mercoledì 8 maggio 2013

pc 8 maggio - LA QUESTURA DI ROMA CON I FASCISTI E INTEGRALISTI CONTRO LA MANIFESTAZIONE DELLE DONNE

Lo Stato di polizia, dopo aver sfoderato i suoi manganelli e lacrimogeni entrando a Milano - erano tantissimi anni che non accadeva - nell'Università, e caricando e pestando a Napoli studenti universitari e compagni scesi in piazza in solidarietà con Milano, mentre i dirigenti della polizia difendevano un gruppetto di fascisti e criminali; ora fa un altro passo nella sua marcia, ripresa alla grande per mostrare, a chi si riempie la bocca di "democrazia", come si risponde alle lotte per i diritti dei giovani, degli studenti, delle donne. 
A Roma mentre la questura permette il 12 maggio una "Marcia per la vita" organizzata da fascisti come Forza Nuova, associazioni di estrema destra, integraliste, antiabortiste, vieta il corteo organizzato da associazioni, collettivi di donne, organizzazioni e singoli, un corteo contro la "marcia per la vita" ma anche in ricordo di Giorgiana Masi uccisa dalla polizia proprio il 12 maggio 1977, e contro il femminicidio che sta ogni giorno di più elevando la guerra di bassa intensità contro le donne.
Più di tante chiacchiere televisive e di stampa che in questo periodo si sprecano, questa è la realtà per le masse popolari all'ombra del nuovo governo e della "nuova" presidenza della Repubblica.
Il governo dell'ammucchiata di Letta, sostenuto dai padroni al nuovo Papa, si mostra subito per quello che è: un governo di spartizione delle poltrone, di riciclaggio di personaggi che per la storia e la giustizia dovrebbero essere 'ospiti' in altre stanze, e di vigliacco lasciar fare alle forze della repressione.
L'aumento delle donne in parlamento, al governo, e nei vari posti di potere, che vogliono occupare e tenersi ben stretti, ha come altra faccia della medaglia l'attacco ai diritti delle maggioranza delle donne, alla loro libertà di scelta (il chierichetto Letta dovrà pure accontentare Pdl, le varie anime cattoliche/fasciste dentro e fuori il governo, il vaticano sull'"annosa questione" dell'aborto!), e la minaccia della polizia per le donne che lottano.
Cosa ha da dire la Boldrini di questo divieto di manifestare a Roma contro i femminicidi? Chi impedisce alle donne di lottare, di essere protagoniste, è complice dei femminicidi! E la "task force" che si vuole istituire per ora la stiamo vedendo solo contro le donne che hanno la colpa di non delegare, di non fidarsi del governo, dello Stato.

Riportiamo due comunicati delle organizzatrici della mobilitazione del 12 maggio a Roma.
IL CORTEO SI DEVE FARE!!

 Comunicato stampa 8/5/2013

La Questura di Roma vieta il corteo in ricordo di Giorgiana Masi e contro il femminicidio.
Dopo 2 giorni di trattativa con la Questura di Roma, i gruppi e le associazioni di donne, i collettivi autorganizzati e liberi individui, promotori della giornata del 12 maggio in ricordo di Giorgiana Masi, contro il femminicidio e in contestazione alla “Marcia per la vita” convocata dall’oltranzismo cattolico, ricevono il divieto di manifestare in qualsiasi luogo adiacente al percorso della marcia.
Si tratta dell’ennesima dimostrazione di come l’operato delle forze dell’ordine sia asservito ai poteri del governo cittadino e allo stato del vaticano, nascondendo una marcia tutta politica sotto le vesti di manifestazione sportiva, e adducendo motivi di ordine pubblico.
Giorgiana Masi come centinaia di persone il 12 maggio del 1977 erano in strada sfidando, anche quella volta, il divieto di manifestare.
Oggi come ieri saremo nelle strade del centro di Roma, partendo da Piazza Campo de Fiori fino ad arrivare a Ponte Garibaldi. Con o senza autorizzazioni noi costruiremo la nostra giornata.
La nostre vite sono autodeterminate e la nostra rabbia non si placa.
Giovedì 9 maggio ore 18 assemblea pubblica a piazza Sonnino
Il 12 maggio tutti e tutte in piazza!

Domenica 12 maggio varie associazioni e realtà cattoliche, antiabortiste, di estrema destra e integraliste si incontreranno a Roma per la “Marcia per la Vita”.
Tra le adesioni spiccano quelle di organizzazioni non propriamente democratiche come Forza Nuova, Opus Dei, Militia Christi, Movimento per la Vita, Centro Culturale Lepanto, Legionari di Cristo, Scienza e Vita, Unione Cattolica Farmacisti Italiani, Unitalsi.

La “Marcia per la vita” è la dimostrazione che in questo Paese la retorica costruita intorno all'aborto è pericolosa, nonché lesiva dei diritti fondamentali delle donne.
Secondo l'Organizzazione mondiale della Salute, nel mondo gli aborti clandestini sono la causa di morte di circa 68.000 donne l'anno. Le leggi proibitive in materia di I.V.G. non eliminano, in realtà, il fenomeno dell’interruzione volontaria di gravidanza, ma alimentano soltanto il mercato degli aborti clandestini, con tutti i rischi che questi comportano per la salute e la vita delle donne interessate.

Essere a favore di una salute riproduttiva laica e pubblica significa essere a favore della vita e della libertà di scelta delle donne. I movimenti pro-life sono l'avamposto di ideologie misogine e a dimostrarcelo è la totale assenza, nei loro discorsi e nei loro proclami, dell'educazione sessuale, dell'utilizzo della contraccezione responsabile e a prezzi accessibili. Tutto questo si aggiunge alla difficoltà delle donne di vedere tutelati i propri diritti grazie alla presenza di obiettori di coscienza.
La Legge 194/78 infatti tra i suoi pregi annovera anche alcuni difetti. Soprattutto il vizio si colloca in quell’articolo 9 che non mette limiti al numero complessivo di obiettori presenti nella sanità pubblica, con il risultato odierno che il 91,3% dei ginecologi e delle ginecologhe in Italia fa obiezione (dati rilevati da Laiga e riportati nel Comunicato stampa a seguito della Conferenza del 14 giugno 2012).
Ci si trova quindi in certi casi con una vera e propria obiezione di struttura, perché di fatto in Italia molti ospedali, specialmente al Sud, sono interamente obiettanti o comunque non garantiscono l’applicazione della legge, con una presenza di non obiettori risibile e al limite dell’implosione della legge stessa, quando non è già completamente scoppiata, oltre a provocare un danno alla salute delle donne, creando un problema di salute pubblica gravissimo, con pazienti destinate ad attendere lungamente un I.V.G.

Le campagne antiabortiste sono violenza sul corpo delle donne!
L'attacco che questi movimenti fanno alla nostra libertà di scelta passa attraverso la recrudescenza dei toni e delle argomentazioni. Dare legittimità a questi movimenti significherebbe ribadire che l'Italia non è un Paese per donne. Di fatto le parole chiave e i valori che vengono messi “in piazza” da questo tipo di manifestazione
sono le stesse che uccidono le donne. L'esasperazione retorica con cui i pro-life inneggiano alla famiglia rischia di offuscare quello che i movimenti delle donne dicono da tempo. La famiglia può essere anche luogo di violenze fisiche e psicologiche, teatro di orribili scenari. Le notizie sui femminicidi di questi ultimi giorni spiegano da sole una triste realtà.

Per tutti questi motivi, che impediscono la libertà di scelta e autodeterminazione delle donne in materia di aborto, ci opponiamo fermamente alla “Marcia per la vita”.
Inoltre la data scelta appartiene alla Città di Roma e cara a molte generazioni: il 12 maggio 1977 venne uccisa Giorgiana Masi, 19 anni, durante un corteo che celebrava il terzo anno dalla vittoria nel referendum sul divorzio.

A maggior ragione rifiutiamo con forza che la memoria di Giorgiana venga infangata e calpestata con la presenza di un simile corteo.
Chiediamo che tutte le forze di sinistra, civili, laiche, democratiche di Roma e non solo aderiscano a questo appello, dando forza alla nostra opposizione e alla volontà di portare, domenica 12 maggio, un unico corteo per le strade di Roma: quello per Giorgiana Masi.

Invitiamo tutte a partecipare e condividere.

per info e adesioni: nomarciaperlavita@gmail.com

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