domenica 28 luglio 2013

pc 28 luglio - DOPO I 2 GG. DI RIVOLTA ILVA - COSA DI DOVEVA FARE E COSA NON E' STATO FATTO - I "REMATORI CONTRO" DEI "LIBERI E PENSANTI"





DAI COMUNICATI DELLO SLAI COBAS per il sindacato di classe - POST 26 E 27 LUGLIO.
ORA BISOGNA ANDARE FINO IN FONDO, con lotta, chiarezza e serietà. 
Come avevamo sempre detto, la lotta degli operai Ilva poteva esplodere, ed è esplosa, nella forma di una rivolta di massa. La cappa che ha tenuto per anni i lavoratori “compressi” è saltata.
Certo la rivolta è cominciata ambigua e continua ad essere aperta a varie posizioni e a varie soluzioni.
Una parte degli operai difende l'operato di Riva e finisce per ritenere ingiusti i provvedimenti verso i Riva e i dirigenti dell'azienda. Invece per noi è fondamentale distinguere gli interessi operai da quelli dell'azienda.
Ma noi siamo dentro dall'inizio, e dobbiamo continuare ad esserci, portando una linea e una visione di classe, e ascoltando gli operai.
Dobbiamo portare in maniera chiara le nostre parole d'ordine: difesa dei posti di lavoro e del salario; risanamento degli impianti e aree nocive della fabbrica, bonifiche dei quartieri vicino; ogni intervento giudiziario e provvedimento/dispositivo sulla questione ambientale non deve mettere in discussione il posto di lavoro e il salario; siamo perchè Riva e i dirigenti Ilva paghino per la distruzione di salute e ambiente che hanno fatto in questi anni. Ma diciamo altrettanto chiaramente ai lavoratori che questa distruzione è il frutto della vera devastazione fatta da padron Riva in questi anni: produzione spinta ai massimi livelli, sfruttamento degli impianti al massimo, e soprattutto sfruttamento, intensificazione del lavoro per gli operai, per il massimo profitto.
Noi siamo perchè Taranto resti città della grande fabbrica siderurgica, prima in Europa, non vogliamo assolutamente che Taranto perda la sua più importante classe operaia. 
La magistratura non ha distinto le responsabilità di Riva e capi, che vanno colpite, dalla continuità produttiva della fabbrica, dalla questione della difesa rigida del posto di lavoro e del salario operaio, condizione necessaria anche per un intervento pianificato di bonifica. In questo senso l'azione della Magistratura, che è necessaria, si presenta illusoria, sbagliata e controproducente. Illusoria perchè se uccidi la fabbrica non hai nulla da bonificare, sbagliata perchè se vuoi realmente incidere nella vicenda, non solo gli ambientalisti ma anche gli operai sono forza di sostegno per questo, controproducente perchè in questo quadro si crea un'alleanza tra azienda e operai e istituzioni al seguito che non permette di colpire i responsabili né di affrontare la situazione.

Dopo la rivolta del 26 e 27, noi NON siamo d'accordo sulla sospensione dei blocchi, i lavoratori devono continuare a farsi valere e sentire anche in questi giorni, nè pensiamo che giovedì (il 2 agosto) si debba tornare a fare la solita processione, per ascoltare Camusso, Angeletti e Bonanni. Noi con gli operai diciamo “se siamo arrivati a questo punto la colpa è anche dei sindacati confederali che per anni hanno coperto la politica di Riva. Se ci fossero stati prima i Cobas, se fossimo tutti dei Cobas, le cose non starebbero così”. Le proposte e l'azione fatta dallo Slai cobas in questi anni (basti pensare alla richiesta di “Postazione ispettiva” in fabbrica su sicurezza e salute degli operai, ecc.), avrebbero fermato prima la mano di Riva e la magistratura non avrebbe avuto ragione di provvedimenti così gravi. Ma gli operai per paura e anche per visione ristretta non hanno fatto il passo necessario, ora bisogna farlo!
La lotta quindi ora deve rimanere nelle mani degli operai.
Nulla sarà comunque come prima all'Ilva e a Taranto. E' importante che gli operai ora si organizzino come Slai cobas. Lo Slai Cobas deve essere ammesso a tutti i tavoli di trattativa per portare gli interessi operai reali e non quelli dell'azienda e a garanzia che non ci saranno manovre sulla testa dei lavoratori.

Sosteniamo la continuazione della rivolta e l'unità di massa; è stando in questa continuità e unità che dobbiamo lavorare per schierare i fronti sia interni ai lavoratori (in maniera trasversale), sia esterni in città.
In questi primi giorni fondamentale è la lotta unitaria e di massa degli operai, e in particolare che questa lotta resti nelle loro mani come decisione e partecipazione. 
Non tocca a noi contestare sindacalisti o altri. Gli operai lo stanno facendo già da ora. L'unica cosa che conta è impedire la frammentazione e l'esasperazione, entrambi porterebbero ad una sconfitta e a un controllo della situazione.

Chi avviata e dichiarata la guerra in corso all'Ilva è Padron Riva, i suoi strumenti sono innanzitutto un gruppo di capi, impiegati e galoppini che si firmano in maniera truffaldina “Lavoratori Ilva”, e che seminando allarmismo cercano di coinvolgere tutti i lavoratori in una guerra e una crociata sbagliata e perdente a tutela principalmente del padrone, il cui unico interesse è di fare profitti sfruttando gli operai e eludendo fin dove è possibile le leggi sulla sicurezza e di tutela della salute e dell'ambiente, che hanno provocato in questi anni morti sul lavoro, morti da lavoro, tumori e malattie professionali rendendo Taranto, una delle capitali delle fabbriche di morte. Questi signori capi, come piccoli sciacalli, cavalcano le giuste paure e preoccupazioni degli operai, che certamente non vogliono perdere il posto di lavoro, per diventare una sorta di ridicola guardia pretoriana del padrone.
Gli operai coscienti di questa fabbrica devono innanzitutto sottrarsi a questo gioco del padrone e dei loro servi, dimostrare coi fatti di saper ragionare con la loro testa, organizzandosi autonomamente nello Slai cobas per il sindacato di classe Ilva, con dignità e coraggio. 
 
Nei due giorni di blocco, cominciarono a "remare contro" anche i principali esponenti che poi fecero il "Comitato liberi e pensanti", Battista e Ranieri, che il secondo giorno scrissero un appello agli operai in lotta, che poi rinunciarono a diffondere.

In questo appello, dicevano alla fine agli operai di finire i blocchi: "...Chiediamo scusa alla città di Taranto per i disagi causati, il sindacato in questi giorni ha organizzato i blocchi delle arterie principali. Allo stesso tempo, abbiamo saputo che in fabbrica si continua a produrre regolarmente con la compiacenza dei confederali, al contrario Taranto paga ancora una volta per colpe altrui.
Si chiede alla magistratura di svolgere il proprio ruolo senza timori e senza regali.
Si chiede allo stato italiano di farsi carico della vertenza di Taranto, evitando finanziamenti a un’azienda che produce utili, utilizzando quelle risorse per garantire stipendi e occupazione.
Si chiede ai sindacati di iniziare a rappresentare i lavoratori e i loro diritti.
Si chiede a tutti i lavoratori di liberare da subito la città dai blocchi organizzati dai sindacati e di trasferire il nostro presidio all’interno della fabbrica...". 

Oggettivamente questo appello diceva agli operai la stessa cosa che diranno i segretari confederali, rinviando il tutto alla loro manifestazione del 2 agosto con Camusso, Angeletti e Bonanni, per riprendere nelle loro complici mani la situazione.

Questa cosa, che poi i "liberi e pensanti" hanno ripetuto come un ritornello nei mesi successivi, ogni volta, guarda caso, che si intravedeva la possibilità di una nuova esplosione degli operai Ilva, come si vede data da allora. 
Una stupidaggine nel concreto: perchè la città voleva a vuole "liberarsi" dai Riva, governo e istituzioni che attaccano salute, ambiente ma anche lavoro; perchè la maggiorparte delle famiglie di Taranto ha il problema Ilva per un familiare o parente che vi lavora e non li preoccupa certo qualche giorno di difficoltà in città, a fronte di una vera e durta lotta che permetta di difendere realmente salute e lavoro e non a parole; perchè anche in passato solo le rivolte di massa a Taranto hanno permesso di strappare i risultati, non le semplici manifestazioni.
Una azione grave, di tagliare le gambe a una lotta vera dei lavoratori (sia pur da orientare e dirigere nel senso giusto), che hanno bisogno sia di bloccare la fabbrica sia di bloccare la città, per diventare, come noi dicevamo e diciamo, un problema di "ordine pubblico" per padroni, governo, Stato. Altrimenti il resto è chiacchiere...
E come poi tutti hanno visto, chi dice di non bloccare la città, ha cominciato con questa solfa e finisce, come in questi giorni a "dimenticarsi" totalmente degli operai e dell'Ilva e a buttarla tutto su: risanamento Mar Piccolo, riappropriazione del 'Parco archeologico'... e a dimenticarsi anche degli stessi abitanti dei Tamburi...
MA, PER PIACERE...!!

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