sabato 30 novembre 2013

pc 30 novembre - India: contro gli stupri - la presa di posizione e lotta del Fronte Democratico Rivoluzionario


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L’efferato episodio di violenza sessuale su una giovane donna giornalista di Tehelka da parte del suo caporedattore, Tarun Tejpal, al ThinkFest, evento organizzato dalla rivista a Goa e i fatti seguenti nelle ultime tre settimane hanno ancora una volta messo in primo piano sordida e radicata la realtà sociale del patriarcato e dei rapporti ineguali tra uomini e donne, che permettono e sostengono il predominio e l’abuso della forza nella nostra società. Il RDF condanna con la massima forza la violenza sessuale su questa giovane giornalista e chiede la punizione immediata del colpevole perché sia fatta giustizia.
Le molestie sessuali sui posti di lavoro e nelle istituzioni educative è uno delle molte forme in cui il dominio patriarcale sulle donne si manifesta in forma aperta modi palesi e occulta, produce atti criminali di violenza, abusi e intimidazioni, che colpiscono la vita, la libertà di movimento e la dignità delle donne. La sentenza Vishakha della Corte Suprema del 1997 lo ha riconosciuto e quello fu il risultato di una lunga battaglia da parte dei settori progressisti e democratici della società. Furono istituite commissioni anti-molestie sessuali nei posti di lavoro e nelle istituzioni educative a cui poter presentare denuncia contro queste violazioni e molestie.
Quelle commissioni dovevano essere organismi obbligatori in queste istituzioni pubbliche, dirette da donne, con almeno la metà dei componenti donne. Nonostante questa sentenza storica, la violenza fisica e altre forme altrettanto ripugnanti di molestie sessuali in queste istituzioni sono continuate ininterrotte. In alcuni casi, le forme di questi abusi sono cambiate e le denuncie continuano a crescere, anche se questi organismi funzionano stentatamente o addirittura non esistono nella maggior parte delle istituzioni. Là dove sono state formate, è stato solo per effetto di lotte prolungate delle forze progressiste, e anche in questi casi, il più delle volte, si segnalano sabotaggi e boicottaggi, secondo l’arbitrio del corpo direttivo degli enti in questione.
L’incidente di Tehelka, dunque, non è né un episodio isolato né può sorprendere chi ha seguito il dibattito sulla necessità di una legislazione che protegga e salvaguardi le donne in questo paese. L’incidente è avvenuto alla ThinkFest, evento aziendale sponsorizzato sostenuto da alcuni dei più grandi colossi minerari, come Essar e Tata Steel, noti per attività minerarie illegali in tutto il paese e finanziatori delle bande paramilitari illegali di Salwa Judum, da grandi aziende note per le appropriazioni delle terre, come il gruppo Adani, DLF, CocaCola, Unitech, dal fornitori di equipaggiamenti per il ministero della difesa, come la Pipavav, dai principali proprietari ed editori di media, da alcuni politici e ben noti dirigenti della società civile. Una manifestazione che si vantava di parlare a favore dei più poveri tra i poveri, ma che chiudeva le porte ai poveri con un biglietto di entrata inaccessibile.
Dietro tutto lo sfarzo e il glamour di queste manifestazioni, si svela la perpetuazione e accentuazione dei rapporti di potere ineguali intrinseci alla realtà sociale indiana semi-feudale. Inoltre, queste stesse aziende sono notoriamente il gruppo di pressione che sta dietro la Operazione Green Hunt e le altre brutali operazioni di guerra e antisovversive eseguite dallo Stato indiano in cui centinaia di donne adivasi e dalit sono state violentate e uccise. Quando i fondatori di un’organizzazione come Tehelka proclamano apertamente gli stessi valori degli sponsor della manifestazione che ha organizzato, non deve sorprendere se in essa si perpetuano e difendano che gli stessi rapporti di potere diseguali uomo-donna e la stessa disuguaglianza.
L’aver invocato una sanzione interna per Tejpal, la difesa dello stesso da parte dell’editore Shoma Choudhury di quest’uomo, il rifiuto di denunciarlo alla polizia riducendo l’episodio a uno “spiacevole incidente” dopo le sue “scuse incondizionate” e l’autosospensione di sei mesi, mostrano la fedeltà alla putrida e cadente tradizione feudale di un’organizzazione che ha perso ogni credibilità giornalistica con lo spudorato tentativo di coprire l’incidente come “una questione interna alla famiglia Tehelka”. Invece di schierarsi con che denunciava il fatto nella sua lotta per la giustizia, Choudhury ha fatto il giro dei media difendere le sue decisioni a difesa degli interessi di Tehelka. Diffamazione, discredito, intimidazione delle donna coinvolte sono pratiche comuni in questi casi di molestie sessuali e di l’arma con cui le forze patriarcali operano regolarmente per svilire le donne che hanno il coraggio di sollevarsi contro di esse. Anche in questo caso, tale campagna diffamatoria ha aggravato la sofferenza di che denunciava.
A causa delle calunnie, intimidazioni e dell’assenza di qualsiasi sostegno, la vittima si è dimessa da Tehelka. Sebbene avesse inizialmente “ammesso” la sua colpa e perfino deciso di “autosospendersi” per sei mesi per “ulteriore riparazione” per la “pena che lo lacerava”, con un voltafaccia caratteristico di un patriarca colpevole di fronte alla possibilità che risponda dei suoi crimini, Tejpal ora strilla. Dopo che la polizia ha aperto il caso, ha ritrattato la sua posizione originale e attaccato frontalmente la donna, da lui definita una “provocatrice di destra”, una “cospiratrice”, una donna di malaffare che però fino ad allora non aveva avuto remore a impiegare all'interno della sua organizzazione. Annaspando tra giri di parole e verbose dichiarazioni, oggi Tejpal cerca di spacciare per consensuale ciò che consensuale non è stato, per fraintendimento l’aggressione, per rapporto sessuale lo stupro. Un uomo che aveva fino ad ora pensato di godeva dell'impunità da ogni accusa grazie alla sua posizione all'interno dei media nel gran mondo delle imprese, oggi si dice oltraggiato, godendosi la protezione della sua torre d'avorio di preoccupazione paternalistica che ha esteso alla confraternita giornalistica.
Altrettanto deprecabile è la spettacolarizzazione dell’episodio fatta dai media, senza alcun senso di responsabilità, etica giornalistica e perfino sensibilità. Nel tentativo di aumentare i loro indici di ascolto, diverse case di media hanno diffuso dettagli espliciti della denuncia e altre informazioni sulla vittima fatte trapelare, a volte direttamente, dalla polizia di Goa. Pur sapendo che questi processi mediatici e la diffusione di dettagli estremamente riservati danneggiano solo chi denuncia, chi oggi diffonde irresponsabilmente queste notizie ignora i casi di molestie sessuali che abbondano anche in casa di questi media.
Questa esposizione irresponsabile non colpisce chi denuncia il caso, è un deterrente generale per le donne a denunciare le molestie. Dopo l’indignazione di massa e le manifestazioni contro lo stupro di una giovane studentessa paramedica a Delhi lo scorso anno, il discorso sulla prevenzione della violenza sessuale, dei crimini contro le donne, e sulla giustizia di genere ha occupato il centro della scena di vari dibattiti. In aprile c’è stata la ridefinizione del reato di stupro per includere una più ampia gamma di aggressioni sessuali sulle donne. Ciononostante, la violenza sessuale nelle diverse forme continuato senza sosta, e inoltre le forme di violenza all'interno della famiglia o di “stupro coniugale” restano ancora fuori della competenza della legge.
Lo stupro continua ad essere usato come arma, come è stato durante gli scontri di Muzaffarnagar anche se ne parla ancora troppo poco rispetto alle storie sordide di stupri da parte di sedicenti uomini-dei, come Asaram Bapu. L’informazione sull’assoluzione degli stupratori e assassini di Laxmanpur Bathe e nulla in confronto alla morbosa copertura della sentenza sull'omicidio Arushi-Hemraj a Delhi. Mentre centinaia di storie di stupri in custodia, come quello di Soni Sori in Chhattisgarh, gli stupro da parte delle forze armate a Shopian in Kashmir e in Manipur, da parte delle forze fasciste a Gujarat nel 2002, a Kandhamal in Odisha, da parte delle caste dominanti a Khairlanji in Maharashtra e in Tamil Nadu si confondono nelle pagine di notizie come fatti di ordinaria amministrazione, questi dibattiti sui canali televisivi e giornali ci riportano la realtà di patriarcato radicato che abbiamo di fronte.
Questa violenza contro le donne riflette l'alleanza indissolubile tra la struttura patriarcale della società e i rapporti sociali ineguali, semi- feudali, semi-coloniali che la sostengono. Le diverse parte della macchina statale operano attivamente per rafforzare questa realtà sociale, mentre contrastano e reprimono tutte le lotte per la democrazia e giustizia di genere. Questa estrema disuguaglianza tra uomini e donne è intrinseca a questo sistema e tutte le altre forme di disuguaglianza e oppressione non fanno che rafforzarlo. È oggi chiaro che solo le lotte radicali e avanzate che individuano il dominio del patriarcato e tutte le altre forme di oppressione integrate nella società, che si organizzano e sfidano queste strutture, che si uniscono per distruggere il patriarcato possono portare a un mondo di giustizia di genere. Il Fronte Democratico Rivoluzionario (RDF) estende la sua solidarietà alla denunciante e a tutti gli altri giornalisti che lavorano in Tehelka che hanno osato sfidare Tarun Tejpal. Il RDF si impegna a essere parte della lotta per garantire giustizia a questa donna e la punizione dei colpevoli.


Varavara Rao
G N Saibaba

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