giovedì 21 novembre 2013

pc 21 novembre - Marchionne: all'uomo nero della Fiat/Chrysler piace vincere facile... sempre contro gli operai sia in Italia che negli Stati Uniti

                                                                                             
Marchionne odia la concorrenza, che lo frega, e si fa notare ancora per le sue battute. L'ultima “secchiata gelata” come l'hanno chiamata alcuni giornalisti, è stata quella buttata sull'entusiasmo di uno dei padroni italiani che vuole “ridare all'Italia un salone dell'auto” per “rilanciare l'immagine dell'Italia come paese produttore di auto”. E ha scelto Milano 2014.

Ma la Fiat non ha prodotti da mostrare (come se fosse una novità) e quindi il salone non si deve fare!
A parte le chiacchiere che servono sempre ad abbellire la fame di profitti, Il "patron" Cazzola, ex organizzatore del Motorshow di Bologna, sta provando a fare soldi occupando uno spazio che si è aperto, visto che quest'anno non si è tenuto nemmeno il salone dell'auto di Bologna (quello di Torino è morto tanto tempo fa).

Marchionne, che oramai veste sempre i panni dell'“eroe dei due mondi”, è salito sul pulpito e ha pontificato: “non se ne parla nemmeno”. E argomenta pure: “in Italia questo salone non serve perché in Europa già ce ne sono due quello di Parigi che si alterna con quello di Francoforte...”

Ma proprio a quello di Francoforte lui quest'anno appunto non si è presentato, sia perché oramai, come ha affermato in passato lui stesso, gli altri produttori gli ridono in faccia, sia perché non ha modelli da presentare. Il suo piano, ha detto, come se dovesse sbalordire il mondo, lo presenterà in aprile 2014.

Lo sfottò sui programmi megagalattici di Marchionne oramai è di moda: produzione di 6 milioni di veicoli l'anno di cui una buona parte in Italia conditi con annunci di investimenti di 20 miliardi (si legga bene, 20 miliardi di euro) di cui non si è visto proprio niente, se non quei quattro soldi per Pomigliano… ecc. ecc. E il "mercato" in questo momento non lo aiuta proprio: "La crisi è «di sistema» dice Federauto: 1 milione e 280 mila pezzi venduti, l’8% in meno di un anno fa. Come nel 1979!" mentre  "la Produzione industriale di automobili è già crollata dell’80% in Italia, ed è ormai ridotta a meno di 400.000 vetture, poco più di qualcosa di simbolico…: la produzione di Auto al livello del 1958, le vendite al livello del 1967."

Marchionne, sostenuto da Elkann, cerca di galleggiare in questo mare di  macchine invendute nonostante, in questo caso benedetto dalla crisi, ha ricevuto in regalo da Obama lo stabilimento Chrysler di Detroit. Questa crisi, che non finisce, quindi, aumenta la concorrenza a livello mondiale, e qui Marchionne, che perde le staffe facilmente, comincia ad imprecare contro tutto e tutti e dice che in Europa si fanno già troppe auto, e lui non chiude fabbriche solo per non fare un favore ai tedeschi! Ora ha scoperto che "La Fiat ha fatto un errore storico producendo auto piccole" perché adesso bisogna produrre auto di alta gamma dove ancora ci sono "margini" e cioè si fanno profitti; bisogna espandersi nei mercati “emergenti” come la Cina e l'India ecc.

Per superare questa crisi, come sappiamo, Marchionne ha chiesto e ottenuto dal governo e dai sindacati confederali di poter produrre in Italia come si fa negli Stati Uniti, senza impedimenti "sindacali" nel senso che i lavoratori non devono avere diritti, e con il massimo degli aiuti statali, e per questo è uscito dalla maggiore associazione degli industriali, Confindustria, per non dover dare conto e ragione a nessuno.

Questo fascismo padronale si è diffuso come un'epidemia tra i padroni che fino a quel momento sapevano che questa "aggressività" poteva significare inimicarsi non solo sindacati comunque amici che però ci fanno ulteriormente la figura della tappezzeria, ma anche esponenti dei vari governi che quando decidono di mettere in bilancio soldi per le aziende, vorrebbero averne almeno un tornaconto in termini di pubblicità, voti, mazzette…

Il fascismo padronale di Marchionne ha creato una nuova situazione nel paese per gli operai.

Chi ha tratto vantaggi da questa nuova situazione? La Fiat e i padroni in generale: sempre meno diritti per gli operai e contratti specifici fabbrica per fabbrica… Chi paga il conto? Gli operai che con la Fiat hanno un conto in sospeso dagli anni 20 del secolo scorso quando hanno occupato le fabbriche a Torino… per la partecipazione attiva al fascismo e alla guerra… per gli attacchi agli operai con le schedature interne degli anni 68/70… per le migliaia di licenziamenti del 1980, per le chiusure di alcuni stabilimenti degli ultimi anni…

Questo conto lo hanno pagato anche gli operai dell'"altro mondo", quelli degli stabilimenti Chrysler degli USA, che pur di salvare i posti di lavoro hanno messo in ballo il loro fondo pensioni che si chiama Veba, comprando quasi la metà della fabbrica. Infatti, il valore delle azioni Veba è del 41,5%, l'altra metà la mise il governo Obama; soldi che Marchionne (e cioè il profitto estratto dagli operai) ha gradualmente "ripagato" arrivando a detenere ora ili 58,5%. Marchionne vuole al più preso, "per poter gestire liberamente la liquidità di Chrysler", comprare il resto delle azioni Veba, ma non le vuole pagare per il valore che hanno, circa 5 miliardi di dollari, ma al massimo vuole sborsare circa la metà. Questo volgare "uomo d'affari" a questo proposito ha fatto un'altra battuta, ha detto che se gli operai vogliono i 5 miliardi possono comprarsi  un biglietto della lotteria!
Mentre arrivano notizie che gli Agnelli/Elkann, padroni della Fiat, grazie ai suoi servigi, continuano a sguazzare nell'oro Marchionne sta portando avanti questo braccio di ferro snervante con il fondo Veba che mette a serio rischio le future prestazioni previdenziali e assistenziali per migliaia di operai.

Pensiamo che questo costo pagato dagli operai sia già stato troppo alto, adesso si tratta di organizzarsi per farlo pagare a chi di dovere.

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