martedì 15 ottobre 2013

pc 15 ottobre - DIETRO LA MISSIONE MILITARE A LAMPEDUSA CI SONO I RESPINGIMENTI - LA RESPONSABILITA' DELL'ITALIA PER IL "BUCO NERO" DELLA LIBIA

L'operazione "Mare sicuro" del governo che prevede l'impiego di navi, elicotteri e anche droni (gli aerei senza pilota), dalle prime dichiarazioni tutto sembra fuorchè una missione umanitaria per impedire altri morti di immigrati; la realtà che si vedrà sempre più chiaramente nei prossimi giorni è quella di riprendere con la presenza dei militari i respingimenti verso i paesi da cui gli immigrati fuggono.
Il "Mare sicuro" diventerà il mare sicuro dall'"invasione di immigrati", mare libero dai morti (che fanno troppo "scalpore") ma soprattutto dagli immigrati che nonostante tutto sbarcano sulle coste italiane.
Se vi erano dubbi, questi li ha chiariti Alfano: "non è detto che se interviene una nave italiana porti i migranti in un porto italiano. Si valuterà in base al luogo dove avverrà l'operazione" (ricordando, tra l'altro, la vergogna di altre operazioni in cui mentre i migranti in mare da giorni rischiavano di morire, l'Italia si palleggiava con Malta la questione su chi dovesse soccorrerli).
Ma soprattutto "Mare nostrum" punta a impedire le partenze.
Sempre Alfano spiega: "Abbiamo tre livelli per affrontare i flussi migratori. Il primo è la cooperazione internazionale tendente a fare di tutto perchè non partano le navi dei mercanti di morte; il secondo è il controllo della frontiera che è europa; il terzo è l'accoglienza e il dispiegarsi del dispositivo nazionale".
Quindi i primi due livelli puntano esplicitamente a non far partire o a riportare indietro gli immigrati e solo al terzo punto si parla di "accoglienza".

Poi, in una situazione come quella attuale, in cui la stragrande maggioranza di immigrati pur provenienti da vari paesi dell'Africa partono verso l'Italia dalla Libia, parlare di "cooperazione" significa nè pù nè meno essere corresponsabili del "buco nero" della Libia, per cui i migranti dicono che non hanno paura del rischio di morire in mare, perchè quando partono sono già morti.
 
Secondo Amnesty International in Libia sono 5.000 i migranti forzati rinchiusi in 17 centri di trattenimento, che vanno ad aggiungersi ad altre 4.000/6.000 persone tra carceri comuni e campi di accoglienza gestiti da miliziani. «Tutti i reclusi subiscono sistematicamente trattamenti crudeli e degradanti, percosse, stupri e torture", anche i bambini minori condividono con gli adulti questo infernale girone dantesco.
Da racconti dei migranti: In 17 in una stanza di quattro metri per quattro, con cibo insufficiente, condizioni sanitarie allarmanti, botte e torture. È questa la condizione di molti migranti detenuti nelle strutture detentive della Libia... "Qui non c’è scelta, ci facciamo coraggio e cerchiamo di resistere"...

L'Italia è attivamente complice di questa situazione:
ha partecipato in prima linea - per avere il suo "posto al sole" - alla guerra, per mettere al posto di Gheddafi, un governo sostenuto dall'imperialismo ma fatto di "mostri";
nella spartizione dei compiti tra le potenze imperialiste, l'Italia ha proprio quello dell'addestramento dell'esercito e delle forze della polizia libica - responsabili delle condizioni disumane di detenzione degli immigrati in partenza verso l'Italia;
le armi e la polizia spianano la strada agli affari dell'Italia in Libia, in cui l'ENI la fa da padrona "per il ripristino dei volumi dell'industria estrattiva del petrolio e del gas".

DIETRO, QUINDI, LE IPOCRITE LACRIME E PROMESSE DI LETTA E NAPOLITANO CI SONO QUESTE BUGIE E QUESTI INTERESSI. 

Nessun commento:

Posta un commento