domenica 19 maggio 2013

pc 19 maggio - SULLA MANIFESTAZIONE DELLA FIOM DI ROMA

Una prima informazione sulla manifestazione di Roma da un compagno di Proletari comunisti.

Una manifestazione complessivamente moscia, con numeri inferiori ad altre precedenti della Fiom. Gli organizzatori parlano di 50mila ma i numeri reali sono inferiori.
E' stata una manifestazione classicamente Fiom con molto spirito di organizzazione e autocelebrativa, intorno alla considerazionedi sé stessi come unica forza di opposizione. Sarà anche vero ma occorre vedere di che opposizione si tratta.
La partecipazione è stata quindi prevalentemente di iscritti e la delegazione più ampia è stata ancora una volta quella emiliana. Presenti diversi spezzoni di immigrati che in diverse fabbriche costituiscono ormai una componente importante della classe operaia, che può molto contribuire a smuovere le acque ed elevare la coscienza di classe. 
Presenti naturalmente gruppi operai delle grandi fabbriche: Mirafiori, Pomigliano, Ilva Taranto, e delegazioni consistenti dalle fabbriche che hanno vertenze in corso, che animavano le parti più vivaci del corteo.
Le denunce dalle fabbriche e la volontà di lotta dalle fabbriche in sofferenza sono comunque state la parte migliore del corteo. Ma le parole d'ordine che hanno sostenuto anche queste fabbriche sono sembrate nello stesso tempo eccessivamente difensive o inadeguate – ad esempio i rappresentanti Fiom dell'Ilva di Taranto, di fronte al terremoto in corso e alla situazione grave in fabbrica, in cui la Fiom peraltro ha sempre meno peso ed è sempre più strettamente unita a Fim e Uilm cioè ai sindacati dell'azienda, non hanno potuto andare oltre il sostegno alla magistratura e parole d'ordine buone per tutti gli usi: compatibilizzazione ambientale, intervento dello Stato...
Anche queste delegazioni operaie si muovono all'interno e lungo una posizione e un percorso democratico riformista senza posizioni e lotta classista, sempre all'insegna del piede in due staffe, Cgil/PD, governo e opposizione; sempre all'insegna del predicare bene e razzolare male.
Niente di strano, quindi, che a parte Landini, chi ha ricevuto maggior sostegno al comizio finale è stato Rodotà, sorta di 'presidente onorario', che sotto la bandiera della “Costituzione” e della”difesa della Costituzione” raccoglie l'adesione convinta della direzione democratico piccolo borghese di Landini. L'attuazione della Costituzione, la legalità, la tutela dei redditi, l'Europa da cambiare, sono, per così dire, la piattaforma politica generale della forza politico-sindacale che si raccoglie intorno alla Fiom.
Ma tutto questo appare non solo come retorico, vecchio, ma con un progressivo slittamento a destra. Perchè di questo si tratta se non si denuncia il PD e la Cgil come cuore e sostenitore del governo Letta, a sua volta sotto l'egida Napolitano, al servizio dei padroni, dello Stato e dello stesso Berlusconi. Un governo più a destra del governo Monti, in un parlamento perfino più a destra di quello precedente, dove la protesta e l'opposizione è rappresentata dal populismo reazionario di Grillo.
Ma lo slittamento a destra della Fiom è più chiaro proprio sui temi dei lavoratori.
La democrazia sindacale, cavallo di battaglia retorico anche in questa manifestazione, non è più quella dell'opposizione al fascismo padronale di Marchionne, ma è quella che chiede di rientrare nella contrattazione per il tramite della concertazione neo corporativa. Non si parla neanche più di diritti per tutti i lavoratori ma di diritto di veto sugli accordi firmati; così la richiesta del voto dei lavoratori sugli accordi ha poco senso senza una denuncia/rottura col nuovo accordo sulla rappresentanza di tipo fascista che la Cgil si appresta a firmare con la Confindustria e che sterilizza ogni opposizione agli accordi, irregimentando ancor di più le RSU.
La Fiom è così una copertura ipocrita della posizione della Cgil. La Fiom è una cinghia di trasmissione del riformismo da pressione verso il PD e il governo della larghe intese. Ed è chiaro quindi che le parole d'ordine di critica all'”Agenda Monti”, di redistribuzione del reddito, di equità, democrazia del lavoro, giustizia sociale, sono poco più che socialdemocrazia, laburismo di sinistra che porta alla sconfitta le lotte dei lavoratori.
La debolezza di questa manifestazione non sta nei numeri, comunque assai difficili in questa fase senza acuta lotta di classe nelle fabbriche e senza sindacato di classe effettivo, ma nella mancanza nella manifestazione di una ribellione e di una opposizione interna, che non poteva certo neanche essere rappresentata da quei pezzi di movimento presenti con spezzoni e volantini di appoggio.

Comunque, alle componenti classiste e combattive della lotta sindacale e dell'opposizione politica di classe serve interferire nella dinamica dell'egemonia dei Landini, con spirito di unità e lotta tra i lavoratori.

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