mercoledì 12 giugno 2013

pc 12 giugno - Con Carmela nel cuore... un sit-in determinato, forte, ma anche emozionante

Con Carmela nel cuore.

Un sit-in quello di ieri pomeriggio determinato, forte ma anche emozionante in alcuni momenti, di solidarietà, denuncia e lotta che ha visto insieme le compagne del Movimento femminista proletario rivoluzionario,  lavoratrici e precarie dello Slai Cobas per il sindacato di classe, alcune studentesse, una rappresentante del Coordinamento 21 Luglio, le compagne e i compagni del Circolo di Proletari Comunisti e altre donne... diverse che erano di passaggio in quella che è una strada molto trafficata si sono soffermate al sit-in e hanno condiviso l'iniziativa.

LA NOSTRA DOPPIA LOTTA NON SI FERMAlo dobbiamo a Carmela e a tutte le donne uccise, stuprate, molestate... a tutte coloro che non hanno il coraggio di denunciare o di ribellarsi... per ogni donna uccisa, stuprata e offesa siamo tutte parte lesa!


le compagne Mfpr Palermo











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INFERMITA' MENTALE??? 


GLI AVVOCATI DI SAMUELE CARUSO, L'ASSASSINO DI CARMELA PETRUCCI CERCANO LA SCORCIATOIA PER EVITARGLI LA MASSIMA PENA!



CARMELA E' STATA UCCISA DA QUELL'ODIO DEGLI UOMINI CONTRO LE DONNE REAZIONARIO E MASCHILISTA CHE SEMPRE PIU' SI DIFFONDE NEL NOSTRO PAESE CONTRO LE DONNE CHE vorrebbero riscattare la propria vita, che decidono di liberarsi da situazioni difficili, pesanti, vedi i molteplici casi di donne incatenate da mariti, fidanzati, compagni "padre padroni"per i quali sono solo un possesso, una proprietà che non devono avere il diritto di ribellarsi.


CARMELA, MARIA, FABIANA, TIZIANA NON POSSONO ESSERE UCCISE UNA SECONDA VOLTA...

SIAMO PIENAMENTE VICINE A LUCIA, LA SORELLA DI CARMELA A TUTTA LA FAMIGLIA DI CARMELA

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Delitto Petrucci, la difesa chiede l'infermità mentale 

La difesa gioca la carta dell'infermità mentale, totale o parziale: ad accertare se e quanto Samuele Caruso fosse incapace di intendere e di volere quando uccise Carmela Petrucci e ferì gravemente la sorella di lei, Lucia, dovrà essere, con ogni probabilità, un perito che il giudice Daniela Cardamone, oggi, alla prima udienza del giudizio abbreviato, sarà invitata a nominare. La relazione depositata in cancelleria dagli avvocati Anna Pellegrino e Antonio Scimone è firmata da uno psicologo e da uno psichiatra: gli esperti, Franco Manno e Meli, parlano di personalità molto particolare dell'imputato e di situazione border line, al limite, in cui la capacità di comprendere e di controllarsi, da parte di Caruso, sarebbe fortemente "scemata" in generale e lo sarebbe stata a maggior ragione in quella fatale tarda mattinata del 19 ottobre dell'anno scorso, quando il giovane (23 anni appena) seminò morte e sangue nell'androne del palazzo in cui vivono i Petrucci, all'Uditore.

Quasi certa ora la richiesta di svolgere una perizia psichiatrica su Caruso, che stamattina comparirà davanti al Gup Cardamone, pm Caterina Malagoli: l'imputato ha già chiesto il rito abbreviato, che potrebbe evitargli l'ergastolo, grazie allo sconto di pena di un terzo, previsto per legge. C'è da valutare però il peso delle aggravanti (che non sono poche) e la possibilità che la condanna al carcere a vita venga inflitta lo stesso. Con la seminfermità mentale, invece, la pena si ridurrebbe automaticamente e con l'infermità totale si rischierebbe addirittura la non imputabilità e dunque la condanna verrebbe evitata del tutto, con la trasformazione della pena in una misura di sicurezza da scontare in una struttura psichiatrica. I Petrucci oggi si costituiranno parte civile, con l'assistenza dell'avvocato Marina Cassarà. Lucia, ex "ragazza" di Caruso, dovrebbe essere in aula. La battaglia processuale è assicurata.

R.AR.

Giornale di Sicilia 11 giugno 2013

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Oggi Martedì 11 giugno è iniziato il processo contro l'assassino di Carmela Petrucci, una ragazza di soli 18 anni che per difendere la sorella Lucia, di un anno più giovane, dall'ex fidanzato violento e persecutore, ha perso la vita in una violenta colluttazione nella portineria di casa in cui le due giovani, che ritornavano da scuola, hanno cercato coraggiosamente di pararsi dalle continue coltellate dell'assassino.

Carmela è morta mentre la sorella gravemente ferita, dopo diversi giorni di ricovero in ospedale, si è salvata.

Alla luce di tale efferatezza, violenza, oggi la giustizia italiana potrebbe dare la possibilità al colpevole di un giudizio con rito abbreviato e con conseguente sconto di pena.

Questo femminicidio è avvenuto a Palermo ma dal nord al sud, quasi ogni giorno la vita di una donna viene distrutta, violentata, infine stroncata.
Il comune denominatore è quell'odio sessista, maschilista, reazionario degli uomini contro le donne che vorrebbero riscattare la propria vita, che decidono di liberarsi da situazioni difficili, pesanti, vedi i molteplici casi di donne incatenate da mariti, fidanzati, compagni "padre padroni"per i quali sono solo un possesso, una proprietà che non devono avere il diritto di ribellarsi.

Ma uomini che odiano le donne sono anche quelli che giustificano la violenza sessuale e fisica con la scusante dell'"abbigliamento provocante" , odio dei padri contro le figlie, odio dei padroni contro le lavoratrici che spesso subiscono discriminazioni e intimidazioni...

Gli uomini che odiano le donne sono impregnati di quell'humus maschilista e reazionario portato su un piatto d'argento da questa società in cui i governi, lo Stato con le loro politiche antiproletarie e antipopolari se attaccano in generale le masse popolari, doppiamente attaccano la maggioranza delle donne, uno Stato borghese la cui giustizia è quella che, al processo contro l'uccisore di Carmela Petrucci come successo anche in altri casi, permette la possibilità del rito abbreviato.

La vita di una donna in questo sistema non ha nessuna valenza, se non quella che questo sistema vuole imporre o "angelo del focolare" o appagatrice di desideri carnali e sessuali.

Per questo, come per tutte le altre donne uccise, ferite,violentate Martedì 11 giugno, esprimeremo ancora una volta solidarietà e denuncia scendendo in piazza con Carmela nel cuore, ma urleremo che in questa gravissima situazione di guerra contro le donne non si può continuare a far finta di niente, non si può continuare a non fare niente!

Collegandoci all'appello che a livello nazionale è stato lanciato dalle compagne Luigia e Concetta per una mobilitaziona a Roma il 6 luglio, diremo con forza che

"...Nessun governo, tantomeno questo, può “difendere le donne con la sua task force” come afferma Alfano, il delfino di Berlusconi, calpestatore della dignità delle donne. Nessun appello al governo, come pure quello di “ferite a morte”, per la convocazione degli Stati generali contro la violenza sulle donne, può fare arretrare la guerra alle donne, senza la guerra delle donne.
Ci vuole una mobilitazione nazionale delle donne, una risposta doverosa, urgente e ineludibile. Una risposta autonoma del movimento delle donne, fuori e contro l'azione che il nuovo governo dice di voler fare.
Le donne non vogliono e non possono fidarsi e delegare al governo e allo Stato!
Uno Stato, che sempre più fa una giustizia pro-stupratori (vedi i recenti processi per gli stupri di “Marinella” a Montalto di Castro e di “Rosa” a L’Aquila, nonché la rimessa in libertà, dopo un anno, dell’assassino reo-confesso di Tiziana Olivieri, per scadenza dei termini di custodia cautelare, ecc.) e ha forze dell'ordine strutturalmente impregnate di maschilismo, fascismo e sessismo, non può difendere le donne! Un governo che continuerà ad attaccare le condizioni di vita e di lavoro della maggioranza delle donne, non può difendere dai femminicidi e dagli stupri!
Siamo noi, parte offesa e ferita a morte da questa società, che dobbiamo riprenderci la vita, con rabbia e determinazione. Siamo noi donne, unite, che dobbiamo lottare per i nostri diritti e il nostro esistere, per difenderci dagli uomini che odiano le donne!..."

La piena condanna di Samuele Caruso, il femminicida di Carmela, è il minimo ma non basta! dobbiamo lavorare per scatenare la nostra rabbia e ribellione in una forte lotta , per scendere in piazza tutte e rivendicare la nostra autodeterminazione e che non accettiamo più di essere subalterne, mobilitarsi è necessario, al di là dei partiti ufficiali e istituzioni che non ci rappresentano, per difenderci dall'odio contro le donne, il frutto più marcio di questa società maschilista e patriarcale che vogliamo distruggere!


Sabina
per le compagne, donne del Movimento femminista proletario rivoluzionario Palermo



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