lunedì 7 ottobre 2013

pc 7 ottobre - la situazione all'ilva taranto ora .. dal blog tarantocontro

Ilva/Riva: l'attuale situazione e i nostri compiti

Mentre sono in via di conversione e applicazione i decreti precedenti, anche l'ultima crisi dell'Ilva con il ricatto della chiusiura degli stabilimenti 'Riva Acciai' va verso il decreto.
Lo richiedono insieme Riva-Bondi e sindacati confederali al loro servizio, nonostante ci sia stata una soluzione che, per quanto provvisoria, permette il ritorno al lavoro degli operai della 'Riva Acciai' e, a quanto pare, anche il pagammento dei fornitori.
Ma il decreto che si vuole fare ha lo scopo di blindare i poteri di Riva-Bondi e di garantire la parte che a loro interessa di tutta la vicenda Ilva, vale a dire, mano libera alla produzione per i profitti e eventualmente usare questi profitti per pagare il tutto: materie prime, fornitori, stipendi, circolazione delle merci, messa a norma, ecc. ecc.
Basta elencare queste fonti di spesa per capire che padroni e governo qui vogliono che si affermi innanzitutto il principio di chi comanda in fabbrica e di come si usano i soldi, dato che è evidente che in questa situazione dai ricavi della produzione non potranno certo venire tutti i fondi necessari. Questo vuol dire che si userà l'argomento del funzionamento della produzione per il profitto per giustificare tutto in azienda, ristrutturazione, tagli, mancata osservanza dei tempi dell'Aia, ecc.; per riproporre continuamente il ricatto occupazionale e la pressione sul governo.
Questa storia ha un finale segnato, e non certo dalla "nazionalizzazione che salva lavoro e ambiente", come propongono i riformisti anche estremi, ma dalla continuità sotto qualsiasi veste dell'attacco al lavoro, al salario, alle condizioni di sicurezza e salute.
In fabbrica serve la trincea del sindacato di classe, alternativo al sindacalismo neocorporativo e complice, Fiom compresa, ma diverso anche nel programma, linee di lotta e forme organizzative dal sindacalismo di base, peraltro attualmente presente solo all'Ilva di Taranto.
Un sindacato di classe diverso nella piattaforma generale, che è inquadrata dalla proposta dello Slai cobas per il sindacato di classe dai punti del 'decreto operaio', a cui rimandiamo; diverso, perchè servono i cobas e il coordinamento di essi tra i vari stabilimenti; diverso, perchè deve avere una chiara prospettiva politica su cui lottare alternativa ai padroni e al governo dei padroni, perchè pensare che questa vertenza possa risolversi solo con la lotta sindacale è una pia illusione.
Peraltro, tutte le organizzazioni sindacali in campo agiscono attualmente legate a forze politiche e da esse dipendenti. Fim e Uilm sono dentro il sindacalismo neocorporativo che si rifà all'assetto moderno fascista dei governi di centrodestra e centrosinistra, sia quando sono alleati che quando sono contrapposti; ad essi e alla loro politica affidano le sorti degli operai e di essi sono "cinghia di trasmissione". La Fiom gioca su più tavoli ma il risultato è sempre lo stesso, in parte è dentro la logica neocorporativa, in parte è legata sempre più organicamente a quelle forze parlamentari temporaneamente fuori dall'area di governo ma fino in fondo dentro una logica riformista, Sel, Rodotà, ecc., anzi, queste forze oltre che non contare assolutamente nulla nel conflitto di classe attuale sono un utile copertura per la Fiom per presentare una faccia che non corrisponde alla realtà nelle fabbriche, nè a Taranto, nè a Genova e ancora meno nell'intero gruppo 'Riva Acciai'. Non dimentichiamo inoltre che a Genova la Fiom ha come maggiore esponente un dirigente di 'Lotta comunista' che certamente non brilla per la difesa degli interessi operai fuori dall'orizzonte neocorporativo della burocrazia confederale.
Infine, l'Usb esprime un radicalismo corrispondente a quello della 'Rete dei comunisti' e del nuovo raggruppamento in corso di formazione che si definisce Ross@, che è meglio di Sel e Rodotà ma certamente non ha una linea di classe alternativa adeguata ai caratteri dello scontro. senza tener conto che il cemento comune della parola d'ordine "nazionalizzazione" è alla fine l'unica base politica di questo raggruppamento per quanto riguarda la vicenda Ilva.

Ecco perchè lo Slai cobas per il sindacato di classe si riferisce esplicitamente ad un'organizzazione politica di classe come Proletari comunisti. Perchè senza il simultaneo sviluppo del sindacato di classe e dell'autonomia politica operaia organizzata in partito, non si può condurre coerentemente nella vicenda Ilva/Riva una battaglia strategica e anche una tattica sindacale che risponda a questa strategia. E dietro le parole: strategia, tattica, non c'è tanto un formulario propagandistico quanto la vita concreta della classe operaia e delle masse popolari, in particolare a Taranto che hanno pagato e pagano un alto costo alla strategia e alla tattica dei padroni, del loro Stato, dei loro governi, dei loro partiti e dei loro sindacati.
In questa guerra di classe di lunga durata, perchè di questo si tratta, chi vince e chi perde non è ancora deciso e saranno le masse operaie alla fine a deciderlo.
 
circolo proletari comunisti taranto
 

Cambiare per organizzare il sindacato di classe, è necessario e possibile

All'Ilva il sindacalismo di classe si trova nella fase della difensiva strategica, comincia ad esistere, si esprime in maniera qui confusa, qui chiara, raccoglie complessivamente un centinaio di operai che ha scelto di ribellarsi e organizzarsi in maniera alternativa ai sindacati confederali e che su singole battaglie o nei momenti clamorosi di lotta riesce a farsi valere e sentire.
Ma manca tra questi operai una linea strutturata, coerente, un'unità d'azione e un senso di solidarietà che la renda un blocco comune e compatto.
E' avvenuto questo in occasione della lotta degli operai del MOF, il 27 novembre con l'occupazione in fabbrica, il primo giorno in occasione del licenziamento di un attivista del Usb, Zanframundo; ma normalmente ciò non avviene.
Gli operai "liberi e pensanti" influenti a livello di opinione rifiutano l'organizzazione sindacale di classe. L'Usb procede come un "carro armato" dichiarando scioperi ad oltranza ad ogni piè sospinto, che naturalmente non portano a risultati concreti. Il mancato rinnovo delle RSU impedisce anche che si faccia un salto in avanti nella rappresentanza alternativa in fabbrica.
Lo Slai cobas ora come ora è una linea appoggiata da molti operai ma che conta su pochi attivisti e una struttura interna non ramificata.
Questo stato delle cose però deve essere decisamente modificato con una volontà di unità ma anche con una lotta di posizione, perchè senza la lotta di posizione questa unità non si sviluppa e non può cambiare lo stato del sindacalismo di classe in fabbrica.
Lo Slai cobas è per il sindacato di classe che non si può basare su personaggi, anche quando si tratta di attivisti spesso validi e riconosciuti, perchè alcuni di questi personaggi hanno girato già troppe organizzazioni sindacali per non temere che continueranno a farlo; nè un sindacato di base e di classe può basarsi su iniezioni finanziarie dall'alto anche quando sono a fin di bene; nè tantomeno su rapporti equivoci con "Fondi pensione" o forme di funzionariato sempre possibili a degenerare.
All'Ilva queste visioni del sindacato alternativo sono presenti anche nelle fila degli operai, disabituati da molto tempo a una linea, a una pratica, a metodi e a una forma organizzata realmente alternativi al sindacalismo corrotto e complice.
In questo senso è giusto dire che questa battaglia non è tanto per affermare una sigla sulle altre ma per trasformare operai e sindacato in corso d'opera e attrraverso la lotta.
Certo, è un peccato che operai ribelli, attivisti giustamente radicali nella critica al sindacalismo confederale facciano mancare il loro apporto a questa battaglia decisiva in fabbrica e sul territorio, ma vincere la battaglia sulla concezione del sindacato di classe è anello decisivo per ridare speranza, forza, partecipazione e potere agli operai che vogliono cambiare le cose. 
 
slai cobasper il sindacato di classe ilva taranto
  
Comunicato stampa
A seguito delle presunte dichiarazioni del Commissario Bondi e la conseguente richiesta al Tribunale di Taranto di convalidare il licenziamento del lavoratore e dirigente sindacale USB, Marco Zanframundo, la scrivente prende atto delle gravissime affermazioni fatte dal Commissario, nominato dal Governo in carica e quindi innome del popolo  Italiano”, quel popolo fatto di pensionati, cittadini, lavoratori, gente onesta come Marco Zanframundo, che il Commissario dovrebbe rappresentare e tutelare.
Nei fatti, invece, il Commissario Bondi, già noto per le “spiritose” affermazioni sulla sabbia del Sahara e le sigarette di contrabbando, da quando è arrivato a Taranto sembra sempre più calato nei panni di “difensore degli indifendibili”. Non è possibile dimenticare che stiamo parlando di “uomini” rinviati a giudizio per gravissimi reati tra cui: omicidio colposo, omissioni di cautele di sicurezza, inquinamento del territorio, delle falde acquifere, delle acque marittime, dell’aria, del suolo e del sottosuolo, dei lavoratori e dei cittadini, nonché accusati di associazione a delinquere finalizzata al massimo profitto a scapito della salute pubblica, delle criticità ambientali e della sicurezza impiantistica, condotta irresponsabile e qualche altro centinaio di capi di imputazione.
Pertanto, invitiamo il Commissario a cambiare radicalmente rotta ed a svolgere il compito per il quale riceve un considerevole “compenso” con i soldi dei cittadini e che certamente non è quello di “licenziare” chi chiede di applicare la legge e magari “assumere e proteggere” chi le leggi le viola.
Non vorremmo ritrovarci di fronte alla riproposizione sotto altre spoglie di un metodo, quello dei “Riva”, che ha mietuto morte e devastazione per decenni.
In sostanza, non vogliamo che anche questa volta ci trovassimo di fronte all’ennesima conferma del grave “inquinamento morale e costituzionale” di una certa politica, di cui Bondi sarebbe un degno rappresentante. 
Taranto, 05 Ottobre 2013
p. Coordinamento USB Lavoro Privato Taranto
                                                                       Francesco Rizzo

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