giovedì 5 dicembre 2013

pc 5 dicembre - "La crisi non è finita finché non sarà finita"... gli ideologi dell'imperialismo e la loro "normalità"

Il sistema economico borghese, il capitalismo-imperialismo, è nella sua ennesima crisi dal 2008 secondo quanto dicono gli stessi economisti. E la borghesia stessa è entrata in crisi nel senso che non riesce a spiegarsene i motivi, perciò fa ricorso ai "premi Nobel" dell'economia che si stanno esercitando in un modo o nell'altro a dare una risposta.

Uno di questi è l'americano Paul Krugman che in un articolo apparso sulla Repubblica del 2 dicembre cita, per far capire la gravità della situazione, Larry Summers, Ex segretario del Tesoro degli Stati, che dice "la crisi non è finita finché non sarà finita". Un modo semplice per dire che non ci capiscono niente e aspettano anche loro. E con questo vanno a farsi benedire tutte le "ricette" per l'uscita dalla crisi che politici, economisti, sindacalisti ecc. ecc. propinano ogni giorno all'opinione pubblica. Infatti, aggiunge Krugman " Se Summers ha ragione, tutto ciò che tante persone rispettabili stanno dicendo in tema di politica economica è sbagliato, e continuerà a essere sbagliato per molto tempo a venire."

Krugman suggerisce addirittura di imparare a "convivere (a lungo) con la depressione" perché si chiede: "E se invece il mondo nel quale stiamo vivendo da cinque anni a questa parte fosse la nuova normalità? E se le condizioni di depressione del momento fossero destinate a durare non un anno o due soltanto, ma decenni?" e non è il solo, dato che "Molti economisti si stanno trastullando con queste idee già da qualche tempo. E adesso diventano mainstream [tendenza dominante]." Perché "In realtà, le argomentazioni a favore di una 'stagnazione secolare' una condizione persistente nella quale l`economia depressa è la norma, con episodi rari e sporadici di piena occupazione - sono state presentate di recente con grande foga in uno dei consessi più rispettabili che si possano concepire: la grande conferenza annuale del Fondo monetario internazionale."

In questo "rispettabile consesso" non capiscono come mai nonostante quella che chiamano "crisi finanziaria" sia già finita, grazie agli 85 miliardi di dollari al mese che gli Stati Uniti "immettono nel mercato", imitati dal Giappone, dalla Cina, e dall'Unione Europea "la nostra economia continua a essere depressa". E su questo diventano solo chiacchiere inutili anche quelle che danno la colpa ai "continui deficit commerciali, apparsi negli anni Ottanta e che da allora hanno subito sì qualche fluttuazione, ma senza mai scomparire del tutto." Che sono di fatto un'altra "normalità" del sistema.
Krugman quindi si arrabbia e se la prende anche con i banchieri che gridano alla necessità dei sacrifici per non aumentare il debito pubblico. "I banchieri centrali devono smettere di parlare di "exit strategy". L`"easymoney", il denaro facile, dovrebbe restare con noi - e probabilmente resterà - per molto tempo ancora. Ciò a sua volta significa che possiamo tranquillamente fregarcene di tutte quelle storie da paura sull`indebitamento pubblico."

Il premio Nobel Krugman è sull'orlo della resa "la realtà economica è quella che è", ma non può fare a meno di dare una sua risposta: "Perché mai accade ciò? Una delle risposte possibili è la lenta crescita della popolazione". Una risposta veramente stupida! Nell'Ottocento Marx si divertì a sfottere un famoso "economista" dell'epoca che al contrario di Krugman diceva che i problemi dell'economia dipendevano dall'"eccessiva popolazione"! Oggi dipenderebbero dalla "lenta crescita della popolazione".!


Ormai chiunque si avvicini allo studio serio, marxista, del funzionamento del sistema capitalistico sa che quello che non comprendono gli scribacchini, per la loro ideologia, è che le crisi ricorrenti sono crisi da sovrapproduzione, che si possono eliminare, con tutto il loro portato di miseria guerre e lutto, eliminando il sistema stesso!

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