuación habitual? Pero incluso, ¿qué pasará si el pueblo considera acabar con todo este montón derrocando el sistema parlamentario como aseveran los maoístas y llaman al pueblo a realizarlo? Realmente muy preocupante.
    Y de una vez por todas es mejor que lo estén. Que entiendan que ningún político puede salirse con la suya en cuanto a la represión neofascista de los más pobres entre los pobres de este país que se perpetró en nombre de una Salwa Judum, una Sendra, una Shanti Yatra, una Harmad Bahini, una Bjairav Bahini, una TPC o una Operación Cacería Verde. Que no pueden salirse con la suya vendiendo las riquezas de nuestro país una por una como una rutuna diaria en desayunos, almuerzos y cenas para llenar el insaciable estómago de la bestia imperialista. Que no pueden salirse con la suya convirtiendo en sin sentido cada palabra que da significado a nuestra existencia como seres humanos como libertad, independencia, soberanía, autosuficiencia y democracia. Es mejor que comprendan por enésima vez (contando todos los ejemplos desde los días de Espartaco) que un pueblo aplastado tan cruelmente nunca puede soportar estar de rodillas para siempre. Es mejor que de una vez se alarmen.
    Karma, un terrateniente del tipo de los de la Edad Media, arquitecto de SJ, saqueador, sádico, violador y enemigo de su propia tribu; la mayoría de sus hombres de seguridad, carne de cañón pero sin duda enviado para ayudar a este caos y masacres; algunos de los dirigentes de SJ; y algunos de los dirigentes del Partido del Congreso fueron liquidados en la acción del 25 de Mayo. Desafortunadamente, otros pocos que se vieron atrapados en el tiroteo inicial también murieron a pesar de nuestros esfuerzos por minimizar las bajas una vez que los principales objetivos fueron capturados y el Camarada Gudsa Usendi, portavoz de la unidad de nuestro Partido de Dandakaranya (DK) ya ha expresado sus disculpas por ello. La lista de brutalidades perpetradas por Karma y los de su calaña podrían completar muchos volúmenes. Pero no todos, muchos de ellos han sido documentados en detalle por el PCI (Maoísta), las organizaciones de masas democráticas y revolucionarias, las organizaciones de derechos humanos y civiles, los demócratas, periodistas y ciudadanos interesados para todos aquellos que quieran verlo.
    No hay razón a las diversas teorías de la conspiración que recorren los medios de comunicación sobre las razones para este ataque más que desviar la atención del pueblo de la verdad. Una descarada conspiración por los medios de comunicación empresariales para ocultar la verdad de la brutalidad de SJ y el papel del Ejército indio, las grandes corporaciones, los gobiernos central y Estatales, los partidos del Congreso y BJP y asesinos como Karma en su creación y desarrollándola en un monstruo devorador de hombres. Tal es su impaciencia por deshacerse de los maoístas que incluso no tomaron en cuenta  que SJ fue declarada ilegal por su propia máxima institución el Tribunal Supremo. Y todos ellos, incluido Jairam Ramesh, han repetido una vez tras otra el argumento con más sin sentido y agotado de la “teoría sándwich”: que los adivasis están aplastados entre las Fuerzas Armadas de un lado y los maoístas del otro. Si realmente creen en esto ¿entonces por qué no exigen primero que las Fuerzas Armadas desplazadas en número de cientos de miles por los gobiernos central y de los Estados sean inmediatamente retiradas cuando reconocen que están reprimiendo a los adivasis? Sus mentiras se desvanecen en su propia cara con el hecho de que la abrumadora mayoría de los maoístas son adivasis en las zonas más fuertes del movimiento. Nuestro Partido reitera que nunca trabajamos en contra de los intereses del pueblo. Sólo las clases dominantes y sus fuerzas reprimen al pueblo y nuestro Partido resiste.
    Que todos los enemigos del pueblo se enfrenten a la verdad –la simple y llana desnuda realidad. Nuestro Partido y el EGLP defienden el derecho del pueblo de defenderse a sí mismos de los opresores y saqueadores y el 25 de mayo nuestras valientes guerrillas del EGLP dirigieron al pueblo desde el frente para eliminar a uno de los archienemigos del pueblo revolucionario de la India, particularmente del pueblo de Dandakaranya y más en particular del pueblo de Bastar y algunos otros enemigos del pueblo como parte de su resistencia más amplia a los grandes terratenientes y explotación y saqueo de las empresas. Y aprovechamos esta ocasión para declarar resueltamente una vez más que nuestro EGLP continuará defendiendo al pueblo y su derecho a defenderse a sí mismo y le dirigirá frontalmente en tanto las fuerzas gubernamentales, las bandas de vigilancia patrocinadas por el Estado y los enemigos de clase continúen su “Guerra contra el Pueblo”. Pues, los oprimidos no tienen nada sin el Ejército Popular.
    Esto en lo que a la acción del 25 de mayo se refiere. Pero lo que realmente queremos llamar la atención del pueblo es la forma perpleja en que la democracia sale al paso de la discusión sólo cuando ocurren los ataques. ¿No es muy extraño que se convierta en el asunto más raro de entre los raros en la plaza del mercado del Parlamento y que esté a la venta cuando las masas trabajadoras llevan a cabo una acción de castigo en alguna zona remota del país? De hecho, estamos cansados de la forma en que nosotros los maoístas somos titulares únicamente durante tales incidentes. Así que para cambiar, ¿por qué no vemos lo que está ocurriendo como una rutina en nuestras vidas diarias para hacer de la democracia o del maoísmo un asunto de relevancia diaria?
    Fiel a su carácter socialfascista el buró político del PCI (Marxista) exigió “acción firme” para poner fin a “estas depredaciones maoístas” y exigió “a todas las fuerzas democráticas combatir la política de violencia de los maoístas” y todos los principales partidos políticos desde el Partido del Congreso y BJP hasta el SP y JD(U) fueron hasta  lo más lejos condenando este ataque sin decir una sola palabra sobre las razones verdaderas tras él.
    Los medios de comunicación mintieron descaradamente y pidieron la sangre de los maoístas más que ninguna de las llamadas instituciones democráticas, esos sinvergüenzas lamebotas. La reunión de seguridad interna del Consejo de Ministros y la posterior reunión de todos los partidos celebrada tras el episodio del 25 de mayo lo describieron como “un ataque directo a la democracia y a la libertad”. El Consejo de Ministros declaró unánimemente: “Estamos enérgicamente en desacuerdo con la ideología de los maoístas. Quieren derrocar la democracia parlamentaria y la Constitución de la India por medios violentos… hay que resistirse a esto con toda nuestra fuerza”. Decidieron “utilizar todos los medios legítimos a su alcance” para hacer frente a las actividades del PCI (Maoísta) y ladraron que no la tolerarán ni transigirán con ella.
    La resolución añadió: “Hacemos un llamamiento a la juventud de los Estados afectados a que abandonen la violencia y persigan sus objetivos a través de los medios legítimos y democráticos. Les aseguramos que somos sensibles a sus preocupaciones y haremos todos los esfuerzos para conducirlos al camino de la vida social y política”. El mismo sentimiento se expresó en la reunión de todos los partidos.
    ¿Democracia? ¿Libertad? ¿De quiénes y para qué? Mejor preguntarles a las mujeres que fueron violadas, violadas en grupo y/o asesinadas y a los niños que fueron testigos y son víctimas de las atrocidades/masacres que están siendo cometidas por las bandas de vigilancia como SJ y las Fuerzas Armadas sobre sus aldeas lo que estas falsas palabras significan.
    La única democracia que vemos es la democracia para los saqueadores que entregan las riquezas de nuestro país a precio de saldo a los imperialistas y buscan su parte en los restos. La única libertad que vemos es la de las Fuerzas Armadas de saquear, destruir, violar, masacrar y desplazar a la fuerza a las masas oprimidas por los intereses de los imperialistas, la burguesía burocrática compradora y los grandes terratenientes.
    El Parlamento indio es una de las instituciones más podridas del mundo que permite y facilita todo esto en nombre de “la democracia y la libertad”. Por tanto ¿Qué tiene de malo en querer y llamar a derrocar una institución que dirigió al pueblo de nuestro país desde hace seis décadas a un oscuro túnel sin salida ni opción para destruirlo? ¿Acaso no habéis enseñado en las escuelas que la democracia es por el pueblo, para el pueblo y del pueblo?
    Entonces, ¿no tiene el pueblo el derecho a rechazarla o incluso derrocarla cuando existe y trabaja exactamente para dañar sus intereses? Dejemos de lado ataques como el de Tadimetla o el de Jeeramghati. Son tácticas y una parte inevitable de la resistencia popular cuando cientos de miles de fuerzas son desplazadas con un enorme equipamiento de armas modernas para reprimirlas como se mencionó anteriormente.
    No se puede reducir nuestra línea y práctica política a tales ataques. El PCI (Maoísta) es un partido político con una ideología científica inequívoca: el marxismo-leninismo-maoísmo, una línea política y un programa político que conducirá al establecimiento de la verdadera democracia para el pueblo de nuestro país. Quien quiera hablar o escribir algo sobre los maoístas mejor que tenga conocimiento de ello antes de etiquetarnos con diversos nombres como terroristas, extremistas de izquierda, etc.
    Brevemente, señalan que la India es un país semicolonial, semifeudal; los objetivos de nuestra revolución son el imperialismo, el capitalismo burocrático comprador y el feudalismo que explota y oprime al pueblo de nuestro país y deben ser derrocados a través de una Revolución de Nueva Democracia (RND) para establecer la República Federal Democrático Popular. La contradicción entre el feudalismo y las amplias masas es la contradicción actual.
    Durante el proceso de resolver esta contradicción a través de la revolución armada agraria, que es el eje de la revolución de nueva democracia, es decir, la guerra popular prolongada, favorecerá la resolución de otras contradicciones. El carácter semifeudal y semicolonial de la sociedad india determina que la revolución india debe pasar por dos etapas. La tarea de la primera etapa es cambiar la sociedad semicolonial y semifeudal en una nueva sociedad democrática independiente a través de la resolución de las dos contradicciones fundamentales actuales de la sociedad india de hoy, es decir: la contradicción del pueblo indio con el imperialismo y la contradicción de las amplias masas con el feudalismo.
    Nuevamente, en su continuidad, la tarea de la segunda etapa es establecer el sistema socialista y continuar la revolución avanzando hacia el comunismo a escala mundial. Este Estado de nueva democracia será la dictadura democrático popular ejercida por el frente unido que grupa al proletariado, al campesinado, la pequeña burguesía y la clase de la burguesía nacional bajo la dirección del proletariado basada en la alianza obrero-campesina. El estado garantizará la verdadera democracia a la amplia mayoría del pueblo mientras ejerce la dictadura sobre la pequeña minoría de los explotadores. Esta revolución de nueva democracia traerá la independencia nacional erradicando la esclavitud, explotación y control imperialistas y establecerá la democracia popular erradicando la autocracia feudal.
    Los obreros, campesinos y los pobres de las ciudades que forman la abrumadora mayoría de la población de nuestro país están viviendo en una absoluta pobreza como víctimas del hambre, las enfermedades, la inhumana explotación y opresión feudal-imperialista y serán liberados a través de la RND. Esta erradica el sistema de castas inhumano jerárquico-feudal brahamánico que mantuvo a millones de dalits y otras castas oprimidas durante siglos y el sistema social patriarcal imperialista que ha estado explotando y oprimiendo a la mitad de la población (por ejemplo, las mujeres). La RND destruye la dominación chovinista hindú que ha estado oprimiendo a las minorías religiosas en nuestro país particularmente a los musulmanes y cristianos. La amplia mayoría de los adivasis han sido desde hace mucho tiempo privados de sus tierras y otros medios tradicionales de vida sin proporcionarles ninguna alternativa y han sido las principales víctimas del “desarrollo” y los “desplazamientos”. Vivirán una vida de dignidad, libertad y autosuficiencia en una sociedad de nueva democracia. La India actual es una prisión de nacionalidades.
    El Estado de Nueva Democracia reconocerá de modo inequívoco el derecho a la autodeterminación de las nacionalidades, incluido el derecho a la secesión y la India de Nueva Democracia se formaría solo con aquellos estados que voluntariamente permanezcan en él. La podrida, decadente, antidemocrática, antipopular, repugnante cultura semicolonial y semifeudal que está dominando todas las esferas de nuestra vida será destruida. Se pondrá fin al odio al trabajo, al patriarcado, a las supersticiones, la autocracia, la esclavitud imperialista, el chovinismo nacional, el comunalismo, el régimen de castas, la avaricia ciega, el egoísmo, la cultura consumista y la ideología y cultura pervertidas centradas en el sexo. Se extinguirá la cultura feudal que es principalmente la enraizada superioridad de la cultura brahamanica basada en las castas
    Este Estado tratará al máximo de resolver de forma pacífica y con justicia las disputas fronterizas, sobre agua y otras con los países vecinos y desarrollará relaciones amistosas con ellos. Este Estado nunca ejercerá ningún comportamiento expansionista con los países vecinos. Este Estado Democrático Popular establecerá la unidad con el proletariado internacional y las naciones oprimidas del mundo; se opone a la guerra y agresión, intimidación, subversión e interferencia imperialistas. Apoyará y ayudará por todos los medios las luchas revolucionarias y la guerra revolucionaria, especialmente las luchas en curso bajo la dirección de las distintas fuerzas revolucionarias maoístas contra el capitalismo, el imperialismo y la reacción en todo el mundo.
    Un programa detallado de 25 puntos de la República Federal Democrática Popular o Estado de Nueva Democracia está claramente formulado en el Programa del Partido del PCI (Maoísta) para cualquiera que se interese en leerlo. Que cualquier debate sobre los maoístas se centre en él.
    Las clases dominantes apelan a la juventud a abandonar la violencia y perseguir sus objetivos a través de medios legítimos y democráticos. ¿Es razonable? ¿No es de sentido común que incluso para utilizar “métodos legítimos y democráticos” se necesita al menos una apariencia de democracia? Las organizaciones obreras/sindicatos, las organizaciones de campesinos y trabajadores agrícolas, las organizaciones de mujeres, las organizaciones culturales, estudiantiles y de la juventud, e incluso las organizaciones infantiles están prohibidas. Las voces de escritores, artistas culturales, demócratas, intelectuales y sus organizaciones están reprimidas. Los derechos fundamentales se restringen a diario.
    Leyes draconianas son promulgadas o actualizadas siguiendo las huellas de los colonialistas con regularidad constante en sintonía con las medidas represivas que se intensifican. Los tribunales se ponen del lado de los grandes gangsters-estafadores, políticos traidores, contrabandistas y criminales, mientras que los activistas políticos y sociales y las personas inocentes son arrojadas a las cárceles, mutiladas por las torturas y asesinadas. Esto es por lo que está atravesando la juventud de nuestro amado país con gran potencial de desarrollar nuestro país en un auténtico Estado independiente, soberano, próspero y democrático.
    Los cientos de miles de jóvenes que han sido asesinados a sangre fría por las fuerzas de seguridad indias en Cachemira, el Noreste y en las vastas extensiones rurales de Andhra Pradesh Dandakaranya, Bihar-Jharkhand, Odisha, Bengala Occidental, Maharashtra, Uttar Pradesh, Kamataka, Assam, Madhya Pradesh y otras zonas del movimiento revolucionario son la crema de la actual India con formas de pensar y producir independientes y creativas que se está formando/uniéndose a los partidos y organizaciones democráticas, de liberación nacional y revolucionarias para dar una mejor conformación al futuro de nuestro querido país.
    El hecho patente es que la juventud ha tomado las armas como una tarea histórica de las masas oprimidas para conformar su futuro con sus propias manos apoyándose en su propia fuerza y su propio pueblo sólo después de décadas de recurrente y frustrante fracaso del Estado indio para responder a su uso de “medios legítimos y democráticos” para obtener sus genuinas demandas y derechos. Llamándoles a abandonar las armas en pro de “medios legítimos y democráticos” no es sólo dar la vuelta a las cosas sino una broma cruel. La juventud no ha tomado las armas porque les guste o en una atmósfera donde no existía carencia de medios legítimos y democráticos o porque no valoren la democracia. Es todo lo contrario. Están tomando las armas porque quieren una auténtica democracia. Nuestra RND promete exactamente eso, que es exactamente lo contrario de la actual seudodemocracia.
    El Gobierno que ni siquiera mencionó las preocupaciones básicas del pueblo como tierra, educación, sanidad, etc. en la reunión del Consejo de Ministros y en la reunión de todos los partidos, está anunciando ahora programas de formación para formar a miles de jóvenes y particularmente los adivasis y a las mujeres y está prometiendo empleo al menos a la mitad de los alumnos. Esto se encuadra dentro del paquete de “desarrollo” (siendo los otros el paquete de “represión”, el paquete de muerte y destitución con los que los jóvenes están más familiarizados en realidad). Les arrebatas la tierra de debajo de sus pies, les desplazas de sus viejas moradas de siglos, les aíslas de sus medios de vida tradicionales en bosques y tierras y luego les das a unos pocos miles formación que realmente no les hace autosuficientes, con falsas promesas de empleos para un número incluso menor de personas.
    ¡Qué retorcido concepto de desarrollo! Incluso si se proporcionaran trabajos mal pagados para una diminuta sección no sería suficiente para satisfacer las necesidades mínimas básicas de una familia. Con acceso a todos los medios tradicionales de subsistencia que estaban disponibles mientras vivían en bosques talados y la devaluación de la rupia, la situación se hace aún peor. La audacia con que las clases dominantes declaran que “son sensibles a las preocupaciones de la juventud” deja perplejo. Dado que todas estas son falsas preocupaciones la galopante tasa de desempleo e infraempleo se convierte en la grosera realidad. Si realmente son sensibles, ¿por qué entonces la ley PESA (Extensión de Zonas Reguladas), las reglamentaciones 5ª y 6ª y la FRA (Ley de Derechos Forestales) que el Parlamento indio ha dictaminado y no se ponen en práctica “las serias preocupaciones de la juventud”? Uno debe darse cuenta que todo esto se realiza como parte de la guerra psicológica contra el Partido maoísta para ganarse a la juventud apartándola de él.
    Mientras el Primer Ministro declaró en la reunión del Consejo de Ministros que el Gobierno tenía voluntad de conversar con todos los “grupos extremistas” dentro del ámbito de la Constitución, el Secretario de Interior RK Singh dijo que ¡no había espacio para conversaciones con los maoístas después del incidente del 25 de mayo! Sin embargo, nuestro Partido ya en varias ocasiones en el pasado manifestó categóricamente nuestra posición relativa a negociaciones con el Gobierno. Sólo queremos llamar la atención al pueblo y a los demócratas que están defendiendo las negociaciones o cese el fuego sobre el contexto de tales ofertas para juzgar por ellos mismos la sinceridad tras tales ofertas –no pasa un solo día sin alguna operación que las Fuerzas Armadas desarrollan en las zonas del movimiento maoísta para matar, destruir, torturar y violar y varios de nuestros máximos dirigentes languidecen en celdas en condiciones inhumanas desde hace muchos años negándoseles incluso las fianzas y necesidades básicas.
    Viniendo al actual contexto, las clases dominantes indias han venido realizando preparativos sin precedentes para otra gran ofensiva para liquidar a los maoístas pero ahora están tratando de utilizar el incidente del 25 de Mayo como pretexto para ello.
    Las elecciones venideras son otra importante razón tras esta intensificación y expansión de la Operación Cacería Verde. Y ahora es un hecho bien documentado y establecido que todo esto se está realizando para implementar por la fuerza los distintos Memorandums de Acuerdo para proyectos mineros y otros proyectos de “desarrollo” en las zonas adivasis. Llamamos a todo el mundo a entender esta maniobra y no caer en la trampa e pensar que incidentes como el del 25 de Mayo conducen a más represión. De hecho, masacres como la de Edemeta el 17 de Mayo donde ocho adivasis,  incluidos tres niños, fueron asesinados por las Fuerzas Armadas, que la precedió, son parte de la actual “Guerra del Pueblo”. Junto a las masacres, la nueva ofensiva incluiría principalmente ataques aéreos, es decir, implicación directa de múltiples unidades de helicópteros de la Fuerza Aérea India y también Vehículos Aéreos  No Tripulados-Drones. El Ministro de Defensa declaró que el Ejército no sería desplazado pero el hecho es que el papel encubierto del Ejército ya ha aumentado de forma múltiple antes al igual que después del ataque del 25 de Mayo. Los preparativos están en pie de guerra como invadir otro país. El pueblo de Edesmeta tras la masacre del 17 de Mayo lo manifestó patéticamente: “Quieren liquidarnos a  los adivasis”.
    En esta ocasión, llamamos una vez más al pueblo que huye de sus aldeas tras las masacres fascistas como Sarkinguda, Edesmeta, etc, temiendo una completa extinción a que no lo hagan y que se mantengan unidos bajo la dirección de los Krantikari Janatana Sarkars (Comités Populares Revolucionarios) para resistir la ofensiva del Estado indio. El Partido y el EGLP garantizan con sus vidas defenderos a vosotros y vuestras vidas.
    Llamamos a los obreros, campesinos, estudiantes, jóvenes, intelectuales, demócratas, mujeres, dalits, adivasis y pueblos de las nacionalidades oprimidas y minorías religiosas y a todas las organizaciones de estas clases, comunidades y secciones, es decir, a las amplias masas de nuestro país a comprender los viles designios de las clases dominantes, los archilacayos del imperialismo, particularmente los imperialistas de EE.UU. que se están nuevamente uniendo para otra gran ofensiva como parte de la más cruel-inhumana-fascista Guerra Contra el Pueblo. Uníos como una poderosa fuerza luchadora de la forma más amplia posible sin precedentes para combatir y derrotar la injusta guerra represiva. Sólo haciéndolo así podemos avanzar para poner fin al creciente peligro amenazador de la amenaza del terrorismo de Estado y conseguir la auténtica democracia y la verdadera libertad y salvar también a nuestra juventud –el tesoro más valioso para el futuro de nuestro país.
    (Abhay)
    Portavoz
    Comité Central, Partido Comunista de la India (Maoísta)

    pc 29 giugno - Brasile - fronte unito contro la repressione poliziesca

    Nota Pública contra a violência policial: após protestos polícia realiza chacina na Maré

    latuff
    As favelas da Maré foram ocupadas por diferentes unidades da Polícia Militar do Estado do Rio (PMERJ), incluindo o Batalhão de Operações Especiais (Bope), com seu equipamento de guerra – caveirão, helicóptero e fuzis –  dia 24 de junho. Tal ocupação militar aconteceu após manifestação realizada em Bonsucesso pela redução do valor da passagem de ônibus, como as inúmeras que vêm sendo realizadas por todo o país desde o dia 6 de junho. As ações da polícia levaram à morte de um morador na noite de segunda-feira. Um sargento do Bope também morreu na operação e a violência policial se intensificou, com mais nove pessoas assassinadas, numa clara demonstração de revide por parte do Estado.
    Diversas manifestações estão ocorrendo em todo o país e intensamente na cidade do Rio de Janeiro. Nas última semanas a truculência policial se tornou regra e vivemos momentos de bairros sitiados e uma multidão massacrada na cidade. No ato do último dia 20, com cerca de 1 milhão de pessoas nas ruas, o poder público mobilizou a Polícia Militar do Rio de Janeiro (PMERJ), contando com o Choque, Ações com Cães (BAC), Cavalaria, além da Força Nacional. A ação foi de intensa violência contra a população, causando um clima de terror em diversos bairros da cidade.
    Não admitimos que expressões legítimas da indignação popular sejam transformadas em argumento para incursões violentas e ocupações militares, seja sobre a massa que se manifesta pelas ruas da cidade, seja nos territórios de favelas e periferias!
    Tal ocupação das favelas da Maré evidencia o lado mais perverso deste novo argumento utilizado pelos órgãos governamentais para darem continuidade às suas práticas históricas de gestão das favelas, de suas populações e da resistência popular. Sob a justificativa de repressão a um arrastão, a polícia mais uma vez usou força desmedida contra os moradores da Maré, uma prática rotineira para quem vive na favela. É importante observar que, quando o argumento de combate a um arrastão foi usado contra manifestantes na Barra da Tijuca, não houve a utilização de homens do Bope, nem assassinatos, mostrando claramente que há um tratamento diferenciado na favela e no “asfalto”.
    Repudiamos a criminalização de todas as manifestações. Repudiamos a criminalização dos moradores de favelas e de seu território. Repudiamos a segregação histórica das populações de favela – negras/os e pobres – na cidade do Rio de Janeiro.
    Não admitimos que execuções sumárias sejam noticiadas como resultado de confrontos armados entre policiais e traficantes. Não se trata de excessos, nem de uso desmedido da força enquanto exceção: as práticas policiais nesses territórios violam os direitos mais fundamentais e a violação do direito à vida também está incluída nessa forma de oprimir. Foi reconhecendo a gravidade destas práticas nos diferentes estados da federação que o Conselho de Defesa dos Direitos da Pessoa Humana (CDDPH) produziu, em dezembro de 2012, a resolução nº8, recomendando o fim da utilização de designações genéricas como “auto de resistência” e “resistência seguida de morte” e defendendo o registro de “morte decorrente de intervenção policial” ou, quando for o caso, “lesão corporal decorrente de intervenção policial”.
    O governo federal também contribui com o que ocorre nas favelas cariocas, não apenas pela omissão na criação de políticas públicas, mas também por manter as tropas da Força Nacional de Segurança dentro da cidade, reproduzindo o mesmo modelo aplicado pelo governo estadual.
    As/Os moradoras/es de favelas e toda a população têm o direito de se manifestar publicamente – mas pra isso precisam estar vivas/os. E o direito à vida continua sendo violado sistematicamente nos territórios de favelas e periferias do Rio de Janeiro e de outras cidades do país.
    Exigimos a imediata desocupação das favelas da Maré pelas forças policiais que estão matando suas/seus moradoras/es com a justificativa das manifestações. Exigimos que seja garantido o direito à livre manifestação, à organização política e à ocupação dos espaços públicos. Exigimos a desmilitarização das polícias.
    A nota está aberta para adesões de movimentos sociais e organizações através do e-mail contato@enpop.net.
    Assinam a nota:
    • Arteiras Alimentação do Borel
    • Bloco Planta na Mente
    • Casa da Mulher Trabalhadora (CAMTRA)
    • Central de Movimentos Populares (CMP)
    • Centro de Promoção da Saúde (CEDAPS)
    • Cidadania e Imagem-UERJ
    • Círculo Palmarino
    • Coletivo Antimanicomial Antiproibicionista Cultura Verde
    • Coletivo de Estudos sobre Violência e sociabilidade – CEVIS-UERJ
    • Coletivo das Lutas
    • Coletivo Tem Morador
    • Comitê Popular Rio Copa e Olimpíadas
    • Conselho Regional de Psicologia (CRP/RJ)
    • Conselho Regional de Serviço Social (CRESS/RJ)
    • DCE-UFRJ
    • Deputado Federal Chico Alencar (PSOL/RJ)
    • DPQ
    • FASE
    • Fórum de Juventudes RJ
    • Fórum Social de Manguinhos
    • Frente de Resistência Popular da Zona Oeste
    • Grupo Conexão G
    • Grupo Eco Santa Marta
    • Grupo ÉFETA Complexo Alemão
    • Instituto Brasileiro De Análises Sociais E Econômicas (IBASE)
    • Instituto Búzios
    • Instituto de Formação Humana e Educação Popular (IFHEP)
    • Instituto de Defensores dos Direitos Humanos (DDH)
    • Instituto de Estudos da Religião (ISER)
    • Justiça Global
    • Levante Popular da Juventude
    • Liga Operária
    • Luta Pela Paz
    • Mandato do Deputado Estadual Marcelo Freixo (PSOL/RJ)
    • Mandato do Deputado Federal Chico Alencar (PSOL/RJ)
    • Mandato do Vereador Renato Cinco (PSOL/RJ)
    • Mandato do Vereador Henrique Vieira (PSOL/Niterói)
    • Mariana Criola
    • Movimento pela Legalização da Maconha
    • Movimento DCE Vivo (UFF)
    • Nós Não Vamos Pagar Nada
    • Núcleo Piratininga de Comunicação
    • Núcleo de Direitos Humanos da PUC
    • Núcleo Socialista de Campo Grande
    • Ocupa Alemão
    • Ocupa Borel
    • PACS
    • Partido Comunista Brasileiro (PCB)
    • Pré-Vestibular Comunitário de Nova Brasília Complexo Alemão
    • Raízes em Movimento do Complexo do Alemão
    • Rede FALE RJ
    • Rede de Instituições do Borel
    • Redes e Movimentos da Maré
    • União da Juventude Comunista (UJC)
    • Universidade Nômade
    • Revista Vírus Planetário