martedì 12 novembre 2013

pc 12 novembre - sull'assemblea di roma del 9-10 novembre un altro resoconto commento di un compagno di 'proletari comunisti'

Resoconto 

Contenuti

Dare continuità alla sollevazione, rendere permanente l’assedio.
A livello locale sviluppare le pratiche reali di conflitto e riappropriazione, la difesa dei territori dalla devastazione, l’illegalità di massa. Questo significa, sul piano concreto dei bisogni, realizzare esperienze di riconquista di reddito e vita, che si proiettano, sul piano politico, come pratica di sabotaggio del sistema capitalistico e dei meccanismi di scarico della sua crisi sulle masse e costruzione di contropotere.
A livello nazionale, costruendo nuovi eventi di assedio che da una parte sollevino la questione della sovranità dei territori, dall’altra mettano in discussione l’uso delle risorse, prodotte della produzione collettiva di ricchezza, che invece che per il salvataggio delle banche e alle grandi opere devono essere conquistate per garantire casa, reddito, salute, formazione ecc.
Questo il succo delle conclusioni dell’assemblea nazionale del 9-10 novembre, che ha individuato come prossime scommesse già in campo da vincere:
  • La giornata di mobilitazione nazionale degli studenti medi del 15 novembre
  • La giornata di mobilitazione sui territori sulle questioni della nocività, grandi opere, liberazione degli spazi del 16 novembre (con iniziative, tra le altre, in Val Susa e a Napoli, Gradisca, Pisa)
  • Un nuovo assedio al vertice Italia-Francia previsto a Roma il 20 novembre
  • Mobilitazioni diffuse in diverse città il 29 e 30 sulle questioni del blocco degli sfratti, piano di case popolari, nuove occupazioni di demanio e invenduto.
  • Rilancio della campagna di boicottaggio della Granarolo, in raccordo col movimento di lotta della logistica
  • Fare di dicembre un mese di lotta contro carovita e precarietà, rafforzando in ogni territorio lotte e pratiche di riappropriazione (non pagamento di utenze, ticket ecc.) e condividendo la giornata di lotta contro il lavoro festivo dell’8 dicembre.
A livello di bilancio e riflessione di metodo sul percorso che ha permesso di vincere la scommessa del 19 Ottobre e delle giornate successive, l’assemblea ha rivendicato come punti di forza e novità da coltivare:
  • Mettere al centro del dibattito politico e partire dai problemi reali delle persone
  • Il passo indietro delle soggettività organizzate rispetto alle realtà di conflitto agente: nessuna velleità di egemonia interna, niente bandiere, nessun parlamentino o comitato organizzatore, ma condivisione plurale, costruzione orizzontale e dal basso, salda adesione della politica al piano dei bisogni, centralità dei conflitti reali nei territori.
  • Rifiuto della rappresentanza, anche interna al movimento, e della delega, di qualsiasi dialogo e mediazione con rappresentanze istituzionali. L’assedio non è il mezzo per ottenere rappresentanza ma la forma con cui la sollevazione, le pratiche di illegalità e riappropriazione di massa fanno pesare la propria forza nei rapporti con la controparte.
  • Contrapporre legittimità a legalità, la rabbia delle piazze è legittima e motore del cambiamento, la legalità è strumento di conservazione e oppressione. Così si difende l’unità del movimento respingendo i tentativi di dividerlo discriminando buoni e cattivi.
Questi sono stato indicati come i punti chiave che hanno permesso di raggiungere importanti risultati:
  • La fine della paura a scendere in piazza: la tensione e timore della vigilia si sono sciolti nel clima di fiducia reciproca, condivisione orizzontale e, soprattutto, nel quadro di “un’adesione straripante”. Da questo risultato non si deve tornare indietro e anzi sta già avendo riscontro nel maggiore impulso che si vede nelle lotte nei territori dopo il 19 Ottobre.
  • Un deciso passo in avanti, anche se ancora iniziale, in un percorso di una ricomposizione più ampia. Il 19 Ottobre è stata protagonista una composizione “meticcia e determinata” che ha prodotto un accumulo di energie superiore alla sommatoria delle lotte e movimenti esistenti.
  • Tutto questo produce l’apertura di uno spazio politico nuovo, uno spazio di movimento aperto e inclusivo delle varie figure del precariato metropolitano. Uno spazio politico di movimento che è ancora all’inizio e che occorre curare con attenzione. La cura principale è insistere con pragmaticità nel metodo individuato: dare voce ai conflitti, ai territori e alle differenze che esistono, tenere indietro le soggettività organizzate e sfuggire alla tentazione che queste cerchino di ognuna di raccogliere da questo spazio i frutti che cerca. Questo romperebbe l’unità del movimento e ne azzererebbe la forza, azzerando anche ciò che se ne potrebbe raccogliere. 

    Valutazioni compagno di 'proletari comunisti'- PCm Italia

    Se, come scrivevamo nel foglio distribuito all’assemblea, occorre prestare attenzione a ciò che il movimento effettivamente è, più che a ciò che dice e scrive di sé, da questo punto di vista, l'assemblea ha espresso:
    -         la volontà che l’assedio continui, con la stessa radicalità., rifiuto della rappresentanza e della mediazione e lungo un piano a breve e medio termine di iniziative comuni.
    -         la verifica della ricaduta positiva, anche se diseguale, che le giornate del 19 e seguenti hanno avuto a livello locale.
    -         la conferma della scelta di puntare alla “diffusione virale” del “contagio del conflitto” rifuggendo da qualsiasi strutturazione organizzata esplicita, anzi rivendicando il “passo indietro delle soggettività” rispetto alle realtà di movimento, che sono poste come il vero protagonista politico, non solo la forma in cui il conflitto si esplica.
    -         la separatezza sia dalla prospettiva del sindacato di classe che dalle organizzazioni di base esistenti dei lavoratori.
    Di tutti questi punti si può dire che ci sono aspetti positivi e negativi.
    Positivo è l’impegno assunto verso una vera sollevazione generale e il tentativo di darsi un piano condiviso da qui a dicembre, ma insufficiente lo sforzo per strutturarle in campagne unificate che possano aiutarne la riuscita e amplificarne l’impatto.
    Positiva la valorizzazione dello sviluppo che le giornata del 19 e a seguire ha prodotto nelle lotte a livello locale, ma manca la coscienza che ciò che lo ha prodotto è proprio il ruolo dell’organizzazione, di quella “soggettività” che si vuole tenere indietro, della capacità di intercettare e organizzare bisogni e masse, non la forza delle lotte in sé e del “metodo” del 19.
    Positivo è che, ricacciando indietro le “soggettività”, vengono tenuti a distanza quelli che noi definiamo parassiti politici e ceto politico in riciclo permanente; negativo è che, non assumendo una chiara linea di politica e organizzazione di classe, si camuffa l’egemonia di fatto di idee e “soggettività” non proletarie (reddito sociale, precariato metropolitano ecc.) e ci si illude che una vera sollevazione generale sia possibile senza un vero sciopero generale, o che questo sia possibile non organizzando sindacalmente i lavoratori ma coinvolgendoli nelle “pratiche di riappropriazione”.

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