venerdì 25 ottobre 2013

pc 25 ottobre - MUOS - SIGONELLA E SEGRETO MILITARE

“MUOS E SIGONELLA, IMPUGNARE IL TRATTATO DAVANTI ALLA CONSULTA”
24 ottobre 2013 - 09:48  

Incontriamo il costituzionalista Agatino Cariola a margine del convegno organizzato al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali di Catania sugli aspetti giuridico-territoriali legati alle installazioni militari straniere in Italia.
Le vicende legate alla costruzione del MUOS e al cambio di destinazione d’uso di Sigonella segnano il passo a quello che da molti viene considerato un vero e proprio problema di “sovranità limitata” che investe lo Stato Italiano. Dalla politica di difesa, alla piena attuazione dei principi costituzionali in materia di trattati internazionali, tutto sembra essere dettato da interessi strategici che solo in minima parte possono essere ricondotti ai trattati internazionali siglati dall’Italia nel corso degli anni.
Le ambiguità degli accordi sulle installazioni militari in Italia rendono ancora più difficile il compito di chi volesse stabilire e chiarire i termini degli stessi, soprattutto in vista di un più ampio dibattito che possa in qualche modo coinvolgere il parlamento e quindi l’opinione pubblica. L’espediente che consente di sottrarre dal controllo democratico il contenuto di questi accordi è il segreto militare. Particolare sottolineato dal Prof. Rosario Sapienza, docente di diritto internazionale, che è intervenuto al convegno, il quale chiarisce come in molti casi per le basi straniere in Italia non si possa parlare di extraterritorialità, poiché formalmente le basi concesse in uso restano territorialmente legate alla catena di comando italiano.
I vertici delle Forze Armate italiane molto spesso agiscono e decidono nell’ambito di questi accordi oltrepassando il limite “tecnico” militare, prendendo decisioni di natura squisitamente “politica”. Su questo aspetto formuliamo la prima domanda al Prof. Cariola, in particolare ci riferiamo al caso degli accordi bilaterali che portarono al Technical Agreement su Sigonella, siglato il 6 aprile del 2006 e sull’autorizzazione all’impiego dei “droni” da stanziare nella base siciliana, rilasciata il 1 aprile 2008.
La posizione del costituzionalista è molto chiara: “Su questi aspetti, la nostra costituzione ha un’altra ispirazione che è questa: evitare che le forze armate diventino una specie di Stato nello Stato, l’art. 52 della Costituzione si assicura che l’ordinamento delle forze armate sia ispirato allo spirito democratico della repubblica, un punto fondamentale – prosegue Cariola – perché c’è spesso, in particolare della burocrazia militare, l’idea che essi siano qualcosa sempre di diverso, di esterno rispetto ai settori della pubblica amministrazione, invece non è così o meglio non può essere così e non possiamo rassegnarci a questo, le decisioni militari di livello più alto come appunto l’impiego dei droni o il sistema di infrastrutture satellitari MUOS devono essere decisioni su cui il popolo italiano, 56 milioni di persone debbono essere informati, certo l’informazione non riguarderà l’organizzazione, la dislocazione strategica di armamenti ecc.. Però la decisione di installare o meno, quanta parte del territorio debba essere utilizzata, quante risorse dedicarvi, non può passare sopra la testa del parlamento italiano e di conseguenza sopra la testa degli elettori italiani”.
La mancanza di dibattito parlamentare su questi temi è l’aspetto più grave della questione, e consentirebbe – secondo il costituzionalista – di impugnare questi accordi di fronte la Corte Costituzionale: “ la mia opinione è che la nostra costituzione esige che le decisioni di politica estera, compresa la politica estera militare, di livello più importante debbano passare attraverso la discussione e la decisione parlamentare, l’art. 80 della costituzione dice che i trattati di natura politica debbano essere autorizzati dalla Camera, ora una decisione come quella che riguarda l’utilizzo di armi innovative, l’utilizzo di vasta parte del territorio, l’utilizzo dei droni a Sigonella o come il Muos di Niscemi non può essere una decisione in cui il parlamento italiano non venga coinvolto”.
Il Professore suggerisce inoltre le strategie di intervento ai movimenti che si oppongono al Muos e all’utilizzo della base di Sigonella come centro per le operazioni speciali e dei droni: “la via da percorrere – secondo Agatino Cariola – è sia politica che giudiziaria”. Dal punto di vista giudiziario, al fine di ripristinare la corretta applicazione dei principi costituzionali, bisogna andare ab origine e “impugnare dinanzi la corte costituzionale il trattato del ’54 perché non è stato fatto a mezzo della procedura prevista dall’art. 80”, evitando così le mancate assunzioni di responsabilità dei giudici, che “molto spesso si rifanno ad un precedente famoso, quello di Ponzio Pilato che se ne lavò le mani… di contro c’è l’esigenza che il giudice sia tutore di diritti non un semplice impiegato che applica in maniera automatica e meccanica la legge senza porsi il problema se la legge sia giusta oppure no”.
Sotto il profilo politico il costituzionalista auspica che ci sia un’assunzione di responsabilità dei parlamentari: “Così come il parlamento italiano si occupa di tasse, di lavori pubblici, di urbanistica e persino di quello che mangiamo, si deve occupare di come viene organizzata la nostra politica di difesa e la nostra politica militare… Non bisogna rassegnarsi alla situazione che di fatto si è venuta a creare, non si deve spostare il problema più avanti, ripromettendosi di fare le cose per bene dalla prossima volta ”. Ma quello che è inaccettabile – per Agatino Cariola – è il fatto che in questa fase il governo non abbia risposto a nessuna interrogazione parlamentare: “non è possibile che il governo si trinceri dietro reticenze e segreti imposti dal trattato del ’54. questo è inaccettabile soprattutto in un paese che vorrebbe essere democraticamente maturo”.
 

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