giovedì 10 ottobre 2013

pc 10 ottobre - APPROVATO "PACCHETTO SICUREZZA", OH, SCUSATE: NORME SU FEMMINICIDIO...

Le norme sul femminicidio sono passate alla Camera con 343 voti a favore. In realtà queste sono state ficcate dentro un "pacchetto sicurezza" dove c'è anche: l'esercito in Val Susa, lamilitarizzazione del territorio delle grandi opere, il commissariamento delle Province, norme sui furti di rame e sui Vigili del fuoco, e, all'ultimo momento, anche il risarcimento dello Stato dei danni subiti dalle aziende impegnate nella realizzazione della Tav, colpite da atti vandalici e terroristici.
Già questo dà una precisa impronta alle norme sul femminicidio. Ma anche queste norme, nel merito, non solo, in larga parte, non servono a contrastare la guerra di bassa intensità contro le donne, ma sono in contrasto nella loro filosofia e lo saranno ancora di più nella loro applicazione con quanto ha richiesto e richiede il movimento delle donne.
Per questo, nel ripubblicare un commento fatto quest'estate sul decreto femminicidio, diventa ancora più importante la mobilitazione, la lotta delle donne.
Invitiamo tutte ai due appuntamenti di assemblea nazionale a Roma del 18 (ore 17) e del 19 (ore 10,30) in piazza S. Giovanni per discutere insieme su come far diventare effettivamente forte e non solo testimonianza lo SCIOPERO DELLE DONNE del 25 novembre e sulla continuazione della mobilitazione dopo il 25/11.
MFPR

NORME SU FEMMINICIDIO E STALKING O PACCHETTO SICUREZZA?
Non in nostro nome! Fiducia nello Stato non ne abbiamo. No alla delega
Si alla lotta e all'autorganizzazione delle donne.

Il governo Letta sta facendo un'operazione politica truffaldina (in continuità con operazioni simili fatti dal governo Monti e prima da Berlusconi): il provvedimento, presentato da Alfano e approvato dal consiglio dei ministri come decreto contro femminicidio e stalking, contiene tutta un'altra serie di provvedimenti che non hanno nulla a che vedere con il tema ma hanno invece molto a che vedere con l'ordine, la sicurezza e la repressione di altre manifestazioni.
La cosa più eclatante e grave è l'inserimento di misure di rafforzamento della repressione del movimento No Tav, tra cui vi sono tantissime donne, che prevedono una punizione più severa per “l'accesso abusivo” nei cantieri della Tav; tra l'altro anche una vera provocazione, visto che proprio recentemente le forze dell'ordine nel reprimere e arrestare giovani, donne, compagni/e del movimento No Tav, ha usato anche molestie e pesanti offese sessuali verso una donna arrestata, Marta.
Poi vi sono altre misure, sempre all'insegna di più repressione, più presenza delle forze dell'ordine, tra cui: estendere gli arresti differiti nelle manifestazioni sportive; rafforzare e dare maggiore flessibilità (= più compiti) all'impiego dei militari sui territori; ecc.
Quindi se vogliamo parlare delle norme su 'femminicidio e stalking' innanzitutto pretendiamo la cancellazione dal decreto di tutte le altre norme e non permettiamo che in nome delle donne si impone un pacchetto sicurezza da Stato di polizia e moderno fascismo.
In questi termini respingiamo nettamente questo decreto.
LA FILOSOFIA DI FONDO
Ma dobbiamo dire che anche nelle norme su femminicidio e stalking, la logica generale che le guida è all'insegna del potenziamento del ruolo di controllo dello Stato – d'altra parte come potrebbe essere diversamente con un Ministro degli Interni come Alfano, uomo di punta di Berlusconi accusato e condannato  anche per sfruttamento della prostituzione e “utilizzatore finale”, e che ha recentemente chiamato come sua collaboratrice proprio in materia di donne Isabella Rauti, fascista, antiabortista? Questo decreto crea un clima e una politica non di difesa e aumento dei diritti da parte delle donne, non di rispetto per le scelte, la vita, l'autodeterminazione delle donne, non di più libertà, ma di messa sotto controllo e “tutela” delle donne, quindi di minore libertà. Questo rende questo decreto - al di là di singole misure che in parte già erano presenti ma inapplicate, in parte sono inevitabili di fronte a un'emergenza oggettiva – non accettabile anche dal movimento delle donne.
Nella mobilitazione nazionale del 6 luglio a Roma le donne hanno detto: “NO all'intensificazione della presenza/controllo di Forze dell'ordine: polizia, carabinieri, ecc. nelle città, nelle strade – non vogliamo che gli stessi che contro i movimenti sociali, nelle carceri, nei Cie, usano anche stupri e molestie, offese sessuali contro le donne, che ci manganellano nelle lotte, siano messi a “difenderci”; NO a Task force che alimentano un clima securitario, di controllo sociale nelle città che si traduce in minore libertà, meno diritti per le donne; NO alla trasformazione dei processi per stupro in atti d’accusa e indagine sulla “morale” delle donne; NO a consultori o centri confessionali trasformati in luoghi di controllo/repressione delle scelte delle donne...”.
“Uno Stato, che sempre più fa una giustizia sostanzialmente pro-stupratori e ha forze dell'ordine strutturalmente impregnate di maschilismo, fascismo e sessismo e in caso di immigrate anche razzismo, non può difendere le donne! Governi di centro destra come di centro sinistra che continuano ad attaccare le condizioni di vita e di lavoro della maggioranza delle donne, non possono difendere le donne da femminicidi e dagli stupri!”
E, sarà una mera coincidenza, ma proprio negli stessi giorni in cui il governo ha approvato queste norme contro femminicidi e stalking, il Tribunale de L'Aquila ha concesso la libertà di uscire per lavoro (dopo già la condanna vergognosa degli arresti domiciliari) all'ex militare Tuccia stupratore e quasi assassino di “Rosa”.
NEL MERITO
Pur considerando, e su questo sono le donne che lo hanno per prima e sempre denunciato, che le violenze, i femminicidi avvengono soprattutto in famiglia o nelle relazioni personali, questo decreto introduce, oltre l'aggravante se l'autore della violenza è il coniuge anche se separato o divorziato o il partner pure se non convivente, altre aggravanti - se alla violenza assiste un minore di 18 anni o se la donna è incinta – che guardano non alla gravità del reato nei confronti della donna ma di fatto al ruolo delle donne nella famiglia, derubricando oggettivamente le violenze sessuali in tutti gli altri ambiti (posti di lavoro, “strade”, carceri, ecc.) e per le altre donne non inquadrabili nel sistema famiglia – guarda caso, ma, per esempio, queste norme parlano poco di “stupri”.
Altre misure sono necessarie, come: le forze di polizia potranno buttare fuori di casa, con urgenza, il coniuge violento, impedendogli di avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla donna; l'arresto obbligatorio in flagranza per maltrattamenti contro familiari e conviventi o per stalking; la corsia preferenziale; il gratuito patrocinio; la protezione dei testimoni; la procedibilità anche su denuncia di terzi; il permesso di soggiorno per motivi umanitari ai cittadini stranieri che subiscano violenze di questo tipo.
MA SU QUESTO LE DONNE NON POSSONO AVERE FIDUCIA E DELEGARE ALLO STATO.
Già ora alcune misure utili vi erano, ma gestite da questo Stato, dalle forze dell'ordine, da questa Magistratura, da centri antiviolenza istituzionali o non vengono applicate o diventano anch'esse strumenti di violenza della volontà delle donne – vedi l'andamento dei processi.
Le donne vengono considerate come “vittime” al massimo da “tutelare” e non come soggetti attivi, principali nella battaglia contro femminicidi e stupri; anzi quando lo sono, con le lotte, le si vuole riportare ad una condizione di “delega” alle istituzioni o le si reprime. Si vuole soffocare, impedire il protagonismo delle donne, la ribellione delle donne, e nascondere che “gli uomini che odiano le donne” sono una reazione oggi anche al fatto che le donne, in quanto donne, vogliano decidere della propria vita.
Quindi, anche là dove, si vogliono introdurre norme utili, SENZA LA LOTTA E L'AUTORGANIZZAZIONE DELLE DONNE, diventano inutili e anche controproducenti.
Per noi donne, anche alcune rivendicazioni necessarie che vogliamo strappare subito o sono gestite e interne alla necessaria “guerra delle donne” contro la “guerra di bassa intensità” che subiamo continuamente, o ci si ritorcono contro.
Solo la lotta delle donne contro “gli uomini, i governi, gli Stati che odiano le donne”, solo l'autorganizzazione delle donne, solo l'unità, la solidarietà delle donne, possono essere una diga contro femminicidi e stupri, possono essere una forza che “fa paura” e esercita, utilizzando anche un'azione diretta, una sorta di “contropotere”.
Tornando alle norme. In alcuni casi vogliono toccare solo alcuni aspetti, ma volutamente restano in superficie, vedi la questione dei processi, in cui si parla di “corsia preferenziale” ma nulla si dice su come vengono svolte le udienze, sulla doppia violenza che vi devono subire le donne, e soprattutto nulla si dice per impedire le scandalose condanne anche di questi ultimi mesi, non considerando esplicitamente le violenze sessuali contro le donne tra i reati più gravi.
In altri casi, la “tutela” diventa uno strumento di oppressione, vedi il divieto del ritiro della querela, che potrà avere come risultato la rinuncia delle donne a farla.
Nel decreto si parla, poi, di potenziare i centri antiviolenza e i servizi di assistenza, formare gli operatori.
Questo nel momento in cui si tagliano le risorse ai centri autogestiti direttamente da associazioni di donne, fa capire, lì dove dalla parole, per ora generiche, si passasse ai fatti, che verrebbero incrementati e finanziati solo i centri istituzionali.
Infine il governo, andando indietro anche alla stessa Convenzione di Istanbul, nulla dice contro le discriminazioni, oppressioni, contro le condizioni di vita che sono alla base delle violenze sessuali e femminicidi.
Il 6 luglio noi abbiamo parlato di: lavoro per tutte le donne; reddito minimo garantito a tutte le donne perchè la dipendenza economica non sia di ostacolo alla rottura di legami familiari; trasformazione a tempo indeterminato dei contratti precari; pari salario a pari lavoro; nessuna persecuzione delle prostitute, diritti di tutte ai servizi sociali e al reddito minimo garantito; divieto di indagine su condizione matrimoniale, di maternità, di orientamento sessuale, per assunzioni o licenziamenti; diritto di cittadinanza e uguali diritti lavorativi, salariali e normativi per le donne immigrate; riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario – abbassamento dell’età pensionabile delle donne, come riconoscimento del doppio lavoro; accesso gratuito per le donne ai servizi sanitari e sociali; socializzazione/gratuità dei servizi domestici essenziali: asili, sanità, servizi di assistenza per anziani; “case” delle donne autogestite, ecc.
Su questo non solo Letta come gli altri che lo hanno preceduto non dice niente, ma i governi sono direttamente responsabili della condizione di doppio sfruttamento e oppressione delle donne.
PER TUTTO QUESTO, QUESTO DECRETO NON SOLO NON DEVE FERMARE, MA DA PIU' RAGIONE A QUANTO ABBIAMO DETTO NELLA MOBILITAZIONE DEL 6 LUGLIO A ROMA:
NON VOGLIAMO DELEGARE, NON ABBIAMO FIDUCIA IN QUESTO STATO.
RIBELLIONE, LOTTA, AUTORGANIZZAZIONE DELLE DONNE.
PER UNA RIVOLUZIONE DI CLASSE E DI GENERE CHE SPAZZI VIA QUESTO SISTEMA SOCIALE CHE E' LA CAUSA NON LA SOLUZIONE DELLA CONDIZIONE DELLE DONNE.
CONTINUIAMO A LAVORARE SEMPRE PIÙ PER UNA GROSSA MANIFESTAZIONE A ROMA IN AUTUNNO E PER LO SCIOPERO DELLE DONNE CONTRO GLI UOMINI, I GOVERNI, I PADRONI, GLI STATI CHE ODIANO LE DONNE.
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

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