domenica 5 maggio 2013

pc 5 Maggio- Commento a caldo sull'ultimo cineforum del circolo di Palermo


"La rivoluzione non è un pranzo di gala; non è un'opera letteraria, un disegno, un ricamo; non la si può fare con altrettanta eleganza, tranquillità e delicatezza, o con altrettanta gentilezza, cortesia, riguardo e magnanimità. La rivoluzione è un' insurrezione, un atto di violenza con il quale una classe ne rovescia un'altra".



Il capolavoro di Sergio Leone "Giù la testa" del 1971 si apre con questa citazione di Mao-Tse-Tung che in un certo senso segna il metodo con il quale il regista racconta la rivoluzione nella sua fase del 1913:
mostrare l'aspetto concreto e materiale di ogni rivoluzione che in quanto tale è condotta dalle masse (enormi masse in movimento), dai suoi settori popolari, di cui fa parte il bandito Juan il quale più che per la rivoluzione lavora per concretizzare il sogno della sua vita: svaligiare la banca di Mesa Verda.
L'incontro con il rivoluzionario irlandese dell'IRA John gli cambierà la vita, quest'ultimo esperto di esplosivi lo convincerà con l'inganno ad attaccare la banca la quale però è stata trasformata in prigione politica, i due insieme alla banda "a composizione familiare" di Juan libereranno i prigionieri e quest'ultimo diventerà suo malgrado un "eroe della rivoluzione".
Ruolo che gli starà abbastanza stretto e infatti cercherà ripetutamente di sfuggire agli eventi rivoluzionari e tornare a fare il bandito.

Come sempre alla fine di ogni visione del film, ha avuto luogo il dibattito nel quale è stato sottolineato come il regista mostri l'azione trasformatrice della rivoluzione su chi ne diventa "bersaglio" come nel caso di Juan che da bandito interessato solo al proprio gretto interesse personale, alla fine del film combatte davvero contro l'esercito reazionario per la causa collettiva. Contemporaneamente con questa operazione il regista spazza via tanti pregiudizi verso il popolo "ignorante" considerato da molti incapace di prendere in mano il proprio destino, salvo una primaria attività di acculturazione ed educazione. Al contrario nel film si dimostra che la rivoluzione è condotta dalle masse così come sono e semmai è proprio l'evento stesso rivoluzionario che per sua natura trasforma gli uomini.

In un passaggio del film il rivoluzionario irlandese richiamerà implicitamente un'altra citazione di Mao "Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente", poco prima di assaltare la banca: "dove c'è rivoluzione c'è confusione", altra grande verità a dispetto di chi si riempie la bocca a sproposito di rivoluzione prospettando un cambiamento e pensando che esso possa avvenire in maniera ordinata, graduale, per mano della gente "onesta e per bene", basti pensare all'ultima campagna elettorale piena di liste che richiamavano questo immaginario a partire dal nome in primis "rivoluzione civile".

Un film quindi che rivisto dopo più di quarantanni è utile come un'arma contro i pregiudizi borghesi e piccolo-borghesi.

E' stata fatta anche una riflessione sul coraggio del regista di fare un film del genere in quegli anni (siamo nel bel mezzo della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria in Cina) schierandosi di fatto dalla parte della rivoluzione non facendo solo una mera operazione descrittiva.
Discutendo sulla natura della rivoluzione messicana, una rivoluzione borghese diretta da un partito liberale, in questo senso la classe che la ha diretta non è andata fino in fondo nel perseguire gli obiettivi di cambiamento ma come dice Juan nella famosa scena del film "quelli che sanno leggere i libri, poi si siedono attorno ad un tavolo e parlano, mangiano e parlano, e poi che ne è stata della povera gente che ha fatto la rivoluzione? Tutti morti!", abbiamo scherzato sul fatto che se Sergio Leone è riuscito così bene nel descrivere gli aspetti di una rivoluzione prendendo ad esempio quella messicana, chissà cosa sarebbe uscito fuori se avesse fatto un film sulla Comune di Parigi, primo esempio di rivoluzione proletaria nella storia!
Scherzi a parte, un altro aspetto importante sottolineato durante il dibattito è stato quello del mettere in conto l'estremo sacrificio da parte dei rivoluzionari che diventano strumento e bersaglio della rivoluzione con il rischio di esserlo altrettanto per la reazione.
Ancora una volta una bella serata di camaraderia iniziata con un invito di una compagna del MFPR a pensare agli ultimissimi stupri che seguono alle quotidiane violenze sulle donne nel nostro paese e non solo e all'annuncio di un'iniziativa di denuncia che le compagne organizzeranno nei prossimi giorni; proseguita con la visione di un bel film e interessante dibattito finale che ci proietta verso il prossimo appuntamento del cineforum del Circolo di proletari comunisti con la visione de "il vento che accarezza l'erba" per approfondire la questione irlandese appena accennata in "giù la testa" utilizzando la figura di John.

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