giovedì 10 ottobre 2013

pc 10 ottobre - Lampedusa, ancora sulla contestazione di Governo e UE


protestelampedusa"Basta con le passerelle", "Politici: li avrete sulla coscienza": questi alcuni dei cartelli che hanno accolto a Lampedusa Enrico Letta, Angelino Alfano, il presidente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso e il commissario europeo per gli Affari Interni Cecilia Malmstrom.
Un gruppo di lampedusani si è infatti recato lungo il percorso dell'ennesima visita istituzionale per riempire di insulti ("assassini", "vergogna") quelli che sono stati individuati come gli effettivi responsabili degli oltre 300 morti della settimana scorsa e di tutti i migranti obbligati a intraprendere viaggi tanto pericolosi per raggiungere l'Europa. Contemporaneamente una miriade di pescherecci faceva risuonare le sirene per manifestare ai quattro quanto fosse sgradita la loro passerella a favore di telecamere e quanto odiose siano le leggi che incriminano chi aiuta barche in difficoltà per favoreggiamento di immigrazione clandestina, oltre che tutte le disposizioni che fermano per giorni e settimane i pescherecci coinvolti in operazioni di salvataggio.
Nei giorni in cui le istituzioni e i media italiani vorrebbero far passare come un successo l'incriminazione del presunto scafista che guidava la nave affondata a largo dell'isola dei conigli, ecco risuonare una voce capace di individuare i veri colpevoli di tante stragi in mare e, in generale, lungo le rotte migratorie.
Da cosa scaturisce la necessità di intraprendere viaggi così pericolosi da rivelarsi spesso mortali? Cosa rende necessari per i migranti gli "scafisti", gli organizzatori di viaggi "non autorizzati" verso le coste italiane?
La risposta sta tutta nell'immagine di copertina di quest'articolo, nonché uno degli slogan della manifestazione di oggi a Lampedusa: "Se è vero che non volete i morti in mare mettete una nave Libia-Roma". I viaggi nel mediterraneo su barche di fortuna sovraffollate, e ancora prima i viaggi nel Sahara e attraverso Paesi con un forte razzismo, sono l'unica possibilità per chi vuole raggiungere le nostre latitudini proprio per le politiche di controllo delle migrazioni verso la Fortezza Europa. Politiche securitarie tanto illusorie da un lato, perché ovviamente non riescono ad arginare un fenomeno sociale di queste dimensioni, quanto efficaci dall'altro, perché riescono nell'intento di suddividere i migranti in persone con uno status giuridico e sociale discriminato da quello dei cittadini europei e per questo più ricattabile e sfruttabile.
Fin quando l'Italia e l'Europa affronteranno i flussi migratori come un fenomeno da controllare attraverso confini, barriere all'ingresso, centri di detenzione speciale per migranti, pattugliamenti in mare, etc... le condizioni di viaggio di queste persone non potranno che essere al limite della sopravvivenza. Ecco quindi che l'unica soluzione reale, aldilà delle passerelle mediatiche e dei funerali di stato, sarebbe l'effettiva affermazione della libertà di movimento delle persone attraverso i confini nazionali. Invece Malstrom & co. sono arrivati oggi a Lampedusa insieme alla notizia di uno spostamento di fondi del programma FRONTEX per i pattugliamenti nel Mar Mediterraneo confermando tutte le politiche di controllo poliziesco che hanno causato, e continueranno senz'altro a causare, uno dei più grandi genocidi del nostro tempo.
Nel frattempo continua la condizione di pesantissimo sovraffollamento dei reclusi a Lampedusa, una condizione rimasta praticamente nascosta agli occhi della delegazione di quest'oggi, che sarebbe rimasta completamente separata dalla reale condizione dei migranti se non fosse stato per una fugace osservazione del CIE effettuata da lontano e solo su pressione dei manifestanti e del sindaco dell'isola.
Il tutto mentre alla tragedia si aggiunge la farsa tipica dei politicanti nostrani che, mentre i superstiti del naufragio vengono incriminati per immigrazione clandestina, conferiscono la cittadinanza italiana alle vittime di quello stesso naufragio: come dire "finché vivi non avrai mai diritto ad essere uno dei nostri".

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